SETTI, SE CI SEI BATTI UN COLPO

Nulla sarà come prima. La gara contro il Crotone rappresenta il fallimento di questo Verona. Una serie di errori che sono sfociati in una partita paragonabile alle peggiori della storia del Verona. Una resa. Non c’è più tempo da aspettare se si vuole tentare di salvare la baracca. Pecchia ha fatto il suo tempo e, purtroppo, non è stato in grado di pilotare questa navicella in serie A. Si discuterà e si potrà discutere sulle responsabilità. Sapete come la penso: quelle del presidente Setti sono infinitamente più grandi di quelle dell’allenatore. Ma non posso pensare nemmeno che tra il Verona e il Crotone ci siano tre gol di scarto. Non esiste, pur con tutti i limiti di una rosa costruita al risparmio. Prima di tutto viene il presidente, poi il ds Fusco, fine Pecchia. Ma questo stasera interessa poco. Stasera ci si deve chiedere, stando questa disperata situazione che si è creata, come si può dare ancora una speranza al Verona. E non c’è dubbio che un tentativo vada fatto, cambiando l’allenatore.

Non posso pensare ad un’altra partita con Pecchia in panchina. Se poi questo sia legato anche al destino di Fusco, sarà Setti a deciderlo. E’ il momento in cui il presidente più sfuggente della storia si faccia vedere, sentire e prenda una decisione. Setti, se ci sei, batti un colpo.

 

EVVIVA, SIAMO IN CRESCITA!

Alla fine di un’esaltante girone d’andata e dopo la prima di ritorno possiamo avere sufficienti indizi: così si gioca solo in paradiso. Grazie alla solidità e alla trasparenza di una società che è un esempio di lungimiranza, il Verona è una delle sorprese del torneo.

In questo momento l’Hellas è a soli due punti dalla corazzata Spal, una delle squadre più blasonate del mondo e l’obiettivo è riuscire almeno ad arrivare davanti agli emiliani a fine torneo. È attesa a questo punto l’ennesima conferenza stampa pubblica del presidente Setti per spiegare dettagliatamente la prossima campagna acquisti e il planning del moderno centro sportivo con il progetto già approvato dal comune di Verona.

Dopo la lunghissima ed esauriente intervista in cui Setti ha spiegato nei dettagli il caso Volpi e il perchè il pacchetto di maggioranza della società abbia cambiato padrone dopo l’emissione di un prestito obbligazionario da cinque milioni di euro (che sia per quello che Volpi si è incazzato?), l’Hellas si appresta a vivere nell’entusiamo il 2018.

La società dopo aver ceduto con plusvalenze mlionarie Jorginho, Iturbe, Donsah, Sala, Gollini e Wszolek si stabilizzerà cedendo Fares e soprattutto Souprayen, quest’ultimo inseguito recentemente anche dal Chelsea di Conte oltre che dal City di Guardiola.

Sarà allungato probabilmente, notizia dell’ultim’ora, il contratto di Pazzini a cui è stato prospettato anche il prestigioso ruolo di portinaio per il prosieguo della carriera in gialloblù. Sempre ovviamente all’insaputa di Setti che su queste vicende non vuole mettere il becco, com’è giusto che sia essendo lui semplicemente il presidente del Verona.

La crescita è insomma evidente sotto tutti i punti vista così come il morale dei tifosi che dopo la sconfitta di misura a Napoli sono impazziti dalla gioia.

IL PESCATORE, LA CAPRA, IL CAVOLO…

C’è questo gioco di logica che racconta di un pescatore che deve portare da una parte all’altra del fiume una capra, un cavolo e un lupo. L’obiettivo è riuscirci senza danni. Assomiglia molto alla storia di Filippo Fusco: il quale ha ereditato dalla gestione precedente una barca piena di buchi da portare in salvo. Non è colpa sua, ovviamente, ma di chi ha creato questo buco. Basti pensare ai fallimentari investimenti su Viviani (che la Spal vuole sbolognare alla Sampdoria) e al contratto quinquennale di Pazzini.

Quello che Fusco non può dire, essendo consenzientemente salito su questa barca e conoscendone le difficoltà, è la verità. La può far intuire, ma di certo non dirla. Non potrà mai dire che il Verona è prigioniero del contratto quinquennale di Pazzini a cifre milionarie e che il giocatore non dà le sufficienti garanzie tecniche a lui e a Pecchia. Piuttosto di dire questa verità, il ds preferisce mostrare il petto e prendersi stoicamente gli spari della piazza.

La sua speranza è evidentemente quella di salvare lupo, capra e cavoli. Salvaguardando, finchè è possibile, l’immagine di Pazzini (altrimenti chi se lo prenderebbe?), cercando contemporaneamente la salvezza del Verona, tentando infine la carambola più incredibile e cioè la cessione dell’attaccante che libererebbe automaticamente risorse e quindi permetterebbe alla squadra di rafforzarsi.

