Che scoperta verrebbe da dire. Il Verona ha dei limiti. Ora è evidente a tutti che le parole di Sogliano poggiavano su basi di realtà. Sarà un altro campionato di sofferenza e se qualcuno per un solo secondo ha pensato il contrario, ha sbagliato di grosso. Perché non è che se fai una squadra a costo zero, puoi lottare per l’Uefa. Certi miracoli riescono poche volte. Riuscì, per esempio, al primo anno di Juric, ma appunto quella fu un’eccezione. La regola è che se spendi poco il massimo che puoi fare è salvarti ed è su questo parametro che dobbiamo giudicare il Verona. Ci sta di perdere 1-0 con Milan (tornato capolista con l’Inter) e l’Atalanta che è una squadra che punta alla Champions League e che sul mercato spende sessanta volte quello che spende il Verona.
Semmai dobbiamo chiederci perché usciamo da queste due partite con rammarico. Perché non abbiamo vinto o pareggiato? O piuttosto perché siamo stati vicini a fare punti e non ci siamo riusciti? Io credo che sia la seconda, perché se Milan e Atalanta hanno sofferto contro di noi, dando la sensazione di essere squadre battibili o meglio “giocabili” qualche merito lo deve pur avere il Verona.
Tutta questa premessa non vuole nascondere i problemi che ci sono e sono tanti, forse anche più del previsto, ma solo cercare di ristabilire un minimo di equilibrio al giudizio.
Poi è evidente a tutti che il Verona fa una fatica tremenda a costruire azioni d’attacco e che il problema è più “strutturale” che di moduli o di singoli. A me pare evidente che ci sia un grosso problema sulle fasce, indispensabili per creare occasioni, superiorità numerica, gioco palla a terra. Senza mettere la croce addosso a nessuno, non è il caso ed è un esercizio tafazziano, ma senza il gioco dei laterali si soffrirà sempre. Faraoni, Lazovic, Terracciano, Doig e ora anche Tchatchua: i giocatori ci sono, dobbiamo aspettarli, farli crescere. Qualche barlume di Lazovic si è già visto nel secondo tempo con l’Atalanta, Terracciano prende sostanza di gara in gara, Doig stava tornando ai suoi livelli, l’unico ancora indietro è Faraoni, ma al capitano va concesso ancora credito e non solo per quello che ha dato in questi anni, ma soprattutto per come si sta impegnando e per quanto visibilmente soffre di vivere questa situazione.
Cosa può fare dunque Baroni? Il tecnico ha scelto la strada più logica: costruire un’identità e un equilibrio della squadra per poi inserire quei giocatori più estrosi ma che per rendere al meglio hanno bisogno che l’orchestra suoni una musica perfetta. Penso a Saponara, a Suslov, allo stesso Bonazzoli. Ci sarà tempo e spazio per tutti, forse già da Torino, altra gara sulla carta durissima, in cui una nuova energia sempre indispensabile per la squadra scaligera.
Serve però soprattutto compattezza dell’ambiente che resta la nostra principale arma con cui lottare con le nostre pari livello. Il primo bilancio facciamolo dopo Frosinone. Mi sembra giusto.