CINQUE (BUONI) MOTIVI PER CUI JURIC NON LASCERA’ VERONA

Ci sono cinque buoni motivi per cui Juric non se ne andrà il prossimo campionato e resterà ancora a Verona. Eccoli

1) LA RICONOSCENZA.  Juric ha un debito di riconoscenza nei confronti di Setti. Il presidente lo ha cercato, voluto e imposto anche dopo l’incredibile scalata alla serie A di Aglietti. Una scelta impopolare, allora, ma che poi ha pagato. L’allenatore di Spalato non se ne può scordare a cuor leggero. Non era facile per Setti, che aveva già clamorosamente ciccato le scelte di Pecchia e Grosso, rischiare anche con Juric.

2) CREDITO (QUASI) ILLIMITATO. Dopo un campionato del genere, Juric avrà a Verona un credito quasi illimitato. E’ vero che nel calcio, come dice lo stesso allenatore, tutto è subordinato ai risultati e che senza quelli non c’è credito che possa salvare una panchina, però è anche vero che adesso Juric a Verona può permettersi anche dei passi falsi che altrove lo metterebbero subito sulla graticola.

3) ARRIVANO SOLDI. Il Verona della prossima stagione avrà a disposizione un importante budget da reinvestire sul mercato. Juric potrà scegliere giocatori di qualità e sempre affini al suo gioco per iniziare un importante ciclo. Certo, non c’è una possibilità di spesa infinita, ma rispetto allo zero di questa stagione è già molto.

4) POTERE AL TECNICO. A Verona la parola di Juric sul mercato ha contato e conterà molto. Sarà così anche da altre parti? E’ un altro aspetto che l’allenatore deve tenere in considerazione. Magari con meno soldi ma qui può costruire una squadra che sia perfetta per il suo gioco con giocatori che prima di tutto siano uomini, come quelli che compongono l’attuale gruppo.

5) IL RISCHIO DI BRUCIARSI. E’ già successo a Juric quando ha lasciato il Crotone dopo il miracoloso campionato vinto. Al Genoa, diciamoci la verità Juric ha rischiato la carriera e solo gli attuali risultati veronesi lo hanno riabilitato. Vale la pena andare in una grande o in una presunta tale e fare la fine che altri prima di lui hanno fatto (vedi Giampaolo al Milan quest’anno)?

IVAN IL TERRIBILE

Ivan il terribile ha una faccia che potrebbe stare benissimo dietro uno sportello dell’ufficio del catasto. Un impiegato statale che arriva al lavoro in bicicletta e che è felice di quello che fa. Uno in pace con la vita, che ama le piccole cose, una lettura, un bicchiere di vino, una birra. Ivan il terribile è onesto e sincero. Quando gli chiedono una cosa risponde sempre come se avesse la carta vetrata sulla lingua e un vocabolario di 15 parole a disposizione.

Non sa nemmeno cosa sia la retorica che gli allenatori italiani studiano a Coverciano, non ha sovrastrutture dialettiche, non racconta di pizzi e merletti quando gli basta un sì e un no. Da quando è arrivato a Verona ha scelto di essere verticale come il suo calcio. O bianco o nero. Mai grigio, il colore che non sopporta, perchè il grigio è il colore della poca trasparenza. Così ha accettato di allenare una squadra a budget zero, che sulla carta era già condannata a retrocedere, ancora prima di giocare. Sempre meglio quello della confusione di Genova, dei labirintici percorsi di Preziosi, delle congiure di Palazzo che rubano energie e ti pugnalano alle spalle.

Juric ha rivoltato il Verona. Attingendo al mercato tra i giocatori che lui stimava di più e che avevano il solo denominatore comune di costare niente ha costruito un gioiello. L’omino del catasto, in realtà ha lo spessore di un grande generale russo, uno di quelli che sa cavare il sangue dai suoi soldati e ribaltare il fronte di guerra anche quando il nemico è cento volte più forte. Tramite il lavoro, la chiarezza, la sapienza del maestro ha valorizzato giocatori che ora hanno un valore enorme per la società.

