TRE VOLTE PAZZINI

Il calcio è semplicissimo. Pazzini in serie B è un bomber che fa la differenza. Non farlo giocare è una bestemmia, la riprova si è avuta oggi quando Pazzini ha giocato (perchè Di Carmine era infortunato) e ha segnato tre gol. Può essere un problema Pazzini per il Verona? Neanche per sogno. E’ una risorsa, ma non quando sta in panchina, come qualcuno ha scritto nella scorse settimane. Non deve diventare una guerra di religione, ma semplicemente l’ovvietà per riportare il Verona in serie A. Pazzini non può essere nemmeno la riserva di Di Carmine. Se proprio va fatta una scelta tra i due (io non la farei), deve giocare lui.

Che Verona ho visto? Molto superiore ad un Carpi imbarazzante, ma ancora con tanti problemi ed equivoci. Ad esempio in difesa. Ricordiamoci che sul 2-0 il Carpi ha colpito un palo per con la nostra difesa dormiente che poteva anche riaprire il match. E poi abbiamo preso un altro gol in fotocopia a quello preso col Padova. Riportiamo i giocatori nel loro ruolo (Dawidowicz in difesa, Marrone a centrocampo), sistemiamo qualche equivoco, giochiamo con più cattiveria. Manca ancora un’anima, si spera che la vittoria aumenti l’autostima. Pazzini ha fatto il leader e la sua guida può essere utile per far crescere in velocità la squadra. E un leader, come mi disse un allenatore qualche anno fa, non lo può fare uno che va in panchina, ma solo chi lotta in campo.

In mezzo a tutto questo m’è piaciuto Laribi e come Grosso gli abbia ritagliato un ruolo nel posto giusto, dove viene valorizzato molto di più di quando viene sistemato interno a centrocampo. E poi Henderson, un talento che non va sprecato a cui va data continuità e che potrà regalarci grandi soddisfazioni.

C’è moltissimo da lavorare e da crescere e soprattutto si attendono avversari all’altezza per tracciare un giudizio . Dopo Crotone avremo qualche notizia in più su questa squadra.

IL MODULO (NON) E’ MOBILE

Il modulo è mobile dice Grosso. Come la donna. Cioè per l’attuale mister del Verona, come per quello (mister) dell’anno scorso, giocare a quattro in difesa è la stessa cosa che a tre. L’importante, dice, è lo spirito. La metafisica applicata al calcio.  Quale non si sa, tra l’altro,  visto il mezzo flop col Padova. Col Cosenza, dove non s’è giocato, Grosso ha già fatto una mezza rivoluzione. Cambiato il centrocampo e un pezzo d’attacco. L’unico punto fermo è rimasto Pazzini. In panchina. Il modulo non è la pietra filosofale, siamo d’accordo. Ma è la base di ogni buon progetto calcistico.

Ci sono distanze da rispettare, movimenti da effettuare, affiatamenti da trovare che richiedono lavoro e tempo. Le famose catene hanno necessità di tanto tempo e tanto lavoro per funzionare al meglio. Cambiarle ad ogni gara non porta a nessuna parte come il pubblico dell’Hellas ha potuto constatare.

Prendete Jorginho in nazionale. Come mai al Chelsea è un fenomeno e appena arriva in azzurro fa pena? Semplice: perché là c’è Sarri che ha cucito un vestito perfetto attorno al suo regista, abituato da mille allenamenti al millimetro, mentre in nazionale non c’è tempo per adattarlo, sempre che Mancini abbia le doti e la voglia di farlo. Jorginho con Benitez (vice Pecchia) giocava in un centrocampo a due. Venne svalutato al punto che il Napoli voleva rimandarlo indietro. Poi è arrivato Sarri e il Napoli ha rivenuto Jorginho a 60 (sessanta!) milioni. E poi dicono che i moduli non c’entrano.

Cambiare tanto, soprattutto all’inizio, non porta da nessuna parte. La struttura di una squadra ha bisogno di consolidamento e di pazienza. Vedere per esempio che Ragusa, dopo aver ciccato alla prima, a Cosenza era già in panchina mi ha fatto riflettere. Perchè una bocciatura del genere? Non si rischia di creare tanta confusione soprattutto all’inizio? Sono semplici domande a cui Grosso non dà risposta, svincolando come il suo predecessore con alcune frasi fatte.

