Servirebbe Francesco De Gregori per raccontare una serata così. Ci proviamo umilmente noi, senza scomodare il Principe. Prima di Bologna Gabriele Cioffi era un “dead man walking”. Un condannato a morte su cui aleggiavano nell’ordine Mazzarri, Ballardini persino Bocchetti come estrema soluzione interna. Cioffi conosce il giochino, sapeva che non poteva reggere a lungo senza risultati, senza un segnale. Si era disperatamente aggrappato ai cinquanta minuti con il Napoli, ai venti minuti col Bari ma era il primo a sapere che con quegli argomenti non vai da nessuna parte. Deve avere impiantato le tende questa settimana a Peschiera. Passato nottate insonni, si deve essere chiesto come uscire da una situazione così ingarbugliata. E ha tessuto la sua tela. Primo: ha chiarito la questione tattica con lo spogliatoio. Ha capito che questa squadra deve poter giocare nell’unico modo che conosce alla perfezione. Aggressione alta, duelli a tutto campo, non dare tregua all’avversario. Secondo: fuori Barak con la testa a Firenze e dentro giovani, non figurine. Così ecco Coppola, Terraciano, Retsos. Terzo: chiavi in mano alla vecchia guardia: Faraoni, Lazovic, Veloso. Si noti che il capitano (Faraoni) resta per 52 minuti in campo zoppo, encomiabile attaccamento.
Risultato: il Verona si è ritrovato. Ha ritrovato l’anima, i suoi principi di gioco. E alla fine, non solo esce da Bologna con un prezioso punto (che vale per importanza quello di Juric alla prima di campionato proprio col Bologna), ma addirittura recrimina perché solo la sfortuna (e l’imprecisione di Lasagna e Tameze) ha impedito di vincere questa partita.
Bravo Cioffi. Ne è uscito da solo, con l’intelligenza e con lo spirito del guerriero. Nessuno l’ha aiutato. Ma lui è uscito rafforzato e con la stima dello spogliatoio può ora tracciare la sua strada. Quale? Una strada di sofferenza, perché non cambia nulla e perché questo Verona ha perso tanta troppa qualità per strada. Sarà un campionato di sofferenza, ma almeno adesso abbiamo capito che ce la possiamo giocare. Non è poco.
Scavallata questa partita c’è da tenere duro fino al primo settembre quando questo assurdo mercato finirà. Quando finirà la svendita, ma anche, permettetemi di dirlo, quando resteranno qui coloro che vogliono rimanere. Per questo c’è da ammirare questo gruppo di ragazzi che dopo quattro anni ha ancora una volta dimostrato professionalità e dedizione.
Hanno ammazzato Cioffi, direbbe De Gregori. Ma Cioffi è vivo. Viva il Verona, lo diciamo noi.