La serie infinita e zeppa di emozioni con Veroli avrebbe regalato tre supplementari nelle ultime tre partite, se il segnapunti e gli arbitri non ci avessero messo lo zampino in gara-3 a Frosinone. Tant’è, vincere così forse è anche più bello, sebbene la gestione dell’ultimo possesso dei regolamentari nella “bella” al Palaolimpia abbia fatto accapponare la pelle a tutti.
Chi se ne frega, conta solo vincere. E vincere all’overtime porta acqua al mulino delle emozioni, che sono lo spot migliore per fidelizzare il pubblico. Un successo fatto di tanta energia e strappato con il cuore, soprattutto quello immenso di capitan Boscagin, “hombre del partido”.
La semifinale dei playoff in Lega Gold è un traguardo che mancava da tanti anni alla Verona dei canestri e va condiviso non solo con la squadra, lo staff tecnico guidato da coach Ramagli (e un vice come Sandrino De Pol non ce l’ha nessuno in questo campionato), la “squadra” medica, la proprietà e la dirigenza, chi lavora dietro le quinte come Andrea Sordelli e gli uomini del marketing, e naturalmente il d.s. Petronio e il team manager James Tirelli, che con il responsabile della comunicazione Alessandro De Pietro nei giorni scorsi hanno vissuto giorni di grande tensione, facendo anche da parafulmini del furto subito in terra ciociara. E magari sentendosi anche rispondere a male parole. Ma la passione e la voglia di ottenere un risultato talvolta può portare ad andare un po’ sopra le righe.
Una passione che sulle tribune del Palaolimpia è diventata una costante. La grande onda gialla, che certifica i numeri veri delle presenze al basket. Non come qualche altro sport.
Giustizia è fatta. E adesso sotto con Capo d’Orlando.
ARBITRI E SEGNAPUNTI COL PASSAMONTAGNA
La porcheria consumatasi a Frosinone invita a una constatazione e ad una riflessione. La constatazione l’hanno certificata i giudici della Commissione Giudicante Nazionale della Fip: la Tezenis ha ragione, è stata “derubata” di un punto, però il regolamento non consente di accogliere il ricorso per errore tecnico. Per paradosso, un arbitro potrebbe combinarne di cotte e di crude assieme agli ufficiali di campo, cancellare canestri a una squadra con tanto di prove tivù, senza nessuna conseguenza per la vittima del “furto”. Di primo acchito si poteva pensare che la dirigenza gialloblù non fosse stata sufficientemente insistente con arbitri e segnapunti per evitare di farsi gabbare, ma il realtà il d.s. Petronio (allertato dal team manager Tirelli) ha rischiato di essere cacciato per le ripetute e prolungate proteste nel tentativo di segnalare l’errore macroscopico; tutto nella tonnara del palazzetto ciociaro, tra gli insulti e le minacce dei tifosi di Veroli. Ed è stato un errore inaudito e inaccettabile, visto che i due tiri liberi segnati da Boscagin non sono nemmeno stati iscritti a referto. Un’omissione alla quale si è aggiunta la “correzione” a fine partita, che ha prodotto un referto falso. Non si può chiamare in altro modo.
La riflessione è duplice. In Scaligera sapevano perfettamente che il ricorso sarebbe stato rigettato, conoscono le norme, però hanno voluto lanciare un messaggio forte e chiaro: è ora di finirla con certe sceneggiate e con certe pantomime che, fatalità, capitano solo sotto una certa latitudine. Davanti ad un vero e proprio falso bisogna cambiare le norme.