Nel fare questo c’è un rischio evidente. Ed è quello di creare un gigantesco equivoco. Perchè Pazzini non è e non potrà mai essere considerato a Verona un giocatore normale. E’ il classico Crono che mangia i figli, chiunque metterai davanti a lui verrà fagocitato dal suo curriculum e dal suo carisma.

Pazzini, per di più, ha segnato 22 gol nell’ultimo campionato ed è stato l’eroe della promozione. E’ entrato nel cuore della gente che evidentemente si chiede come sia possibile che quello che era considerato il perno della scorsa squadra sia improvvisamente stato relegato a ruolo di soprammobile.

L’equivoco è acuito dalla caratura di chi prende il posto di Pazzini. L’imberbe e deludente Kean, proprietà tra l’altro della Juventus, ha segnato due gol fino ad oggi di cui uno di culo e l’altro perchè passava di lì. Per cui ci si domanda: ma davvero Pazzini non sarebbe più utile? Fusco risponde che giocando a 40 metri dalla porta avversaria, Pazzini che è uno “stoccatore” e non un “fromboliere”, serve a poco. Mi chiedo se contro il Crotone (Fares centravanti) non sarebbe servito. Così come in altre partite in cui il Verona giocava contro altre pari-grado-livello e non a 40 metri dalla porta.

Pazzini ha giocato mille minuti, ma almeno il settanta per cento di questi li ha giocati a risultato segnato, quando la gara aveva preso un’inerzia negativa. Oltretutto non abbiamo la riprova che Pazzini non possa partire titolare magari con Cerci vicino o con lo stesso imberbe Kean.

La gestione, insomma, è apparsa farraginosa ed è il vero punto dolente che ha dato argomenti ai detrattori di Pecchia e Fusco, ai quali ricordiamo che il caso non l’hanno creato i giornalisti, ma lo stesso Pazzini che alla prima giornata si è rivoltato pubblicamente e sguaiatamente contro la panchina dopo aver segnato il rigore con il Napoli.

Ora si tratta di portare in salvo lupo, capra e cavoli. Ma soprattutto la barca. Cioè il Verona.

NON SONO QUESTE LE GARE DA VINCERE

Dopo aver ascoltato la solita litania (“non sono queste le gare da vincere”) siamo pienamente convinti: è vero. Non sono queste le gare da vincere, ma quelle con Bologna, Spal, Crotone, Genoa e Udinese. Purtroppo però il Verona non ha vinto neanche quelle e quindi c’è da chiedersi come cazzo farà a salvarsi.

Ho ascoltato pareri entusiasti dopo la gara con la Juventus: francamente o in studio avevamo televisori che trasmettevano un’altra partita oppure per alcuni osservatori questo Verona ha così abbassato le aspettative che basta pochissimo per gridare alla grande prestazione. Personalmente ho visto una Juve ina ina ina a cui è bastato appena una schiacciata del pedale sull’acceleratore per sotterrare un Verona che non ha saputo approfittare della serataccia della Signora in gialloblù (maledetto sia il marketing e tutto il calcio moderno). Secondo me, pur non essendo queste le gare da vincere (lol), si potrebbe almeno tentare di pareggiarle.

Finita la disquisizione che lascia il tempo che trova e soprattutto lascia sempre il Verona penultimo in classifica, aggiungo che minimo servono 23 punti nel girone di ritorno. Sarà in grado questa squadra di farli? Per me no. A meno che la società non decida di incidere in maniera significativa sul mercato, cosa che dubito assai visti i chiari di luna. Prepariamoci agli addii di Caceres e di Pazzini e che dio ce la mandi buona.

LA RABBIA, L’ORGOGLIO E L’INDIFFERENZA

Il buio oltre la siepe. L’indifferenza oltre la rabbia. C’erano due tifosi stamattina a Peschiera. Due. Dopo l’ennesima delusione, la società di Setti ha raggiunto il primo traguardo: schifare il proprio pubblico. Non era mai accaduto, è il primo vero obiettivo raggiunto da questa proprietà. Lo schifo oltre l’orgoglio. L’indifferenza che vince sulla rabbia. La stanchezza per una battaglia che pare persa. La vittoria con il Milan diventata una sorta di tavolino da rianimazione: “Libera… “. Ma non succede niente. E il paziente si avvia verso morte certa. Il Verona, quello che intendiamo noi che l’abbiamo vissuto non esiste più. Persino in Lega Pro c’era più rabbia e soprattutto più orgoglio. Cannella, che pure aveva convinto i soliti scribacchini leccaculo, ieri come oggi, almeno suscitava reazioni. Disse ad Adalberto Scemma in una leggendaria intervista: “Se a Verona lavora Cannella, vuol dire che Verona si merita Cannella”. Fantastico. Un tifoso ieri ha scritto laconico ad Alè Verona: “Presidente Setti la ringrazio per avermi costretto a rivedere un pensiero che ritenevo impossibile: rivalutare Pastorello”. Oltre la siepe, il nulla o forse un comunicato di smentita. Restiamo in attesa. Nel deserto di Peschiera. Indifferenti con i nostri regali di Natale sotto l’albero. Forse questo non è più il Verona. Il nostro Verona.

