“Se non credi in te stesso, nessuno lo farà per te” (Kobe Bryant).
Esonerare un allenatore è sempre una decisione dolorosa, soprattutto dal punto di vista umano. E quando si deve cambiare in corsa è una sconfitta per tutti: società, squadra e coach, che finisce per pagare anche errori non solo suoi.
la Tezenis non ha voluto commettere l’errore dello scorso anno, quando, dopo avere puntato su un cavallo completamente sbagliato, si è trovata nelle condizioni di non poterlo cacciare, in virtù di un contratto blindato come Fort Knox, che avrebbe comportato un esborso sanguinoso.
Quest’anno la splendida vittoria sul campo della Fortitudo aveva illuso tutti, ma tutte le altre partite hanno palesato perplessità, pur tenendo conto della congiuntura sfavorevole, con l’infortunio a Pini e poi a Boscagin.
Il secondo tempo “allucinante” contro Udine è diventato così l’emblema delle incertezze e degli equivoci di questa Tezenis: 18 punti segnati nella ripresa, come gli 8 realizzati nel secondo periodo all’esordio con Roseto (precipitando a -23), i 25 nella ripresa con Piacenza e con Recanati (sfangandola come sappiamo contro i leopardiani), gli 11 nel terzo periodo a Mantova.
Insomma scarsa continuità, figlia di un gioco confusionario e autostima dei giocatori in drastico calo. A Frates bisogna dare atto che – come ho scritto nel precedente post – ha sempre difeso la squadra e si è assunto la responsabilità delle “mille porcate” commesse dai suoi giocatori. Un galantuomo, però forse non adatto a questa squadra e a questo campionato.
Le idee sicuramente non erano chiare, e non solo in campo. Al di là degli infortuni, la Tezenis in queste otto giornate è partita solo due volte con lo stesso quintetto (a Bologna e contro Piacenza), generando forse insicurezza tra qualche giocatore. E tra le contestazioni sollevate a Frates anche alcune scelte opinabili nel quintetto schierato nel momento topico contro Udine e il totale mancato utilizzo di Rovatti, che magari nell’assoluta mediocrità avrebbe potuto meritare una chance.
Incertezze che il tecnico ha riverberato anche sulla dirigenza, finendo col decidere il suo destino. Adesso resta da vedere chi si metterà definitivamente al timone della Scaligera: la nave è in mare aperto e per uscire dal mare procelloso serve un coach in grado dare sicurezza a tutto il gruppo, molto di più del “grande nome”. O presunto tale.
Buon vento Tezenis.
P.S. Nota a margine. In sette anni di A2 sotto la gestione Pedrollo, un solo allenatore è rimasto per tre stagioni ininterrotte senza che il rapporto venisse chiuso in anticipo sugli accordi contrattuali. E’ solo una constatazione. Il tempo è sempre galantuomo.