LA NOSTRA BATTAGLIA E’ SOPRATTUTTO LA VOSTRA BATTAGLIA

Uzzo, Cannella, Pastorello. Pensavamo di averle viste tutte. E pensavamo di aver toccato il fondo. Invece ci mancava Maurizio Setti da Carpi. Il quale a suo modo un posto nella storia del Verona se l’è ritagliato: prima facendo i due più vergognosi campionati del Verona in serie A e poi escludendo una testata e un giornalista di quella testata da una conferenza stampa. Un fatto gravissimo che mai a Verona è accaduto. Nemmeno con Uzzo, Cannella e Pastorello i quali mai si sono sognati di fare una cosa del genere.

I fatti li conoscete: ieri è stato negato l’accredito al nostro Francesco Barana per partecipare alla grottesca conferenza stampa (grottesca perché senza orario) di D’Amico e Grosso. E’ evidente, ed ora Setti si è svelato pienamente, che a lui e al suo entourage danno fastidio le critiche. Altra spiegazione non c’è per questa esclusione. Io non so chi stia consigliando Setti in questo momento: forse il nuovo direttore sportivo del Mantova, forse qualche altro dirigente che in passato ha lavorato per la Reggina e per il Napoli e in questo modo vuole testimoniare il suo attaccamento e la sua totale adesione all’identità veronese. So che tutte queste cose non ci piegheranno e che questa non è la nostra battaglia, ma la vostra. E ora, cari lettori e cari tifosi del Verona, vi spiego perchè.

Una voce libera è la voce di tutti. E’ il sale della democrazia, è il pepe del nostro vivere. Non è retorica, è proprio così. Non capirlo vuol dire condannarsi al suicidio, così come dire “affari vostri”. In quel momento, quando lo fate, fate esattamente il gioco di Setti che vuole spegnere questa libertà. Faccio esempi pratici: se a Verona nessuno pubblica più le inchieste dell’Espresso sul Verona o dà voce alla lettura dei bilanci di Verona col Cuore, sapete chi lo fa? Nessuno. Perché Setti attraverso i suoi dirigenti intima, aleggia querele, fa venire paura. Per farlo, per pubblicare quelle cose che danno fastidio, serve coraggio, serve avere la schiena diritta.

Fatevi un giro sui siti che si occupano del Verona, fatevi un giro sulle pagine sportive dei giornali e andate a vedere in quanti hanno pubblicato i comunicati di “Verona col cuore” in quei giorni. Vi abbreviamo la ricerca. Solo noi. E sapete perchè? Perchè il Verona ha fatto pressione su tutti i mezzi di informazione. Tutti quelli che ieri erano presenti alla conferenza stampa di Grosso e D’Amico, come se quello fosse un regalo, un osso mollato al cagnolino di turno, per dirgli che ha fatto il bravo e il suo dovere. Non ha pubblicato nulla, triste dirlo, neppure chi ostentava nel proprio sito la pubblicità di “Verona col cuore” ergendosi a voce dei tifosi.

Ovviamente fedeli al nostro ruolo, abbiamo pubblicato anche la risposta della società e successivamente abbiamo posto precise domande perché quella risposta non ci pareva per nulla esaustiva. Ecco, questo è uno dei mille esempi che potrei farvi per spiegarvi che razza di pressioni, di ricatti, di coraggio serve per portare aventi certe battaglie. Lo facciamo perché crediamo fortemente ancora e nonostante tutto nel ruolo dell’informazione, sebbene isolati. Ma non saremo mai isolati finché questo sito e la nostra televisione saranno i più letti e guardati a Verona. Quella è la nostra forza.

Ieri, per dirla semplicemente, il nostro sito ha toccato un record di contatti mai raggiunti prima eppure non avevamo un’immagine di Fabio Grosso che parlava di fare “il massimo” e di D’Amico che balbettava emozionato il copione scritto da Fusco. Ecco perché questa non è la nostra battaglia, ma è soprattutto la vostra, di chi ama veramente l’Hellas Verona, e non questa aberrazione che Setti ha voluto creare.

