PER BLINDARE JURIC SERVE UN PROGETTO SERIO

Dopo aver ciccato i precedenti due tentativi, Setti ha finalmente trovato l’allenatore giusto per l’Hellas Verona. Facendo una scelta rischiosa e controcorrente il presidente del Verona ha avuto stavolta il fiuto che gli era mancato in passato. Juric è semplicemente perfetto per la piazza scaligera. Ha una comunicazione vera, senza fronzoli, diretta. E’ schivo e pienamente coinvolto nel Verona, è realista e concreto. E’ aziendalista il giusto, ama la chiarezza. E’ merito suo se è tornato l’entusiasmo e se tanti giocatori si stanno valorizzando.

Uno così non bisogna perderlo e proprio Setti dovrebbe essere il primo a saperlo. Non è vero che un allenatore vale l’altro, che morto un papa se ne fa un altro. Abbiamo ancora davanti agli occhi quanto sia stato difficile il post Mandorlini e che grado di scoramento, dopo Pecchia, ha creato la gestione di Grosso. Setti non può sprecare questa occasione lasciandosi sfuggire Juric a fine anno.

Ma come si trattatiene qui un allenatore così bravo? Come potrà il Verona vincere la concorrenza di qualche grande che inevitabilmente, se continuerà così, busserà alla porta di Juric? Credo che due siano gli argomenti. Il primo è che comunque Juric avrà un debito di riconoscenza nei confronti di Setti che lo ha voluto fortemente sulla panchina del Verona. Ma il secondo, e più importante, sarà il progetto di crescita che il presidente sottoporrà all’allenatore croato. Non si parla della luna nel pozzo o di sogni irrealizzabili ma di costruire, un ciclo usufruendo di quelle plusvalenze che Setti si sta accingendo a fare (Amrabat in primis). Un banco di prova importante per Setti e la società.

GLI APPLAUSI NON BASTANO PIU’

Immeritata. Come il pareggio con l’Udinese, la sconfitta con la Juve, quella con il Sassuolo, quella con l’Inter, quella con il Napoli, quella con la Roma. Quante volte quest’anno il Verona è uscito a testa alta dal campo e non ha raccolto niente? Troppe. Ora, che per l’ennesima volta è successo, a Bergamo, fatti i dovuti complimenti a Juric e ai suoi ragazzi, bisogna anche iniziare a dire che gli applausi non bastano più. Non bastano perché il difficilissimo campionato di serie A non ti concede di lasciare punti per strada e perchè, come dice giustamente Juric, una squadra come il Verona non può permettersi di giocare sempre come se fosse una finale di Champions league.

Quello che ha fatto l’allenatore è sotto gli occhi di tutti, ma ora, per la prima volta in questa stagione, il Verona deve fare uno step, deve crescere, deve migliorare. Perché il già tantissimo che si fa non basta. E perché con gli applausi non ti salvi. Lo diciamo adesso, perché siamo perfettamente consci che da marzo in poi la lotta per la salvezza sarà durissima e che in quel momento rimpiangeremo terribilmente tutte queste occasioni buttate via.

Già li sento i discorsi: “Ah se avessimo il punticino di Bergamo”. “Ah se avessimo pareggiato con la Roma”. Ecco: al mister e ai suoi ragazzi serve quest’ultimo sforzo. Bisogna diventare più cattivi davanti (bene Di Carmine) ma non perdere solidità dietro (sei gol in due partite sono troppi). Meno ingenuità, ancora più attenzione e più concentrazione. Per la qualità, invece, si deve chiedere ad altri. Ma questo è tutto un altro discorso.

STIAMO SEMPRE IN CAMPANA

La Roma è una grande squadra e ottiene il massimo risultato col minimo sforzo. Il Verona di Juric, perde, ma anche stavolta esce a testa altissima dal campo. Il risultato di 3-1 è bugiardo, il Verona poteva anche pareggiare, la qualità indubbiamente fa la differenza e tra Roma e Verona in questo senso c’è un abisso.

