LA QUARTA SINFONIA DI FILA

Altra partita, altra vittoria. E fanno 4 sinfonie di fila. Senza prendere gol (e segnandone 2 come contro il Sudtirol e il Cesena).

Non c’è che dire: i numeri sono tutti dalla parte del Padova in questo momento. Un Padova che sta crescendo a vista d’occhio. Un Padova che, oltre a portare a casa i risultati e ad avere adesso il primato a +3 dalle dirette inseguitrici a quota 20 punti, è proprio bello da vedere.

Emozionante da morire il primo gol di Hallfredsson con la maglia biancoscudata (non segnava da maggio 2019, quando vestiva la maglia dell’Udinese), con tanto di assist intelligente di Jelenic e conclusione da cecchino infallibile a fil di palo dell’islandese.

Strepitoso il gol di Nicastro che è arrivato ad appoggiare la più comoda delle palle dentro la porta avversaria dopo una giocata da categoria superiore di Ronaldo (che ha messo a sedere due avversari) e dopo un inserimento al millimetro di Saber sul filo del fuorigioco. Non si tratta di gol casuali, di azioni come ce ne sono tante. Si tratta senz’altro del frutto del lavoro dell’allenatore Mandorlini in allenamento. Certi gol non nascono solo dall’estro di chi li riesce a realizzare, bisogna che il talento e la classe di ciascun elemento della squadra si combini con le caratteristiche di tutti gli altri.

Ecco il vero segreto del Padova di adesso. Ci sta riuscendo alla grande. Grazie a impegno e duro allenamento che vanno aldilà della qualità della rosa che indubbiamente c’è ed è elevata.

E CHE VETTA SIA (STAVOLTA IN SOLITARIA)

Stasera si è visto un bellissimo Padova. Un Padova che così spettacolare non è stato nemmeno nella prima parte della stagione scorsa in cui erano arrivati sei vittorie e un pareggio nelle prime sette giornate. E neppure nell’annata 2017-2018, quella con Bisoli in panchina, quella conclusa con la promozione in serie B con diverse giornate di anticipo.

Certo, c’è sempre il brividino, c’è sempre una sorta di piccolo contrappasso per il tifoso che anche stavolta, in quel di Cesena, vedendo le tante occasioni non concretizzate prima del vantaggio firmato da Ronaldo e del raddoppio made in Della Latta, ha temuto che potesse in qualche modo non finire bene come la squadra meritava che finisse.

E invece no. Troppo forte, troppo solido e troppo concreto questo gruppo che Mandorlini sta facendo crescere a vista d’occhio partita dopo partita. Tre vittorie consecutive nelle ultime tre giornate, tre vittorie in trasferta in tutto, primo posto, stavolta in solitaria, in classifica. Gli ingredienti continuano ad esserci tutti. Ora serve solo la parolina magica: continuità. Un diktat prima che una parolina magica.

Solo così la gioia di stasera potrà essere la gioia, moltiplicata per mille, della prossima primavera.

 

E CHE VETTA SIA!

E’ presto. Voliamo bassi. Essere primi adesso non ha importanza. Il campionato è ancora lungo.

Sì, certo, tutto giusto. Era normale che al termine della partita vinta col Sudtirol con tanto di aggancio in vetta alla classifica Mandorlini e tutti gli altri intorno a lui si travestissero da pompieri e spegnessero i facili entusiasmi per cercare di non lasciarsi troppo trasportare. Per mantenere un sano equilibrio.

Ma figuriamoci se vedere il Padova lassù poteva lasciare indifferenti i tifosi biancoscudati! Sono talmente abituati a soffrire (e noi con loro!) che quando succede qualcosa di straordinario la gioia è doppia. Tripla. Quadrupla. Quintupla. E non si può tenere dentro, si deve condividere, si deve gridare ai quattro venti, si deve buttare fuori con tutto l’impeto possibile.

