SETTI UNICO RESPONSABILE

Non serve Einstein per capire che Grosso è un allenatore inadeguato per Verona e che con lui alla guida si rischia seriamente di andare in serie A. Ma per non ripetere la manfrina dell’anno scorso e per regalare ulteriori alibi alla società (è sempre colpa dell’allenatore, prima di Pecchia, ora di Grosso), bisogna dire le cose come stanno. Loro sono i meno colpevoli perché il responsabile numero uno, l’unico, di partite indegne come quella di Padova è Maurizio Setti da Carpi. Non c’è dubbio.

La società, così costruita, con  mezze figure e ambiguità, con suggeritori che poi vanno a fare i ds della società satellite, con un direttore sportivo senza esperienza e quindi con giocatori scarsi e un allenatore senza mordente, è solo lui. E’ incredibile, ma veramente, che un presidente assistendo oggi ad una gara come quella con il Padova non abbia un rigurgito di lucidità e non decida di esonerare un allenatore che sta barcamenandosi in un campionato mediocre che dovrebbe vederlo quantomeno nelle prime due posizioni.

Il Verona è un’accozzaglia di giocatori, non ha un minimo di grinta, quando vince lo fa più per demeriti degli avversari che per meriti propri. Mi piacerebbe leggere nella testa di Setti, sapere che cosa gli passa per la mente, quanto sia autonomo nel suo pensiero, quanto condizionato dal suo entourage, capace di raccontargli probabilmente una realtà parallela e il cui unico scopo e obiettivo nella vita è abbattere la critica, pilotarla, delegittimarla come ha più volte tentato di fare con noi. Il risultato è che se la cantano e se la suonano ma poi, siccome il calcio come la vita, non ti concede sconti, lo schifo emerge forte in gare come quella odierna. Setti è l’unico responsabile, cerchiamo di non fare l’errore dell’anno scorso con Pecchia. Il problema non è chi allena il Verona ma chi gli permette di allenare il nostro Hellas Verona.

BILANCIO (DI FINE ANNO)

L’ennesima occasione sprecata. Con Pazzini in campo per colpa dell’infortunio di Di Carmine (ottavo gol per il Pazzo),  il Verona rischia di perdere a Foggia, una gara che aveva in pugno ma che purtroppo non ha saputo chiudere. Dopo diciotto partite possiamo tirare un bilancio del Verona di Setti-Barresi-D’Amico-Grosso.

Come ho già detto più volte tutto sta nel mettersi d’accordo. Io credo che il Verona per un dovere morale minimo dopo la vergognosa stagione passata, per blasone e soprattutto per disponibilità finanziaria esagerata grazie al paracadute e alle plusvalenze effettuate, avesse l’obbligo di stravincere questo campionato. Invece, dopo 18 giornate abbiamo capito che il Verona se va bene “se la giocherà”. E già questo aumenta il turbinio dei miei zebedei da tifoso.

E a Foggia abbiamo avuto la riprova che il Verona “se la giocherà”. Grosso è un tecnico bravino ma senza anima. Ci sono difetti strutturali di questa squadra che ci porteremo dietro fino alla fine, sperando che l’infimo livello di questo torneo possa alla fine farci emergere. Credo che a questa squadra non vada mai aperta una linea di credito. Sarà anche un caso, e non lo è, ma da quando la tifoseria ha preso un certo tipo di atteggiamento, uscendo dal torpore e dalla disaffezione che questa società aveva dispensato a piene mani, i risultati sono iniziati ad arrivare. Sarebbe bellissimo, ma capisco anche utopico, che anche la critica facesse il suo. Purtroppo e non mi stupisce affatto, il mondo è pieno di gente con esagerate ghiandole salivari pronte a distendere tappeti di lingue per un loro miope tornaconto. A questa gente, va detto con forza, del Verona non frega niente. E’ gente che ama sedere al tavolo con i potenti, poter pranzare con le briciole che cadono da quel tavolo, essere in qualche maniera interlocutori. Lo hanno fatto sempre e con tutti la masnada di faccendieri che si sono approcciati in questi anni nel Verona. La loro forza è avere la faccia come il culo. Si ripresentano come se niente fosse appena cambia la gestione e si rimettono in moto con saliva e lingua.

