Fatico a concepire il calcio, e lo sport in generale, se è privo di un obiettivo. Apprezzo dunque che Setti ieri abbia apertamente parlato di rincorsa al settimo posto e abbia esortato la squadra a non “perdere l’agonismo”.
Questo è storicamente il pericolo delle medio-piccole dopo un eccellente girone d’andata. Ed è un rischio che sta correndo anche il Verona, che vive un paradosso: i suoi indubbi meriti ora lo portano a essere “noioso”, cioè privo anzitempo di un obiettivo. Da tempo siamo inchiodati lì nel limbo del nono-ottavo posto, sempre distantissimi dalla zona rossa (e questo è un merito assoluto), eppure non in grado di puntare all’Europa. E la sconfitta di Reggio con il Sassuolo rischia di rinforzare questo limbo. Gli emiliani ci hanno superato in ottava posizione e hanno una partita in meno, come la Lazio, settima, che ha già otto punti in più.
Noi mass media possiamo inventarci “la qualunque”, raccontarla bella, ma il momento attuale è privo di qualunque reale storytelling. In più gli spalti vuoti e i bar chiusi, ergo la parte popolare del calcio, quella che è anima e narrazione a prescindere dai risultati, ci mettono il loro devastante carico a questa anonima medietà.
Vorrei il classico colpo di coda della squadra, cioè un filotto di vittorie prodigioso per riavvicinarci a una meta. Setti lo ha chiesto, forse ora si annoia anche lui. In ballo non c”è tanto l’Europa, ma arrivare a maggio con un significato. Altrimenti, per dirla con Gianni Brera, sarà solo un masturbatio grillorum.