Sono d’accordo, è prematuro qualunque discorso che vada aldilà della prestazione di oggi. Ma godiamoci una volta tanto questa vetta. Godiamoci una squadra che ha sfoderato un bellissimo calcio al cospetto di un avversario fin qui imbattuto e che non nasconde ambizioni di alta classifica. Godiamoci un gruppo che sta crescendo a vista d’occhio. E, perché no, godiamoci Nicastro punta centrale, un ruolo in cui, tra oggi e mercoledì scorso ad Arezzo, si è letteralmente scatenato segnando (3 gol in due partite), recuperando palloni, giocando di sponda per i compagni, mettendo pressione agli avversari. Lui ha sorriso quando gli ho chiesto se la sua strepitosa gara era un messaggio neanche tanto subliminale per Mandorlini, della serie: “Non ti sognare mai più di mettermi esterno, mettimi punta centrale che rendo meglio”, ma secondo me è andata proprio così (anche se il buon Francesco, in realtà, ha detto che da parte sua c’è la massima disponibilità a ricoprire qualunque ruolo lì davanti).

Gli infortuni di Paponi prima e Jefferson poi avevano fatto temere che mancasse in quel ruolo un cambio all’altezza. Ci sbagliavamo tutti. Nicastro ce lo ha dimostrato.

 

 

CHE BOTTA DI AUTOSTIMA

Certo, i più critici diranno che questo Arezzo è davvero poca cosa. Che ha reso la vita facile ai biancoscudati. Che si tratta di una squadra che difficilmente riuscirà a riprendersi se, nel giorno dell’esordio del nuovo allenatore in panchina dopo l’esonero del precedente, non è riuscita a mettere in campo nemmeno la forza dei nervi, della voglia di rivalsa, del desiderio di rialzare la testa e di darsi una scossa.

Sicuramente c’è una parte di verità in tutto questo. Ed è vero che l’Arezzo è una squadra attualmente in caduta libera. Ma io dico non solo che, visti i nomi che ha in rosa (Cutolo e Pesenti li conosciamo bene, Cerci anche, poi ce ne sono altri di categoria) può tranquillamente riprendersi e sollevarsi dall’inferno in cui suo malgrado si ritrova a nuotare, ma anche che per il Padova non è stata assolutamente una passeggiata portare a casa un 5-0. E che quindi bisognerà fare tesoro di questa incredibile botta di autostima, continuando a macinare bel gioco e a sfoderare prestazioni di questa intensità.

A dispetto dell’apparente facilità, la partita di questa sera ha regalato alcune indicazioni non da poco. Ne cito qualcuna: 1) Nicastro è una punta centrale e non un esterno: stasera, schierato nel suo ruolo naturale, è stato devastante, non solo segnando ma distribuendo assist a go go; 2) Buglio ha qualità, e tanta. Ha disputato una gara su alti livelli e anche per lui il gol è stato la giusta ciliegina sulla torta; 3) se curi in maniera minuziosa la fase difensiva, come Mandorlini ha sempre fatto con le sue squadre, non importa se dietro hai Andelkovic, Pelagatti, Valentini, Kresic o Gasbarro e in che combinazione tra di loro: sarai solido e gli avversari faranno fatica a farti gol; 3) Curcio a sinistra è una sorta di manna dal cielo: in quel ruolo è uno dei migliori che abbia mai visto giocare in questa categoria, efficace ed elegante allo stesso tempo; 4) E’ veramente dura decidere chi lasciar fuori tra Ronaldo e Hallfredsson: stasera l’islandese non era a disposizione per l’infortunio alla caviglia rimediato contro il Legnago e Ronaldo ha disputato una delle migliori partite da quando veste questa maglia, con tanto di doppietta, ma davvero, pur avendo caratteristiche diverse, sono entrambi ugualmente importanti per il gioco del Padova; 5) Clonate Della Latta!

Mi fermo qui. Domenica contro il Sudtirol finalmente si parla di scontro al vertice per gli uomini di Mandorlini. Che stanno lentamente ma con costanza guadagnando la parte nobile della classifica.

TANTO IMPEGNO, POCA CONCRETEZZA

Ribadisco anche in questo post il concetto che il Padova è ancora per molti aspetti una squadra in divenire, che può e anzi deve vivere un’importante evoluzione.