 

MISERABILE TEATRINO

Che altro c’è da aggiungere che non sia stato detto? Quanta indignazione, vergogna, senso di schifo nei confronti di un movimento che non riesce neanche a organizzare una partita di calcio? Un movimento che fa parte di un paese dove crollano i ponti, sgretolato ormai alla ricerca di responsabili che non pagano mai.

Una tragedia e una partita di calcio che non si gioca sono due episodi lontanissimi, eppure fanno parte dello stesso genitore. L’Italia, quella che dovrebbe essere la nostra nazione, in cui tutti si indignano ma è sempre colpa degli altri. A Cosenza diranno ora che è colpa del Verona che non ha voluto giocare su un campo gibboso, dopo la solita passerella dei soliti politici locali che si vantavano pure per aver rizollato il campo a tempo di record, meno di 24 ore prima della partita. Non pagherà nessuno, statene sicuri, come sempre avviene in un rimpallo di responsabilità burocratiche che non conoscono vergogna.

Si parlerà al massimo fino a mercoledì di questo ennesimo miserabile teatrino e poi ce ne dimenticheremo bellamente, così come ci dimentichiamo dei senzatetto di un terremoto e dei morti di un ponte che crolla. Ha senso ancora guardare il calcio, esultare per la nostra squadra, quando tutto è minato dalle fondamenta, da gente incapace ad ogni livello che ha svenduto per trenta putridi denari la nostra passione e le nostre emozioni? Non serve Cristiano Ronaldo per ridare credibilità al nostro campionato, quello serve solo a vendere un prodotto invendibile, il fiocco rosa su un mucchio di merda.

Eppure torneremo ancora a tifare per il Verona, così come in molti, e lo dico con rispetto, sono tornati ad abbonarsi dopo lo schifo che ci ha propinato Setti nell’ultimo campionato. L’oblio in fondo si offre a tutti, ladri stupratori e assassini. Lo si può offrire anche a un presidente di calcio.

GROSSO DEVE GIA’ CAMBIARE

Gambe molli, poche idee, l’identità di squadra lontanissima e un abominio: Pazzini in campo per appena 8 minuti. In cui tra l’altro ha creato l’occasione più bella della partita. Non m’è piaciuto nulla della gara del Verona contro il modestissimo Padova, che ha però un carattere che qui sotto l’ala dell’Arena ci sogniamo.

Grosso ha creato alcuni evidenti equivoci con il suo gioco orizzontale. Matos e Ragusa, uomini di gamba a cui dare spazi e verticalità, così non servono a nulla. La lenta manovra con cui l’Hellas ha cercato di avvolgere il Padova ha ricordato il peggior Verona di Pecchia. Le squadre avversarie si abbassano, ti tolgono profondità, si posizionano e tu continui a spostare il pallone da una parte all’altra con fare masturbatorio.

Il centrocampo non ne ha presa una. Henderson troppo brutto per essere vero. Laribi deve toccare palloni per entrare nel vivo del gioco. Colombatto è cresciuto con Zaccagni. Il Verona è lontanissimo da essere quella squadra che ci faccia dimenticare il pessimo campionato scorso. Tranne un tiro di Laribi e la conclusione in girata di Pazzini ha tirato in porta solo su calcio piazzato. La difesa ha gli stessi identici vizi di quella pecchiana.

Ripeto fino allo sfinimento: Pazzini in panchina in serie B è una bestemmia. Otto minuti in questa categoria sono anche peggio di quello che s’era visto l’anno scorso con il Napoli. Pazzini è l’unico giocatore con carisma, deve giocare al fianco di Di Carmine. Smettiamola di dire che i due non possono coesistere. Sono entrambi intelligenti (vedere l’ultima azione per credere) e troveranno sicuramente il modo di giocare assieme. Saranno affari degli avversari marcarli.

L’unica dolcezza di questa amara domenica è pensare che siamo solo alla prima giornata. Ma chi guida questa squadra deve cambiare. In fretta.

