Ivan il terribile ha una faccia che potrebbe stare benissimo dietro uno sportello dell’ufficio del catasto. Un impiegato statale che arriva al lavoro in bicicletta e che è felice di quello che fa. Uno in pace con la vita, che ama le piccole cose, una lettura, un bicchiere di vino, una birra. Ivan il terribile è onesto e sincero. Quando gli chiedono una cosa risponde sempre come se avesse la carta vetrata sulla lingua e un vocabolario di 15 parole a disposizione.
Non sa nemmeno cosa sia la retorica che gli allenatori italiani studiano a Coverciano, non ha sovrastrutture dialettiche, non racconta di pizzi e merletti quando gli basta un sì e un no. Da quando è arrivato a Verona ha scelto di essere verticale come il suo calcio. O bianco o nero. Mai grigio, il colore che non sopporta, perchè il grigio è il colore della poca trasparenza. Così ha accettato di allenare una squadra a budget zero, che sulla carta era già condannata a retrocedere, ancora prima di giocare. Sempre meglio quello della confusione di Genova, dei labirintici percorsi di Preziosi, delle congiure di Palazzo che rubano energie e ti pugnalano alle spalle.
Juric ha rivoltato il Verona. Attingendo al mercato tra i giocatori che lui stimava di più e che avevano il solo denominatore comune di costare niente ha costruito un gioiello. L’omino del catasto, in realtà ha lo spessore di un grande generale russo, uno di quelli che sa cavare il sangue dai suoi soldati e ribaltare il fronte di guerra anche quando il nemico è cento volte più forte. Tramite il lavoro, la chiarezza, la sapienza del maestro ha valorizzato giocatori che ora hanno un valore enorme per la società.
Juric in questo momento, che piaccia o che non piaccia, è l’Hellas Verona. Un rapporto simbiotico con una piazza che non ama i fronzoli, tantomeno i cazzari. Juric è il miglior argomento che ha Setti per dimostrare di non essere un “buffone” come lo appellavano l’anno scorso i tifosi, appiccicando ovunque quel caustico volantino. Con lui, il presidente di Carpi può aprire un ciclo le cui prospettive non si possono nemmeno immaginare.
Juric non si può perdere. Non adesso. Non dopo queste meravigliose partite. Setti deve completare il capolavoro di averlo scelto convincendolo a rimanere per tanto tempo qui. Il più a lungo possibile.