SIENA E VERONA: DUE BANCHE, TRE SCUDETTI

Mi sveglio nel cuore della notte in un bagno di sudore: stavo sognando che Verona era in serie A e allenava Rudy D’Amico. Mentre cerco di scavare nei ricordi del sonno Rem imnprovvisamente interrotto (avevano ripristinato il "2 su 3" e i 30 secondi di possesso? era tornato anche l’americano-farlocco Eddie Elisma?), comincio a pensare a quello che sarebbe potuta diventare la Verona dei canestri. Infatti sono fermamente convinto che al posto di Siena ci saremmo potuti essere noi. E non da oggi, ma fin dal primo scudetto della città del Palio (2004).

Siena: 53.800 abitanti (263mila con la provincia). Verona: 260.700 abitanti (880mila l’intera provincia). Già da questi dati numerici si capisce la differenza di peso nel Pil tra le due realtà. Ma andiamo avanti. Monte di Paschi di Siena: capitalizzazione 9903.9 milioni di euro (dato aggiornato a questa mattina). Banco Popolare: capitalizzazione 7420 milioni di euro. Quest’ultimo dato risente del ribasso non indifferente subito dal titolo, mentre al contrario Mps ha recentemente definito la fusione con Antonveneta.

Ma andiamo ancora avanti. Siena: nel basket una squadra in serie A (campione d’Italia), una in B1 (sponsorizzata dal ramo vita del gruppo bancario toscano). Una squadra in serie A di calcio, sponsorizzata sempre dal gruppo Mps che sostiene anche tutte le altre realtà sportive senesi ed è anche sponsor del Viadana (rugby Super 10), area territorialmente della BAM, già in passato acquisita dal Monte Paschi. Verona: nel basket una squadra in B2 (main sponsor la Banca Popolare). Nel calcio una squadra in serie B, ora promossa in serie A (Banca Popolare co-sponsor). Nel volley una squadra in A2, ora ripescata in A1 (Banca Popolare co-sponsor). La Banca veronese è co-sponsor  anche del Cus Verona Rugby (serie B) e del Tosoni Villafranca (basket C1, retrocesso ed ora risalito in C1 con un’altra operazione di rilevamento dei diritti sportivi).

Le affinità sportive dunque non mancano, con la differenza che la tradizione di Verona nei canestri era molto più radicata. Lo dimostrano le semifinali scudetto (’97 e 2000), le vittorie in Coppa Italia, Supercoppa e Coppa Korac (rispettivamente ’91, ’96 e ’98), la finale di Coppa Europa (’97). I dati macro-economici invece ci dicono che Verona avrebbe potenzialità infinitamente più grandi rispetto a Siena, dove i cittadini si dividono in tre categorie: quelli che lavorano per il Monte Paschi, quelli che hanno lavorato per il Monte Paschi e quelli pensionati del Monte Paschi.

La differenza sostanziale è che l’MPS ha il controllo della Mens Sana, lasciando la gestione del club ad un manager senese doc come Minucci che ha saputo creare attorno a sè una rete di dirigenti e tecnici. Non a caso l’"enfant prodige" Pianigiani è cresciuto in società allenando le giovanili fino a diventare head-coach della prima squadra. Il fallimento e prima ancora la cessione della Scaligera hanno bloccato un processo che a mio avviso avrebbe potuto portare Verona a queli livelli, qualora la Popolare fosse stata coinvolta. Non è mai troppo tardi…, ma dopo sei anni senza il grande basket le nuove generazioni cominciano a guardare altrove e allora sì il volley potrà diventare una minaccia concreta. Altrimenti resteranno solo i ricordi: belli, entusiasmanti, ma solo ricordi; soprattutto per quei ragazzi nati a cavallo tra gli anni ’70 e ’80 che hanno impresso nelle loro menti e nei loro cuori l’epopea della Verona dei canestri.

L’ANELLO DI BOSTON: A VOLTE RITORNANO. E VERONA?