NESSUN BAVAGLIO

Mai si era vista una stagione partire in questa modo. Il Verona scappa dalla città, dalla sua gente, dai media. Grosso e D’Amico, le scelte “contro tutti” del presidente Setti, non sono stati presentati. Nè loro, nè la squadra. All’inaugurazione delle nuove maglie, Telenuovo non è stata invitata. Evento privato, la giustificazione. Forse diamo fastidio. Togliamo il forse. Critichiamo come è giusto che sia. E diciamo bravi quando se lo meritano. Non è difficile da capire. Ma Setti ha la querela facile. Ne ha annunciate altre a giornalisti di questo gruppo, per banali motivi. Anche al sottoscritto. Vuole intimidirci, non ce la farà.

Il Verona ha fatto 25 punti nell’ultimo campionato, un disastro, il secondo nelle ultime due apparizioni. Dà fastidio che lo diciamo e lo ricordiamo. La polvere deve andare velocemente sotto il tappeto. Il tifoso è trattato come un essere decerebrato senza memoria. Dovevamo stare zitti, non farlo notare? Per quanto mi riguarda siamo stati anche troppo comprensivi, soprattutto quando Fusco e Pecchia ci raccontavano che avrebbero lottato fino alla fine. Il primo è scappato (o forse non se n’è mai andato…), il secondo si è disintegrato, intrappolato sotto le macerie della penosa squadra che gli avevano affidato e che lui aveva accettato di guidare raccontandoci che era la miglior squadra del mondo…

Invece di cambiare pagina il Verona scappa. Pubblicando foto di un Pazzini felice dopo gli strali che sono volati fino a qualche settimana fa. Come se niente fosse. Tra poco diranno che ci siamo inventati tutto. Pazzini trattato come soprammobile, cacciato al Levante e le dichiarazioni di Fusco e la risposta del Pazzo su Insta. Se Pazzini tornerà il leader che merita di essere e che speriamo che sia, questo aumenterà ancora di più le responsabilità di Setti per la gestione sciagurata del giocatore nell’ultima stagione. Non lo dimenticheremo per due foto sorridenti come altri stanno già tentando di fare dopo aver tirato bordate pilotate all’attaccante.

A Telenuovo abbiamo un unico padrone: il telespettatore e il lettore. Nella nostra televisione, nei nostri spazi non abbiamo mai fatto liste di proscrizione. Tutte le opinioni sono rappresentate. Anche quelle con cui non siamo d’accordo. Soprattutto quelle. Sfido qualcuno, anche dei miei colleghi a dire il contrario. Se qualcuno della società vuole confrontarsi con noi lo deve fare a viso aperto. Accettando le nostre regole: domande libere senza story board che arrivi dall’alto. Non abbiamo mai permesso che uno studio televisivo si tramutasse in una gogna mediatica. Ma nemmeno in un postribolo di leccaculi.

Mettiamo sempre la faccia, non siamo vigliacchi. L’editore è stato partner del Verona e in quel periodo il Verona ha sfiorato l’Europa League e ha portato a casa una salvezza super-tranquilla. Abbiamo trasmesso per primi (e mi risulta ancora oggi da soli) le partite della più bella squadra Primavera che il Verona abbia mai avuto. Abbiamo portato le amichevoli del Verona nelle case di tutti i veronesi gratuitamente. E al terzo anno di quell’accordo, pur partner, abbiamo criticato senza preclusioni quando il Verona naufragava (ed allora in molti considerano quelle critiche eccessive…).  Non so quanti qui a Verona, in presenza di un accordo del genere, avrebbero fatto lo stesso. Lezioni di morale in questo senso non ne accettiamo.