L’altra questione riguarda i tre allegri “briganti” che assieme al segnapunti (il signor Tullio Frisina di Roma, principale responsabile) hanno combinato questo guaio: se non avevano il passamontagna, poco di manca. Persone con la coda di paglia assai lunga, se dopo un prolungato conciliabolo negli spogliatoi hanno consegnato il referto giallo alla Scaligera impedendo a capitan Boscagin di firmare il preannuncio di reclamo, ma soprattutto dopo aver omesso di scrivere a referto i due tiri liberi di Boscagin (fin da subito) e poi – solo a fine gara – cambiando il numero di Gandini con quello di Boscagin per l’unico libero segnato in precedenza. L’auspicio è che non si vedano più in giro per i palazzetti italiani, a cominciare da Attard (senza dimenticare Materdomini, che in questa vicenda non c’entra nulla). Ma non sono molto convinto che gli arbitri avranno conseguenze. Dopo tutto cosa vogliamo aspettarsi da una Federazione che ha penalizzato Montegranaro per la prossima stagione ed ha sponsorizzato la nomina di Minucci a presidente della Lega Basket? E pensare che c’è stato qualcuno che si è pure sorpreso quando gli hanno messo le manette ai polsi…
PADRONI DEL PROPRIO DESTINO
Dodici vittorie su quindici. La Tezenis si affaccia ai playoff con un ruolino di marcia che nel girone di ritorno ha completamente girato la stagione dei giganti gialloblù. La sorte è stata doppiamente benevola con la squadra di Ramagli, che ha evitato per un soffio di scivolare al quinto posto (e sarebbe stato un epilogo beffardo della regular season) ritrovandosi addirittura con il fattore campo contro e nei playoff incrocerà Veroli, che “sulla carta” appare la squadra meno temibile tra le possibili rivali di Verona nel post season.
Barcellona e soprattutto Torino era opportuno evitarle, così è stato. Tanto meglio. Poi ognuno è padrone del proprio destino e la Tezenis ha tutte le carte in regola per recitare un ruolo da protagonista in questi playoff. Fino a quanto e per quanto dipenderà da Boscagin e compagni. Non è il primo posto proclamato e preteso da Pedrollo all’inizio della stagione? Ci sono anche gli avversari e qualche volta possono essere più forti.
SPRINT FINALE
A due giornate dalla fine della regular season in Lega Gold, appare fin troppo evidente che il destino della Tezenis si giocherà nella prossima trasferta a Biella. Il rendimento offerto ormai da un bel po’ di tempo a questa parte dai giganti gialloblù al Palaolimpia consente infatti di guardare con una buona dose di fiducia alla sfida con Ferentino che chiuderà la stagione regolare.
Così la sfida in Piemonte sarà praticamente decisiva per le chance veronesi di entrare nelle top four per ambire anche ad una posizione più alta nella griglia dei playoff. La capolista Trento nel prossimo turno giocherà a Trapani e poi affronterà in casa proprio Biella in uno scontro diretto osservato a distanza con grande interesse da Capo d’Orlando. I siciliani sono in svantaggio nel doppio confronto con Trento e in vantaggio con Biella ed hanno due partite molto abbordabili: trasferta a Jesi e in casa con Imola. Per questo possono puntare ancora al primo posto, traguardo che non è precluso nemmeno a Biella, che ha già battuto all’andata la Bitumcalor.
E in questo groviglio di ipotesi s’incastra il cammino finale della Tezenis, costretta ad evitare di arrivare appaiata a Torino, che l’ha battuta due volte e giocherà a Brescia per poi chiudere ospitando Trapani.
Sarà quel che sarà, nella speranza di ritrovarci nei playoff un po’ più ricchi e meno poveri…
VIAGGI IN SICILIA
Sei vittorie di fila, che non tolgono la Verona dei canestri dall’area “bicolore” tra terzo e quinto posto, dove finirebbe adesso, per via degli scontri diretti negativi con Torino e Biella.
Ma è comunque tutto un altro vedere rispetto a due mesi fa, quando dopo la mattanza al Pala Ruffini si erano levati cachinni verso la squadra, riaccendendo critiche alla gestione tecnica della Tezenis e alle scelte di mercato della società.
Sembra un secolo fa, ma la striscia vincente non permette certo di far festa. Il campionato si è fatto duro per tutti, basta guardare la superfavorita Torino, che nelle ultime tre giornate ha incassato due sconfitte e ha vinto sulla sirena contro Napoli.
I giganti gialloblù nelle prossime due trasferte a Trapani e Barcellona si giocheranno una buona dose delle chances di restare in corsa per i primi posti. E ai due viaggi in Sicilia seguiranno la sfida casalinga con Brescia ed un’altra trasferta a Biella, che ha già vinto al Palaolimpia.
Un ciclo di partite-chiave, che saranno anche una sorta di prova generale per i playoff. Quei playoff (Federico e…Forrest Gump docet) che sono come una scatola di cioccolatini. Poi una volta si andava a Barcellona in Eurolega, adesso dobbiamo accontentarci della Sicilia e di Pozzo di Gotto…
QUALCOSA E’ CAMBIATO
Mancano sette giornate alla fine della regular season e la Tezenis con una striscia di quattro vittorie consecutive intanto ha messo una serie ipoteca per staccare un biglietto per i playoff. Quattro punti di vantaggio su Trapani (che i gialloblù dovranno visitare) e Veroli (differenza canestri pari, in quella totale per ora Verona è +32) rappresentano già una buona cambiale che coach Ramagli è pronto ad incassare.