Un’asfaltatura senza precedenti, così Boston è tornata sul trono della NBA. Confesso che negli anni delle storiche sfide Celtics-Lakers io tifavo per i 76ers di Dr.J…chissà che anche Philadelhpia possa tornare grande. E allora lancio la mia provocazione: succederà la stessa cosa alla Verona dei canestri? In questi anni (e sono già sei, troppi) la speranza non è mai cessata, pur venendo meno ad ogni cambio di stagione. Gli internauti di altervista sono stati e sono tutt’ora preziosi custodi della memoria storica della gloriosa Scaligera Basket e non si lasciano scappare indiscrezioni, “rumors”, non sfugge nessuna notizia utile per contribuire alla discussione sul grande basket.

Un anno fa la luce si è riaccesa improvvisamente: l’acquisizione dei diritti della B2 da Cremona lasciava presagire sviluppi importanti, poi però tutto si è nuovamente fermato, complice la situazione non facile in casa del main sponsor e la (cronica?) difficoltà a trovare partner pronti a impegnarsi al fianco di Giuseppe Vicenzi. I diritti di Scafati per la Legadue erano sotto controllo da tempo, ma comprare un titolo sportivo è l’operazione più semplice; tutt’altra cosa è invece avere le risorse economiche in grado di gestire un progetto pluriennale sufficientemente competitivo per la serie A. Così Verona è ancora in B2.

Ci sono colpe? Responsabilità? Errori? Il ritorno del grande basket gialloblù assomiglia alla tela di Penelope…ogni tanto arrivano i Proci e si disfa tutto. Aspettando Ulisse, sotto con i commenti.

GLI SPONSOR DEL VOLLEY E DEL BASKET

Alle 17.57 di ieri l’Ansa batte la notizia della rinuncia di Roma all’A1 e che la Lega Volley “prende atto” della domanda di ripescaggio presentata dalla Marmi Lanza. Verona così ce l’ha fatta: torna in A1, anche se dalla porta secondaria. Poco importa. Il volley nel massimo campionato e la Verona dei canestri ancora in B2. Sempre meglio che niente, dirà qualche baskettaro appassionato.

Ma è così difficile mettere in piedi un progetto per la serie A? Guardiamo la pallavolo: un presidente-sponsor (un po’ come come lo era Vicenzi nella prima parte dell’avventura con la Scaligera), la Banca Popolare che lo affianca (e in piazza Nogara sono main sponsor del basket), una serie di partner istituzionali (Fiera, Agsm ed altri), tanto quanto il Basket Scaligero che quest’anno ha ritrovato anche il sostegno di vecchi amici come il Gruppo Calzedonia. E allora? C’è solo una differenza: il volley è in A1 (5500 spettatori nella “bella” della finale), la Verona dei canestri si arrabatta in B2, pur richiamando oltre duemila spettatori. E’ facile pensare cosa succederebbe se tornasse la serie A… o è anche una questione di uomini? Ai blogger dei canestri l’ardua sentenza….

LA VERONA DEI CANESTRI, LA NAZIONALE, LA SERIE A E IL PALATO FINE

Beati monoculi in regno caecorum. Per dirla più facile: in mezzo ai ciechi il guercio è re. L’Italia del basket ha vinto il quadrangolare organizzato a Verona per ricordare Mario Vicenzi, ma tra la “sperimentale” azzurra (imbottita di giocatori di serie B), l’Ucraina e la Repubblica Ceca, non è ci fosse un fiorire di stelle. Siamo onesti: nessuno si sarebbe azzardato a sperare in un Palaolimpia mezzo pieno; il problema è che nella tre giorni veronese non è stato nemmeno mezzo vuoto. Mille spettatori di media, ad essere generosi; pur riconoscendo l’impegno degli organizzatori.
Mario Vicenzi, grande uomo e grande dirigente della Scaligera Basket meritava molto di più, però questo periodo della stagione non si poteva offrire molto di meglio. La sfortuna ha pure tolto di mezzo Giorgio Boscagin, negando all’unico giocatore veronese di serie A di esibirsi davanti al “suo” pubblico. Ha richiamato più attenzione la comparsata di Danilo Gallinari che sei partite di scarso interesse; l’unica vera novità è stata il coinvolgimento dei bambini del minibasket accanto ai giganti delle nazionali.
E alla fine della tre giorni con la Nazionale una cosa resta incisa sul parquet del Palaolimpia: la Verona dei canestri ha ancora il palato fine. Ma anche questo lo sapevamo già. Il pubblico del basket gialloblù è stato abituato troppo bene, e per un’altra stagione dovrà accontentarsi ancora della B2.