L’INCONTENTABILE

Il presidente Gianluigi Pedrollo è un uomo esigente, ed ha buone ragioni per esserlo. Non solo perché caccia il grano. Però mi ricorda un po’ quello spot di Carosello con Giampiero Albertini, "Gli Incontentabili". Domenica, durante l’intervallo dell’asfaltatura della Tezenis su Sant’Antimo, era soddisfatto per la prestazione di Shane Edwards, ma si lamentava per West e per non avere ancora visto tutti i due americani giocare bene insieme.
Sarà, mi preoccuperei di più per il caso della guardia americana, ultimamente troppo pasticciona, e per le percentuali di Vukcevic.

Conosco Gian Pedrollo da tanti anni (25, ormai) e posso assicurare che non lo fa per posa: il presidente è convinto di quello che dice. E non sempre riesce a tenere per sé opinioni e convinzioni.
La Verona dei canestri ha superato l’esame Sant’Antimo, squadra in verità apparsa non irresistibile. Con Barcellona ci sarà la prima prova di conferma.
Il campionato è lungo, ma se l’obiettivo in casa Scaligera si chiama davvero playoff, al Palaolimpia non saranno più ammessi errori. E sarà necessario qualche colpo in trasferta.

P.S. Lo spot degli "Incontentabili" era degli elettrodomestici Ignis, tanto per restare in tema basket…

DEJA’ VU

Nell’ultimo, sconclusionato tiro di Mario West a Brescia ci sono tutti i limiti della Tezenis in questo tormentato avvio di stagione. Una squadra ancora senza personalità, che oltre al gioco deve ritrovare quella “spina dorsale” decantata da Martelossi. Il cambio di allenatore non poteva trasformare dall’oggi al domani un gruppo in crisi d’identità in un esercito di fenomeni. Bisogna essere sinceri: l’unica vittoria di Verona è arrivata, rischiando, contro Imola priva di alcuni giocatori-chiave.
A Brescia invece un k.o. subendo la rimonta dalla Leonessa senza Goldwire e con Thompson inguardabile. Porta è in progresso, ma sull’asse play-pivot non può certo bastare Renzi a mezzo servizio, bravo sui pick and roll, ma imbarazzante in difesa. E Vukcevic comincia dare preoccupanti segni di logorìo.
Beviamoci un Cynar, aspettando giorni migliori, ma finora stiamo vedendo lo stesso film di un anno fa.

 

GARELLI PAGA PER TUTTI

Alla fine ha pagato Garelli. Un esonero annunciato, che probabilmente il presidente Pedrollo avrebbe voluto decidere anche prima. L’allenatore paga per tutti, come De Raffaele un anno fa, con una squadra nettamente più debole e con un sacco di problemi in precampionato. Paga Garelli che ha sposato in pieno le scelte per allestire una squadra che non è mai riuscito a far decollare, nonostante fosse sbarcato a Verona con lo staff di fiducia (assistente e preparatore atletico), che forse non ha mai avuto piena sintonia con i giocatori ed il club.

Al coach bolognese viene rimproverata soprattutto la colpa di non avere mai trovato la chimica di squadra, che dal precampionato non ha mostrato progressi. La prestazione difensiva nelle prime due giornate è stata imbarazzante ed è legittimo chiedere spiegazioni sul costante gap a rimbalzo. Tetragono nelle sue scelte e monodimensionale nella tattica (difesa a uomo per 40′, sempre e comunque, mai una zona o una mista), Garelli è indubbiamente una brava persona, ma sulla panchina di Verona non ha mai convinto. E in attacco pesano il brutto rendimento di Renzi e lo scarso coinvolgimento di un giocatore come Edwards, probabilmente acerbo, ma costante in difesa e atleticamente talentuoso.

Insomma, se vogliamo chiudere – come avevamo cominciato – con un sillogismo motoristico, Garelli non aveva una Yamaha, però ha fatto correre la sua Tezenis peggio di una Ducati. E lui non è neppure Valentino Rossi.
Il suo esonero batte ogni record di rapidità, ma questa volta Fadini (sicuramente sollecitato da Pedrollo) non ha voluto rinviare, come fece un anno fa, dopo sei giornate, una scelta che sentiva di dover fare. E adesso la Verona dei canestri non ha più alibi.

