I CENTIMETRI CONTANO? DIPENDE DOVE…

“I centimetri non sono importanti, anche se qualcuno può pensare che contano”. Parola di una nota supertifosa della Tezenis, di cui non rivelerò il nome nemmeno sotto tortura.
Doppi sensi a parte, la Verona dei canestri veleggia, anzi, troneggia in testa al campionato, passando da un dominio all’altro. Con buona pace degli amanti della critica preventiva, che in estate lamentavano la carenza di centimetri della squadra di Ramagli, spingendosi a confrontare l’altezza di Monroe nelle varie versioni di Wikipedia e arrivando a invocare l’ingaggio nientepopodimenoche di Cusin, al tempo ancora free agent.
Il campo è come il tempo: di solito è galantuomo. Magari arriveranno momenti più difficili, ma è certo che un asse play-centro come De Nicolao-Monroe non ce l’ha nessuno, oltre ad un giocatore di qualità superiore per la Gold come Ndoja. Insomma una squadra di equilibrio e sostanza. Poi saranno i dettagli a fare la differenza.
La striscia di sette vittorie consecutive ricorda i bei tempi andati, però resto sempre dell’idea che è inutile fare i nostalgici. Teniamoci stretti i vecchi trionfi (c’è chi non li ha…), ma guardiamo avanti. La Tezenis del Ramagli-3 non è solo difesa e regala anche una buona dose di basket-spettacolo. L’entusiasmo è giustificato, lo dimostra il numero crescente di tifosi in trasferta, e sarebbe il caso che il Palaolimpia fosse ancora più pieno.

GUARDARE E IMPARARE

L’eccesso di sicurezza induce a commettere errori e l’umiltà aiuta a crescere e a migliorare ognuno di noi. La sicumera con la quale noi baskettari spesso guardiamo dall’alto al basso il mondo del volley può portare brutte sorprese. Mente la Tezenis vinceva la seconda partita di fila con 23 punti di scarto travolgendo pacificamente Barcellona nonostante le bizze di Monroe (al quale sarebbe opportuno fare un corso intensivo sui deliri di certi fischietti in A2 Gold), piazza dei Signori accoglieva tanta gente per il gala di presentazione della Calzedonia Volley. Stessa famiglia di sponsor, ma una cornice completamente diversa: per la pallavolo Ilaria D’Amico come madrina, il cantante Giò Di Tonno e le supermodelle dell’intimo di casa, per il basket la solita presentazione in mezzo a mutande e canottiere con una giornalista paracadutata da Sky.
In Scaligera non se n’abbiano a male, ma volley batte basket 3-0, sebbene l’ufficio stampa sia super. E tutti i discorsi sulla superiorità del basket e sulla tradizione lasciano il tempo che trovano; l’esempio al contrario di Trento dovrebbe insegnarci qualcosa. Così come il clamoroso (ancorché un tantino esagerato) ritorno d’immagine generato dal Mondiale di volley femminile. Sotto rete organizzano eventi a nastro, la Federbasket rinuncia perché non ci sono soldi. Ormai i canestri guadagnano spazio sui media solo per le sparate del Poz, manco fosse l’unico coach. Aggiungiamo le mille burocrazie e complicazioni portate da Fiba e Fip e il quadro è completo.
La Fipav ha bloccato le retrocessioni, il basket naviga a vista. Un bambino italiano che ha avuto la sventura di nascere all’estero, per giocare deve aspettare l’ok dalla Federazione del paese dov’è nato. E’ la Fiba, bellezza: la stessa che provò a fare la guerra all’Eurolega. Abbiamo visto com’è andata a finire…meno male che anche il basket ogni tanto s’inventa qualcosa di buono.

