DÉJÀ VU

E’ come vivere un insopportabile déjà vu. La mancanza di fiducia nei confronti della società, l’antipatia del presidente, la sensazione che non ci sia un domani, le prese in giro, gli artifizi retorici, i teatrini.

Siamo tornato indietro di 16 anni, esattamente ai tempi di Giambattista Pastorello, quando il Verona era precipitato in B e la squadra sembrava non potesse iscriversi. Era crollata la Parmalat, Tanzi era finito in carcere, la principale sponda di Pastorello era evaporata e il Verona era vittima di tutto ciò. Pastorello vattene, diceva allora la Curva Sud che ora si arrabbia con Pecchia. Il Verona allora faceva ancora incazzare. C’erano state storiche contestazioni. Dopo Avellino un’intera città si era riversata all’antistadio. Pastorello venne colpito da migliaia di uova acquistate nel vicino supermercato. C’era indignazione che comunque è un sentimento. Oggi c’è solo rassegnazione.

In realtà Setti, rispetto a Pastorello, ha un’aggravante. I soldi, tantissimi, che gli arrivano dai diritti televisivi, che l’ex presidente non ha mai avuto. Questo va riconosciuto a Pastorello. Lui i soldi li doveva trarre solo dalle plusvalenze, dalla cessioni dei migliori giocatori. Setti, oltre a cedere tutti i più forti che sono usciti  (tutti, fin dalla cessione di Jorginho a gennaio), ha persino potuto godere di due paracaduti per la retrocessione in serie B. Cinquanta milioni di euro, non bruscolini.

Lo spettacolo che ha offerto Setti e il suo Verona nelle ultime due serie A è stato sconcertante. Mai avevamo assistito a una tale resa e a una tale pochezza tecnica e tattica. La disaffezione della città e dei tifosi ha raggiunto livelli preoccupanti. E all’orizzonte non si intravvede un cambio di rotta che possa riavvicinare la gente. In molti meditano di non farsi l’abbonamento, è dura contrastare questa presa di posizione con argomenti credibili perchè Setti e il suo staff hanno disgregato l’ambiente dalle fondamenta.

E’ un déjá vu ma è anche qualcosa di nuovo, mai visto a Verona. Setti non è più in grado di guidare questa società, non senza investimenti che lui non può fare. Tenterà di risalire in serie A dall’alto di una strapotenza finanziaria che gli è data dal paracadute. Ma non sarà facile perché dovrà lottare contro le avversarie, la rabbia e la disaffezione della piazza e contro il suo nemico principale: l’incapacità gestionale. Ci proverà finché ci sarà un paracadute a salvarlo. E poi statene certi abbandonerà la nave.

ALLENATORE SCOMMESSA? ALLORA PRENDETE PAVANEL

Cosa serve al Verona? Serve un allenatore che sappia allenare, ma anche che sappia essere in sintonia con la piazza, con i tifosi, con lo spirito dell’Hellas Verona. O che sia una garanzia, che abbia un solido curriculum. Se fosse uno con tutte e due queste caratteristiche sarebbe già un bel passo in avanti. Uno di questi potrebbe essere Beppe Iachini, il cagnaccio che stravede per il Verona, esperto in promozioni, tecnico “solido” e “navigato”. Non resterà a Sassuolo, Squinzi lo ha già annunciato, è sulla piazza, fossi in Setti lo prenderei subito.

Altri nomi di tecnici che possano guidare il Verona con sufficiente carisma: Maran (perchè no?), Malesani, Nicola.

I nomi usciti fino ad oggi sono altri. Scommesse come Fabio Grosso, operazioni che assomigliano molto a quella che ha portato Pecchia a Verona e che è fallita miseramente. Brocchi ha un passato a Verona, ma come allenatore è tutto da costruire.

Ed allora, perché non rivolgersi a Massimo Pavanel, l’ex allenatore della Primavera, che ad Arezzo è stato il protagonista di una grandissima impresa, raggiungendo la salvezza con quindici punti di penalizzazione, in mezzo ad un fallimento?