 

LARGO AI GIOVANI

Dopo due giornate la Tezenis è ancora al palo. Jesi è passata al Palaolimpia facendo giocare sia pure per pochi minuti Bargnesi e Battisti, nati rispettivamente nel ’95 e nel ’93. Discorso a parte merita il ventenne Santiangeli, che ha messo 10 nel paniere scaligero, tenendo il campo per 30 minuti. Una constatazione che mi mette tristezza, pensando che le strategie societarie di via Cristofoli, almeno per il momento, non prevedono di investire sui giovani.

Certo, c’è l’integrazione con il vivaio del Buster di Sandro Bordato, club che da anni domina a livello provinciale, ma finora nessun giocatore uscito da quel settore giovanile è andato oltre la C Regionale. Nicolò Damiani, in Legatre a Capo d’Orlando, infatti è un prodotto dell’Atletico Borgo Venezia. Filippo Viviani, miglior 18enne veronese, ha cominciato nella Cestistica, che ha anche il ’95 Bragantini, ora in prestito nell’Under 17 della Tezenis.

Per dirla tutta, l’unico vero investimento la Scaligera lo ha fatto su Andrea Renzi, un ottimo colpo di Fadini. Ma niente altro. Così, se un americano non è un’assicurazione come Supermario West (già leader gialloblù), o se il play titolare ritorna in Italia imbottito di asado, alla fine la squadra paga dazio. Giacché Garelli non può fare i miracoli. E meno male che è arrivata l’addizione Di Giuliomaria, discusso, ma utile per allungare la panchina e dar man forte nel pitturato.

Il problema restano le rotazioni dei piccoli. Non è ancora tempo di processi, ma le scelte coraggiose, a volte, premiano. La politica dei cavalli di ritorno, come purtroppo abbiamo visto l’anno scorso, spesso non paga.

 

COM’E’ TRISTE LA FIP

Per una volta non è triste “Venesia”, come cantava Charles Aznavour, ma la Fip. E con la Federazione le Leghe del basket, protagoniste della farsa wild-card che ha prodotto una schifezza senza precedenti.
Già il meccanismo inventato dalla Lega Basket gridava vendetta: sei retrocesso? Basta che paghi e resti in A1. Peccato che Teramo lo abbia fatto in ritardo di due giorni rispetto alla data prevista dal regolamento. Peccato che la giustizia federale prima abbia dato ragione a Venezia, poi a Teramo. Peccato che alla fine della fiera, dopo tre mesi (sic!) l’Alta Corte di Giustizia del Coni abbia sancito che la Reyer deve giocare in A1.

Far tornare indietro Teramo? Neanche per sogno? E non se ne parla di trovare un colpevole in questa “merdata” che è andata contro ogni principio sporitvo (si vince – e si perde – sul campo e non con il conto corrente) ed ha costretto la Legadue a cambiare in corsa la griglia dei playoff. E adesso costringerà Venezia a correggere in fretta e furia il roster, adeguandolo per la categoria superiore.

Così avremo due campionati zoppi: l’A1 a 17 squadre e la Legadue a 15. (Sospiro di sollievo a Verona? Ah ah ah!). E abbiamo anche un turno di Coppa Italia che per la Tezenis si è trasformato in un’amichevole.
Non sempre un grandissimo giocatore è un bravo dirigente. Dino Meneghin resta un’icona per il basket italiano, ma come presidente federale, purtroppo, è più triste della Venesia di Aznavour.

SESSO, BUGIE, BASKET E VOLLEY

La squadra femminile di volley lascia Verona per andare a giocare a Montichiari. Quello che minacciava di fare la Marmi Lanza, capitanata dal patron Destri, alla fine lo hanno fatto le ragazze dell’A&P Olivieri. Che la squadra rimanga veronese non ci crede nessuno, i bresciani garantiscono ospitalità e sponsor ad una squadra che, a parte i problemi di convivenza al Palaolimpia, non navigava nell’oro. Ma visto che sembra che la colpa sia del basket (o meglio, della Scaligera Basket), questa vicenda mi invita ad alcune considerazioni.

