Occorre uno sforzo di memoria. Sean Sogliano, l’uomo che sta risollevando il Verona, non solo nel 2015 fu silurato da direttore sportivo dopo una promozione e due brillanti salvezze consecutive, ma perfino screditato da una parte dell’ambiente che appoggiava la linea del direttore generale Gardini. Mi riferisco ad alcuni giornalisti ben introdotti ai vari aperitivi, a qualche tifoso eccellente, perfino a qualche big dello spogliatoio a fine carriera che a Sogliano doveva molto, ma condizionato da un procuratore forse non proprio al di sopra delle parti. Sappiamo poi come è andata: Gardini e il fidato Bigon se ne andarono con il Verona retrocesso, non prima però di aver firmato contratti faraonici e pluriennali a calciatori al crepuscolo. Ne pagò le conseguenze anche Mandorlini, che senza l’apporto quotidiano di Sogliano perse la bussola e fu esonerato. Solo la promozione di D’Amico e l’arrivo di Juric, nel 2019, tornarono a dare senso alla gestione economico-sportiva della società.
Perché gira che ti rigira si torna sempre lì: i risultati li ottieni se fai lavorare chi conosce il calcio e pensa al bene del club. Se deleghi chi con i procuratori ci lavora ma dei procuratori non è suddito (e che per non esserlo è finito perfino in serie C). Se ti fidi di chi ti ripulisce moralmente lo spogliatoio difendendo e legittimando fino in fondo il proprio allenatore (Mandorlini ieri, Bocchetti oggi), anche quando non ne condivide tutte le idee. Insomma la questione è semplice, anche se i soloni seguitano a raccontarcela complessa: non è necessario essere santi o puri, ma leali sì, avendo la visione del disegno complessivo. Doti umane e manageriali che possiedono quelli come Sogliano e D’Amico.
Non so se ci salveremo, ma Setti una piccola lezione dopo undici anni al Verona può averla imparata: risultati e plusvalenze dipendono da chi metti al timone della gestione sportiva. Con buona pace anche di quelli che, al tempo, additarono Sogliano. Gente, va detto, che fa tenerezza: leccano e inseguono puntualmente i mediocri, bravissimi nello sbagliare sempre cavallo…