Ascoltatevi le parole di Pavanel al Gialloblù Live. Immediatamente sembra di essere colpiti da un’ aria di entusiasmo. Un allenatore che conosce Verona, che ha capito esattamente cos’è lo spirito Hellas, che sa entrare nel cuore dei giocatori, che magari non avrà molta esperienza, ma che sicuramente sarebbe uno di noi. Forse una scelta troppo semplice, troppo logica e troppo vicina al popolo del Verona per questa società.

PIAZZA PULITA

Credo che siamo in una di quelle fasi storiche in cui bisogna metaforicamente aprire le finestre per fare entrare aria pulita.

Dopo una stagione del genere, dopo aver visto disastri in serie, dopo aver perso orgoglio e dignità, dopo aver assistito al mercato di gennaio, al mancato esonero di Pecchia, ripartire da qualcuno di questi giocatori o dirigenti sarebbe una pessima idea.

Non potendo cambiare il presidente, è necessario fare piazza pulita di tutti coloro che hanno contribuito a questo disastro. In ogni ambito e in ogni settore, non penso solo ai giocatori. Il Verona deve ritrovare un nuovo feeling con la città che nessuno di questi dirigenti ha dimostrato di avere.

Oltre all’evidente incapacità gestionale, il Verona è composto da persone presuntuose, incapaci di analizzare con un minimo di senso critico il loro percorso, spesso alla ricerca di alibi perenni, molto spesso, troppo, intrisi di un senso di rivalsa e di vendetta che permea le loro azioni di cattiveria fine a se stessa.

Campedelli dice che il pesce puzza sempre dalla testa. Quindi traslando la situazione al Verona è Setti il primo che dovrebbe cambiare. Finendola di cercare alibi (è sempre colpa di qualcun altro, mai sua), chiarendo se è in grado di tornare a investire, rispondendo a domande precise come quelle di Verona col Cuore con argomenti logici e pertinenti e non con nebulose elucubrazioni. Ce la farà?

DALLA SCELTA DELL’ALLENATORE E DEL DS CAPIREMO TUTTO

Le chiacchiere stanno a zero. Cala il sipario sulla peggiore stagione di sempre in serie A. Prendiamo atto che Setti non ha un’euro da investire nel Verona e che la sua presunzione, unita alla sua incapacità gestionale gli impediscono di stare stabilmente in serie A, nonostante un sacco di soldi garantiti dalle televisioni e dai vari paracaduti.

La prossima stagione sarà la più difficile di tutte. Il morale della piazza è sotto i tacchi. C’è uno scollamento totale tra questa proprietà, la città i tifosi. Recuperare entusiasmo e ottimismo sarà difficilissimo.

Molto si capirà dalle prossime due scelte che Setti farà: ds e allenatore. Due figure che la logica vorrebbe di altissimo profilo e spessore, proprio per iniziare una nuova ricostruzione. Da questa scelta capiremo tutto. Se saranno le ennesime scommesse ci aspettano mesi terribili e difficilissimi.

UNIVERSI PARALLELI

Ditemi che sto sognando. Qualcuno mi aiuti… Che razza di universo è questo? Abbiamo o no assistito al peggior campionato di sempre in serie A? Abbiamo assistito a gare che sono finite dopo 30 secondi? A goleade di proporzioni gigantesche? A umiliazioni a raffica? Abbiamo visto giocare nella squadra un gruppo di giocatori scarsi e senza cuore? Abbiamo ascoltato promesse mai mantenute (tipo: lotteremo sino all’ultima giornata)?

No ditemi che sto sognando perché ho appena finito di seguire le conferenze stampa di Setti e Pecchia e non capisco più nulla. Come se venisse dipinto un mondo che non è questo, un universo parallelo in cui il Verona non è finito in serie B, dove la società ha fatto di tutto per la salvezza, dove sono stati valorizzati giocatori e dove ci aspetta un futuro radioso invece che le macerie che vedo davanti a noi.