Juric in questo momento, che piaccia o che non piaccia, è l’Hellas Verona. Un rapporto simbiotico con una piazza che non ama i fronzoli, tantomeno i cazzari. Juric è il miglior argomento che ha Setti per dimostrare di non essere un “buffone” come lo appellavano l’anno scorso i tifosi, appiccicando ovunque quel caustico volantino. Con lui, il presidente di Carpi può aprire un ciclo le cui prospettive non si possono nemmeno immaginare.

Juric non si può perdere. Non adesso. Non dopo queste meravigliose partite. Setti deve completare il capolavoro di averlo scelto convincendolo a rimanere per tanto tempo qui. Il più a lungo possibile.

IL BIVIO DI SETTI

Sarà la storia, come sempre a giudicare la presidenza di Setti. Fino ad oggi la storia ci ha detto che questo presidente ha toccato gli estremi. Ha fatto benissimo e subito dopo ha fatto malissimo. Con lui abbiamo visto grandissimi giocatori, fior di bomber ma abbiamo anche assistito a due pessimi campionati di serie A e uno di B che per tre quarti è stato una ignobile spettacolo e per un quarto è stato esaltante.

Chi è dunque Maurizio Setti? Dovessimo giudicarlo per questo campionato e per la scelta di Juric dovremmo dire che è un genio. Ma purtroppo a gravare sul giudizio ci sono Pecchia e Grosso, i due allenatori scelti in precedenza per roboanti progetti. Per non dimostrare che Juric è stata una scelta casualmente fortunata, quindi, Setti ora dovrà veramente iniziare un ciclo.

Ci sta persino che venda Rrahmani e Amrabat “sottocosto” (per inciso, considero le visite del difensore per il Napoli, il venerdì prima della partita, una totale “schifezza” e mai mi inchinerò a queste perverse logiche di mercato) e il gioiellino Kumbulla, ma poi dovrà dimostrare veramente di voler consolidare un progetto al Verona. Insomma dovrà dimostrarci di non essere il solito mercante di passaggio a Verona, uno che tosa le pecore non appena spunta la lana.

Credo che Setti abbia un’occasione enorme per riconquistare la piazza veronese che l’anno scorso lo additava come “buffone”. Un fiume di denaro sta per arrivare nelle casse del Verona, un fiume di denaro che deve essere reinvestito seriamente nel Verona. Prima attraverso una finalità sportiva che possa alzare l’asticella dei risultati (è così scandaloso pensare di andare in Europa League ogni tanto?) e poi con un progetto più interessante e utile per la società rispetto allo stadio costruito da una società terza in cui il Verona fondamentalmente sarà un'”ospite” a vita: sto parlando di un grande centro sportivo, possibilmente costruito a Verona e non nelle periferie della provincia.

Vorrei veramente non avere preconcetti su questi argomenti e non farmi influenzare da tutta la massa negativa che ho visto in passato. Attendo Setti al varco. E’ la sua grande occasione.

UN SOGNO

Respiri e senti nell’aria quell’odore che hai già sentito. L’odore buono di un momento glorioso. Ripassi nella mente e ti ricordi quando da ragazzo uscivi felice dallo stadio quando giocava il Verona di Bagnoli. Una festa ogni domenica, qualcosa che si viveva con il sorriso, i picnic fuori dal Bentegodi, la gente felice, le trasferte oceaniche. E poi il Verona di Prandelli, che aveva toccato il fondo e poi era risalito, la rimonta con il Parma, il pareggio di San Siro con il Milan, Morfeo e Cammarata. E poi il Verona di Malesani, il derby vinto con la suola di Camoranesi, la corsa sotto la curva Sud. E quello di Ficcadenti, partito di notte e di nascosto per il ritiro e poi vicinissimo alla serie A. E il Verona di Mandorlini, l’incredibile maratona dei play-off di serie C, il ritorno in serie B, Nicola Ferrari e Rafael, la trasferta di Salerno. Poi il Verona di Cacia, quello di Toni e Iturbe, i 54 punti, il pareggio con la Juventus con il gol di Gomez. E ora quello meraviglioso di Juric, un sogno che non finisce mai, ogni dolce domenica a stupire e ad applaudire, proprio quando non te lo saresti mai aspettato dopo gli anni più brutti e più tristi che si possa ricordare. Lo stesso odore nell’aria, la stessa felicità che hai già vissuto e che non sai ancora dove ti potrà portare. Perché un sogno è un sogno e la fantasia può correre oltre alla salvezza. Ma domani è di nuovo lunedì. E si torna a correre, a sudare, a lavorare. Felici, oggi come allora.