L’impegno non si discute: anche oggi sono state diverse le palle gol create dai biancoscudati, andati sotto dopo appena 60 secondi di partita con una doccia che definire gelata è poco. Una rete, quella di Bulevardi, che ci ha subito fatto venire in mente un altro gol preso in quel modo dal Padova nel lontano 2003, in occasione dell’andata della semifinale playoff contro l’Albinoleffe. A segnarlo fu Regonesi, in porta c’era Robertino Colombo. La palla prese una traiettoria strana e si abbassò sotto l’incrocio all’ultimo. Stavolta invece è rimbalzata davanti a Vannucchi e ha preso una velocità inaspettata, superandolo e insaccandosi a fil di palo.

Poco cambia. Alla fine il primo pensiero che abbiamo fatto è stato: meno male che stavolta non abbiamo perso. Già: sembra riduttivo accontentarsi del pareggio. Ma in realtà, per come si era messa, davvero ad un certo punto il pari pareva l’unica meta possibile. Fosse arrivato prima del 79′ il sigillo di Della Latta forse ci sarebbe stato il tempo per un capovolgimento del risultato sulle ali del ritrovato entusiasmo. Ma per ora, alla quinta di campionato, per quanto si stia al decimo posto in classifica con 8 punti, bisogna cogliere la parte buona del risultato. Cercando di guardare al bicchiere mezzo pieno.

Certo, come dicevo prima, le occasioni ci sono state. E il Padova, se non vuole viaggiare con i giri del motore troppo elevati e rischiare di fondere il motore, deve cambiare marcia. Deve concretizzare di più. Troppe le energie che si perdono negli ultimissimi metri per la troppa frenesia, per la voglia di tirare in porta troppo presto, per la mancanza di lucidità.

Si tratta di errori che alla lunga pesano, che vanificano un impegno che è davvero encomiabile. Errori che, uniti agli episodi sfortunati che anche oggi ci sono stati (il gol subìto con traiettoria particolare, l’infortunio di Jefferson dopo 10 minuti e il forfait di Hallfredsson a fine primo tempo), non fanno altro che minare l’autostima di una squadra che invece deve avere massima fiducia nei propri mezzi, che ci sono e sono oggettivamente notevoli.

PIANO PIANO SI CRESCE…

Il Padova è ancora un cantiere per certi aspetti aperto e il fatto di giocare una volta ogni tre giorni dall’inizio della stagione (per via della partita di Coppa antecedente la prima di campionato, della partita di Coppa successiva alla prima di campionato e del turno infrasettimanale di mercoledì scorso) non ha certo agevolato il lavoro di Andrea Mandorlini che si è ritrovato a vivere tutti i giorni l’allenamento come se fosse la rifinitura pre gara del sabato. Senza poter lasciar rifiatare chi ne aveva bisogno, senza poter lavorare con un po’ di calma all’amalgama di un gruppo rinnovato in molti reparti, senza poter respirare a fondo prima di ogni scelta per renderla la più giusta possibile.

Ma all’alba della quarta giornata, che ha segnato la seconda vittoria di fila per i biancoscudati (la prima in trasferta), si cominciano a vedere i progressi di un insieme di giocatori che stanno lentamente diventando squadra. Si cominciano a vedere le qualità di ciascun giocatore e davvero sono tante. Tantissime.

Sulla fascia sinistra Curcio e Bifulco sembra giochino insieme da 3 anni non da meno di una settimana. Vannucchi in porta finalmente oggi è stato chiamato a fare parate decisive e si è fatto trovare pronto. A centrocampo Della Latta e Saber portano l’acqua ma anche lo champagne se viene loro richiesto e davvero due baluardi che vedo difficilmente sostituibili. Lì davanti mostrano un pizzico di sofferenza sia Jefferson che Soleri ma il loro impegnarsi per la squadra in questo momento dà la possibilità ad altri di poter essere più incisivi di loro in zona gol, in attesa che rientri il bomber titolare Paponi.

La prossima settimana finalmente si tornerà alla normalità e Mandorlini avrà, da mercoledì in poi (dopo i due giorni di riposo concessi ai biancoscudati), quattro giorni per poter mettere ancora più mano a questo Padova. Domenica prossima però alle 17.30 c’è da cercare di abbattere un Legnago (ammesso all’ultimo in C dopo la rinuncia del Campodarsego) tra le rivelazioni di questo inizio di stagione. A testimonianza del fatto che davvero in questa serie C non si può dare nulla ma davvero nulla per scontato.

