UNA SCINTILLA

Chi mi legge sa benissimo che non sono mai stato tenero con questa squadra. Il Verona di Grosso non mi ha mai convinto. Non mi piace il gioco proposto da questo allenatore, non mi piace il possesso palla fine a se stesso, il gioco orizzontale ai due allora, non mi piace il turnover esagerato. Non ho mai capito alcuni commenti entusiasti dopo vittorie arrivate per caso e per fortuna.

Per la prima volta in questo campionato, credo, stasera ho visto qualcosa di diverso. Una piccola scintilla, piccolissima, in una partita contro un avversario modesto e rabberciato. Niente che mi faccia esaltare, ci mancherebbe, ma sicuramente qualcosa che va annotato tra le cose positive. Il Verona mi è sembrato più squadra, più gruppo, con più voglia di vincere e di uscire dalle difficoltà.

Il risultato sta stretto, strettissimo e pareggiare, stavolta avrebbe veramente avuto il sapore della beffa. Dopo il rigore sbagliato da Pazzini non c’è stato il solito titic titoc ma un Verona che voleva comunque chiuderla. Con confusione, ma anche con voglia e determinazione. Forse è stata solo una sensazione, magari sarà colpa della primavera alle porte e di qualche rondine, ma si spera che ora questa scintilla porti ad accendere qualcosa.

E’ più che evidente che ora tocca a Grosso cercare di alimentare questo piccolo fuocherello. A suon di risultati e di vittorie. Ad iniziare da venerdì sera a Perugia.

MA QUANTO VALE IL VERONA SE SI PERDE L’ASSET PRINCIPALE?

Qual è l’asset principale del Verona? Il patrimonio giocatori, azzerato in questi ultimi anni? Il settore giovanile che naviga anonimo? Il centro sportivo che è una chimera da anni? Lo stadio che, semmai venisse costruito, non sarà di proprietà della società?

Non c’è dubbio che la principale ricchezza del Verona, l’unica che ha un peso, e che conta è ancora la passione dei propri tifosi. Se il Verona ha una valenza “politica”, se viene considerata dalle televisioni a pagamento, se conta ancora qualcosa, è perchè gli spalti del Bentegodi non si sono mai svuotati. Sono stati i tifosi a salvare il Verona. Senza quell’eccezionale trasporto, l’Hellas sarebbe già scomparso. Le trasferte oceaniche della serie C, la trasferta di Busto Arsizio per non crollare in C2, gli abbonamenti di massa dopo la retrocessione. Non ci sarebbe marchio senza quella gente. Il marchio del Verona non l’hanno certamente “costruito” i vari gestori della società (compresi alcuni mascalzoni…)  ma solo ed esclusivamente la gente di Verona.

Per questo la china che ha preso il Verona di Setti, la freddezza fino alla disaffezione di queste giornate sta creando un danno irreparabile. Il Verona sta perdendo la passione della sua gente, sta perdendo il suo principale asset. Setti ha spento l’entusiasmo, la scelta di collaboratori inadeguati ha allontanato la città, gli abbonati sono crollati in questi anni, il Bentegodi è sempre più vuoto. “Prima il bilancio” è stato il motto che ha tolto i sogni ai tifosi, il resto lo sta facendo Grosso con una squadra che non riesce a emozionare.

Senza gente, senza passione, allora quanto vale il Verona? Settanta milioni di euro come dice Setti? Cosa acquisterebbe un eventuale acquirente se non il valore di quel marchio che, come è dimostrato, ha valore solo perché ha avuto un incredibile seguito? Il Verona senza tifosi vale zero.

SIAMO IN CRESCITA. ANZI NO

Siamo in crescita ripeteva come un mantra sino alla gara della matematica serie B Fabio Pecchia. Il mantra non è cambiato con Grosso. Altre parole, stesso concetto. Lavoriamo per migliorarci. Solo che il Verona non migliora mai. Un passo avanti e due indietro, pare un valzer viennese.

La crescita non si vede, l’illusione di due gare in cui si era giocato per salvare la panchina al tecnico ha lasciato il posto all’ennesima delusione. Salto di qualità rimandato, intanto lavoriamo per migliorarci. Certo, in Puglia gli alibi non mancano. Infortuni a catena e un arbitraggio che di certo non ha aiutato. Ma è sufficiente a spiegare l’ennesima prova senza carattere? Non si era parlato di “rosa profondissima” per descrivere questa squadra? O era una fake news anche questa? E una squadra come il Verona non dovrebbe essere in grado di ribaltare il risultato?