Il presidente della Fipav, Bianchini, quando lancia accuse ha il diritto ma soprattutto il dovere di fare nomi e cognomi, invece di dire “ci sono stati uomini di sport che non si sono comportati come tali”.
La Tezenis è retrocessa e poi è stata ripescata in Legadue. La Verona Volley è retrocessa, si è fusa con l’Antares e poi ha comprato i diritti di Trento. Ed è stata ammessa dopo un ricorso contro l’esclusione per alcuni problemi di pagamenti.
C’erano dieci concomitanze nel calendario. Certamente si poteva trovare un “gentleman agreement” con i dirigenti della Scaligera, ma giocare al sabato era impossibile?
L’anno scorso la stessa squadra di volley femminile fu costretta a giocare al Palaferroli di San Bonifacio per la concomitanza con la Marmi Lanza (diretta televisiva). Allora per colpa di chi è iniziato lo sfratto?
E se a Verona arrivasse anche una squadra di hockey a rotelle, o di pallamano, avrebbe il diritto di pretendere lo stesso trattamento?

L’assessore allo sport Sboarina probabilmente ha cercato una mediazione, senza successo. Così come è saltata la possibilità di giocare a Verona tutte le gare della prima giornata dell’A2 di volley, occupando il Palaolimpia per un intero week-end. Alla domenica c’era la prima partita in casa della Tezenis, che non ha accettato di giocare alle 21. E questo è stato sicuramente un atteggiamento intransigente, poco sportivo.
Ma i motivi del trasloco a Montichiari sono semplicemente economici. La storia dell’orso possono raccontarla a qualcun’altro.

Post scriptum 1. L’amministrazione comunale di Montichiari ha messo a disposizione alcuni appartamenti e camere d’albergo per ospitare le giocatrici e lo staff tecnico. Punto primo: lo fa perché vuole aiutare una squadra del paese, e non una di Verona “temporaneamente” in esilio. Punto secondo: chissà se sui giornali di Brescia scoppierà una polemica politica come a Verona per il caso Agsm….io penso proprio di no.

Post scriptum 2. La Tezenis ha firmato Digiuliomaria, forse per un paio di mesi. Garelli aggiunge centimetri alla squadra, però resto dell’idea che con Porta ancora in…ritardo di forma e Mariani reduce dall’infortunio, la trazione posteriore avrebbe bisogno di un’addizione.

 

SOR POMATA, NEANCHE UN MINUTO!

Piccolo breviario dopo la figura di merda azzurra ai Campionati Europei, che restituisce Renzi alla Tezenis in anticipo.

Definizione di bravo allenatore: il coach che riesce a ottenere risultati superiori agli obiettivi della società, contro squadre più attrezzate. 

Simone Pianigiani: probabilmente il più grande consumatore di brillantina in Italia, in forte competizione con il governatore Zaia.

Simone Pianigiani 1: allenatore della Monte Paschi. Con Siena ha vinto gli ultimi cinque scudetti; avrebbe fatto notizia se non li avesse vinti. In Europa è ancora all’asciutto.

Simone Pianigiani 2: commissario tecnico della Nazionale italiana di basket. Agli Europei non è riuscito a superare il girone di qualificazione, vincendo (a fatica) solo una partita con la Lettonia e perdendo anche l’incontro della staffa con Israele, quando ha lasciato Renzi con il sedere sui legni per 45 minuti.

Playmaker: ruolo inesistente per l’Italbasket agli Europei. La pochezza di Maestranzi e Cinciarini ha costretto Hackett a giocare sempre in cabina di regia. Non sarebbe stato il caso di tenere Peppe Poeta, invece di preferirgli un lungo (Renzi)? Si sapeva in partenza che il centro di Chiavari non avrebbe mai giocato, visto il minutaggio inevitabilmente alto da concedere a Bargnani.

Difesa: spesso imbarazzante. Avversari liberi di tirare con i piedi per terra, il centro tedesco Kaman che fa sfracelli nel pitturato, e non voglio infierire.

Nba: aspettavamo i tre tenori, per la prima volta tutti a disposizione della nazionale, ma a volte il loro canto è stato assai flebile. Emblematico che la Francia abbia impallinato l’Italia lasciando in panchina mr. Parker per l’intero ultimo quarto.

Andrea Renzi: è andato in gita in Lituania. Garelli, la Tezenis e i tifosi avrebbero preferito che facesse le "vacanze" a Pinzolo. Adesso torna, la speranza è che gli straordinari in azzurro (intesi gli allenamenti, visto che di partite ne ha giocate poche) non si facciano sentire al via in campionato.

LE 20 PARTITE PIU’ BELLE

A gioco fermo è ancora tempo di classifiche. In questa Top 20 del basket veronese (compresa Sambo che nel cuor mi sta).  Ho tenuto in considerazione solo le partite viste e le vittorie, anche se qualche sconfitta (dalla semifinale a Madrid al derby Ferroli-Tosoni con doppio overtime) restano nella mente. 