Il trio di testa non molla (anche se la capolista Torino ha rischiato grosso con Napoli che domenica 16 sarà al Palaolimpia) ed hanno vinto anche Biella e Barcellona, agganciando la Tezenis al quarto posto.
E’ chiaro che le due trasferte in Piemonte e in Sicilia decideranno la posizione della Scaligera nella griglia dei playoff, intanto però il vento in casa gialloblù sembra essere proprio cambiato. I giganti di Ramagli hanno superato dubbi e incertezze acquistando consapevolezza dei loro mezzi, oppure sono state sufficienti le vittorie con le due capolista per ritrovare fiducia, energia e personalità?
PUNTO E A CAPO
Alessandro Ramagli ha perfettamente ragione quando spiega che in sei giorni la Tezenis ha giocato con le tre capolista e se Torino ha dimostrato di essere superiore, con Trento e Capo d’Orlando la sua Verona ha fatto vedere di essere competitiva e di poter giocarsela. Anche nei playoff.
Dal punto più critico della stagione all’esaltazione di questa doppietta al Palaolimpia il passo è breve. Non bisogna montarsi la testa, ma continuare a credere che si può migliorare sempre. Lo dimostra la capacità di vincere (come contro la Pozzecco band) senza tirare con percentuali super, anzi, decisamente peggio degli avversari. E con Da Ros che non ha fatto il fenomeno…
La classifica è corta, tutta schiacciata tra il quarto al settimo posto (l’ultimo buono per i playoff), però l’impressione è che la stagione possa essersi girata per Bosca e compagni. Anche se la Scaligera è attesa dalle brutte trasferte in Sicilia a Barcellona e Trapani. Sì, viaggiare, evitando le squadre più dure…
FARE IL CULO A TUTTI
Non ho mai inserito Matteo Da Ros nella hit dei miei giocatori preferiti, non foss’altro per le infrazioni di passi, difetto che probabilmente si trascina fin dalle giovanili. Però al discusso n° 20 della Tezenis bisogna riconoscere una qualità che non c’entra nulla con la tecnica: la franchezza. Nel bene e nel male. Ricordo la sua cruda autocritica la scorsa stagione, dopo la sconfitta in Coppa Italia contro Trieste: “Ho fatto cagare, ho giocato una partita di merda!”.
Parole chiare, come quelle nello sfogo di ieri dopo la vittoria su Trento. “Ho chiesto al preparatore atletico di spaccarmi il culo per due ore perché oggi, domani voglio rompere il culo a tutti”.
Parole dette dopo una partita di grande sostanza e che possono apparire presuntuose perché il nostro non ha spiccicato verbo dopo il successo con Trieste o a Torino. Ma gli ultimi dieci giorni sono stati sicuramente pesanti per Da Ros. Non dev’essere stato piacevole sentirsi messo alla gogna, bollato come un rompicoglioni che guasta la serenità dello spogliatoio.
Di teste calde o di giocatori dal carattere difficile ne sono passati più d’uno a Verona; un nome su tutti: Tim Kemtpon. Quello che conta è il gruppo, chi lo gestisce (ossia il coach) e chi lo controlla, vale a dire la società; che ultimamente qualche marachella l’ha combinata, tra dichiarazioni inopportune e idee un po’ confuse sulla strategia da adottare.
Per questo la personalità di Da Ros ed il coraggio di essere onesto con se stesso e con gli altri (e nella sua sparata non si riferiva certo ai tifosi), devono essere prese da stimolo per ripartire con tutte le motivazioni per riportare più in alto possibile la Verona dei canestri.
Tutti insieme, tutti dalla stessa parte. Solo così nei playoff potremo vederne delle belle.
CIAO TEO
Nella lunga frequentazione che Teofilo Sanson mi ha onorato di concedermi, potrei citare mille aneddoti. Mi piace ricordarne un paio che c’entrano poco o nulla con il suo grande impegno di appassionatissimo mecenate nello sport, a cominciare dal ciclismo.