Il Verona cresce solo se ci sono le critiche. Questo sfugge a Setti. La nostra opera di controllo è fondamentale. Alza l’asticella. Prendete le magliette. Come mai quest’anno la società dice che sono tornati i colori giusti (cit. Barresi)? Allora vuol dire che erano sbagliati prima… Eppure quando lo dicevamo davamo fastidio e se avessero potuto quegli stessi dirigenti che oggi dicono che erano sbagliati,  ci avrebbero querelati o comunque zittiti. Perché quelle critiche davano fastidio.

Non staremo zitti. Ma tiferemo Verona, come sempre, perchè vogliamo troppo bene alla squadra della nostra città, in cui ci troviamo uniti a gioire per una vittoria e a piangere per una retrocessione. Tifare vuol dire anche criticare. Emozioni e delusioni che Setti, Righi, Barresi, D’Amico, Fusco non potranno mai capire.

PICCOLI LOTITI CRESCONO…

Una squadra in serie D. Un’altra in serie B, reduce da una stagione disastrosa. Che senso ha avere due squadre così? Se lo chiedono tutti i tifosi del Verona, allibiti e sconcertati dalla notizia che Setti acquisirà il Mantova. Si dice che il Mantova servirà al Verona per valorizzare i suoi giovani e fare sinergia. Quindi, di fatto, se così fosse, sarà una succursale del Verona. Mi fa ridere l’affanno con cui il neo presidente Masiello che ha venduto un paio di Porsche a Setti, si è prodigato a spiegare ai tifosi virgiliani che il Mantova non sarà una succursale del Verona. E cosa sarà allora?

A parte il fatto che per piazzare dei giovani, la prima regola è che devi averli. Ma il Verona che giovani ha da piazzare in serie D? Anche qui mi appello alla logica: se il settore giovanile, dove la Primavera è appena retrocessa (vale la pena ricordarlo) producesse dei giovani validi sarebbero da subito inseriti nell’organico visto che il patrimonio giocatori è stato azzerato dalle continue cessioni (vedi Danzi e/o Tupta e/o Kumbulla). E se qualcuno di questi ragazzi non fosse adatto al Verona dovrebbero essere fatti maturare o in un’altra di B o se proprio proprio in C. Di certo non in D. Infatti il primo acquisto del Mantova pare che sarà il “giovane” Laner. Non vedo insomma quali benefici possa avere da un simile operazione il Verona.

Credo che Setti avrebbe fatto meglio, molto meglio, a dedicarsi a consolidare il Verona in serie A, che poi era la sua unica promessa, ampiamente disattesa dagli ultimi due squallidi passaggi in questa categoria. Solo dopo una decina di anni di permanenza in serie A, con i bilanci saldi, con le entrate certe dei diritti tv, con un settore giovanile tirato a lucido e in grado di produrre giovani talenti, avrebbe potuto pensare di fare una mossa del genere.

In questo momento è solo uno sgarbo, l’ennesimo, alla piazza di Verona che assiste sempre più disorientata a queste mosse, imbarazzata dal fatto che Tony D’Amico sia il direttore sportivo pur senza ufficialità, che Grosso sia l’allenatore con cui stravincere il campionato, che Almici, Cissè e Matos siano gli uomini del rilancio, che nulla ancora si sa del destino di Pazzini.

Sappiamo già con che spirito saranno lette queste osservazioni dall’entourage del presidente: diranno che non capiamo niente, che loro sono avanti, che Mantova è un affare, che è un’opportunità unica e grandiosa, che le prospettive sono di crescita… Appunto, di crescita… Come amava ripetere Pecchia mentre la nave andava inesorabilmente verso l’iceberg.