Grosso è soprattutto un allenatore fuori luogo. Solo un tecnico con la coda di paglia ribadisce in sala stampa di non prendere ordini dal proprio presidente. Io francamente spererei per lui che fosse così. Perché se davvero fosse sua la scelta di tenere fuori Pazzini per gran parte di questo girone d’andata sarebbe da implorare Di Maio e Salvini di ripristinare seduta stante il ritorno dei manicomi. D’Amico non lo conosco. Ho visto poco tempo fa una sua dichiarazione fatta in mezzo ad una strada ad un giornalista con il cellulare in mano. Dice che non lo capiamo. Probabilmente è lui che non ci ha capiti.

Non ho parlato di Setti. Credo che la sua presunzione e la sua arroganza abbiano sorpassato il limite del fair-play. Insofferente ad ogni critica, dopo aver provato con altri metodi a fare pressioni sul sottoscritto, ha sporto nei miei confronti ben tre querele, credendo forse di farmi paura o di mettermi in difficoltà. Mi ha querelato persino per un articolo in cui chiedevo di fare chiarezza sulla società. Sarà stupendo chiarire appunto in tribunale queste vicende così anche la tifoseria del Verona capirà meglio. Sempre che ci sia un giudice che ravvisi in un doveroso esercizio di critica gli estremi della diffamazione.

Chiudo facendovi tantissimi auguri di buon anno. Sarà un anno di battaglia, di testa alta, di coerenza e speriamo di tantissimo Hellas Verona. Perché il Verona è e resterà sempre nostro. Malgrado loro.

LA VERITA’ DEL CAMPO

Più forte delle arrampicate sugli specchi, delle frasi fatte, dei dischi rotti. Più forte di tutto e di tutti. La verità del campo svela uno squarcio di luce sul Verona, sul suo allenatore, sui suoi dirigenti. Nessuna menzogna può resistere alla forza dei gol e alla banalità della realtà. Un giocatore forte va fatto giocare sempre. Non ci sono artifizi dialettici che reggano ai tre gol segnati da Pazzini stasera. Non vederlo in campo è uno scempio calcistico, una bestemmia, uno scandalo. Non ci sono tante alternative: se un allenatore, come Grosso, non lo schiera o è scarso e quindi va sostituito subito, oppure prende ordini. Altre strade non ci sono tanto è evidente ciò che è successo al Bentegodi. Evito di snocciolarvi dati e cifre per testimoniare che Pazzini in serie B è uno che fa la differenza. Solo Grosso continua a reputarlo “uno come gli altri”. Non è vero. Pazzini va fatto giocare sempre, senza se e senza ma, va messo nelle condizioni di essere il leader di questa squadra, va ricollocato al centro del villaggio. Questo urla a squarciagola la verità del campo. Il re è nudo. Ora tutti se ne sono accorti. Quante triplette serviranno per far giocare sempre titolare Pazzini?

BABBO NATALE ESISTE

Chiariamo una cosa: se ritenete che il Verona debba fare un campionato di sofferenza, acciuffando la serie A in qualche maniera, magari passando dalla roulette dei play off, allora, magari, il pareggio di Livorno può andarvi bene.

Se invece, come noi, credete che il Verona abbia il dovere di comandare il campionato, dalla prima all’ultima giornata, dall’alto di una rosa superiore costruita grazie ai 25 milioni di paracadute, con giocatori fuori categoria, imponendo ovunque il proprio gioco, anche per far dimenticare in fretta l’obbrobrio dell’ultima stagione, allora concorderete che il pareggio di Livorno è stato un’altra delusione cocente. Vedere la squadra di Grosso boccheggiare nel secondo tempo (sentirete i bardi di Palazzo parlare sicuramente di sofferenza) ed essere messa alle corde dall’ultima classifica non si può proprio vedere. Diranno che il campionato di B è durissimo, che il Livorno non merita questa classifica e bla bla bla… La verità è che l’Hellas ha sprecato un’altra occasione per colmare il gap dalle prime (che si è creata da sola) e non ha dato continuità alle due fortunate prestazioni precedenti.

A Livorno bisognava vincere, questa è l’amara constatazione, però visto che si è rischiato anche di perdere, diranno che è stato un ottimo punto. Balle: questo Verona continua a non convincere (12 tiri del Livorno contro i 4 gialloblù), continua a  non creare occasioni da gol, continua con l’ambiguità di avere il suo bomber principe relegato a soprammobile in panchina, una scandalosa bestemmia calcistica, mai sufficientemente indagata.