Il Verona si conferma meravigliosa rivelazione del campionato, diciotto punti sono uno straordinario bottino, occhiali con le lenti rosa per vedere la vita con occhi diversi. Qui sta il punto. La tranquillità non deve essere un sonnifero che ci manda in letargo. A guardare bene il campionato e la classifica, c’è la conferma che la lotta sarà durissima e che a marzo, aprile esserci invischiati sarà pericolosissimo. Chi retrocederà? Ad oggi si potrebbe dire Spal e Brescia dell’autolesionista Cellino che ha voluto cacciare Corini per prendersi Grosso, ma poi resta sempre il problema della terz’ultima. Il Genoa? La Sampdoria? L’Udinese? Lì vicino c’è anche il Sassuolo, che ha pareggiato con la Juve, la Fiorentina, il Milan. Insomma capirete anche voi che basta un niente per venire risucchiati, bastano due tre risultati negativi per tornare se non all’inferno, in purgatorio.

Ecco perché bisogna continuare a battere su questo tasto: per fortuna con Juric non si corre il pericolo di diventare dei viziati figli di papà, ma bisogna sempre ricordare quanto sia duro e difficile questo campionato di serie A, quanto a gennaio anche le pericolanti potranno cercare di rimediare col mercato, quanto poco credito davamo al Verona ad agosto.

Il resto lo dovrà fare la società, cercando di dotare il bravo Juric di una bocca di fuoco che alzi almeno un po’ il livello dell’attacco gialloblù.

PIENI POTERI A JURIC

Qual è l’elemento di discontinuità col passato, la differenza tra le scelte scellerate di Pecchia, Fusco, Grosso e D’Amico e il presente? Uno solo: Ivan Juric. Non c’è dubbio che questa sia la miglior scelta della gestione di Setti. Come criticavamo pesantemente il presidente per la disgraziata stagione scorsa, che solo Aglietti ha raddrizzato in modo miracoloso, così gli va riconosciuto che stavolta non ha sbagliato il tecnico. Qualcuno, scherzando ma non troppo, ha detto che per la legge dei grandi numeri anche Setti ne ha finalmente imbroccata una, ma sarebbe ingeneroso metterla sotto questo piano.

Credo che invece Setti, pur non ammettendolo mai per orgoglio e per quell’aria da sborone emiliano che non riesce proprio a togliersi a causa del suo Dna, abbia in realtà capito moltissimo dai suoi errori. Finalmente ha scelto un allenatore che per mentalità, gioco, dedizione al lavoro, comunicazione è esattamente ciò che serve al Verona e alla sua tifoseria. Juric è il vero miracolo di questa squadra e su di lui bisogna costruire il Verona del futuro.

L’allenatore è un tassello troppo importante per una società. Inutile che stiamo qui a girarci intorno. La più grande panzana che raccontano è che un tecnico conti solo il venti per cento nelle fortune di una squadra. Alzerei questa percentuale almeno al settanta per cento. Guardate Gasperini all’Atalanta ad esempio. Certo, poi è molto meglio se la società è strutturata e in grado di assecondare il lavoro dell’allenatore. Ma questo aspetto viene dopo. Prima di tutto ci sono i risultati, il campo, l’empatia con la piazza, le scelte di mercato. Juric è esattamente tutto questo ed è evidente che tra il Verona di Grosso e quello di quest’anno la discriminante sta proprio nel tecnico.