BUON VIAGGIO TEZENIS

Il nuovo campionato di A2 Gold non sarà zoppo, nel senso che non ci sarà la diciassettesima squadra, come sembrava dopo l'”apertura” del Consiglio Federale al ricorso di Matera, che poi è stato respinto dalla Commissione Giudicante.
E’ meglio stendere il più classico dei veli pietosi sulla vicenda di Forlì, con la fidejussione farlocca e i mancati adempimenti secondo il regolamento. Del resto nemmeno Latina sembrava avere tutte le carte in regola. Sulla proprietà del club romagnolo e soprattutto sulla sua gestione hanno insinuato di tutto e di più, non voglio sprecare altro spazio, possiamo solo aspettare e vedere come andrà a finire.
Non è la prima volta che personaggio borderline scendono in campo con programmi roboanti, mi permetto solo di far notare la comica posizione della signora Bragaglio, che da presidente Lnp ha dato l’assenso a Forlì per un versamento non consono secondo le regole, salvo poi sottoscrivere come presidente di Brescia un documento che censurava questa decisione, quindi firmando contro se stessa….
Del resto mi risulta che ad una recente riunione di Lega il presidente di Latina dopo avere sentito gli sproloqui di Alberto Bucci (uomo-immagine di Forlì) abbia chiesto alla stessa Bragaglio: “Scusi, ma qui quanti presidenti ci sono?”. Risposta di Graziella Bragaglio: “Io e lei”. La controreplica è suonata più o meno così: “E allora cosa stiamo a parlare? Io e lei ci mettiamo i soldi, gli altri invece li prendono”.
Questo è il nostro mondo, fatto di tanta gente appassionata, che ama lo sport più bello, ma che ai vertici è gestito male, troppo spesso da dilettanti allo sbaraglio. La pallavolo, purtroppo, pur essendo un movimento infinitamente più piccolo, ci ha offerto qualche esempio che andrebbe copiato, ma che invece viene ignorato o sottovalutato, soprattutto per presunzione.
Detto questo buon viaggio alla Tezenis del Ramagli-3, molti l’hanno indicata in cima al ranking dell’A2 Gold. Quest’anno la Verona dei canestri non può sbagliare.

L’ORA DEL RAMAGLI 3

Alessandro Ramagli e la sua pallacanestro potranno piacere e non piacere, essere lodati o criticati fa parte della vita quotidiana di un allenatore. Ma il coach della Tezenis ha sicuramente un pregio: non legge i blog e non passa il tempo a navigare sui social forum per leggere i commenti dei tifosi. Anche perché se lo facesse e leggesse certe cose s’incazzerebbe di brutto; Ramagli lo ha ammesso con onestà e conoscendolo non c’è motivo di dubitarne.
Così in queste ultime settimane il Reverendo (come sono soliti definirlo un po’ di tifosi armati di ironia…) si è risparmiato le speranze degli appassionati attorno alla nuova Tezenis, ma anche qualche giudizio un po’ troppo ‘tranchant’, del tipo: “Monroe ha giocato in una delle ultime squadre della classifica in Spagna”, “La squadra è piccola, per vincere il campionato ci vuole un centrone”, “Serve un altro lungo esperto, meglio rinunciare ad un under”.
A parte la folle illusione che Verona possa solo pensare  di inseguire un giocatore come Cusin (che tra l’altro sembra avere pretese altrettanto folli), Ramagli vuole otto giocatori da poter far ruotare, più due giovani. Punto.
E i suddetti (ossia gli under), chi ha quelli bravi se li tiene, oppure finiscono in serie A. Quanto al quintetto è pacifico che il coach della Tezenis si affiderà a De Nicolao, Umeh, Boscagin, Ndoja e Monroe, con Gandini che partirà dalla panchina. Poi ci sarà sempre la possibilità di modificare e ruotare, mentre nel roster resta a disposizione il posto per il passaportato e nel budget il d.s. Petronio è riuscito a fare una piccola “musina”. Non si sa mai…

PRESUNTI GIOVANI

– Tifoso numero 1: “Aspetto a giudicare la squadra quando il roster sarà completo”.
– Tifoso numero 2: “Se ci fosse un vero progetto si cercherebbe di valorizzare i nostri giovani per creare un buon settore giovanile”.
– Tifoso numero 3: “Beh dai, è arrivato Mazzantini dal Don Bosco Livorno, Ramagli lo conosce bene”.
– Tifoso numero 4: “Speriamo che non faccia la fine del primo De Nicolao e di Grande”.
– Tifoso numero 5: “Leonardo Toté top scorer con l’Italia ai mondiali Under 17”.
– Tifoso numero 6: “Leonardo Toté è tesserato per la Reyer. A titolo definitivo, e alla Scaligera era in prestito dal Carlo Steeb”.
– Tifoso numero 7: “Anche Edo Bertocchi è in Nazionale”.
– Tifoso numero 8: “A parte che Bertocchi era della Cestistica, ma adesso è andato a Trento”.
Domanda: Ci siamo persi qualcosa…già non abbondiamo di talenti, ma quanti altri prospetti veronesi ci lasceremo soffiare sotto il naso?