IL DIRITTO DI ESSERE SCETTICI

Qualcuno mi può spiegare perchè oggi ci sarebbe da gioire per l’arrivo di Fabio Grosso? Boh, io veramente non capisco e rivendico il mio diritto di essere scettico. Ovviamente non posso sapere che cosa riserverà il futuro, non ho la sfera di cristallo, per un giudizio mi devo basare su quanto ho visto fino ad oggi. Come tutti i tifosi. Faccio una premessa indispensabile a scanso di equivoci: qui non c’è nessuna preclusione nei confronti di Grosso. Valuteremo il suo lavoro e i suoi risultati. Unica fonte di giudizio. E sono proprio i risultati a rendermi pessimista: che cosa ha fatto Grosso fino ad oggi? Cosa ha vinto? Niente. E’ stato un buon (ottimo) giocatore, uno dei simboli del 2006, ma questo non c’entra un piffero sulla sua carriera successiva. Il suo Bari poteva forse fare qualcosa di più ai play-off, è uscito sì per la penalizzazione ma anche perché non è riuscito a battere il Cittadella, mica il Real Madrid.

Comunque, al di là di Grosso, sono i risultati della società in cui assume il ruolo di allenatore che mi preoccupano di più.

Usciamo da un anno disgraziato, in cui Setti ne ha combinate peggio di Bertoldo, in cui la retrocessione è apparsa programmata, in cui gli alibi hanno superato il confine con la fantasia, in cui un allenatore è stato tenuto in sella a dispetto dei santi, in cui un direttore sportivo ha abbandonato la barca per stimolare la squadra e forse salvare l’allenatore, in cui si sono visti giocatori improponibili per la piazza e per la serie A, in cui s’è vista la peggior campagna acquisti di sempre e un mercato di gennaio da Zelig, in cui è stato accantonato il bomber dell’anno prima per fare giocare Fares finto centravanti,  in cui infine abbiamo fatto appena 25 punti, crollando in B a tre giornate dalla fine.

Dopo tutto questo solo una netta discontinuità con chi ha creato tutto ciò avrebbe potuto portare a considerazioni più ottimistiche. Insomma per farla breve: fosse arrivato (chenesò) Marchetti, fosse arrivato un altro ds, fosse stato preso un allenatore di grande esperienza e magari legato alla storia dell’Hellas Verona, allora si poteva pensare di cambiare pagina.

Invece Setti ha preferito continuare sulla via già segnata da Fusco. Ha scelto Tony D’Amico come ds, cioè il braccio destro di Fusco, il quale ha partorito l’idea di Grosso. C’è troppa continuità, di persone, di idee, di modo di fare, per poter vincere anche lo scetticismo. Setti rivendica il diritto della scelta, i tifosi rivendicano il diritto di non essere per niente contenti (vedi anche il nostro sondaggio sul gradimento a Grosso).

A Verona questo nuovo allenatore lavorerà senza rete, senza nessuna protezione. Dovrà da solo gestire la piazza, ricreare entusiasmo, ricreare un gruppo. Dovrà, in breve, vincere e se possibile tantissimo: l’unica medicina per vincere anche il nostro scetticismo. Buon lavoro mister.

LE PERPLESSITÀ’ SU GROSSO E D’AMICO

Non mi permetto di giudicare la capacità di Fabio Grosso. Pare sia un buon allenatore, ho visto giocare il suo Bari, non mi ha fatto impazzire. Caratterialmente lo dipingono come uno chiuso, riservato. Ma anche molto determinato e abile nell’imparare dai suoi errori. E’ lui l’uomo giusto per risollevare il Verona?

Ce lo chiediamo in molti e la perplessità è evidente. Setti ripropone con Grosso lo schema Pecchia. Un allenatore emergente e quindi aziendalista che non imponga la sua linea, a cui fare la squadra, possibilmente imbottita di scommesse e di giovani. E’ una strada lecita, ma in questo momento il Verona ha bisogno di altro. Di molto altro.