Ecco allora la mia personale "playlist" che potete trovare anche su Facebook, adesso aspetto la vostra basket parade:

STELLA ROSSA BELGRADO-MASH 64-73 Finale Coppa Korac ’98

PHILIPS MILANO-GLAXO 85-97 Finale Coppa Italia ’91

STEFANEL MILANO-MASH 72-79 Finale Supercoppa ’96

TAUGRES VITORIA-MASH 70-90 Sedicesimi Coppa Korac ’98

KNORR BOLOGNA-GLAXO 88-110 Ritorno Quarti Coppa Italia ’91

BENETTON TREVISO-MASH 79-83 Gara1 semifinale playoff ’97

RECOARO MILANO-GLAXO 86-89 Quarti Playoff ’94

VICENZI BISCOTTI-CIDA PORTO SAN GIORGIO 79-75 Gara3 Playoff serie B ’83

BUCKLER-BOLOGNA-BIREX 79-80 Campionato A1 ’94/95

EBRO MILANO-FERROLI SAN BONIFACIO 73-75 Serie C Dilettanti 2009/2010

GLAXO-BUCKLER 72-69 Gara2 playoff ’94

YOGA NAPOLI-GLAXO 114-115 d3ts Campionato A2 1992/93

MULLER-BARCELLONA Eurolega 2001

MULLER-ADECCO-MILANO 101-70 Gara1 playoff 2000

MASH-SCAVOLINI PESARO 92-71 Semifinale Coppa Italia ’96

FERROLI SAN BONIFACIO-LIVORNO 89-82 Finale playoff serie B ’76

PAOK SALONICCO-GLAXO 71-73 Coppa delle Coppe ’92

MASH-TEAMSYSTEM BOLOGNA 78-75 Campionato A2 ’95/96

GLAXO-CANTINE RIUNITE REGGIO EMILIA 82-80 Playout A2 1988/89

VINI SARDEGNA CAGLIARI-CITROSIL 73-76 Serie B ’87/88

SQUADRA FATTA, PAROLA AL CAMPO

Vacanze finite, squadra terminata. Un anno fa parlavo di playoff possibili, quindi per il momento è meglio lasciar perdere con i pronostici. Certo il quintetto della Tezenis è da prima fascia: Porta in cabina di regia, un guerriero come West nel ruolo di guardia, il serbo Vukcevic da ala piccola, Shane Edwards come “4” e Andrea Renzi centro. Dalla panchina ecco un sesto uomo di lusso come Giorgio Boscagin e Banti cambio dei lunghi. Poi Mariani e gli ultimi arrivi Brusamarello e Colli.

Se una critica si può fare è che forse manca un altro cambio per i lunghi, Colli può essere paragonato a Campiello e non ha mai giocato in Legadue, tenendo poco meno di 8 punti di media in A Dilettanti, le stesse cifre che ha avuto Brusamarello jr. (che, sempre per fare un paragone, praticamente sarà il Panni della situazione) con Gualdo Tadino in B2.
Del resto è stato lo stesso coach Garelli a dire che abitualmente impiega una rosa di sette-otto giocatori. Però al suo posto avrei inserito un elemento più esperto.

Poi c’è un pizzico di incognita rappresentata dal fatto che nè Edwards, né West hanno mai giocato in Europa. Ma le conoscenze di Fadini ed i suoi contatti negli States credo che possano concedere sonni abbastanza tranquilli ai tifosi.
Ma quest’anno il manager gialloblù è fortemente motivato a mostrare il meglio dopo le critiche piovutegli addosso in seguito alla retrocessione.
E adesso bisogna solo mettersi al lavoro, sul campo.

DOPO LA SVOLTA, RIGARE DRITTO

 

Prima di parlare di svolta storica è meglio aspettare. Anche qualche anno da Vicenzi si fece da parte, restando per un anno in società e tutti ricordiamo come andò a finire. 
Ma Gianluigi Pedrollo e Sandro Bordato sono imprenditori di un altro spessore, appassionati (qualità principale) e affidabili. 
Ora si può lavorare a 360 gradi, dalla prima squadra (Fadini ha diversi colpi in canna) al settore giovanile che potrà contare sul valore aggiunto dell’integrazione con il Buster. E, speriamo, si può
programmare. 
Piccola soddisfazione personale: lo storico patron passa il testimone a un industriale di San Bonifacio, prima "culla" del basket che conta. Scusate se è poco.