P.S. Sulle ambizioni di Forlì e sui proclami del nuovo proprietario (con relativa avvenente compagna-presidente) preferisco stendere il più classico dei veli pietosi…sentir parlare di quotazione in Borsa nelle blue chip, quando servirebbe una capitalizzazione da un miliardo di euro, non fa neanche ridere. Soprattutto se la sparata arriva da uno che ha una procedura di fallimento sulla testa. Beato chi ci crede.

L’UVA DI VARESE E QUELLA DI DENIK

C’è chi si fa ridere dietro e chi invece fa sganasciare l’Italia baskettara, compresi tanti tifosi varesini. Chi si fa ridere dietro sarebbe Andrea De Nicolao, grande colpo di mercato della Tezenis; almeno secondo un giornalista della “Provincia di Varese”, che ha accusato De Nicolao di essere più ricco ma di farsi ridere dietro per essere sceso in Lega Gold dopo aver dichiarato di volere un posto da titolare e di voler giocare di più.
Appunto. E cosa c’è da ridere? L’idolo di Denik era Pozzecco e adesso lui se n’è andato proprio quando poteva averlo come coach? Chapeau al nuovo regista della Tezenis, che per giocare a Verona ha rinunciato ad un contratto garantito in serie A (quindi con tutti i vantaggi del professionismo), per scendere al piano inferiore con un contratto da dilettante.
Insomma dare aria ai denti (come soleva dire un mio vecchio allenatore) resta lo sport prediletto da molti. La dura critica a Di Nicolao tra l’altro arriva in un momento in cui Varese sembrerebbe la location giusta per un remake de “La grande fuga”, pur con il recente approdo dell’Ispettore.
Piuttosto sembra come la storiella – sempre attuale – del grande Fedro: “Nondum natura est, nolo acerbam sumere”. Sei andato via? Sei un palancaio e vali poco.
Per una scelta fatta forse dopo mancati accordi con club di serie A, ma che fa onore al 23enne padovano che ricordo fare il fenomeno (magari un po’ troppo…) contro San Bonifacio in C2 quando era un ragazzino e giocava in doppio tesseramento con la Benetton e la Pro Pace, allenato dal compianto zio Pigi De Nicolao.
Se De Nicolao ha scelto Verona e la Lega Gold evidentemente significa che ha sposato il progetto della Scaligera, uno dei pochi in tempi ancora di grande incertezza, su tutte l’ammissione di Capo d’Orlando alla serie A con la Com.Te.C. che ha preso per buone le autocertificazioni sui pagamenti pregressi dovuti ai giocatori del club siciliano. Chi vivrà vedrà, ne riparleremo dopo Natale.
Intanto l’ingaggio di De Nicolao (il fratello buono, per dirla con un pizzico di malizia) sostiene le ambizioni della Tezenis e comincia a zittire chi mugugnava già per le sole conferme del trio italiano e l’arrivo di Ndoja.
Una Combo-guard e un’ala forte in grado di giocare centro saranno la nuova coppia americana, poi ne vedremo delle belle. Adesso la palla passa a Ramagli.

CAPO DROGANDO

Tutto come previsto. Il Consiglio Federale della Fip dunque ha stabilito che l’Orlandina è la sedicesima squadra nella prossima serie A e prima ad avere diritto ad assere ammessa dalla Legadue Gold: potrà iscriversi al massimo campionato se in regola con i parametri Com.Te.C.
Vediamoli, allora, questi parametri che nei giorni scorsi i dirigenti siciliani hanno sbandierato di essere pronti a rispettare: 250mila euro di versamento per l’ingresso in serie A, una tassa d’iscrizione superiore di poche migliaia di euro a quella della Lega Gold e una fidejussione da 350mila euro che, ovviamente, costerà al massimo un paio di decine di migliaia di euro di commissioni bancarie.
Tutto qua. Ovvio e scontato che l’Upea potrà dimostrare alla Com.Te.C. di avere i documenti in regola per essere ammessa alla serie A. Resta da vedere se il budget consentirà a Capo d’Orlando di rispettare tutti gli impegni finanziari e le scadenze economiche per l’intera stagione o se invece a gennaio la benzina sarà già finita.
In buona sostanza è duro da scacciare il sospetto che il campionato possa essere “drogato”, come è stato falsato quello passato, con Montegranaro che ha rischiato di salvarsi a spese di Pesaro che invece aveva fatto la squadra con i soldi a disposizione. Aggiungiamo la barzelletta dei 4 punti di penalizzazione che la Sutor sconterà in C regionale (sempre se la farà), o magari in…Promozione!
Fin qui quello che dicono le carte federali e, soprattutto, il buon senso. Con buona pace dei vaniloqui sul web e delle speranze erroneamente alimentate nei tifosi. Poi magari tra qualche giorno ne riparleremo, pronti a far festa: per quanto possa essere accolta con tripudio una promozione a tavolino. Intanto benvenuto a Ndoja, prima vera novità dopo tre conferme scontate alla Scaligera. Dalla finestra guardo l’amato Adriatico e brindo alla Tezenis che verrà con un bicchiere di Passerina Doc. Arrivederci in agosto.