CAPITANO, MIO CAPITANO

Molta gente stasera si dovrebbe vergognare. Tantissima. Tutti quelli che, ad esempio, pensavano che Pazzini fosse un giocatore finito. E prima di loro, tutti quelli che lo hanno messo in discussione. E quelli che, quinte colonne del pensiero societario, leccaculi in perenne azione, cercavano di disgregarne l’immagine e la professionalità. Ce ne sono tantissimi. Nickname che spuntavano come funghi sui social e sui blog e insultavano chi come noi, sosteneva che era una bestemmia non vedere uno come Pazzini titolare in serie B, additandoci come nemici della società, o addirittura nemici del Verona. Tutti spazzati via da un gol, da una partita, dal sorriso di un giocatore che il Verona non poteva permettersi di tenere fuori, in panchina, trattandolo a volte peggio di un lebbroso.

Per fortuna la verità viene sempre a galla, anche se a volte fa percorsi strani e lunghi e in molti se ne dimenticano. Pazzini è un ragazzo gentile, educato, disponibile, ma prima di tutto un campione. Un campione che il Verona ha pagato molto e poi ha cercato di scaricare perché il suo ingaggio era eccessivo. Bastava dirlo, invece, s’è scelta una strada in cui le buche erano piene di nefandezze e di ipocrisie.

L’unico che ha cercato a suo modo di rimettere chiarezza in questa vicenda è stato Juric. Il primo a spiegare perchè Pazzini non giocava e cosa si aspettasse da lui. E il primo ad ammettere anche il suo errore di non averlo inserito prima (“Forse” ha detto dopo la gara con la Spal “anch’io mi sono sbagliato”). Juric è un uomo vero e il suo splendido Verona è specchio della sua immagine. Non poteva Juric tenere fuori uno come Pazzini, ed infatti, pur tardivamente, il bomber ha rifatto capolino nella partita che non ti aspettavi. Ha segnato, ha corso, ha giocato di fino (tacco sulla linea dell’out). Ha zittito i pidocchiosi lacchè del presidente che stasera avranno un po’ di gustoso sterco da mangiare.

Mentre noi esultiamo per il gol di un campione che ha regalato all’Hellas Verona tre punti e una salvezza sempre più vicina.

 

APPLAUSI, VENDIAMO TUTTI I PEZZI PREGIATI

Che bello amici! Stiamo cedendo tutti i nostri gioiellini. Non appena il buon Juric, lavorando bene e per appena mezza stagione, ha prodotto un buon raccolto, ecco che immediatamente la società è andata (o sta andando all’incasso). In tempi andati (iniziamo ad essere datati…) questo era sufficiente per creare un largo dissenso e un malcontento diffuso. Invece no. Oggi i tempi sono cambiati e quindi non solo si deve assistere alla mietitura ma bisogna pure applaudire. Come Fabri (Fibra). Applausi per tutti. Perché così va il calcio moderno, perché una società come il Verona “non può permettersi”, perché “compralo ti el Verona…”.

L’asticella non solo non si è alzata, ma si è abbassata così tanto “ed è già tanto che siamo in serie A”. Quindi che altro c’è da aggiungere? Applaudiamo ad Amrabat e Rrahmani al Napoli, applaudiamo per Kumbulla all’Inter (o alla Juve) e applaudiamo perché siamo l’unica società che cede i suoi pezzi migliori a gennaio e con la salvezza tutta da giocare.

