IL BIVIO DI SETTI

Sarà la storia, come sempre a giudicare la presidenza di Setti. Fino ad oggi la storia ci ha detto che questo presidente ha toccato gli estremi. Ha fatto benissimo e subito dopo ha fatto malissimo. Con lui abbiamo visto grandissimi giocatori, fior di bomber ma abbiamo anche assistito a due pessimi campionati di serie A e uno di B che per tre quarti è stato una ignobile spettacolo e per un quarto è stato esaltante.

Chi è dunque Maurizio Setti? Dovessimo giudicarlo per questo campionato e per la scelta di Juric dovremmo dire che è un genio. Ma purtroppo a gravare sul giudizio ci sono Pecchia e Grosso, i due allenatori scelti in precedenza per roboanti progetti. Per non dimostrare che Juric è stata una scelta casualmente fortunata, quindi, Setti ora dovrà veramente iniziare un ciclo.

Ci sta persino che venda Rrahmani e Amrabat “sottocosto” (per inciso, considero le visite del difensore per il Napoli, il venerdì prima della partita, una totale “schifezza” e mai mi inchinerò a queste perverse logiche di mercato) e il gioiellino Kumbulla, ma poi dovrà dimostrare veramente di voler consolidare un progetto al Verona. Insomma dovrà dimostrarci di non essere il solito mercante di passaggio a Verona, uno che tosa le pecore non appena spunta la lana.

Credo che Setti abbia un’occasione enorme per riconquistare la piazza veronese che l’anno scorso lo additava come “buffone”. Un fiume di denaro sta per arrivare nelle casse del Verona, un fiume di denaro che deve essere reinvestito seriamente nel Verona. Prima attraverso una finalità sportiva che possa alzare l’asticella dei risultati (è così scandaloso pensare di andare in Europa League ogni tanto?) e poi con un progetto più interessante e utile per la società rispetto allo stadio costruito da una società terza in cui il Verona fondamentalmente sarà un'”ospite” a vita: sto parlando di un grande centro sportivo, possibilmente costruito a Verona e non nelle periferie della provincia.

Vorrei veramente non avere preconcetti su questi argomenti e non farmi influenzare da tutta la massa negativa che ho visto in passato. Attendo Setti al varco. E’ la sua grande occasione.

UN SOGNO

Respiri e senti nell’aria quell’odore che hai già sentito. L’odore buono di un momento glorioso. Ripassi nella mente e ti ricordi quando da ragazzo uscivi felice dallo stadio quando giocava il Verona di Bagnoli. Una festa ogni domenica, qualcosa che si viveva con il sorriso, i picnic fuori dal Bentegodi, la gente felice, le trasferte oceaniche. E poi il Verona di Prandelli, che aveva toccato il fondo e poi era risalito, la rimonta con il Parma, il pareggio di San Siro con il Milan, Morfeo e Cammarata. E poi il Verona di Malesani, il derby vinto con la suola di Camoranesi, la corsa sotto la curva Sud. E quello di Ficcadenti, partito di notte e di nascosto per il ritiro e poi vicinissimo alla serie A. E il Verona di Mandorlini, l’incredibile maratona dei play-off di serie C, il ritorno in serie B, Nicola Ferrari e Rafael, la trasferta di Salerno. Poi il Verona di Cacia, quello di Toni e Iturbe, i 54 punti, il pareggio con la Juventus con il gol di Gomez. E ora quello meraviglioso di Juric, un sogno che non finisce mai, ogni dolce domenica a stupire e ad applaudire, proprio quando non te lo saresti mai aspettato dopo gli anni più brutti e più tristi che si possa ricordare. Lo stesso odore nell’aria, la stessa felicità che hai già vissuto e che non sai ancora dove ti potrà portare. Perché un sogno è un sogno e la fantasia può correre oltre alla salvezza. Ma domani è di nuovo lunedì. E si torna a correre, a sudare, a lavorare. Felici, oggi come allora.

CAPITANO, MIO CAPITANO

Molta gente stasera si dovrebbe vergognare. Tantissima. Tutti quelli che, ad esempio, pensavano che Pazzini fosse un giocatore finito. E prima di loro, tutti quelli che lo hanno messo in discussione. E quelli che, quinte colonne del pensiero societario, leccaculi in perenne azione, cercavano di disgregarne l’immagine e la professionalità. Ce ne sono tantissimi. Nickname che spuntavano come funghi sui social e sui blog e insultavano chi come noi, sosteneva che era una bestemmia non vedere uno come Pazzini titolare in serie B, additandoci come nemici della società, o addirittura nemici del Verona. Tutti spazzati via da un gol, da una partita, dal sorriso di un giocatore che il Verona non poteva permettersi di tenere fuori, in panchina, trattandolo a volte peggio di un lebbroso.