FATECI TORNARE LA PASSIONE

Grosso la può raccontare finché vuole: ma sa benissimo che vale una sola cosa. Vincere. E’ l’unica missione che il pubblico di Verona gli chiede. La vergognosa retrocessione della scorsa stagione che fa il paio con quella di due anni fa, resta una macchia indelebile su questa società. Con una fretta che genera sospetti una parte della critica e anche di tifosi ha voluto mettere la polvere sotto il tappeto, nel tentativo di far dimenticare quanto è avvenuto. Ma qui non ce ne siamo scordati, come vorrebbe un proverbio napoletano. Fusco, scappato a Benevento almeno in facciata, aveva promesso una squadra da battaglia. Per tutta la stagione aveva rimpallato la questione: giudicateci alla fine. Setti aveva giurato che quel Verona avrebbe lottato fino all’ultima giornata perchè era esattamente come lui: uno che non molla mai. Di Pecchia non ne vorrei nemmeno parlare. E’ stato il consenziente parafulmine di quel disastro.

Bisogna partire da lì per spiegare cosa si vuole da questo Verona. Un Verona che non ha voltato pagina, che ha cambiato nella continuità dirigenziale. Barresi è ancora il direttore operativo. D’Amico è il figlio di Fusco, l’attore principale della vergognosa stagione. E con Grosso si ripercorre lo stesso schema che abbiamo visto con Pecchia. Con un ds “amico” di nome e di fatto,  fin quasi alla complicità e che dunque avrà molti problemi nel momento in cui (speriamo di no) dovessero essere prese strade diverse o si dovesse correggere la rotta.

La squadra però appare forte, soprattutto nella mediocrità della serie B. Con venti milioni di paracadute, è il minimo che ci si poteva aspettare. Ma una squadra non è un’accolita di buoni giocatori, lo sappiamo benissimo. Una squadra è spogliatoio, simbiosi con i propri tifosi, è identità di gioco. Tutto quello che il Verona di Grosso non è stato a Catania, prima incredibile battuta d’arresto di questa stagione. Sperando sia solo un infortunio di percorso. Ora si fa sul serio. Vincere deve essere la normalità. Una sconfitta un dramma. Dopo lo schifo fateci tornare un po’ di passione.

 

L’INUTILE ESERCIZIO DEL PAGELLONE POST MERCATO

Nulla è più inutile del pagellone post mercato. E’ un giochetto a cui non ci siamo sottratti in passato ma, sinceramente dopo una stagione come quella scorsa, in cui l’entusiasmo dei tifosi si è svuotato mentre parallelamente si gonfiavano le gonadi, ha lasciato un senso di profonda delusione e di un’assoluta mancanza di credibilità in questa società e nelle sue promesse.

Detto in breve: io non ci credo più. Sarà il campo a dirmi e a dirci che cos’è questo Verona. Di sicuro ci sono due dati: con 20 milioni di paracadute, questa campagna acquisti è il minimo che ci si potesse aspettare. Ho letto di “colpi”, una parola abusata e che, come spesso s’è visto, poi non corrisponde alla realtà del campo. E poi ho letto che Setti è tornato a spendere: un’altra balla colossale. Setti ha prima incassato vendendo tutto quello che era possibile vendere per costruire qualche plusvalenza e poi ha preso dei giocatori con varie formule: qualcuno in  prestito secco, qualcuno con l’obbligo di riscatto, qualcuno svincolato (e quindi senza esborso di denaro).

D’Amico non è riuscito a risolvere i casi più spinosi. Fossati ad esempio, il cui accantonamento francamente continua a rimanere un mistero. La mia idea è che Fossati abbia pagato i suoi rifiuti ad andarsene al mercato di gennaio e che la situazione sia ancora la stessa. A dimostrazione che D’Amico persegue gli stessi indirizzi che gli ha dato Fusco. E poi c’è Pazzini. Che non può essere un caso. Non in serie B, almeno. Pazzini in serie B, per definizione, deve essere considerato un titolare fisso e inamovibile come lo fu due anni fa. Sentire Grosso che ne parla come di un giocatore da trattare alla stregua degli altri mi fa salire la pelle d’oca. Ogni minuto che Pazzini passerà in panchina sarà una bestemmia. E poco importa che sia arrivato Di Carmine. Pazzini va fatto giocare sempre e comunque. Altrimenti è stata una follia tenerlo.