Può succedere, dice Setti banalizzando questa retrocessione, ricordandoci che il Verona ha fatto spesso l’altalena A e B, dimenticandosi però di dire che nessun presidente prima di lui ha mai goduto di quella quantità di denaro garantito, denaro che doveva servire, se non ad assicurarci la serie A a vita, quantomeno ad evitare figure indegne come le ultime due.

Setti non ha fatto nulla per salvare il Verona. Non ci ha neanche provato. La campagna di gennaio è stata una presa in giro e l’aver tenuto in piedi Pecchia, che non è responsabile ma complice, un imbroglio che non ci permette nemmeno di capire se con un altro tecnico magari si potesse tentare una salvezza che vista la qualità delle altre contendenti non metterei nemmeno nel campo delle imprese.

Invece di raccontare un mondo che non c’è bastava fare una cosa semplice: chiedere scusa.

 

MACERIE

Questo campionato non lascerà i conti a posto. Lascerà macerie. Come un terremoto. Solo che i terremoti sono eventi imprevisti mentre la retrocessione che sarà è un evento ben programmato. Fin dal momento in cui Setti ha elaborato il suo teorema. Prima i bilanci, poi il risultato sportivo. In quell’esatto momento il Verona è finito.

L’aridità di quelle parole, l’incapacità di fare calcio, di investire, la cruda verità che è emersa dalle parole del presidente hanno spento la luce. E reso paradossalmente tutto chiaro. Con Setti non c’è possibile di investire, quindi il Verona sarà condannato sempre alla mediocrità. E’ evidente che il Verona dei primi tre anni era il frutto di altri investitori e altre disponibilità. Finito Volpi, finito il Verona, gridava un tifoso esacerbato a Setti. Nella sua estrema sintesi, la spiegazione di tutto ciò a cui abbiamo assistito.

Ora restano macerie. Sottoforma di delusione, di disaffezione, di stanchezza generale. Dopo la vergognosa retrocessione di due anni fa costellata di errori ed alibi, questa è ancora più grave. Allora almeno c’erano dei giocatori, qui c’è solo da fare tabula rasa. Andremo incontro a delusioni ancora più gravi se la società penserà di poter ricostruire su qualcuno di questi giocatori. Quello che c’è da fare è un piano serio di ricostruzione che parta da un direttore sportivo qualificato e onesto, un allenatore di spessore, e investimenti onerosi.

La squadra prima di tutto. Altroché. Il resto (nuovo stadio compreso, caro sindaco) sono solo cazzate.

 

RICOSTRUIRE

Addio serie A. Solo la matematica tiene ancora aperte le speranze. Non il Verona di Setti. Perché questo è il Verona di Setti, prima che di Fusco e prima di Pecchia. Poi, certo, vengono loro due che hanno accettato e avallato ogni scellerata scelta dirigenziale. Ma questo è il Verona di Setti, non dimentichiamocelo. Uno dei più brutti Verona che abbiamo mai visto, un Verona che ci sta facendo disamorare (ma non succederà, statene certi, nonostante i vostri sforzi) e che non ha ancora toccato il fondo.

La sconfitta con il Sassuolo è un’altra pietra tombale su questo campionato. L’ennesima. Dopo Crotone, dopo Benevento, dopo Bologna. Si chiude una delle peggiori pagine della storia gialloblù. Una retrocessione figlia degli errori del passato e dell’inconsistenza economica del suo presidente.

Compito di un’azienda è produrre qualcosa. Chi fa i tortellini cerca di fare dei buoni tortellini. Chi fa i pandori deve cercare di fare buoni pandori. Chi fa calcio deve produrre risultato sportivo.

Certo, se sei la Juventus e hai un alto fatturato devi vincere lo scudetto. Se sei il Verona devi cercare di salvarti e devi farlo in maniera onorevole. Come fa l’Atalanta, ad esempio.

Setti da due anni (gli ultimi due di serie A) è stato altamente incapace di raggiungere questo risultato. Non è all’altezza di una piazza come la nostra. Sarebbe utile che ne prendesse coscienza e con un atto di onestà si facesse da parte.