Ecco perché, dopo essersela guadagnata sul campo con questi brillanti risultati, sarebbe molto bello che Juric potesse veramente avere carta bianca nel Verona. Un potere che il tecnico si è certamente conquistato e che, comunque, anche qui serve onestà nel dirlo, Setti con chiarezza e senza fronzoli gli ha concesso fino ad oggi. Il discorso è stato chiaro: non abbiamo i soldi delle altre, abbiamo il budget più basso della serie A, per salvarci serve un miracolo, per favore pensaci tu. E Juric ci ha pensato. Ha ispirato il mercato prendendo giocatori che sono andati a comporre in modo quasi perfetto il suo mosaico, ha detto le cose come stavano, ha pungolato, ma non ha mai cercato di scaricare il barile su altri. Consapevole di non poter avere Icardi, ma solo Stepinski si è messo di buzzo buono per trovare soluzioni e gol. Con il suo lavoro sta creando plusvalenze che potrebbero rappresentare il futuro del Verona. Uno così, quando lo trovi, non puoi perderlo. E lo devi responsabilizzare ancora di più. Fino a farlo il cardine del tuo domani.

CIAO ROBERTO

Come non farsi ingurgitare dalla retorica? Come colmare quel vuoto che lascia la sua morte? Come onorarlo? Non ne ho idea. Come un pugno nello stomaco la morte di Roberto mi colpisce, mi sbrana l’anima, mi lascia annichilito. Faccio fatica a spiegare e a spiegarvi. Roberto è stato un mio personale punto di riferimento, un modello giovanile da seguire, un idolo. Le sue meravigliose radiocronache, i suoi geniali personaggi, le sue commedie: perle rare in una città che lo ha reso simbolo ma che, mi permetto di dirlo, forse non lo ha mai compreso fino in fondo. Roberto era molto, molto di più di quello che appariva. Un istrione colto ed educato, ma feroce e coerente come pochissimi in riva all’Adige, incapace di chinare la testa davanti al potente di turno. Ci stimavamo a vicenda, bastavano due chiacchiere per farci trovare sempre d’accordo. Il Verona è stata la nostra vita, togliergli la possibilità di raccontare il “suo” Hellas è stata la bastardata più grande che gli si potesse fare. Non ha voluto mai lasciare Verona per seguire una carriera che poteva essere molto più importante ma che inevitabilmente lo avrebbe allontanato dalla città che amava.

Ci mancherà. Mi mancherei Roby. Ma si vede che lassù avevano bisogno di uno che urlasse “reteeee” durante le partite tra Angeli e Diavoli. Ti sia lieve la terra grande amico mio.

A GENNAIO VEDREMO LA BRAVURA DEL DS

Il meraviglioso Verona di Ivan Juric sta esprimendo il massimo del suo potenziale. Costruito con pochissime risorse ha quindici punti in classifica dopo aver giocato con le grandi del campionato. E’ un risultato eccezionale se pensiamo che a questa squadra fanno difetto due tre punti e quindi la classifica potrebbe essere ancora più pingue.

Fatta questa premessa e dato a Cesare quel che è di Cesare e alla società quello che è della società (ottima la scelta di Juric) c’è da dire che dopo questa prima parte del campionato la verità che è emersa è che il Verona è andato sopra i propri limiti, limiti che sono stati mascherati appunto dalla sapienza di Juric e che in gare come quella con l’Inter emergono con grande evidenza.

Affinchè il Verona non resti una grande incompiuta, dunque, è necessario che a gennaio sia fatto un mercato che fornisca a Juric qualche arma in più. Non basteranno i recuperi di Bessa e Badu per sistemare le cose. Credo che a gennaio si capirà la vera forza e la bravura di D’Amico che dovrà sfruttare al meglio le risorse interne per rafforzare il Verona.

Anche in assenza di soldi (non credo che Setti sborserà un euro per il mercato), un ds all’altezza deve saper cedere i giocatori in esubero e mettere a frutto i suoi rapporti per portare giocatori che siano più consoni al gioco e ai voleri dell’allenatore.