SCONCERTANTE

Non è un problema di autostima. Almeno abbiamo capito questo dopo la sconcertante gara di Udine. Se fosse un problema di autostima una gara come questa non la dovresti mai perdere. Arrivi dopo la vittoria con il Milan, il morale tocca le stelle, il popolo è con te, persino la pressione su Pecchia si è allentata e tu cosa fai? Giochi la peggior gara della stagione, affossi le speranze di tutti, affondi in classifica, distruggi quel poco di morale che ti eri costruito.

Resta una sola verità: questa squadra è inadeguata. Purtroppo. Ci piacerebbe dire che non è così, ma è un fattore oggettivo. Oggi Pecchia ci ha fatto sapere di essere felice della sua rosa, ma che questa stessa rosa senza alcuni giocatori, non ce la fa. Che appunto è dire che questa rosa è inadeguata e appena appena si abbassa il livello, crolli.

Nella distribuzione delle responsabilità non si può che puntare l’indice sul presidente. La sua assenza è imbarazzante al pari del suo sottrarsi a vere interviste su temi scottanti di cui si continua ad avere una percezione quantomeno fumosa.

Sarebbe interessante sapere ad esempio perchè Setti nel famoso contenzioso con Volpi ha spostato da HV7 a Falco le quote di maggioranza del Verona, svuotando di fatto quella società di cui Volpi, tramite la San Rocco aveva sottoscritto il famoso prestito obbligazionario, prima smentito e poi ammesso da Setti, dopo l’ottimo lavoro del collega Corazza del Corriere di Verona.

Una delle tante domande che appaiono lontane ai tifosi, ma che in realtà poi si riflettono su investimenti e quindi sull’andamento in campionato. Domande a cui il presidente si sottrae, affidando il suo pensiero a organi amici.

Dopo la gara con il Milan dicevamo che appunto avremo visto se quella vittoria era l’inizio di una vera “crescita” o solo un calesse. La risposta è nelle immagini della gara penosa con l’Udinese.

Nonostante tutto: buon natale gialloblù.

L’IMPRESA CHE MANCAVA

Ci sono giornate in cui è dolcissimo essere tifosi del Verona. Ci sono partite in cui ringrazi dio per averti fatto tifare questa squadra. Ci sono momenti in cui non ti importa di nulla. In cui ami la tua atavica sfiga che ti accompagna nel tuo essere tifoso, i tuoi momenti di depressione, quei lunedì in cui maledisci il momento in cui sei nato gialloblù, ben sapendo che altro non potresti essere. E odi profondomente tutti quelli che saccenti ti raccontano la loro verità sui mali di questa squadra e di questa società.

Basta un attimo, una partita, un barlume di luce e tutto scompare. Basta una gara così. Ecco cosa mancava. Una gara così, esattamente questa gara. Adesso fai pure le valige Fabio Pecchia, vattene lontano da Verona perchè anche tu ci hai fatto vivere un’emozione del genere. Come Bagnoli, come Prandelli, come Mandorlini. Ma soprattutto come il Verona che nel suo dna ha scritto fatale.

Ecco, sarebbe belissimo che questo successo non restasse solo una pagina di memoria, una gara leggendaria, ma servisse anche a ridare senso al nostro campionato. Il Verona c’è e se gioca così c’è di più. Ci sarà se la società farà il suo dovere a gennaio, inserendo giocatori capaci e pronti che aiutino anche l’allenatore in quella che potrebbe essere e diventare un’impresa.

Intanto godiamoci questo 3-0 e questo Romulo, questo Caceres, questo Bessa, questo Kean e questo Nicolas. Dopo tante critiche è giusto e onesto fargli arrivare il nostro applauso.

PECCHIA, IL DITO, LA LUNA

Da qualche giorno si è aperto su twitter un acceso dibattito tra me e alcuni tifosi (tutti coperti dall’anonimato) che mi accusano di difendere Pecchia.

Mi piace trasportare questo dibattito qui sul blog e spiegare bene il mio pensiero.

Credo che Pecchia abbia sbagliato e stia sbagliando molto, rivendico il diritto di criticarlo, ma credo anche che focalizzare l’attenzione completamente sul tecnico sia strumentale e fuorviante.

E’ come guardare il dito che indica la luna e non la luna.