Il Verona dell’ultima stagione è stato disastroso e ha scavato un solco tra la città e i tifosi. In molti hanno già deciso di non fare l’abbonamento. La delusione e la rassegnazione ha persino superato la rabbia. C’è una distanza abissale tra questa società e la tifoseria. Mai sono stati raggiunti livelli così elevati di distacco e pensare che basteranno due vittorie per ricreare l’entusiasmo è l’ennesimo errore di valutazione fatto da questa dirigenza.

Il Verona è mio e decido io, dice Setti. Legittimo anche questo. Però noi abbiamo il diritto di giudicare il suo lavoro come presidente del Verona. Un lavoro che è stato pessimo negli ultimi due anni di serie A. Setti ha cercato giustificazioni di ogni tipo per spiegare questo fallimentare cammino sportivo.  Oltre a non avere mezzi finanziari, Setti è risultato scarso nella gestione.

Torniamo a Grosso. E’ una scommessa e se vogliamo un’altra “forzatura” nei confronti della piazza. Setti lo ha spiegato molto bene nella sua lettera alla Curva. Le scelte le faccio io. Invece di cercare di ricreare entusiasmo, si parte subito con una “sfida”. Con Grosso e ancora di più con Tony D’Amico, l’uomo che ha voluto Grosso a Verona e che sarà il ds. Ho l’impressione che la società non sappia proprio come far “digerire” il braccio destro di Fusco ai tifosi. E stia cercando di creare un diversivo, uno schermo. Non so chi, non so come. Di certo so che la stagione partirà in salita e che riconquistare la tifoseria stavolta sarà durissima. E se per caso la società decidesse di non presentare D’Amico per virare su qualcun altro sarebbe anche peggio. Perché Grosso sarà sempre una scelta di D’Amico e Fusco. Ve li immaginate Marchetti o Foschi accettare una cosa del genere?

MALEDETTA PRIMAVERA

Maledetta Primavera… Setti come Loretta Goggi ha visto giovedì svanire anche l’ultimo appiglio a cui si era aggrappato in questa stagione. Quello del “roboante” progetto giovani. “Che fretta c’era…” e infatti con i giovani non bisogna avere nessuna fretta. Bisogna avere pazienza, costanza e dare tempo. La Primavera del Verona è naufragata a Udine dove ha perso ai play out ed è retrocessa rendendo la stagione una specie di Waterloo. Pecchia, i 25 punti, la serie B “conquistata” il 5 maggio (un mese fa), i tifosi imbestialiti. Però, diceva Setti, io credo nei giovani, nel nostro progetto modello Borussia Dortmund (cit. dall’ultima Lettera di Setti ai Tifosi), nella cantera. Infatti. Come volevasi dimostrare, il Verona è precipitato anche con i suoi ragazzini. “Retrocessione non meritata” ha detto Margiotta, il nuovo responsabile del settore giovanile senza peraltro spiegarci perché non sarebbe stata meritata. Ma ai misteri o alle mezze verità siamo abituati da tempo. Anche perché pure nella Primavera come in prima squadra non ci abbiamo capito nulla. Per esempio: perchè Tupta, il migliore talento di quella squadra, a gennaio era andato in Polonia (guarda qui) e sembrava in procinto di lasciare l’Italia e il Verona? E perchè è poi tornato? E perchè poi, nonostante la penuria di attaccanti (anzi il deserto) Pecchia non lo ha mai fatto giocare? E’ una coincidenza legata a quel trasferimento mancato? Stranezze… Ancora più strano che Setti (e Fusco) abbiano fatto piazza pulita della gestione precedente. Via Calvetti, via Pavanel, via Giancarlo Filippini. Cioè via la migliore gestione che da anni s’era vista a Verona nel settore giovanile. Inutile elencare tutte le vittorie e le conquiste di quel Verona che ha lanciato giovani a ripetizione portando fior di milioni nelle casse del Verona (bastano Gollini e Donsah?). Ora tenteranno di minimizzare la retrocessione. Ci diranno che è capitato anche ad altri, che il nostro girone era il più difficile. Sarà pur vero: io annoto che il Chievo, esempio a due passi, si è salvato tranquillamente e anzi ha sfiorato i play off. E Campedelli non ha mai parlato di modello Borussia Dortmund. Semmai sono altri che parlano di modello-Chievo.