Cosa ci resta da sperare? In mezzo a questo tripudio la speranza è di finirla con la politica dei prestiti secchi, dell’ascensore su e giù, dei paracaduti. Che questi soldi servano al Verona, a costruire una squadra forte, con giocatori di proprietà (esempio: andate subito ad acquistare Salcedo!), e a dare un centro sportivo all’altezza. Che serve più dello stadio (che tra l’altro non sarebbe neanche di proprietà). Novantadue minuti di applausi.

LA VIA DI DAMASCO

Sai chi è quell’uomo per terra? È Saulo. Ricordi? Era lui che teneva i mantelli di coloro che lapidavano Stefano. Guarda quella luce sfolgorante! Cosa succede?

Dopo l’uccisione di Stefano, Saulo è a capo di quelli che ricercano i seguaci di Gesù per far loro del male. Entra in una casa dopo l’altra, li trascina fuori e li getta in prigione. Molti discepoli fuggono in altre città, e lì cominciano a dichiarare la “buona notizia”. Saulo a sua volta va in altre città in cerca dei seguaci di Gesù. Ora è diretto a Damasco, ma lungo la strada gli accade questa cosa sorprendente:

All’improvviso una luce dal cielo sfolgora intorno a Saulo ed egli cade a terra. Poi una voce dice: ‘Saulo, Saulo, perché mi fai del male?’ Gli uomini che accompagnano Saulo vedono la luce e odono il suono della voce, ma non riescono a capire le parole.

‘Chi sei, Signore?’, chiede Saulo.

‘Io sono Gesù, al quale tu fai del male’, dice la voce. Gesù dice questo perché quando Saulo fa del male ai seguaci di Gesù, Gesù se ne addolora come se il male fosse fatto a lui stesso.

Saulo ora chiede: ‘Cosa devo fare, Signore?’

‘Alzati e va a Damasco’, dice Gesù. ‘Lì ti sarà detto ciò che dovrai fare’. Quando si alza e apre gli occhi, Saulo non riesce a vedere nulla. È cieco! Allora gli uomini che sono con lui lo prendono per mano e lo accompagnano a Damasco.

Intanto Gesù dice a un suo discepolo che è a Damasco: ‘Alzati, Anania. Va sulla strada chiamata Diritta. In casa di Giuda chiedi di un uomo di nome Saulo. L’ho scelto perché divenga un mio speciale servitore’.

Anania ubbidisce. Giunto da Saulo, pone le mani su di lui e dice: ‘Il Signore mi ha mandato affinché tu veda di nuovo e sia pieno di spirito santo’. Subito dagli occhi di Saulo cadono come delle scaglie, ed egli ci vede di nuovo.

PS: Anche stavolta ogni riferimento a fatti realmente accaduti e a personaggi realmente esistenti NON è casuale. Buon Natale a tutti voi

PER BLINDARE JURIC SERVE UN PROGETTO SERIO

Dopo aver ciccato i precedenti due tentativi, Setti ha finalmente trovato l’allenatore giusto per l’Hellas Verona. Facendo una scelta rischiosa e controcorrente il presidente del Verona ha avuto stavolta il fiuto che gli era mancato in passato. Juric è semplicemente perfetto per la piazza scaligera. Ha una comunicazione vera, senza fronzoli, diretta. E’ schivo e pienamente coinvolto nel Verona, è realista e concreto. E’ aziendalista il giusto, ama la chiarezza. E’ merito suo se è tornato l’entusiasmo e se tanti giocatori si stanno valorizzando.

Uno così non bisogna perderlo e proprio Setti dovrebbe essere il primo a saperlo. Non è vero che un allenatore vale l’altro, che morto un papa se ne fa un altro. Abbiamo ancora davanti agli occhi quanto sia stato difficile il post Mandorlini e che grado di scoramento, dopo Pecchia, ha creato la gestione di Grosso. Setti non può sprecare questa occasione lasciandosi sfuggire Juric a fine anno.