Alla fine dei Mondiali del 1999 fui invitato a pranzo in azienda assieme a mia moglie, che aveva lavorato nello staff dei Mondiali. Alla fine, mentre stavamo per accomiatarci, scoprì che proprio quel giorno era il nostro anniversario di matrimonio. A quel punto si girò verso il cameriere che si era appena seduto a tavola per mangiare dopo averci servito e lo chiamò con la sua voce afona e unica: “Animale! Vieni qui subito!”. E lo spedì in cantina a prendere due bottiglie di champagne che ci donò per festeggiare.
Teo Sanson era così: rude, ma generoso. Poi avrà regalato una bottiglia o una cravatta griffata anche al suo collaboratore, per rimediare ai modi un po’ troppo spicci.
Un uomo capace di soffiare il Mondiale ad Agnelli (nell’anno del centenario Fiat) e che si mise in testa di riportare il Mondiale a Verona (“solo a Verona” precisò) per festeggiare le nozze d’oro con l’adorata Giannina. E ci riuscì.
Un nonno che si incazzò di brutto perché non volevano far salire i nipoti sull’auto che girava lungo il percorso iridato.
Un imprenditore che metteva passione anche solo per spiegare, durante una cena, che una bottiglia di vino va trattata con cura (“E’ vivo!”); o che cercava di convincerti fino all’esaurimento che i suoi gelati industriali erano assolutamente più buoni e sicuri di quelli artigianali, perché c’erano molti controlli in più.
Per usare la nostra lingua, che era anche la sua (inframmezzata da qualche esclamazione friulana e pure torinese) bisogna proprio dire: “Averghene come il Teo”.
Un industriale che non mai lesinato quattrini per sostenere lo sport, fosse il ciclismo che tanto amava (e su tutti il mitico “Moseron”), il calcio con l’Udinese ma anche con un po’ di Hellas, il rugby che a Rovigo gli portò due scudetti.
Il trittico Sanson fu la premondiale che lanciò Bugno verso il trionfo iridato, la tappa del Giro d’Italia si deve a lui e soprattutto il record di due edizioni dei Campionati del Mondo in cinque anni. Nel ’99 si commosse vedendo Damiano Cunego vincere sulle strade di casa, novello “enfant du pays”. Sarebbe bello che Verona, la città che lunedì saluterà Teo Sanson nella chiesa del Vescovo Moro, gli dedicasse una salita, un tornante sul percorso delle Torricelle che lui amava tanto e che sublimò le bellezze di due Mondiali spettacolari come nessun’altro.
Ti sia lieve la terra Teo, e mi piace ricordarti lassù con il tuo carrettino di gelati.
CAPRO ESPIATORIO
Alla Tezenis sembrano aver già trovato il capro espiatorio in questa stagione altalenante: Matteo Da Ros. Chi conosce bene il patròn Gianluigi Pedrollo, sa che tante sue dichiarazioni vanno spaccate in quattro, se non in otto o in sedici…L’atteggiamento un po’ guascone del presidente va di pari passo con la generosità che non ha mai lesinato da dirigente sportivo, basket o calcio che sia. Tuttavia quando si fanno proclami bisognerebbe rispettarli. Ai tifosi è lecito domandarsi dove sono i cambiamenti annunciati entro domenica, ma evidentemente certi sfoghi vanno presi per quello che sono. Sfoghi, appunto. E le colpe vanno spartite, sebbene le scelte di mercato siano state pienamente condivise dal tecnico.
Resta il fatto che ultimamente Da Ros sembra un corpo estraneo alla squadra. E i 6’56” concessigli contro Trieste non possono essere giustificati solo con la scelta tecnica.
Che dire allora di Carraretto? Scarso minutaggio, senza assumersi responsabilità quando conta, prendendo iniziative quasi sempre a partita chiusa. Però guadagna meno di Da Ros, iol che è tutto dire…
Poi ho trovato un po’ inopportuna la presenza di Giorgio Valli sabato sera al Palaolimpia. Se si voleva dare un segnale di fiducia a coach Ramagli non era questo il modo. Allora con una battuta possiamo dire che la vittoria con Trieste ha salvato (per ora?) la panchina a Ramagli ed ha permesso a Valli di trovare una destinazione ancora più prestigiosa: Virtus Bologna in A1.
E alla fine di tutto non bisogna affatto vergognarsi di dire che bisogna rispettare il budget. Non ci sono soldi per prendere altri giocatori, sia pure con i limiti imposti dal regolamento? Pazienza. Avanti così. Ne vedremo ancora delle belle, playoff permettendo.