Juric ha il potere di dire verità sconvolgenti per la loro semplicità. “Mi hanno chiesto una retrocessione dignitosa” altro non è che spiegare alla gente quello che doveva essere il campionato del Verona di quest’anno. Crudo, vero, senza giri di parole. Ben diverso dallo stucchevole “siamo in crescita” di Pecchia e dalla vacuità supponente dell’ex campione del mondo prestato alla panchina che per quasi una stagione ha ammorbato le nostre orecchie e chiuso i campi d’allenamento perché non vedessimo i suoi mirabolanti metodi.
Juric ha detto, ancora una volta una verità che è proprio come quella storiella in cui il re era nudo e tutti facevano finta di non vederlo finchè arrivò uno che disse: “Toh guarda il re è nudo” e allora tutti se ne accorsero. Non dovrebbe capitare agli attenti lettori di questo blog che da anni denuncia esattamente tutte le false promesse che questa società ha dispensato a piene mani.
La verità di Juric non deve ora farci gridare allo scandalo. Era ed è la dimensione del Verona. La straordinaria e assolutamente unica annata che sta per concludersi è stata l’eccezione che conferma la regola. Ma rispetto al passato, stavolta Maurizio Setti ha messo da parte la sua indole sborona e invece di venire a vantarsi per l’eccezionalità di questa stagione e i risultati fantastici della sua organizzatissima società ha lavorato in silenzio e con i fatti per mantenere l’unico uomo che ha fatto realmente la differenza, cioè Ivan Juric, alla guida della sua squadra.
In questo post lockdown il Verona ha raccolto nettamente meno di quanto meritasse. E’ successo anche contro la Lazio. Raccontare di una manita in una partita giocata alla pari è faticosissimo. Però è successo e Juric che è uomo colto e intelligente sa che i segnali sono utili per analizzare il presente e programmare il futuro.
Quella squadra costruita per una “retrocessione dignitosa” è andata oltre i propri limiti. Ma ciambelle di questo tipo riescono solo poche volte nella vita e pensare di poter ripetere il bingo di quest’anno anche in futuro sarebbe l’errore più grande che si potesse commettere. Al contempo non è sufficiente sebbene molto importante che Juric sia rimasto. Ora parte la fase due che in realtà è una fase uno. La squadra va puntellata, vanno sostituiti alcuni pilastri, la rosa va allargata e migliorata, il monte ingaggi, vero nodo delle discussioni con il presidente, va inevitabilmente alzato per migliorare la competitività. Passiamo dalla modalità “retrocessione dignitosa” a quella “lottiamo per la salvezza”. Non è l’Europa che sogniamo, ma siamo sicuri che almeno ci sarà sempre qualcuno che la verità la racconterà. Non è poco credetemi.