LA REAZIONE

Pronti via: Mantova in vantaggio con una deviazione sfortunata di Andelkovic alle spalle di Vannucchi.

Palla nuovamente al centro: Padova che prende la traversa (con lo stesso Andelkovic) e manda Ronaldo due volte alla conclusione in porta dalla distanza costringendo il portiere avversario a difficili respinte.

Nel momento di maggiore pressing biancoscudato contropiede del Mantova: Rosso con lo scavetto non inquadra lo specchio della porta divorandosi un gol più facile da segnare che da sbagliare.

Risultato: c’è la reazione del Padova. Di quelle vere, autentiche, rabbiose, di nervi ma anche di cuore. Di quelle che ti fanno dire: basta così, ne abbiamo abbastanza, d’ora in avanti basta leggerezze, solo sostanza, ritmo, pressione sull’avversario, baricentro alto e tiri in porta.

Ecco come è nata la prima vittoria in campionato del Padova contro il Mantova, grazie appunto all’orgoglio tirato fuori subito dopo aver rischiato di affondare la barca e di finire nel mirino della critica più feroce. L’errore di Rosso si è trasformato nella riscossa di Ronaldo e compagni. Nella situazione che ha fatto svoltare la partita. E finalmente si è visto che questa squadra ha carattere, determinazione, forza, nervi, muscoli, gamba. Tutto quel che serve per essere protagonista fino in fondo.

Oltre al carattere, il Padova ha dimostrato di essersi rinforzato a dovere e con le giuste caratteristiche nel mercato concluso poche ore fa: Curcio, Saber e Bifulco gettati nella mischia dall’inizio (con Curcio arrivato a Padova in città in macchina da Salerno solo alle 19 di ieri sera) ne sono la dimostrazione più lampante. Senza dimenticare Della Latta, già una garanzia assoluta a centrocampo, e Paponi che saprà essere devastante lì davanti una volta rientrato dopo l’infortunio. E senza scordarsi nemmeno di chi c’era anche prima, ovvero Soleri (grande partita di sacrificio), capitan Ronaldo, sempre presente in fase di rifinitura ma anche in zona gol), Nicastro, Germano, Andelkovic e via via tutti gli altri.

E senza dimenticare che la partita, nel finale, ha perfino assunto i toni della piccola favola quando Matteo Mandorlini si è tolto la soddisfazione di segnare il 3-1, andando a gonfiare la rete per la prima volta sotto gli occhi (commossi) di papà Andrea in panchina. Il figlio giocatore che segna sotto gli occhi del padre allenatore. Con la fascia di capitano al braccio per giunta. Non facciamo fatica a credere che, come ha detto Andrea Mandorlini, oltre che per Padova e per i tifosi questa sia stata una serata indimenticabile anche per la sua famiglia.

LA CATTIVERIA E L’IGNORANZA

“Questa squadra è già pronta per la serie B”. Dopo la vittoria contro il Frosinone in Coppa Italia, ho sentito fare da più persone questa considerazione a proposito del Padova. Addetti ai lavori, tifosi, simpatizzanti, tecnici. In molti, nelle diverse categorie citate, lo hanno detto o perlomeno lo hanno pensato.

Non è del tutto sbagliata la considerazione, se si pensa che nel precampionato il Padova ha tenuto testa alla Lazio (per carità in amichevole ma era pur sempre la Lazio), ha battuto la Reggiana (neopromossa tra i cadetti) e ha addirittura espugnato il campo del Frosinone finalista playoff per la serie A solo poche settimane prima (per carità era Coppa Italia,  ma, anche qui, era pur sempre il Frosinone). Il vero problema è che in serie B bisogna prima arrivarci per potersi permettere il lusso di farvi bella figura con i propri giocatori di qualità. E il Padova è ancora lontano dal raggiungere un traguardo che non è per nulla scontato.

Oggi si è visto un gran primo tempo da parte dei biancoscudati che volevano riscattare a tutti i costi la sconfitta interna contro l’Imolese partendo forte. Ma nella ripresa si sono nuovamente evidenziati quelli che sono i problemi di una squadra rinnovata in tutti i reparti e che deve ancora trovare condizione e amalgama. E’ inoltre emerso ancora una volta che questo gruppo quando c’è da giocare gioca bene, quando ha spazi fa vedere bel calcio ma quando è ora di andare di spada ancora si ostina ad utilizzare solo il fioretto che, per quanto sia la sua arma migliore, non sempre è efficace.