Ci sono giocatori come Di Gaudio che sono fuori rosa pur con contratti onerosi e altri che non si stanno dimostrando all’altezza. Non è il nostro mestiere, ma evidentemente dopo lo straordinario lavoro del tecnico croato, sarebbe un delitto non riuscire a mettere in piedi operazioni che possano alzare la qualità tecnica della rosa, soprattutto del reparto avanzato, sempre fermo a quota un gol, segnato dall’imberbe e sin troppo sfruttato (parole di Juric a Milano) Salcedo. Manca un mese e mezzo, certe cose meglio dirle adesso per non piangere a marzo quando la lotta per la salvezza diventerà disperata e sarà troppo tardi per intervenire.

FANGO

Amo troppo Verona per vederla trattare così. Leggo, moltissimo, e mi pare di vivere in un’altra città, in un’altra nazione, in un altro pianeta. Ma davvero questa è Verona? Forse sono pazzo o semplicemente innamorato e sappiamo che l’amore rende ciechi a volte. Intervistano uno che probabilmente non è votato nemmeno dalla mamma e che non rappresenta nessuno o quasi  (sicuramente non mi rappresenta) e dicono che Verona sia quella roba lì? Ma state scherzando? Per fortuna e non credo di sbagliare per il troppo amore, Verona è molto migliore di quella gente che oggi ha una ribalta mediatica fuori dimensione. Ribadisco che i buuh allo stadio, intesi come cori, cioè un insieme di persone che contemporaneamente ha fatto buuh, non ci sono stati. In un video si sente un deficiente che lo fa, ed è tutto. In un altro video registrato due metri più in là non si sente nulla. Certo, anche uno è di troppo, ha ragione Damiano Tommasi. Siamo d’accordo su questo concetto. Prima lo capiamo, meglio è. Ma la responsabilità deve essere personale. Punto e stop. Non possiamo denigrare una città per un imbecille che, grazie a quella merda che sono i social, ha il suo quarto d’ora di notorietà. Sarebbe banale dirlo ma ormai se non lo sottolinei passi a tua volta per essere razzista: Balotelli per me è italianissimo. Non esistono “Negri” ma persone. A volte sono dei coglioni, a volte dei geni. A volte brave persone, a volte delinquenti. E’ semplicissimo.

BALOTELLI NON PUO’ OFFUSCARE UN GRANDISSIMO VERONA

L’ondata mediatica è già partita. In pieno main-stream razzista colpevolista. Obiettivo facile: Verona città e i tifosi del Verona. Di mezzo c’è Mario Balotelli e la sua incredibile sclerata. Mani sulla palla, gioco fermo, l’accostamento ai cori razzisti. Mai visto prima. Ci sono stati? Tutti quelli che c’erano allo stadio dicono di no. L’inviata di Sky a bordo campo ha detto di non aver sentito nulla. L’inviato di Telenuovo ha confermato: nessun coro, sceneggiata di Balotelli. Il collega Giovanni Vitacchio ha chiesto persino a due agenti di polizia che hanno detto di non aver percepito nulla. Tutti quelli che erano allo stadio confermano. Balotelli è stato praticamente ignorato nel primo tempo, nel secondo tempo invece ha ricevuto fischi e il coro “Mario Mario”, quello che lui stesso aveva detto di “averlo destabilizzato più di ogni altro”.

L’arbitro, sorpreso dal gesto di Balotelli, dice chiaramente in campo di non aver sentito nulla. Poi, forse per lavarsi la coscienza fa leggere un messaggio allo speaker, giusto per essere politicamente corretti.

Balotelli ci aveva già provato anni fa quando con la maglia dell’Inter giocò contro il Chievo. Questa gente mi fa schifo, disse allora. I tifosi del Chievo sono notoriamente e all’unanimità i più corretti d’Italia. E l’accusa cadde nel vuoto.