“Se
per innamorarmi ancora
tornerai
maledetta primavera
che imbroglio se
per innamorarmi basta un’ora
che fretta c’era
maledetta primavera
che fretta c’era
se fa male solo a me”.

 

LE CONTRADDIZIONI

Se dici che viene prima il bilancio e poi il risultato sportivo non puoi poi dire che a causa del risultato sportivo fallimentare ci hai perso dei soldi.

Certo, è evidente (e basta uno scarso imprenditore) per sapere che senza investire non puoi stare sul mercato.

Setti contrasta il pensiero di essere retrocesso per prendere il paracadute. Un pensiero che ci piacerebbe appoggiare con solidi argomenti, ma che nei fatti non ha, purtroppo, molto da controbattere. Perchè a spiegare tutto sono appunto i fatti.

Il Verona ha fatto 25 punti (uno per ogni milione di paracadute? E’ una battuta ridete lì in società che può farvi bene…), ha fatto un campionato disastroso, ma soprattutto Setti deve rispondere ad una sola domanda: cos’ha fatto per non retrocedere?

Ha forse investito a gennaio quando la salvezza era possibile? Ha esonerato il tecnico? O allegramente si è diretto verso la serie B, sapendo che, grazie a 25 milioni di euro i suoi conti erano comunque salvi?

PS: state sereni lì in via Belgio:  i tifosi sanno ragionare con la loro testa più di quanto pensate e non hanno bisogno di nessuno che li fomenti. Basta solo essere spettatori (ahinoi) di questo disastro per farsi un’idea di come viene gestito il Verona…

DÉJÀ VU

E’ come vivere un insopportabile déjà vu. La mancanza di fiducia nei confronti della società, l’antipatia del presidente, la sensazione che non ci sia un domani, le prese in giro, gli artifizi retorici, i teatrini.

Siamo tornato indietro di 16 anni, esattamente ai tempi di Giambattista Pastorello, quando il Verona era precipitato in B e la squadra sembrava non potesse iscriversi. Era crollata la Parmalat, Tanzi era finito in carcere, la principale sponda di Pastorello era evaporata e il Verona era vittima di tutto ciò. Pastorello vattene, diceva allora la Curva Sud che ora si arrabbia con Pecchia. Il Verona allora faceva ancora incazzare. C’erano state storiche contestazioni. Dopo Avellino un’intera città si era riversata all’antistadio. Pastorello venne colpito da migliaia di uova acquistate nel vicino supermercato. C’era indignazione che comunque è un sentimento. Oggi c’è solo rassegnazione.

In realtà Setti, rispetto a Pastorello, ha un’aggravante. I soldi, tantissimi, che gli arrivano dai diritti televisivi, che l’ex presidente non ha mai avuto. Questo va riconosciuto a Pastorello. Lui i soldi li doveva trarre solo dalle plusvalenze, dalla cessioni dei migliori giocatori. Setti, oltre a cedere tutti i più forti che sono usciti  (tutti, fin dalla cessione di Jorginho a gennaio), ha persino potuto godere di due paracaduti per la retrocessione in serie B. Cinquanta milioni di euro, non bruscolini.

Lo spettacolo che ha offerto Setti e il suo Verona nelle ultime due serie A è stato sconcertante. Mai avevamo assistito a una tale resa e a una tale pochezza tecnica e tattica. La disaffezione della città e dei tifosi ha raggiunto livelli preoccupanti. E all’orizzonte non si intravvede un cambio di rotta che possa riavvicinare la gente. In molti meditano di non farsi l’abbonamento, è dura contrastare questa presa di posizione con argomenti credibili perchè Setti e il suo staff hanno disgregato l’ambiente dalle fondamenta.