Il campo ha detto di no e ha riportato la questione a due gare fa. L’Hellas non convince, non conquista, non trascina. E nel frattempo spreca occasioni su occasioni, mentre le altre concorrenti giocano al ciapanò. Che tristezza, però, dover sperare nelle disgrazie altrui, invece di costruirci da soli le nostre fortune con 25 milioni di paracadute alle spalle. Ma del resto: siamo in crescita. Anzi no.

RESTIAMO SCETTICI

Non riesco proprio a togliermi dosso lo scetticismo. Chiamatemi scettico di professione. A me questo Verona, anche quello che vince, proprio non esalta. Capisco l’importanza dei tre punti di venerdì sera, soprattutto nell’ottica di salvare la panchina a Grosso, ma continuo ad avere perplessità su questa squadra. Il gioco mi annoia terribilmente, non vedo fiammate, non vedo intensità, non vedo gioia. Vedo, questo sì, un attaccante relegato in panchina ad ammuffire che ha segnato la sua nona rete in una delle sue rare apparizioni e continuo a chiedermi quale gigantesca cavolata sia ritenerlo uguale a tutti gli altri. Vedo giocatori mescolati come giocatorini del subbuteo, misteriosamente accantonati e poi riproposti, senza una logica, senza senso, con il rischio di metterli alla berlina, di esporli a figuracce.

Vedo gare che restano in bilico quando dovrebbero essere chiuse e sepolte contro avversari mediocri, vedo una squadra che avrebbe dovuto ammazzare il campionato e che invece è ancora lì dietro e chissà dove sarebbe finita senza questi sei punti. Mi chiedo quale prospettiva, quale progetto, quale entusiasmo si crea con questo modo di giocare, che sbocchi avremo se mai si dovesse raggiungere la serie A. Insomma, resto scettico, lo sono in fondo anche per Grosso che ha detto che vuole provare a convincere tutti quelli come me (e siamo in tanti) a suon di vittorie. Almeno il nostro scetticismo sarà servito a qualcosa. Sarà difficile, comunque, perché neanche un risultato positivo e oggettivamente importante come questo è riuscito a liberarmi da questo nodo di perplessità che mi porto dentro.

IL SIGNIFICATO DI UNA VITTORIA

Vincere a La Spezia ha salvato, dunque, la panchina di Grosso. Cosa resterà di questa vittoria lo vedremo nelle prossime settimane. Grosso era stato messo clamorosamente sulla graticola dalla società che aveva affidato a questa gara il destino futuro dell’allenatore. La questione è capire se questa partita è una svolta o uno dei tanti fuochi fatui a cui siamo abituati dallo scorso campionato. Abbiamo bene nella testa la vittoria di Pecchia a Firenze dopo il crollo casalingo con il Crotone e abbiamo ancora nelle orecchie le dichiarazioni di Setti che vaticinava di una carriera tra Juve, Inter e Milan per il suo allenatore. Com’è andata e che schifo di campionato abbia fatto da lì in poi il Verona lo sappiamo tutti benissimo.

Vincere con lo Spezia, tranne che salvare la panchina a Grosso, quindi non ha alcun significato. Qui si tratta di capire, semplicemente, se con questo allenatore si può andare in serie A. Oggi la classifica dice di no. E pure il gioco che continua a non convincere. Di Carmine continua terribilmente a soffrire il fantasma di Pazzini, bomber della squadra e relegato in panchina. Ma Grosso resta sulla panchina, dopo che la società aveva contattato Cosmi con cui aveva persino trovato un accordo (fake news anche questa signor D’Amico?). Magari dopo Salernitana, Lecce, Venezia e Perugia ne sapremo di più. E capiremo se questa vittoria, oltre a salvare Grosso ci ha restituito la corazzata del campionato.

COME UN GATTO IN TANGENZIALE

In quanto tifosi del Verona pensavamo di averle viste tutte. Invece no. Ci mancava Tony D’Amico e la sua simpatica band. L’attuale, mai presentato ds del Verona, si è immolato sull’altare delle brutte figure per salvare la panchina dell’amico Grosso. Il risultato ha prodotto uno dei pateracchi più incredibili della storia del Verona. Grosso resta, ma, come da dilettantesco comunicato, la gara con lo Spezia sarà “decisiva”. Nel frattempo è stato contattato Serse Cosmi, ma non solo. Cosmi ha trovato l’accordo, ma è in stand-by. In un colpo solo, insomma, si sono bruciati due allenatori.