Il fatto ha purtroppo offuscato l’impresa del Verona. Si parla di razzismo, non si nota che il nuovo idolo del Bentegodi è Salcedo, ragazzino italo-colombiano di 18 anni che Juric ha educato a calci in culo e carezze. Forse abbiamo trovato un attaccante o almeno uno che quantomeno quando ha la palla prova a fare gol. Il Verona è bellissimo. Dico proprio bellissimo alla faccia del tiki taka e di altre masturbazioni del genere. Difesa rocciosa, centrocampo di lotta e di governo, attacco essenziale e lavoratore.

Il Verona ha vinto con merito, issandosi a quota quindici, Balotelli è lontano perché lontano è quel sentimento da Verona e dai veronesi. Certo, i cretini ci sono ovunque, sugli spalti e anche in campo. Juric non è un cretino: è un “hombre vertical” che non ha problemi a dire quello che pensa. Ha lasciato a casa Di Carmine, ha lasciato in panchina Stepinski. E ha vinto con la sofferenza che è l’unico sentimento che appartiene a ogni tifoso del Verona. Ha detto che non ci sono stati cori razzisti. Viva il Verona.

IL BILANCIO DOPO DIECI PARTITE

Nella sofferenza si forgiano le grandi squadre. Il Verona di Juric, magari non è una grande squadra, ma l’allenatore croato gli ha dato quella capacità di soffrire che porta a risultati come quello di Parma. E’ stato bello il Verona? No, è stato meno bello di tante altre volte in cui avrebbe meritato di vincere, ma stasera ha vinto. Lo ha fatto perché ha stretto i denti, perché ha fortemente voluto non prendere gol (siamo la migliore difesa del campionato, credo non succedesse dai tempi di Scipione l’Africano) e perchè all’interno di un meccanismo di gioco chiaro, limpido e logico c’è un gruppo di giocatori che sono la diretta emanazione dell’allenatore che li ha scelti e voluti e compongono uno spogliatoio d’acciaio.

Dopo 10 partite abbiamo l’idea di cosa sia il Verona di Juric e possiamo tracciare un bilancio. Siamo andati oltre ogni più rosea aspettativa perché erano molti che non credevano in Juric e perché si pensava ad una campagna acquisti sottotono. Invece all’interno di nomi poco reclamizzati sono arrivati perle di rara bellezza. Amrabat è una pepita preziosa, Veloso un finissimo fuoriclasse, Rrahmani un grande difensore, Lazovic un geniale esterno. A questi capisaldi si aggiungono alcune scommesse che tali rimangono. Stepinski è un lavoratore indefesso ma forse non sarà mai un bomber. Verre ha grandi potenzialità ma spesso si incarta nel suo voler strafare. Salcedo è troppo giovane. Tutino un oggetto sconosciuto. A loro si affiancano poi Faraoni, Silvestri , Zaccagni e Di Carmine gli unici quattro della truppa della scorsa stagione che Juric tiene in considerazione. Faraoni è quello che sta emergendo con più chiarezza. Silvestri è una bellissima conferma, mentre Zaccagni vive i soliti up and down che ne frenano l’esplosione. Di Carmine merita un discorso a parte: uno come lui ha bisogno di avere fiducia intorno, ma purtroppo il Verona e Juric non possono dargliela in serie A. Tocca a lui giocarsi le chance che gli vengono date. Infine c’è Pazzini. Il capitano resta un grande punto di riferimento per lo spogliatoio e la chiarezza di Juric lo porta comunque ad accettare un ruolo da comprimario. La sua vicenda è comunque una follia societaria, una delle tante di questi ultimi anni. E’ assurdo che il giocatore più pagato della rosa sia una comparsa da inserire negli ultimi cinque minuti. Da qualsiasi parte la si veda questa vicenda c’è un errore di fondo e pesanti responsabilità nei dirigenti, Setti in testa, che hanno fatto cinque anni di contratto a Pazzini per poi trattarlo così.