E’ un déjá vu ma è anche qualcosa di nuovo, mai visto a Verona. Setti non è più in grado di guidare questa società, non senza investimenti che lui non può fare. Tenterà di risalire in serie A dall’alto di una strapotenza finanziaria che gli è data dal paracadute. Ma non sarà facile perché dovrà lottare contro le avversarie, la rabbia e la disaffezione della piazza e contro il suo nemico principale: l’incapacità gestionale. Ci proverà finché ci sarà un paracadute a salvarlo. E poi statene certi abbandonerà la nave.

ALLENATORE SCOMMESSA? ALLORA PRENDETE PAVANEL

Cosa serve al Verona? Serve un allenatore che sappia allenare, ma anche che sappia essere in sintonia con la piazza, con i tifosi, con lo spirito dell’Hellas Verona. O che sia una garanzia, che abbia un solido curriculum. Se fosse uno con tutte e due queste caratteristiche sarebbe già un bel passo in avanti. Uno di questi potrebbe essere Beppe Iachini, il cagnaccio che stravede per il Verona, esperto in promozioni, tecnico “solido” e “navigato”. Non resterà a Sassuolo, Squinzi lo ha già annunciato, è sulla piazza, fossi in Setti lo prenderei subito.

Altri nomi di tecnici che possano guidare il Verona con sufficiente carisma: Maran (perchè no?), Malesani, Nicola.

I nomi usciti fino ad oggi sono altri. Scommesse come Fabio Grosso, operazioni che assomigliano molto a quella che ha portato Pecchia a Verona e che è fallita miseramente. Brocchi ha un passato a Verona, ma come allenatore è tutto da costruire.

Ed allora, perché non rivolgersi a Massimo Pavanel, l’ex allenatore della Primavera, che ad Arezzo è stato il protagonista di una grandissima impresa, raggiungendo la salvezza con quindici punti di penalizzazione, in mezzo ad un fallimento?

Ascoltatevi le parole di Pavanel al Gialloblù Live. Immediatamente sembra di essere colpiti da un’ aria di entusiasmo. Un allenatore che conosce Verona, che ha capito esattamente cos’è lo spirito Hellas, che sa entrare nel cuore dei giocatori, che magari non avrà molta esperienza, ma che sicuramente sarebbe uno di noi. Forse una scelta troppo semplice, troppo logica e troppo vicina al popolo del Verona per questa società.

PIAZZA PULITA

Credo che siamo in una di quelle fasi storiche in cui bisogna metaforicamente aprire le finestre per fare entrare aria pulita.

Dopo una stagione del genere, dopo aver visto disastri in serie, dopo aver perso orgoglio e dignità, dopo aver assistito al mercato di gennaio, al mancato esonero di Pecchia, ripartire da qualcuno di questi giocatori o dirigenti sarebbe una pessima idea.

Non potendo cambiare il presidente, è necessario fare piazza pulita di tutti coloro che hanno contribuito a questo disastro. In ogni ambito e in ogni settore, non penso solo ai giocatori. Il Verona deve ritrovare un nuovo feeling con la città che nessuno di questi dirigenti ha dimostrato di avere.

Oltre all’evidente incapacità gestionale, il Verona è composto da persone presuntuose, incapaci di analizzare con un minimo di senso critico il loro percorso, spesso alla ricerca di alibi perenni, molto spesso, troppo, intrisi di un senso di rivalsa e di vendetta che permea le loro azioni di cattiveria fine a se stessa.

Campedelli dice che il pesce puzza sempre dalla testa. Quindi traslando la situazione al Verona è Setti il primo che dovrebbe cambiare. Finendola di cercare alibi (è sempre colpa di qualcun altro, mai sua), chiarendo se è in grado di tornare a investire, rispondendo a domande precise come quelle di Verona col Cuore con argomenti logici e pertinenti e non con nebulose elucubrazioni. Ce la farà?