Cosa vuol dire questo? Vuol dire per esempio dare una valutazione congrua al Verona. Sparare “70 milioni” significa dire che il Verona, Setti non lo venderà mai. Nessuna persona sana di mente, neanche l’imprenditore più innamorato dell’Hellas potrebbe mai iniziare una trattativa a queste cifre in una società con un patrimonio azzerato come questo Verona, senza un centro sportivo, senza nessun asset, se non il marchio che tra l’altro non appartiene più alla società ma è stato ceduto per far quadrare i conti ad un’altra società collegata.

L’aggravante di Setti è stata l’incapacità di gestire la più alta quota di denaro garantito che il sistema abbia mai dato ad un presidente del Verona. Una montagna di denaro che doveva essere sufficiente a garantire un futuro solido in serie A per tanti anni, come nessuno ha mai avuto. Nè il povero Giovanni Martinelli, nè prima Arvedi, nè tantomento Pastorello che quando andò in serie B non prese una lira.

Senza contare che Setti non ha mai (dico mai) “sacrificato” un giocatore per far godere la piazza. Ha sempre ceduto tutti quelli che avevano un minimo di mercato e fornivano una minima plusvalenza, da Jorginho, sacrificato addirittura a gennaio e venduto non al miglior offerente ma al Napoli che lo svalutò inizialmente, agli ultimi.

Ora non so se domani ci sarà qualcuno disposto a iniziare una trattativa per l’acquisto del Verona. E’ probabile che tutti si tengano alla larga, soprattutto in presenza delle sparate di cui sopra. E quindi toccherà a Setti iniziare la ricostruzione del Verona. Una ricostruzione seria, che preveda investimenti veri, che preveda un direttore sportivo all’altezza, che consegni a questa città un allenatore che sappia accendere l’entusiasmo e giocatori che ci facciano dimenticare lo schifo di questo mercoledì 18 aprile 2018. Non sono sicuro che accadrà.

INSANABILE FRATTURA

Solo una serie di eroiche partite avrebbe potuto rinsaldare il legame tra questo Verona e l’ambiente.

Niente di tutto ciò sta avvenendo. Il Verona, oltre a incredibili limiti tecnici e tattici,  denuncia una mancanza di carattere che è frutto della condotta societaria. Nell’ennesima esternazione post Benevento, Setti prometteva battaglia ovunque. Puntualmente e con buona dose di culo, il Verona ha salvato la panchina a Pecchia vincendo contro un Cagliari allo sbando. Poi ha perso di nuovo a Bologna. Con la solita partita orribile, tutti-indietro-speriamo-che-qualcosa-succeda-davanti e sempre più sparato sta dirigendosi verso la logica retrocessione con paracadute.

Ma le conseguenze di una stagione del genere sono incalcolabili. Mai il Verona e una dirigenza sono stati così lontani dalla gente. Ma quel che è peggio, mai un Verona è stato tanto indifferente alla gente. Molti tifosi si sono stufati. Senza la possibilità di sognare, con la logica mera dei numeri, dei bilanci, il calcio è finito. Setti ha mandato un messaggio pericolosissimo che creerà disaffezione e lontanza. Macerie che poi sarà difficilissimo ricostruire. Dopo gli anni durissimi di Pastorello, in cui però orgoglio e testimonianza permisero al Verona di attraversare il lungo deserto della Lega Pro, adesso resta solo il menefreghismo. Pastorello però, al contrario dei presuntuosi dirigenti attuali, accettava le critiche, anche le più dure e mai si è sognato di togliere gli accrediti ai giornalisti o di querelare qualcuno anche in presenza di critiche ben più dure e feroci di quelle riservate a Setti. Un fair-play che va riconosciuto al vecchio presidente che in quanto a conoscenza calcistica si metteva Setti e i suoi seguaci in un taschino. E lo diciamo noi che a Pastorello non abbiamo mai risparmiato niente.