Grosso è di fatto delegittimato. Che senso ha una fiducia a tempo con un altro allenatore che come un corvo aspetta sull’uscio? E cosa cambierà di sostanziale se il Verona vincesse con lo Spezia? Si pensa forse di ricucire con la piazza? Dopo quanto successo nell’ultima stagione, Setti non è più credibile. Non basta una gara per riportare entusiasmo a Verona. Quindi è presumibile che, anche andasse bene a La Spezia, poi Grosso avrebbe lo stesso destino di un gatto in tangenziale. Destino segnato anche per D’Amico, l’uomo che non ha paura di nulla. Neanche di affermare che il Verona non perde da dieci giornate dopo essere scivolato a nove punti dalla vetta. A D’Amico, infine,  vorrei ricordare che l’unica gigantesca fake news riportata dalla nostra emittente in questi mesi e di cui ci scusiamo con i lettori e con i telespettatori, sono le sue dichiarazioni abbinate a quelle di Grosso in cui si annunciava di voler riportare entusiasmo tramite il gioco. Questa sì la più grande delle cavolate. Almeno fino alla prossima puntata.

UN UOMO SULL’ORLO DI UNA CRISI DI NERVI

Antonio Tony D’Amico, un passato calcistico di alto livello (ha giocato nel Chieti, nella Cavese, nel Foggia, nell’Empoli, nel Gela e nel Lecco), attuale ds del Verona, ha pensato bene di presentarsi finalmente alla città. Nella sua prima conferenza stampa al Bentegodi invece di parlare dell’ennesimo incolore pareggio della squadra da lui allestita e guidata dal tecnico che lui ha scelto, nonostante un ricchissimo plafond di 25 milioni,  ha pensato bene di attaccare l’unica voce che in questi mesi ha fatto qualche critica al suo operato. Lo ha fatto con metodi che si giudicano da soli e che qualificano il personaggio.

Voleva farci paura per l’ennesima volta, intimidirci dopo le querele pretestuose? Non ci conosce. Se invece la sua è una strategia comunicativa per alzare l’ennesima cortina fumogena e per evitare di mettere lo sguardo su una squadra che sta fallendo tutti gli obiettivi, beh lì basta guardare la classifica per avere le risposte.

Come diceva Renzi a Letta: stia sereno signor d’Amico.

PS: SCRIVO QUI DOPO AVER LETTO TUTTI I MESSAGGI DI SOLIDARIETA’. IO E GIOVANNI RINGRAZIAMO TUTTI I TIFOSI. AVETE PERFETTAMENTE CAPITO ADESSO CHE COSA INTENDEVO QUANDO QUALCHE MESE FA CI FU NEGATO L’ACCREDITO PER LA PRESENTAZIONE DI GROSSO: LA NOSTRA BATTAGLIA E’ LA VOSTRA BATTAGLIA.

AL PEGGIO NON C’E’ LIMITE

Ogni settimana sembra di rivivere lo stesso film. O se volete lo stesso incubo. Il giorno prima della gara Grosso promette riscatto, battaglia, vittorie. Il giorno della partita la sua squadra fa schifo. O pena. O angossa se siete veronesi. Dopo la partita nell’ordine Grosso dice: che il Verona ha giocato una grandissima gara. Che crede nella propria squadra. Che ci sono grandi margini di miglioramento (di crescita) e che andrà meglio la prossima volta in cui sicuramente si vincerà. Azzerate da tempo le domande vere dopo che alle conferenze stampa sono invitate solo le testate gradite-amiche, si crea un universo parallelo fatto di “superiorità”, “occasioni gol” e via discorrendo.

In quel momento tu che hai appena visto una partita orrenda pensi realmente di essere un deficiente. In mezzo a tutto questo non c’è uno straccio di reazione da parte della società. Setti, defilatissimo non si sente, si vede poco anche se la sua faccia compare su tutti i cartelloni stradali del nord est. D’Amico non ha mai messo la faccia per spiegare chi è e cosa fa nel Verona, Barresi è un personaggio pirandelliano (uno, nessuno centomila), mezza giornata in sede al Verona, mezza al Mantova, nessuno sa che ruolo abbia e cosa pensi.

La Primavera arranca nella sua serie B, eppure abbiamo un progetto legato ai giovani, così giovani che abbiamo preso Munari all’ultimo giorno di mercato. Costruiremo sicuramente un centro sportivo e uno stadio. Se continua così, diamo un consiglio all’amministrazione comunale. Basteranno quattro posti perchè alla fine nessuno vorrà più saperne di questo Verona e di questa società.

