Sono bastati tre minuti per capire che non era cambiato niente. Tre minuti in cui il Verona ha turbinato il solito calcio, mordendo alle caviglie gli avversari, buttandosi negli spazi, verticalizzando. Ma quali dubbi… Quando c’è una squadra che ha così chiaro il suo timbro d’origine, quando hai un allenatore fenomeno che ha tracciato un solco profondo, così profondo che non c’è Covid nè lockdown che possano scalfirla.
Il Verona è ripartito esattamente da là, dai concetti di gioco del suo allenatore, dalla sua identità, dalla sua alchimia. Per quaranta minuti il Cagliari è stato in balia del Verona, spazzato via come una nave di balsa in mezzo all’Atlantico. Poi ci ha pensato il Var ancora prima ancora dell’arbitro a ridare fiato ai sardi che mai, comunque, hanno spaventato la truppa scaligera se non in quell’unica sbavatura difensiva che ha portato al gol di Simeone. Stropicciatevi gli occhi: finisse oggi il Verona sarebbe in Europa League. Roba da non credere. Ma stando seri, mancano due punti ad una salvezza che comunque ha del miracoloso viste le premesse.
Una considerazione va fatta su Samuel Di Carmine. Il ragazzo sta emergendo nonostante il generale scetticismo ed è forse ancora più forte visto che si dice sia molto sensibile, troppo forse. Di Carmine è talentuoso, ha colpi, però ha bisogno di fiducia. Ha probabilmente trovato dentro di sè quella rabbia di dimostrare che l’etichetta di non esser adatto alla serie A è sbagliata. E’ salito a quota cinque e la sua rete, la seconda, è stata fantastica. Forse è lui il bomber che cercavamo. Ce l’avevamo in casa solo che non lo sapevamo e probabilmente neanche lui lo sapeva. Ma qui a Verona abbiamo esempi di attaccanti che sono passati dall’essere vituperati da un’intero stadio ad essere idoli assoluti: chiedere a Nicola Ferrari detto Iron Nick per informazioni.
Infine: non si può prescindere dal pensare che l’autore di questa meravigliosa squadra abbia un solo nome e cognome: Ivan Juric. La differenza l’ha fatta lui se è vero che solo pochi mesi fa stavamo assistendo al più grande schifo calcistico a cui mai si sia assistito da queste parti. Il miracolo è suo, Setti ha il merito indubbio di aver trovato un fenomeno. Siccome è dimostrato che non è facile cogliere nel calcio fiori così belli, ora il presidente ha l’obbligo di non perderlo. Tocca a lui fare le mosse vincenti per trattenere a Verona un allenatore così bravo.