Dura anche richiamare adesso a raccolta il popolo: dire ora “state con noi”, “aiutateci”, dopo che per anni l’opinione della gente è stata sbeffeggiata, è un’operazione di maquillage inutile. L’antipatia epidermica di Setti ha colpito e ha esondato in ogni settore della società. Non c’è traccia di progetto, persino quello dei giovani è andato a farsi benedire con la Primavera che sta retrocedendo. Una deriva che per ora non conosce fine e che difficilmente si potrà fermare.

NON VI CREDIAMO PIU’

Perché dovremo credere ancora a questa squadra? Pensate forse di aver lavato l’onta di quella indegna gara di Benevento con lo striminzito rigoretto dato dal Var? No cari signori. Non ci siamo. Troppe volte ci avete fregati, troppe volte ci avete rubato la nostra fede, troppe volte vi abbiamo concesso fiducia. Avete vinto contro il Cagliari semplicemente perchè il Cagliari è una squadra anche peggio di voi, svuotata e spenta, sebbene con qualche nome in più.

Benevento resta una ferita aperta e smettetela anche di essere permalosi. Dobbiamo sopportare ogni domenica le vostre triste gesta, le vostre partite senza capo né coda, la vostra mancanza di una minima idealità, la vostra pochezza tecnica. Questa è la vera sofferenza. Non la vostra che ve ne state in ritiro nell’eremo di Peschiera, ben protetti nei vostri segreti da vigilantes, blindati negli allenamenti a porte chiuse come se qualcuno potesse carpire i vostri schemi alla Harry Potter.

Non vi crediamo più perché ci avete sempre raccontato un sacco di balle, perché avete perso la vostra credibilità, perché siamo stufi. Si, stufi di essere presi in giro.

DIMISSIONI

Nessuno dà le dimissioni in Italia. Fusco le ha date. Ma sono dimissioni vere o sono il tentativo estremo di dare una scossa alla squadra e salvare ancora la panchina di Pecchia?

Il Verona a Benevento è arrivato al capolinea. Fine. The end. E game over. E scusate se avevo parlato di evitare la rassegnazione nell’ultimo blog. Non avevo fatto i conti con quella che è una delle peggiori squadre che abbiamo mai visto a Verona. I nodi, alla fine, vengono al pettine e pur materia stranissima il calcio non perdona.

Setti è un presidente senza soldi, senza capacità d’investire e per quello che abbiamo visto nei due anni di serie A, inadeguato per questa città. Si tenga presente che nessun presidente della storia ha potuto godere di proventi garantiti come è successo a lui. Il mimino era allestire squadre decenti. Invece per la seconda volta in tre anni il Verona sta naufragando in modo disastroso, togliendo e rubando la passione ai veronesi.

Mai una società e una squadra sono state così distanti dalla gente. Lo schifo ha lasciato il posto alla disaffezione che è il peggiore dei sentimenti.

Le dimissioni di Fusco arrivano comunque tardi. E il sospetto che sia l’ennesimo teatrino è forte. Fusco, come Socrate, ha preferito bere la cicuta piuttosto di prendersi l’unica responsabilità che avrebbe dato forse una speranza di salvezza. Esonerare Pecchia, il quale non è l’unico colpevole, ma è certamente è un colpevole. Si riveda l’allenatore la gara di oggi di Benevento. Con calma. E si chieda se lui può ancora essere l’allenatore di quella squadra che sembra non sopportarlo più.

Ora l’unica cosa vera e sensata che deve fare il presidente è costruire il futuro. In pochi anni ha cambiato più dirigenti che vestiti, non ha dato stabilità, non c’è un progetto a lungo termine che sia stato portato avanti.

La sbandierata Primavera che aveva sfornato i Donsah e i Fares rischia  di retrocedere, uomini che amavano il Verona e che portavano risultati sono stati allontanati inspiegabilmente. Parlare di progetto è ridicolo, come è ridicolo parlare di bilanci senza risultato sportivo.

Il Verona ha bisogno di investimenti. Forti. Ma soprattutto ha bisogno di un presidente che faccia un enorme bagno di umiltà per riabbracciare la sua gente. Sempre che non sia troppo tardi.