Ma come si trattatiene qui un allenatore così bravo? Come potrà il Verona vincere la concorrenza di qualche grande che inevitabilmente, se continuerà così, busserà alla porta di Juric? Credo che due siano gli argomenti. Il primo è che comunque Juric avrà un debito di riconoscenza nei confronti di Setti che lo ha voluto fortemente sulla panchina del Verona. Ma il secondo, e più importante, sarà il progetto di crescita che il presidente sottoporrà all’allenatore croato. Non si parla della luna nel pozzo o di sogni irrealizzabili ma di costruire, un ciclo usufruendo di quelle plusvalenze che Setti si sta accingendo a fare (Amrabat in primis). Un banco di prova importante per Setti e la società.

GLI APPLAUSI NON BASTANO PIU’

Immeritata. Come il pareggio con l’Udinese, la sconfitta con la Juve, quella con il Sassuolo, quella con l’Inter, quella con il Napoli, quella con la Roma. Quante volte quest’anno il Verona è uscito a testa alta dal campo e non ha raccolto niente? Troppe. Ora, che per l’ennesima volta è successo, a Bergamo, fatti i dovuti complimenti a Juric e ai suoi ragazzi, bisogna anche iniziare a dire che gli applausi non bastano più. Non bastano perché il difficilissimo campionato di serie A non ti concede di lasciare punti per strada e perchè, come dice giustamente Juric, una squadra come il Verona non può permettersi di giocare sempre come se fosse una finale di Champions league.

Quello che ha fatto l’allenatore è sotto gli occhi di tutti, ma ora, per la prima volta in questa stagione, il Verona deve fare uno step, deve crescere, deve migliorare. Perché il già tantissimo che si fa non basta. E perché con gli applausi non ti salvi. Lo diciamo adesso, perché siamo perfettamente consci che da marzo in poi la lotta per la salvezza sarà durissima e che in quel momento rimpiangeremo terribilmente tutte queste occasioni buttate via.

Già li sento i discorsi: “Ah se avessimo il punticino di Bergamo”. “Ah se avessimo pareggiato con la Roma”. Ecco: al mister e ai suoi ragazzi serve quest’ultimo sforzo. Bisogna diventare più cattivi davanti (bene Di Carmine) ma non perdere solidità dietro (sei gol in due partite sono troppi). Meno ingenuità, ancora più attenzione e più concentrazione. Per la qualità, invece, si deve chiedere ad altri. Ma questo è tutto un altro discorso.

STIAMO SEMPRE IN CAMPANA

La Roma è una grande squadra e ottiene il massimo risultato col minimo sforzo. Il Verona di Juric, perde, ma anche stavolta esce a testa altissima dal campo. Il risultato di 3-1 è bugiardo, il Verona poteva anche pareggiare, la qualità indubbiamente fa la differenza e tra Roma e Verona in questo senso c’è un abisso.

Il Verona si conferma meravigliosa rivelazione del campionato, diciotto punti sono uno straordinario bottino, occhiali con le lenti rosa per vedere la vita con occhi diversi. Qui sta il punto. La tranquillità non deve essere un sonnifero che ci manda in letargo. A guardare bene il campionato e la classifica, c’è la conferma che la lotta sarà durissima e che a marzo, aprile esserci invischiati sarà pericolosissimo. Chi retrocederà? Ad oggi si potrebbe dire Spal e Brescia dell’autolesionista Cellino che ha voluto cacciare Corini per prendersi Grosso, ma poi resta sempre il problema della terz’ultima. Il Genoa? La Sampdoria? L’Udinese? Lì vicino c’è anche il Sassuolo, che ha pareggiato con la Juve, la Fiorentina, il Milan. Insomma capirete anche voi che basta un niente per venire risucchiati, bastano due tre risultati negativi per tornare se non all’inferno, in purgatorio.

Ecco perché bisogna continuare a battere su questo tasto: per fortuna con Juric non si corre il pericolo di diventare dei viziati figli di papà, ma bisogna sempre ricordare quanto sia duro e difficile questo campionato di serie A, quanto a gennaio anche le pericolanti potranno cercare di rimediare col mercato, quanto poco credito davamo al Verona ad agosto.

Il resto lo dovrà fare la società, cercando di dotare il bravo Juric di una bocca di fuoco che alzi almeno un po’ il livello dell’attacco gialloblù.