Faccio dunque mie le parole di Carlo Pelagatti, unico protagonista della gara che si è presentato a microfoni e taccuini in sala stampa: “In questa categoria se vuoi vincere certe gare devi metterci cattiveria e un po’ di ignoranza”. Ecco, Padova, d’ora in avanti devi essere più cattivo e ignorante.

RIALZARSI SUBITO

Falsa partenza. Tutto potevamo aspettarci fuorché uno stop alla prima contro l’Imolese. Specie dopo che l’allenatore Mandorlini alla vigilia aveva detto, perentorio: “Dobbiamo vincere” aggiungendo un “siamo consapevoli della nostra forza”.

A poco serve guardarsi intorno, con la Triestina, altra super favorita del girone, sconfitta in casa con lo stesso punteggio del Padova dal Matelica.

Il Padova i giocatori di qualità li ha. Ma deve alzare il ritmo a centrocampo e soprattutto acquisire concretezza davanti. Non si può presentarsi davanti al portiere avversario tutte quelle volte e impensierirlo solo mezza. Non si può concedere tutti quei metri ad un avversario che parte palla al piede da dietro la linea di centrocampo e se ne va a segnare nell’unica vera occasione della partita per la sua squadra.

L’Imolese si è dimostrata squadra tosta e organizzata. Ma non può bastare questo per mettere in difficoltà il Padova che ora ha un solo imperativo davanti: rialzare la testa e pensare a rimediare a questa falsa partenza domenica prossima a Fano.

P.S.: probabilmente qualcosa sul mercato il diesse Sogliano farà ancora in quest’ultima settimana. Con un occhio di riguardo all’attacco che per un po’ rimarrà orfano di quel Paponi che si è infortunato dopo appena 23′ facendo subito capire quanto è importante la sua presenza per questo Padova. Tra l’altro, è pesata, e pure parecchio, pure l’assenza di Ronaldo. Qualche pallone di qualità in più nel cuore dell’area, ne siamo certi, oggi l’avrebbe messa…

NON E’… MA E’

Non è fine agosto, è fine settembre. Non è già più estate, è autunno. Non è calcio d’agosto, è già calcio di settembre, nonostante sia solo Coppa Italia.

Padova-Breno è stata e non è stata contemporaneamente più cose. E’ stata la prima gara ufficiale della nuova stagione dei biancoscudati, ricca di incognite legate alla gestione di una pandemia. Non è stata una gara cui i tifosi hanno potuto assistere (e vederla dagli spalti senza il pubblico mi ha provocato una sensazione davvero orribile: ha ragione chi dice che il calcio, senza supporters, non è calcio).

Alla fine, però, conta davvero tanto averla vinta. Perché avevamo bisogno tutti di ricominciare con il piede giusto. Col sorriso. Col cuore più leggero. Vedendo pure dei bei gol. E Santini e Ronaldo ne hanno fatti due. Facendo sì che in bella luce ci siano finiti anche tutti i loro compagni.

Prima che la squadra scendesse in campo ho ricordato la vittoria contro il Rende grazie alla doppietta di Marcandella. Ma mi è anche venuta in mente la beffarda sconfitta del 2016 del Padova di Oscar Brevi contro il Seregno ai rigori. Sempre un avversario di serie D era, come stasera. Non c’è niente di scontato quando sei alla prima uscita e hai in squadra diverse novità.

Il successo è stato tutt’altro che scontato. E ha portato con sè la certezza che la società davvero si è impegnata per costruire una rosa di prim’ordine. Dovrà dimostrare di esserlo sul campo. Tentando di vincere anche la prossima. E quella dopo ancora. Il libro è ancora tutto da vivere. Ma la prima pagina scritta stasera fa venir voglia di continuare a leggere tutta la notte.

Domenica contro l’Imolese all’Euganeo, sciopero Aic permettendo, il secondo capitolo. Con l’assai più importante esordio in campionato.