Era solo un’illusione pensare che i problemi del Verona fossero rappresentati da Cioffi. La verità che emerge da Sassuolo è molto più profonda e per certi versi drammatica: il Verona è un squadra fragile, scarsa in qualità e con due enormi problemi. Prende sempre gol e non ne segna. Una tempesta perfetta che se non sarà risolta porterà ad una sola conseguenza: la retrocessione. Alla sesta sconfitta consecutiva e dopo aver cambiato un allenatore, il Verona ha oggi pochi alibi. Bocchetti ha cercato di portare i concetti di Juric e Tudor ma si è trovato ad allenare una squadra in cui la qualità è drammaticamente calata e in cui ci sono interpreti che non sono adatti purtroppo a quel tipo di calcio. Non è colpa di nessuno se non di chi ha costruito una squadra improvvisando sul mercato, senza una chiara idea di dove andare a parare. E’ più che evidente che Henry e Hien non appartengono a questo calcio. Nessuno discute se siano o no buoni giocatori. Ma certamente non possono più giocare in un Verona che li respinge come se fossero organi trapiantati. Henry non riesce a legare il gioco, non si sa mai come servirlo, non pressa, sbaglia persino stop banali. Dovrebbe forse stare in mezzo all’area ad aspettare qualche cross, ma è chiaro che non è così che si sviluppa il gioco del Verona. Se ricordate il lavoro incredibile che faceva il Cholito Simeone e lo paragonate a quello di Henry, avrete trovato facilmente la radice del problema. Era Simeone che permetteva a Caprari e Barak di triangolare, che creava la profondità, che permetteva le sovrapposizioni. Anche quando non segnava, le sue gare erano sempre valutate benissimo tenendo conto del suo eccezionale lavoro “sporco”. Era probabilmente l’unico “incedibile” tra i tre dell’attacco.
Hien è un giocatore dal motore potente ma non ha mai giocato a uomo. E’ un pesce fuor d’acqua, soprattutto come “braccetto”, ne sta combinando peggio di Bertoldo. La difesa del Verona era il tallone d’Achille anche della scorsa stagione. Le pessime performance dei difensori erano mascherate dai gol degli attaccanti. Era il primo reparto da rinforzare. E infatti Cioffi aveva indicato in Pablo Marì l’uomo giusto per cercare di alzare l’asticella. Qualcuno la scorsa settimana s’è illuso che potesse essere Magnani il nostro Beckenbauer.
Bocchetti non ha la bacchetta magica. Potrà diventare un ottimo allenatore, ma adesso si fa durissima anche per lui. Il suo imbarazzo, anche dialettico, è emerso forte nel dopo gara. Non è che sia diventato un grande allenatore solo perchè ha firmato un contratto di cinque anni. Come Cioffi, più di Cioffi, ha necessità di essere accompagnato e protetto dalla società. Deve avere accanto uno staff di valore, sulla scia che aveva indicato Juric con l’accompagnamento fondamentale di D’Amico. Non è finita finchè non è finita, questo è sicuro e celebrare ora funerali anticipati sarebbe un terribile autogol. Purtroppo però i precedenti di questa società, capace in pochi mesi, se non settimane, di dilapidare quanto di buono era stato costruito, non induce all’ottimismo.