Pulsa e vive. Ha dentro un sangue gialloblù che pompa passione come ai bei tempi. Si era smarrito per le scelleratezze estive, è stato ritrovato a novembre. Chissà mai se il Verona si salverà. Siamo sempre a livello di miracolo, ma ora il Verona ha di nuovo un cuore.
La splendida partita con la Lazio non è un punto guadagnato. Ma due punti persi. E già qui c’è tutta la rivoluzione che si è compiuta dal 13 novembre a oggi. Chi avrebbe mai potuto pensare di arrivare alla gara del 6 febbraio con la Lazio con la speranza di potersela giocare e soprattutto chi mai avrebbe potuto pensare che il risultato di 1-1 sarebbe andato stretto agli scaligeri? Invece è successo proprio questo. Se Ayroldi avesse fischiato almeno un rigore (Magnani e Lasagna), se il tiro di Lazovic fosse entrato, se Provedel non avesse fatto un capolavoro su Doig e se lo scozzese avesse calciato in porta la deviazione dello stesso Provedel sui suoi piedi stasera saremmo a meno due dallo Spezia.
Ma siamo lì ed ora tutto ha un senso. Sogliano ha estratto dal cilindro a costo zero giocatori utilissimi e perfettamente incastrabili nel tipo di gioco che Bocchetti e Zaffaroni avevano in mente. Duda è un professore due spanne sopra tutti, Ngonge una rivelazione, Abdilgaard un gigante pronto a sbarrare il passo a chiunque, Gaich un armadio a tre ante, pronto a tirare sportellate, Braaf un talento puro. Ovviamente vicino a loro c’è tutta la vecchia truppa, quella che pareva ormai al capolinea, invece rivitalizzata dal nuovo corso, ragazzi che avevano solo bisogno di qualche pacca sulla spalla e di una visione leggermente diversa del mondo.
A Verona siamo specializzati in straordinarie avventure contro la logica, fin da quando si vinse lo scudetto. Se non qui, dove? Dove il Milan poteva perdere due scudetti? E l’anno in cui ci si salvò a Reggio Calabria? E a Busto? E a Salerno? E per poco non ci riuscì anche Bagnoli al suo ultimo anno qui, quando lottò fino all’ultima giornata, cadendo solo a Cesena, Ovviamente siamo capaci anche di disfatte di proporzioni galattiche, lato diverso della stessa medaglia e dello stesso Dna.
Ora siamo di nuovo contro la logica, ma appunto la logica viene battuta dal cuore, dall’amore, dalla passione, dall’orgoglio. Tutto quello che è stato stasera il Verona e che non era più. Il Verona non è solo una squadra di calcio. Siamo noi veronesi, comunità di matti capaci di ogni impresa soprattutto quando ci considerano poca cosa, è il Bentegodi, è quello che ci lega e che gli altri mai capiranno. Sentimenti ritrovati grazie ad un ds che li aveva vissuti in prima persona e a cui eravamo mancati tantissimo. Siamo ancora qua. Per un’altra settimana, almeno.