Non è successo niente e a ben guardare la sconfitta non è stata nemmeno così meritata. Il Verona non ha giocato bene a Bologna, soprattutto il primo tempo, ma poi nel secondo, avesse segnato non avrebbe rubato nulla. Purtroppo davanti alla porta manca sempre il killer e probabilmente nemmeno il talentuoso Kalinic è il bomber dei nostri sogni.
La sconfitta non cambia di niente i giudizi sulla straordinaria stagione del Verona, ma aiuta a capire che gli allarmi di Juric non sono inutili latrati alla luna ma poggiano sulla realtà che nessuno più di lui conosce alla perfezione.
Il Verona è un meccanismo che si basa su alcuni concetti che non sono ancora così stabili e solidi da lasciare tranquilli. L’eccezionalità della stagione costringe a ragionare con logica emergenziale sempre, soprattutto nell’analisi della rosa a disposizione.
Una rosa da cui Juric in questa stagione ha tirato fuori il sangue ma che talvolta, come a Bologna, denuncia pesanti limiti. E’ bastato l’infortunio di Tameze per costringere il tecnico a cambiare posizioni e giocatori affrontando il tema con la solita creatività. Con Lazovic interno di centrocampo non è andata bene come altre volte, ma non si può certo crocifiggere Juric per averci provato. Altrimenti per coerenza bisognerebbe dire che Tameze falso centravanti contro la Lazio era una bestialità. Invece fu la mossa geniale che ci fece vincere la partita.
Meglio invece pensare di rafforzare il reparto visto che siamo già oltre la metà di gennaio senza che foglia si sia mossa nel settore rinforzi. Con Benassi e Vieira che ormai sono dispersi nel porto delle nebbie dei lungodegenti, mai praticamente a disposizione di Juric, il centrocampo è in grave sofferenza.
Tanto che la società ha bloccato persino la partenza di Danzi per Ascoli per non trovarsi scoperta in quel reparto. Ecco, la sconfitta con il Bologna allora non è una tragedia ma un chiaro segnale. Prendiamo subito qualcuno prima che le cose inizino veramente ad andar male. Prevenire è meglio di curare come diceva quella pubblicità e come sa benissimo il ds D’Amico che questi concetti li ha espressi pubblicamente proprio prima del match con il Bologna.