Molti di quei tifosi ritengono Pecchia il responsabile principale, assolvendo di fatto l’operato della società. Uno asserisce che con un altro tecnico la squadra sarebbe già salva a gennaio.

Ecco, è questo che mi trova in completo disaccordo. Credo che il principale responsabile di questo Verona sia proprio la mancanza di mezzi data dal presidente per operare sul mercato. Mi fa sorridere che si imputa a Pecchia sempre il cambio sbagliato, tranne poi essere smentiti dai fatti. Si invoca Fossati e poi Fossati fa perdere la gara con il Bologna. Si ignora che Franco Zuculini è un giocatore miracolato che ha fatto tre operazioni al crociato e che se gioca mezz’ora poi non può essere buttato nella mischia la gara dopo.

Contrasto fortemente anche il pensiero che Pecchia avesse una corazzata nella scorsa stagione. E’ il pensiero che Toni ha fatto circolare nella sua conferenza stampa avvelenata, ma non è la realtà. Pecchia ha ereditato una squadra piena di incognite. I nostri punti di forza erano Pazzini che l’anno prima era stato un fantasma e Romulo che non si sapeva nemmeno se sarebbe tornato a giocare. I rinforzi si chiamavano Nicolas, Luppi, Bessa, Siligardi e nel mercato di gennaio Juanito Gomez. Pecchia ha conquistato la serie A, il Frosinone che aveva tenuto completamente l’intelaiatura della stagione precedente no. Anche Mandorlini arrivò secondo dietro al Sassuolo che alla vigilia non era la favorita, grazie al pareggio che molti definirono “biscotto” con l’Empoli di Sarri. Vincere non è mai facile. Non lo fu per Mandorlini e non lo è stato per Pecchia i cui meriti però sono stati eccessivamente e forse volutamente sottovalutati.

Resta il fatto che ritengo che attaccare Pecchia sia un errore fondamentale. Toglie pressione a Setti e alla società e rappresenta un meraviglioso alibi che occupa il dibattito. Forse esattamente ciò che qualcuno desidera.

SETTI DEVE FARE SUBITO CHIAREZZA

Ora basta: non si bara più. Soprattutto non si può barare sulla pelle del Verona. Le frasi di Fiorani, banchiere e braccio destro di Gabriele Volpi sono gravissime. Da oggi nulla sarà come prima. Non basta ventilare una querela, o una banale smentita sul sito ufficiale per mettere a tacere tutto.

Il silenzio non ci appartiene. Soprattutto quando si tratta di Hellas Verona. La questione è gravissima, c’è poco da fare e da girarci attorno. Testimonia un legame tra Setti e Volpi, se non societario, sicuramente finanziario. E’ il nodo principale anche del netto cambio di rotta tra il primo Setti, quello che parlava di Borussia Dortmund e questo, dimesso e silenzioso che parla di “squadra troppo inesperta” dopo l’ennesima delusione.

Il limite è stato raggiunto. Ora si parla di Hellas Verona, di futuro, di capire che cosa ne sarà di questa società. E’ un affare che riguarda tutti. Tifosi, stampa, imprenditori, politica. Ognuno deve fare la sua parte per chiedere a Setti almeno di essere chiaro. Il Verona è una società privata, certo, ma vive grazie alla passione e alla fede dei suoi tifosi. E’ uno degli asset di Verona, uno dei suoi migliori prodotti, quanto lo può essere la Melegatti, altra azienda simbolo che in questi giorni sta vivendo una grottesca situazione sulla pelle di lavoratori fin troppo pazienti e soprattutto vittime di lotte di cui non sono assolutamente responsabili.

Setti non può più stare zitto. Deve uscire allo scoperto spiegare, spiegarci. E se in cuor suo ritiene che questa vicenda sia troppo grande per lui e per le sue tasche deve dirlo e farsi da parte. Ora non si scherza più.

 

ECCO I CINQUE MOTIVI PERCHE’ IL VERONA SI SALVERA’

In un pomeriggio in cui ho perso la speranza di vedere il Verona salvo voglio andare controcorrente. E trovare cinque motivi perchè il Verona si salverà. Non è facile e dovreste apprezzare il mio sforzo.

1) Il Verona si salverà perchè pensavo che oggi con la Spal perdesse due, tre a zero e invece ha pareggiato 2-2.

2) Il Verona si salverà perchè alla fine riusciremo a trovare tre squadre peggiori di noi.

3) Il Verona si salverà perchè a gennaio Setti convincerà di nuovo Volpi a investire e riusciremo a comprare un attaccante fortissimo, un grande difensore e un ottimo centrocampista.

4) Il Verona si salverà perchè è in crescita e sicuramente ad aprile inizierà a vincere le partite in cui sta conducendo per 2-0.

5) Infine, il Verona si salverà perchè la speranza è l’ultima a morire. Anche se ogni domenica le tirano un colpo in testa.