Oh voi maestri del seghetto, del cacciavite, della “cagna”, del vinavil, della pinza, della pialla, dello spelafili, del trapano, del martello (no, della falce è altra storia), oh voi della magnifica setta dei “faidateisti”, quanto vi invidio!
Basta UNA, dico una, mattonella crepata in un corridoio di passaggio, la rottura della cerniera di un’anta della dispensa o il cardine d’una porta, la rottura di un incastro a “coda di rondine”, il gocciolamento anomalo di un rubinetto o dello sciacquone, la rottura della fettuccia alza tapparelle, insomma, trafitto da un raggio di luce che non funziona, ed è subito sera, no è notte, anzi panico (mi perdoni Salvatore Quasimodo).
Per non parlare del “fondamentale” umidificatore da camera (garanzia scaduta…) che non funziona anche se hai usato l’acqua distillata per evitare le incrostazioni calcaree, innocue per i nostri reni ma dannosissime per gli elettrodomestici.
Perchè “fondamentale” l’umidificatore?
Perchè col passare degli anni diventa quasi impossibile dormire sul fianco, i polmoni si schiacciano e allora vai di supino, a bocca aperta, e ti svegli nella notte con una bocca “sahariana” cercando la bottiglia d’acqua a fianco del letto, cazzo l’hai dimenticata! e devi alzarti per bere e così facendo ti svegli e non ti riaddormenti più perchè con tutta la mole di peccati di vario genere accumulati se n’è andato il “sonno degli innocenti”, quello dei bambini.
Et dulcis in fundo… perchè il mio impiantino hi-fi “compatto” della Sony non legge più quei 3/4 cento CD che possiedo, senza contare quel centinaio di storiche compilations autoprodotte in una quindicina d’anni, non li legge più e li risputa fuori ogni volta schifato ?
Mentre tutto il resto: radio, “mangiacassette”!!, equalizzatore funziona?
Potrebbe essere che si è banalmente sporcata di polvere, o si è millimetricamente spostata la lente laser…
Ma CHI RIPARA una cosa del genere oggi!?
Quando con 120 Euro ne puoi comperare uno nuovo?
UN TEMPO (…) quasi ogni quartiere popolare aveva un Signor Mestiereti capace di fare (quasi) TUTTO, bene, spendendo il giusto e magari in sovrapprezzo un 3/4 etti di lasagnette fatte a mano ogni domenica da mia nonna, oppure “… Mestiereti, guarda che nela ostaria sul cantòn gh’è du botiglioni de vin sà pagadi…”.
Nostalgia canaglia dei “bei (maa quali!) tempi andati”?
Ma va là!
E’ che sono diventato un pelo insofferente dell’usa e getta (e ricompra!).
Perfino il Papa durante il Te Deum di quest’anno ha fatto questo inciso: “… siamo intrappolati dalla frenesia di mille corse e mille cose terrene e dalla frenesia del consumismo…”.
Va bon, e il POTLACH che c’entra?
Stavo leggendo un articolo sulla “economia del dono”, di cui il rito del Potlach ne era la base di partenza e dove venivano citati i primi antropologi culturali che se ne occuparono nel XX° Secolo: Franz Boas, Marcel Mauss e in parte Malinowski col rito della “Kula” (già qui trattato 8/9 anni fa).
Non li potevo dimenticare perchè su loro toppai durante un esame che, a causa di un voto sotto media, rischiava di farmi perdere la borsa di studio.
Non posso riassumere di cosa si tratta, su Wiki c’è una sintesi molto decorosa.
Ma il Potlach aveva una curiosa variante: i doni tra alcune etnie indiane del Nord America e Canada potevano venire DISTRUTTI (!) e buttati, non per offendere, ma per affermare la propria elevata gerarchia tribale.
Siamo, in qualche modo, tornati lì?
E chi lo può dire o negare con certezza?
Come me la sono cavata?
Con cinque, seicento Euro (e pare che mi sia andata bene!?!).
E con l’impiantino hi-fi?
Abbonamento a Spotify e un JBL, ma NON è la stessa cosa.
Addio Signor Mestiereti e, se non sei sopravvissuto, in qualche parte a me sconosciuta, “risorgerai”.
Come l’Araba Fenice?
Ma no, come una gran brava e utile persona.
E non è poco.