MERCATO AL RISPARMIO

Sono partiti: Bearzotti, Fossati, Cherubin, Calvano, Caracciolo, Cappelluzzo, Stefanec, Eguelfi, Cissé. Sono arrivati Faraoni, Di Gaudio , Vitale, Munari. Fatti due conti della serva è stato l’ennesimo mercato al risparmio, in cui il Verona ha ceduto più giocatori di quelli acquistati.

Sono arrivati due buoni giocatori da B come Di Gaudio (che di fatto sostituisce l’infortunato Ragusa) e Vitale. Ingiudicabile l’arrivo di Munari teso, forse a ampliare numericamente il centrocampo e a dare personalità ed esperienza. Gravissima la cessione di Caracciolo.

Non tanto per le qualità modeste del giocatore, ma per il fatto che Caracciolo era stato designato come leader di questo gruppo, tanto da farne il capitano. Ora, è difficile sapere quali dinamiche sono in atto nello spogliatoio di questa squadra, ma mi pare evidente che non siano rose e fiori. Caracciolo non è stato sostituito e quindi Grosso punterà tutto sulle due cariatidi Marrone-Dawidowicz, con Bianchetti atteso all’ennesimo rilancio della sua carriera e le altre ballerine a guardare (da Balkovec a Empereur).

Il problema però non è il mercato. Il problema è che sulla panchina del Verona c’è un tecnico che ha disegnato la squadra a sua immagine e somiglianza. Ruoli assolutamente non rispettati, moduli farraginosi, poca garra, tanto fumo. Restano i problemi di carattere, resta il dualismo Di Carmine-Pazzini, aggravato dal fatto che il Verona ha provato a privarsi di uno dei due, operazione non riuscita e che rischia di lasciare macerie sul terreno.

La verità è che, causa Grosso, non sappiamo che valore ha realmente questa squadra, visto che non ha mai pienamente convinto. La stessa domanda che dovrebbe farsi una proprietà seria. Appunto.

IL SOLCO

Il solco è sempre più profondo. Setti è chiuso nel suo fortino, accerchiato, convinto di avere ragione. Se la suonano e se la cantano. Hanno visto un “grandissimo Verona per ottanta minuti” anche contro il Cosenza.  A volte mi chiedo se sono io che vivo su Marte o sono loro.

Poi sento il Bentegodi che contesta Grosso e allora mi tolgo il dubbio. Al di là della rete ci sono anche i cantori di regime, quelli che vivono per mangiare le immondizie che cadono dal tavolo del padrone. Ma di loro ce ne siamo già occupati in altre puntate. Non preoccupatevi: saranno i primi a lasciare la barca quando lo riterranno opportuno e i primi a salire su quella nuova. E diranno (come hanno già fatto): “L’abbiamo sempre detto”.

A noi interessa invece quel solco. Sempre più profondo. Tanto da far vacillare persino sul nostro amore nei confronti del Verona. Ma è davvero, ancora, il Verona, questo informe mostro? Questa è la domanda a cui nel mio cuore faccio fatica a rispondere. Sarò onesto: non riesco più a considerare questo come il “mio Verona”. Non c’è nulla nella società di Setti che incarni la mia IDEA di HELLAS VERONA, specchio fedele di un’identità e di una comunità. Il Verona che mi è stato tramandato da mio nonno, da mio padre e che ho cercato di tramandare ai miei figli.

Pensavo di aver vinto tutte le battaglie. Contro i delinquenti che avevano inquinato l’Hellas e portato ad un passo dal baratro, contro la fusione, battaglie che ci rafforzarono e che ci permisero di sopravvivere e rinascere. Ma ora Setti con i i vari Barresi, D’Amico e Grosso stanno spegnendo questa IDEA. Rassegnarsi però è dare la partita vinta a loro. E per questo non mi rassegno e non ci rassegneremo. Pensavano di zittirmi e farmi paura a suon di querele pretestuose. Non hanno capito niente.

Grosso passerà e speriamo anche Setti. Prima di andarsene logorerà l’ambiente  e un grande compito spetterà al popolo dell’Hellas: ritrovare l’entusiasmo perso. Non è neanche più questione di risultati. E’ una questione “ontologica”, di essenza. Di una cosa sono convinto. Il Verona, l’Hellas, non morirà mai. Non credete nemmeno per un secondo al ricattatorio: “Se non ci sono io non c’è nessuno”. Non è vero. Non era vero ai tempi di Pastorello, non è vero oggi. Non ci sarà nessuno solo se i bilanci non sono chiari, se i conti non tornano, se la domanda è fuori mercato. Ma arriverà un altro Verona. E sarà nuovamente il NOSTRO VERONA. Non questo schifo condito di presunzione e incapacità.