NON E’ SOLO UNA QUESTIONE DI SOLDI

Le ambizioni di serie A della Verona dei canestri sono affidate al Consiglio Federale. E non è chiaro se essere allegri o preoccupati. In passato ci fu la massima severità, cancellando la blasonatossima Virtus Bologna per il lodo Becirovic, ma negli anni a seguire quanche cantonata l’hanno presa pure in via Vitorchiano, le più recenti sono la farsa-Napoli l’altro anno in Legadue e la sgangherata di Montegranaro all’ultima serie A, quando ai più era noto che nella capitale delle scarpe avevano sì e no i soldi per due mesi di campionato.
Adesso i marchigiani ci riprovano e tra una settimana mi divertirò a leggere in spiaggia sul “Corriere Adriatico” il countdown verso il Consiglio Federale che il 18 luglio dovrà decidere la squadra ammessa in serie A al posto di Siena.
Capo d’Orlando – davanti a Verona nel ranking – si dice pronta, se poi non ha la copertura finanziaria è un particolare di secondaria importanza in un movimento che negli ultimi due anni ha perso più di 50 squadre nei campionati nazionali e che cerca di nascondere la crisi dietro al ritorno di Treviso in Lega Silver (attraverso i diritti della derelitta Corato) e alle richieste di qualche società più economicamente attrezzata di essere ammessa al campionato superiore. Se tra queste c’è anche Montegranaro c’è poco da cantar vittoria, soprattutto se – attendo conferme – si arriverà addirittura ad una serie B senza retrocessioni. Ottima scelta, ma che certifica come le difficoltà per tutto il movimento restino grandi.
Fortunatamente il patròn Pedrollo non ha dubbi: vuole fare la serie A. Ho sempre sostenuto che è meglio vincere i campionati sul campo e non cambio idea. Chiedere l’ammissione alla serie A (giacché non è un ripescaggio, visto che la Tezenis non è retrocessa) è legittimo, tuttavia è opportuno ricordare che un budget in Lega Gold quasi si dimezza salendo al piano superiore, dove senza lo status dilettantistico si perdono tutte le agevolazioni fiscali. E comunque i soldi non bastano, per la serie A occorre avere una società strutturata. Ma questo in Scaligera lo sanno bene.