Esiste ed è allarmante anche un problema di tenuta fisica, unita a una miriade di infortuni muscolari che una società appena appena seria dovrebbe approfondire. Invece diranno che è tutto meraviglioso e che siamo agli albori del più grande progetto che il mondo ha visto mai. E naturalmente che Babbo Natale esiste. Auguri.

BILANCIO IN ROSSO

C’è sempre una nota sbagliata. E’ come se arrivasse sempre un po’ in ritardo. Distonia. Il Verona di Setti-Barresi-D’Amico-Grosso è distonico. Il contrario della sintonia. Fateci caso: è sempre come rincorrere la piazza per tappare lacune, buchi, mancanze. Le magliette, l’allenamento all’antistadio dopo mesi di porte chiuse. Gentili concessioni. Il potere che toglie e poi magnanimo concede. E pretende pure l’applauso. Un potere che non ha la passione. La voce più importante che manca oggi nel Verona. Ogni annuncio, ogni foto su Instagram, ogni post su Facebook pubblicati da questa società è come se fossero di plastica. Perché non c’è passione. La passione è dentro le viscere. Parte da lì, arriva al cuore e poi al cervello. Setti non ce l’ha. Inutile star qui a girarci attorno. Sotto sotto disprezza noi veronesi. E’ da quando è arrivato qui che ci vuole dare lezioni. Lezioni su come si porta avanti una società, lezioni di tifo. Non ha nemmeno imparato la nostra storia. Il disprezzo è evidente quando dice altezzoso: “Li lascio fare…”. Inteso quei quattro coglioni, ovvio. La passione non la compri. O ce l’hai o non ce l’hai. Se non ce l’hai, puoi almeno contornarti di persone che ce l’abbiano al posto tuo. Invece il Verona è l’immagine di Setti. Sempre distonico, sempre fuori tempo, sempre stonato. Per questo non riuscirà mai a capire il travaglio profondo che sta attraversando adesso il popolo gialloblù, la sofferenza di rimanere fuori dallo stadio, la volontà di lottare contro l’indifferenza. Il bilancio è drammaticamente in rosso. E non basteranno due vittorie per sanare questa frattura.

AGGRAPPATI A ZACCAGNI

C’è un giocatore che più di ogni altro ha tenuto in piedi il Verona in questo campionato: si chiama Mattia Zaccagni. Sia quando le cose andavano male, sia quando sono andate bene, come contro il Pescara, Zaccagni ha sempre lottato. In mezzo alla confusione tattica di Grosso, Zaccagni è l’unico che ha sempre messo in campo grinta e personalità. Zac è un giocatore “verticale” uno dei pochi assieme a Matos e ripensare oggi a quando stava in panchina è un’altra bestemmia calcistica inspiegabile.

Zaccagni si merita la stella di miglior giocatore dell’Hellas nel girone d’andata. In tutte le azioni importanti costruite dal Verona c’è sempre il suo zampino. Assist-man ma anche goleador che ha tolto in un paio di occasioni le castagne dal fuoco, sarà una futura plusvalenza di Setti. Su questo potete starne certi. Non appena ci sarà uno straccio di offerta, Zaccagni se ne andrà da Verona così come se ne andarono Jorginho, Donsah, Iturbe, Gollini, Ionita, Sala, Valoti, Bessa, Fares, Torregrossa. Pensare di costruire un “progetto” con queste premesse è pura utopia.

Ho parlato di un singolo giocatore perché per me il Verona neanche con il Pescara è stato una squadra. Ho visto più volontà, un po’ più di corsa, un sacco di errori, giocatori mediocri da una parte e dall’altra e appunto Zaccagni. S’è vinto perché il Pescara ha sbagliato l’impossibile davanti alla porta e perché la rosa del Verona ha più qualità rispetto a quella abruzzese (e ci mancherebbe con un paracadute da 25 milioni di euro…). La vittoria è importante, ma mi chiedo che prospettiva avrà questa squadra nel futuro. Per essere chiaro e non girarci attorno: semmai si dovesse arrivare in serie A, più per manifesta inferiorità delle altre che per merito, con questo gioco e senza una solida base tecnico-tattica, secondo voi cosa ci aspetterà?