Adesso la parola al campo. Dove Fabio Grosso è chiamato a pilotare questa barca senza tentennamenti, mettendo da parte esperimenti ameni, con chiarezza di progetto e di ruoli. Una squadra che abbia un’anima e che riavvicini la gente vincendo tantissimo. Ed evitando fiaschi colossali come l’eliminazione dalla Coppa Italia contro la “corazzata” catanese.

LA CONFUSIONE DI GROSSO

Non eravamo fenomeni una settimana fa quando per molti il Verona era già in serie A, non siamo dei brocchi oggi dopo che il Catania ci ha eliminato. Ci sta in questo momento della stagione, altre formazioni anche di A sono andate in difficoltà.

La preoccupazione, però, è un’altra e porta direttamente al tecnico. Alcune scelte di ieri lasciano perplessi, molto, ed entrano nel campo degli esperimenti eccessivi. Non mi piace, intanto, e non mi piacerà mai la duttilità di ruoli e moduli. La specializzazione è fondamentale al pari della conoscenza che si acquisisce sul campo ripetendo e ripetendo i movimenti fino a farli diventare automatici.

Catapultare un giocatore a destra, a sinistra, al centro, in mezzo, in attacco, significa creare e creargli solo imbarazzo. Ci sono distanze, automatismi che si trovano solo con la specializzazione e la costante applicazione in una specifica zona del campo. Bagnoli la applicava negli anni ’80, senza usare paroloni. Un terzino deve fare il terzino e un’ala, l’ala. Punto. Marrone ieri è stato schierato centrale difensivo, Crescenzi che aveva sempre giocato a sinistra è stato spostato a destra, ad un certo punto del match, quando si perdeva 2-0, Ragusa è stato sostituito da Dawidowicz, mentre Pazzini languiva mestamente in panchina fino al 30′ del secondo tempo. Incomprensibile.

Aggiungiamoci il fatto che il Verona dal punto di vista fisico è apparso imbarazzante e il risultato è stato la logica conseguenza.

Tutta questa confusione è quella che ha seppellito Pecchia. Leggo che a Bari Grosso ha cambiato 21 formazioni in 22 partite. Speriamo che a Verona la musica sia diversa.

PRIMA (STRA) VINCERE LA SERIE B E POI SI CAPIRA’ CHI E’ SETTI

Intanto bisogna vincere. Non è un accessorio ma un obbligo. Vincere non è mai semplice ma il Verona, grazie al ricco paracadute che incasserà e dopo l’ignobile caduta in serie B ha l’obbligo di farlo. Grazie al “booster” economico che i regolamenti consentono, l’Hellas di Grosso è come se partisse con due giri di vantaggio rispetto a tutte le altre. Capisco che quando si abitua il popolo a un digiuno forzato anche una briciola di pane può sembrare buonissima, ma non mi troverete allineato su questi facili entusiasmi. Credo che la società abbia fatto solo il minimo sindacale, rimandando gli investimenti veri alla prossima stagione e ad un’eventuale serie A. Tranne i giocatori presi a parametro zero perchè liberatesi dai fallimenti di Cesena e Bari, tutte gli altri sono subordinati alla voce “prestito con obbligo di riscatto”.

I parametri per giudicare Setti non possono essere gli stessi usati per giudicare (e lo facemmo con critiche feroci anche allora peraltro) altri presidenti. Perchè nessun presidente del passato ha mai avuto così tanto denaro garantito a disposizione. Pensate un po’ al povero Martinelli ad esempio: per riportare il Verona in serie B (e sfiorare la A…) spese qualcosa come dieci milioni di euro di tasca sua. Avesse vissuto la stessa condizione di Setti, probabilmente avrebbe costruito un Verona da Europa League con un patrimonio giocatori incredibile.

Setti invece ha affossato il Verona in due tra le più umilianti stagioni mai disputate in serie A. Ora è tornato in serie B, dove, se non dovesse salire, godrebbe di un altro incredibile salvagente da 10 milioni di euro. Ma il vero Setti si vedrà una volta tornato in serie A. Perché a quel punto la cuccagna (paracadute) sarà finita e Setti non avrà più la rete. Allora dovrà giocoforza attrezzare squadre competitive con allenatori all’altezza e staff dirigenziali adeguati. Per riavere nuovamente un paracadute (sempre che la perversa legge resista) dovrà salvarsi per due stagioni filate e partecipare al terzo anno di serie A, insomma dovrà consolidare il Verona. Per ora dunque nessun fuoco pirotecnico, nessuna festa anticipata. Quelle riserviamole per altre occasioni e per altre imprese.