PROMOSSI E BOCCIATI

Domanda dalle cento pistole: questa stagione della Tezenis è un fallimento? Retrocessa alla prima avventura in Legadue, ripescata e fuori dai playoff l’anno seguente, ai quarti dei playoff nel 2013 e infine in semifinale quest’anno. Il risultato quindi è stato migliore, anche se il presidente Pedrollo continuava a sbandierare ai quattro venti che bisognava arrivare primi.
E’ noto che i proclami del patron vanno spesso spaccati in quattro ed in questa Lega Gold c’erano squadre più attrezzate, almeno una: Torino, che però è rimasta con in cerino in mano, finendo dietro Verona.
Piuttosto nessun giocatore gialloblù appare in testa alle statistiche, in pratica altri hanno imbroccato coppe di americani più redditizie, così come tra i veterani hanno sicuramente inciso i vari Basile e Soragna (per non parlare di Mancinelli, “appena” 31enne), rispetto a Carraretto: il colpo di mercato della Scaligera è stato un flop.
E veniamo alle pagelle.
JERRY SMITH: 15,5 punti di media in regular season che scendono a 13,7 nei playoff, quarto nella classifica degli assist anche se non è un vero play e nel momento topico si è visto, e le 95 palle perse (secondo assoluto) lo confermano. E’ il giocatore che ha tirato più liberi in tutta la Gold, prendendosi tante responsabilità, anche troppe. Voto: 7
RONNIE TAYLOR: non so se il gemello buono sia finito a Venezia, ma in alcune circostanze i suoi pasticci hanno ricordato quelli – peraltro inarrivabili – di Mario West. All around, giocatore solido e duttile, ma in altre squadre si è visto di meglio. 14,5 punti di media, in lieve flessione nei playoff. Voto 6,5
GIORGIO BOSCAGIN: il grande cuore del capitano si è visto proprio nei playoff: 11 punti per gara rispetto ai 9,4 della stagione regolare. Si è buttato su ogni pallone, non si è mai tirato indietro. Nuova bandiera della Verona dei canestri. Voto 9
CRAIG CALLAHAN: 13,7 punti di media, poco di più nei playoff. Milgior rimbalzista della squadra (7,1 undicesimo assoluto), dall’Ispettore era lecito attendersi che incidesse un po’ di più. Voto 7
LUCA GANDINI: centro titolare con 4,9 punti e 5,4 rimbalzi di media. Le cifre parlano da sole, ma non fotografano il lavoro duro nel pitturato, i tiri sporcati agli avversari. Voto 7 meno
MARCO CARRARETTO: utilizzato mediamente 20 minuti per gara (3′ più di Reati, tanto per capirci), solo in un paio di occasioni ha sfoderato partite all’altezza del suo illustre passato. Solido in difesa, sua qualità principale, alcune sue prestazioni in attacco sono state imbarazzanti. Voto 4,5
DAVIDE REATI: miglior tiratore da 3 della Tezenis, quarto di tutta la Lega Gold con il 46,5% e 7 punti di media, decisamente buono per uno che al massimo aveva giocato in Dna. Uno specialista al servizio della squadra, ma nei playoff è crollato al 37,5 (tenendo conto pure del 5/5 a babbo morto in gara-3 con Capo d’Orlando). Voto 6,5
MATTEO DA ROS: 7,5 punti di media, e i soliti alti e bassi. Qualche partita da leader, altre da mettersi le mani sugli occhi. Difetti caratteriali e nei fondamentali che sembra difficile possa riuscire a cancellare. Voto 6 meno
ALESSANDRO GRANDE: il colpo con il nazionale Under 20 si è sgonfiato troppo presto. 5 minuti di utilizzo (nelle partite in cui è sceso in campo), qualche sprazzo da valutazione negativa record, non pervenuto nei playoff. Ma forse si poteva cercare di dargli più fiducia in stagione regolare, invece l’impressione è gli abbiamo fatto la croce sopra come l’anno scorso con De Nicolao. Non giudicabile.
LUCIO SALAFIA: Una ventina di minuti per il giovane lungo siciliano. Non giudicabile.
ALESSANDRO RAMAGLI: apprezzato da tanti tifosi, detestato da un gruppetto di contestatori che aspettava una sconfitta per alzare la voce, tirando in ballo anche la questione delle bestemmie. Il suo gioco non è esaltante, non l’ho mai nascosto, in difesa non cambia mai registro e non usa la zona nemmeno come arma tattica, però ha dato energia al gruppo e su quell’energia ha costruito i successi veronesi. Poi è facile vincere se tiri molto bene da 3, ma la caratteristica più apprezzata di questa Tezenis è che non ha mai mollato, come dimostrano alcune grandi rimonte, sebbene ci siano stati certi crolli sconcertanti. Ha avuto il merito di credere nel progetto di Pedrollo, anche se forse potrebbe arrivare un nuovo coach. Voto: 7

RIPARTIRE DAL POPOLO DEL PALAOLIMPIA

“Ho già fatto domanda per l’A1”. Il presidente Pedrollo avrà lanciato l’ennesima boutade, ma con questi chiari di luna Verona è una società solida, che rispetta le regole e gli impegni presi, e può contare su un pubblico che nei playoff è stato una costante. Da lì bisogna ripartire. Al di là del rammarico per l’occasione mancata di allungare la serie alla decisiva “bella” per inseguire fino all’ultimo la finale. Le avvisaglie c’erano già state nella serie con Veroli, al di là del furto in gara-3. Tre partite di fila ai supplementari hanno bruciato risorse preziose. E credo poco alle voci che l’eventuale eliminazione nei quarti avrebbe indotto Pedrollo a mollare.
Chapeau a…Capo d’Orlando che ha dimostrato di avere più energie – soprattutto mentali – nel momento topico. Sono qualità determinanti per giocarsela nei playoff. Aggiungiamo una panchina sicuramente più lunga rispetto a Verona ed il quadro è completo. Ma teniamoci stretti il popolo del Palaolimpia e una proprietà appassionata, che non lesina sforzi per mantenere vivo il grande basket gialloblù. Per questo coach Ramagli ha ragione, come è impossibile non essere d’accordo con Pedrollo jr., che dopo una sconfitta di 18 in casa non ha esitato a dichiarare: “Avanti con questo sogno”.