SCUSATE, MA NON BASTA BENEVENTO PER RICONQUISTARCI

E adesso s’alzino le fanfare… Gioite, perchè il figlio prodigo è tornato a casa. Ammazzate il vitello grasso e banchettate… Una vittoria ci basterà.

E invece a me non basta. Primo perché a questa masnada non credo più da tempo. Secondo perché è un film già visto: ricordate Firenze dell’anno scorso? Ricordate il derby della stessa stagione? Figuratevi se a questa squadra, a questo allenatore e a questo presidente riapro una linea di credito. Molto di più, molto altro dovranno fare per riconquistare l’affetto del tifoso. Benevento sono tre punti. E stop. Arrivati al termine della solita prestazione anonima e per una buone dose di fortuna, altresì detto culo. Da tempo Setti adotta una strategia ben precisa. Abbassare così tanto le aspettative dei tifosi che poi basta un banale e bruttissimo 1-0 per far gridare all’impresa.

Ringrazieremo in eterno il signor Coda, spiegandogli che dalle nostre parti uno come lui lo chiamiamo amichevolmente “mona”. Quel rigore tirato come avrebbe fatto Sbirulino al circo, ci ha tenuto in partita e ci ha permesso di vincere. Altrimenti il risultato sarebbe stato senza dubbio diverso. A caval donato, comunque, non si guarda in bocca, come si dice, e quindi prendiamo e portiamo a casa.

Ma tanto di più, tanto di diverso il Verona e Grosso devono fare. E non sarà questo successo a farmi tornare a esporre le bandiere gialloblù.

MISERIE

Che tristezza, che pena, che miseria. Sentire Grosso a fine partita accampare scuse su scuse, dopo uno stentatissimo pareggino con un Palermino e sottovalutare la “ferita” profonda che si è aperta con la tifoseria, mentre gli aedi di regime cercavano disperatamente di vedere il bicchiere mezzo pieno. Miserie, come quel Pazzini relegato in panchina, zittito e umiliato e Grosso stizzito se qualcuno gli fa la domanda più banale ma anche più normale della storia: perchè non gioca?

Questo pareggio congela la situazione. Setti non ha cambiato dopo lo schifo di Brescia, perchè dovrebbe cambiare dopo un punto con il Palermo? Sicuramente sarà convinto che stasera la squadra ha fatto una mezza impresa. Se si vuole veramente bene al Verona, mettere la sabbia sotto il tappeto non serve a nulla. E’ ormai tre anni che si cerca di creare una realtà parallela evitando di raccontare la verità del campo. E la verità è terribilmente chiara, nitida, davanti a tutti noi. Questa squadra non ha personalità, non ha identità, non ha gioco. La tredicesima formazione diversa in tredici partite dimostra una confusione inversamente proporzionale alla conoscenza che Grosso aveva di Dawidowicz come da sua ammissione: pari a zero.

Quel che è peggio è che stiamo scivolando in classifica, ormai alla periferia dei play-off e non vi è traccia alcuna di una riscossa. Si va avanti nel piattume, convinti di aver avuto sfortuna, convinti di aver sbagliato “solo la gara con il Brescia”. Ora Grosso, dopo un’estate passata a promettere di riconquistare Verona con il bel gioco e con i risultati, parla di una squadra ancora “giovane” e quindi da comprendere nelle difficoltà. Stesso identico copione del duo Fusco-Pecchia che l’anno scorso spiegavano i loro fallimenti sportivi con la “terribile” pressione della piazza veronese.

Ed infatti siamo già al meraviglioso “i conti si fanno alla fine mica a dicembre” che è un po’ come rifugiarsi in corner al campetto.

Tutto già scritto, tutto già sentito. Setti ovviamente starà riflettendo. E martedì riconfermerà Grosso. Miserie, appunto.

FAKE-ALLENATORE E FAKE-DS

Da agosto ho invocato un Verona a due punte ma dopo Brescia ho capito che quello non è il problema. La gara con il Brescia ha sancito definitivamente che il problema del Verona non sono i moduli né tantomeno gli attaccanti (posto che Pazzini fuori da quattro gare consecutive ha marcato anche oggi…).