Un discorso a parte va fatto per Juric. Dopo due disgraziati tentativi, Setti ha finalmente scelto la persona giusta. Juric è tutto quello che i veronesi vogliono da un tecnico. Bravo in campo (è la prima dote, credetemi), diretto nella comunicazione, leale nei rapporti, senza fronzoli, umile. Un tipo duro solo in apparenza, persino dolce nei sorrisi e amabile appena abbattuto il muro della timidezza. Ha costruito una squadra a costo praticamente zero, con il budget più basso della serie A, lo ha detto chiaro e tondo facendo capire anche che i suoi ragazzi sono comunque i migliori del mondo per lui. Ha scelto una via chiara per arrivare alla salvezza. Si lotta su ogni pallone, si sputa sangue, si sta in partita anche con le grandi, si lavora duro durante la settimana. E chi non ci sta viene emarginato. Juric non lo sa ancora. Ma lui era veronese anche prima di venire qui. Se riuscirà a salvare i gialloblù sarà ricordato in eterno dal popolo scaligero.

NON MERITANO DI ESSERE CROCEFISSI

Cosa può fare più di così Juric? E cosa possiamo imputare al Verona? Certo, non si segna, è un problema enorme che rischia di sconfinare in una sindrome. Siamo stati tra i primi a sollevare il problema non tanto perché siamo dei profeti, ma solo perché le cifre dicono che dopo nove partite tutti gli attaccanti del Verona hanno segnato zero gol. Possiamo stare qui a discutere cento anni se Stepinski era l’acquisto giusto e se Di Carmine vale la serie A e ancora se Pazzini è  in grado di fare la differenza. La realtà è che sapevamo che questo sarebbe stato un campionato sofferto, l’importante, abbiamo sempre detto, era vedere il Verona che se la giocava con tutti e a testa alta.

Questo è ormai un dato di fatto. Il Verona di Juric è una squadra di combattenti e di ragazzi intelligenti che sinceramente non si possono crocifiggere. Alzi la mano chi pensa che il Verona abbia meritato di perdere contro il Sassuolo. Anche il pari poteva stare stretto e le parole dell’onesto De Zerbi, testimoniano quanto gli avversari temano il Verona e quanto questa squadra sia rispettata.

Va fatta però un’analisi più profonda che investe il mercato e il lavoro del ds. Questa squadra costruita da Juric in gran parte presenta delle falle e una rosa inutilmente ampia. Una squadra che si trascina dietro le scempiaggini della scorsa stagione, con giocatori stravalutati e inutilmente costosi che spesso latitano in panchina, se non addirittura fuori rosa. Abbiamo pagato quest’anno la campagna acquisti della serie B, per questo motivo la potenza di fuoco, cioè la capacità di spendere sul mercato, già limitata, è stata ulteriormente azzoppata.

Non solo: di quella squadra, non è rimasto praticamente nessuno. Juric ha “bocciato” quasi tutte le scelte precedenti (direi per fortuna) e il risultato è che in campo vanno spesso nove, dieci undicesimi nuovi rispetto alla B. Insomma: non solo Grosso ha fallito, ma le scelte fatte nell’estate scorsa assieme a D’Amico, non sono servite a costruire un’intelaiatura per questa stagione come ha fatto ad esempio il Brescia. Juric ha portato uomini di fiducia, alcune  intuizioni (Rrahmani, Amrabat) sono state di grande livello, ma poi, quando si è trattato di fare il colpo che potesse veramente rendere competitiva la squadra, il Verona si è incartato. All’ultimo è arrivato Stepinski, un investimento che è una scommessa più che una certezza. Alle sue spalle altre scommesse, giocatori in prestito, giovani a cui va concesso di sbagliare perchè così va il calcio. Il problema è che questi errori poi minano il rendimento della squadra e alla fine, pur giocando bene, si rischia di finire in serie B ugualmente.

L’unica certezza resta quindi Juric per quello che è riuscito a dare a questa squadra. Che sarebbe sbagliato lasciare sola alle prime difficoltà. Sinceramente questi ragazzi non lo meritano.