PER FAVORE BASTA CON L’EQUIVOCO PAZZINI

C’è Di Carmine e c’è Pazzini. Il campionato è quello di B dove il Verona dovrebbe dominare in lungo e in largo. E allora dov’è il problema? Pazzini e Di Carmine in serie B devono giocare assieme. Invece ascolto le prime dichiarazioni di Fabio Grosso e sento troppa prudenza e troppa diplomazia. Pazzini e Di Carmine? Lavoriamo per migliorare (ma va?), sono motivatissimi (ma dai?) e via andare così, girandoci attorno con la fiera delle banalità.

Ma porca miseria, mi chiedo: ma è così difficile dire che con i due il Verona ha un attacco spaziale e che solo un masochista non li metterebbe assieme in quella schifezza mediocre che è la serie B?

Poi però leggi le Pravde aziendali e un po’ capisci di più, perché tra le righe te lo scrivono: il problema è l’ingaggio di Pazzini. Troppo alto, troppo elevato…Ed infatti ecco che gli esperti di mercato, opportunamente imbeccati dalla società, fanno sapere che Pazzini è stato proposto al Frosinone in cambio di altri due.

Ora si spiega tutto. Pazzini resterà sul mercato fino all’ultimo secondo perchè l’ordine di Setti è quello di abbassare drasticamente il monte ingaggi. E se resterà preparatevi già al solito equivoco. Dove forse la tattica è la cosa che conta meno…

ASTICELLA ALTISSIMA

Penso che l’arrivo di Di Carmine sia solo il minimo sindacale che era lecito aspettarsi da una società che nell’ultimo campionato ha seminato spettacoli indecenti, incapacità gestionale, errori a ripetizione e appena 25 punti. Una società che percepisce il secondo paracadute milionario e che ha il dovere morale, ancora prima che aziendale di costruire uno squadrone che stravinca il campionato di serie B.

Non mi esalto, quindi per Di Carmine che considero un buon giocatore da serie B e che nel suo curriculum ha un solo exploit come bomber, quello della scorsa eccezionale stagione. Aspetto altri acquisti, perchè al contrario di molti ottimisti di professione, il Verona che ho visto nelle amichevoli non mi ha assolutamente esaltato, anzi un pochino mi ha preoccupato e depresso. Servono rinforzi ad una difesa inadeguata e qualità a centrocampo. Ariaudo e Henderson sono buoni acquisti che potrebbero sistemare qualche problema.

C’è un tentativo di accantonare maldestramente la scorsa stagione. Non è possibile farlo, secondo me, perché quello a cui abbiamo assistito è una ferita terribile che non può essere sanata facilmente. Le società hanno sempre la spocchia di trattare i tifosi come dei deficienti decerebrati a cui tirare in faccia un paio di acquisti per far dimenticare tutto. Finito il campionato, migliaia di tifosi giuravano che non si farebbero più fatti l’abbonamento finchè ci sarebbe stato Setti alla guida del Verona.

In questo dibattito non sono entrato volutamente: considero troppo importante la riflessione che ognuno di noi fa su questo argomento e tutte le valutazioni egualmente importanti che non mi sento di prenderne parte. Il Verona è un’istituzione al di là del bene e del male e dei singoli gestori che è rispettabile l’atto di fede dell’abbonarsi. Viceversa, l’estrema protesta di chi non si abbona è anche l’unica arma in possesso del tifoso per far capire alla società che ha superato il limite della sopportazione con prestazioni indegne, campagne acquisti inesistenti, false promesse (“lotteremo sino alla fine, sino all’ultimo minuto”). Potrebbe essere un compromesso lo sciopero dell’abbonamento con una presenza massiccia in trasferta, ma ripeto, ogni idea è rispettabilissima.

Per quanto mi riguarda l’asticella del giudizio nei confronti di questa società resta altissima. Mi aspetto molto di più dal mercato e soprattutto vittorie a ripetizione e spettacolo nel prossimo campionato.