Il problema del Verona è l’uomo che la dirige in panchina, fortemente voluto da Setti che per prenderlo ha sfidato la piazza e i tifosi, convinto di avere ragione. Grosso è l’allenatore sbagliato nel momento sbagliato, solo la terribile presunzione del presidente carpigiano ha potuto creare questo ulteriore bubbone esploso alla giornata numero 12 dopo una indegna (si può dire? o mi querelate?) partita a Brescia. Non era difficile capire che Grosso non avrebbe potuto essere l’uomo che risolleva la piazza a Verona. Il suo gioco monocorde, gli allenamenti a porte chiuse, le sue conferenze-stampa carillon (capaci di addormentare anche un neonato col mal di pancia), le sue frasi fatte, non potevano essere la benzina per ripartire dopo lo schifo (si può dire o mi querelate?) della scorsa stagione.

A Bari vedevano Grosso un po’ come noi vedevamo Pecchia. Anzi, anche peggio. Setti però ha voluto continuare sulla stessa strada. Ha confermato il signor Tony D’Amico, il braccio destro di Fusco, dando quindi continuità a quel percorso fallimentare. E al posto di Pecchia ha preso Grosso che ben presto si è rivelato molto peggiore di Pecchia che perlomeno in B aveva fatto un gran calcio.

Mi sembra logico a questo punto che lunedì mattina il Verona stili un comunicato cacciando questo “fake-allenatore” che sta tradendo ogni aspettativa. E con lui ovviamente il “fake-ds” (altra querela? Si chiama ironia, fatevene una ragione…). Ma la logica quando si tratta di Setti e di questa società non può essere invocata. Quindi non mi stupirebbe rivedere Grosso ancora alla guida del Verona quando si tornerà a giocare. Al peggio non c’è mai fine…

ONESTAMENTE? UNO SCHIFO

Fabio Grosso ha invitato ad analizzare con onestà le ultime prestazioni del Verona. Come a dire che nell’analisi che la stragrande maggioranza dei tifosi del Verona ha fatto ci sia stata poca onestà o addirittura disonestà. Allora, siccome qualcuno onestamente si deve prendere la briga di dirlo a questo allenatore, ci proviamo noi: caro mister… a Venezia abbiamo fatto angossa (si faccia tradurre), col Perugia abbiamo vinto ma ci sono venuti gli sgrisoloni (anche qui traduzione), ad Ascoli è stata una partita vergognosa, mentre stasera abbiamo fatto semplicemente schifo. Ecco… Schifo mi sembra la parola migliore per non cadere in volgarità. Sempre con onestà le dico che giocando così non solo i tifosi non si riavvicineranno più, ma con queste prestazioni lei si è già giocato il bonus che le era stato concesso. Ora recuperare fiducia e credibilità sarà sempre più dura.

Non so cosa si aspettasse di trovare Grosso a Verona. Ma doveva sapere che dopo la vergognosa retrocessione dell’anno scorso qui ci si aspettava molto. Un cambiamento di rotta, gioco, spettacolo, allenamenti a porte aperte, simpatia. Dov’è tutto questo? Non c’è. Le dichiarazioni del tecnico del Verona ripercorrono un filo conduttore già sentito, già visto, vuoto. Si parla di episodi, un salvataggio in angolo per qualsiasi allenatore del mondo in difficoltà. Banalità. E’ colpa di Grosso. No. E’ colpa di una società che non ha voluto ascoltare nessuno, ha voluto imporre un allenatore sbagliato, in un momento sbagliato. Per di più senza il filtro di una dirigenza all’altezza, con il capo degli osservatori del direttore sportivo che aveva fallito l’anno prima, addirittura promosso. Incredibile.

Incredibile vedere Pazzini in panchina e sentire le assurde giustificazioni di Grosso a spiegare la scelta folle e suicida di stasera e di tutte le precedenti volte in cui Pazzini non ha giocato. Sarebbe interessante che ora la società, dopo aver pubblicato le foto sorridenti del Pazzo a inizio stagione ci facesse sentire che cosa pensa realmente di questa umiliazione l’attaccante. Pazzini in panchina è un caso clamoroso, evidentemente avallato dalla società che condivide in toto le scelte del proprio allenatore. Fra un paio di partite Setti dovrà per forza tirare le somme. Vedremo se in caso di altre gare del genere ci sarà una seria presa di posizione o se assisteremo alla riedizione della manfrina dello scorso campionato. A tal proposito, noi abbiamo pochi dubbi.