Per fortuna la verità viene sempre a galla, anche se a volte fa percorsi strani e lunghi e in molti se ne dimenticano. Pazzini è un ragazzo gentile, educato, disponibile, ma prima di tutto un campione. Un campione che il Verona ha pagato molto e poi ha cercato di scaricare perché il suo ingaggio era eccessivo. Bastava dirlo, invece, s’è scelta una strada in cui le buche erano piene di nefandezze e di ipocrisie.

L’unico che ha cercato a suo modo di rimettere chiarezza in questa vicenda è stato Juric. Il primo a spiegare perchè Pazzini non giocava e cosa si aspettasse da lui. E il primo ad ammettere anche il suo errore di non averlo inserito prima (“Forse” ha detto dopo la gara con la Spal “anch’io mi sono sbagliato”). Juric è un uomo vero e il suo splendido Verona è specchio della sua immagine. Non poteva Juric tenere fuori uno come Pazzini, ed infatti, pur tardivamente, il bomber ha rifatto capolino nella partita che non ti aspettavi. Ha segnato, ha corso, ha giocato di fino (tacco sulla linea dell’out). Ha zittito i pidocchiosi lacchè del presidente che stasera avranno un po’ di gustoso sterco da mangiare.

Mentre noi esultiamo per il gol di un campione che ha regalato all’Hellas Verona tre punti e una salvezza sempre più vicina.

 

APPLAUSI, VENDIAMO TUTTI I PEZZI PREGIATI

Che bello amici! Stiamo cedendo tutti i nostri gioiellini. Non appena il buon Juric, lavorando bene e per appena mezza stagione, ha prodotto un buon raccolto, ecco che immediatamente la società è andata (o sta andando all’incasso). In tempi andati (iniziamo ad essere datati…) questo era sufficiente per creare un largo dissenso e un malcontento diffuso. Invece no. Oggi i tempi sono cambiati e quindi non solo si deve assistere alla mietitura ma bisogna pure applaudire. Come Fabri (Fibra). Applausi per tutti. Perché così va il calcio moderno, perché una società come il Verona “non può permettersi”, perché “compralo ti el Verona…”.

L’asticella non solo non si è alzata, ma si è abbassata così tanto “ed è già tanto che siamo in serie A”. Quindi che altro c’è da aggiungere? Applaudiamo ad Amrabat e Rrahmani al Napoli, applaudiamo per Kumbulla all’Inter (o alla Juve) e applaudiamo perché siamo l’unica società che cede i suoi pezzi migliori a gennaio e con la salvezza tutta da giocare.

Cosa ci resta da sperare? In mezzo a questo tripudio la speranza è di finirla con la politica dei prestiti secchi, dell’ascensore su e giù, dei paracaduti. Che questi soldi servano al Verona, a costruire una squadra forte, con giocatori di proprietà (esempio: andate subito ad acquistare Salcedo!), e a dare un centro sportivo all’altezza. Che serve più dello stadio (che tra l’altro non sarebbe neanche di proprietà). Novantadue minuti di applausi.

LA VIA DI DAMASCO

Sai chi è quell’uomo per terra? È Saulo. Ricordi? Era lui che teneva i mantelli di coloro che lapidavano Stefano. Guarda quella luce sfolgorante! Cosa succede?

Dopo l’uccisione di Stefano, Saulo è a capo di quelli che ricercano i seguaci di Gesù per far loro del male. Entra in una casa dopo l’altra, li trascina fuori e li getta in prigione. Molti discepoli fuggono in altre città, e lì cominciano a dichiarare la “buona notizia”. Saulo a sua volta va in altre città in cerca dei seguaci di Gesù. Ora è diretto a Damasco, ma lungo la strada gli accade questa cosa sorprendente:

All’improvviso una luce dal cielo sfolgora intorno a Saulo ed egli cade a terra. Poi una voce dice: ‘Saulo, Saulo, perché mi fai del male?’ Gli uomini che accompagnano Saulo vedono la luce e odono il suono della voce, ma non riescono a capire le parole.

‘Chi sei, Signore?’, chiede Saulo.

‘Io sono Gesù, al quale tu fai del male’, dice la voce. Gesù dice questo perché quando Saulo fa del male ai seguaci di Gesù, Gesù se ne addolora come se il male fosse fatto a lui stesso.

Saulo ora chiede: ‘Cosa devo fare, Signore?’

‘Alzati e va a Damasco’, dice Gesù. ‘Lì ti sarà detto ciò che dovrai fare’. Quando si alza e apre gli occhi, Saulo non riesce a vedere nulla. È cieco! Allora gli uomini che sono con lui lo prendono per mano e lo accompagnano a Damasco.

Intanto Gesù dice a un suo discepolo che è a Damasco: ‘Alzati, Anania. Va sulla strada chiamata Diritta. In casa di Giuda chiedi di un uomo di nome Saulo. L’ho scelto perché divenga un mio speciale servitore’.

Anania ubbidisce. Giunto da Saulo, pone le mani su di lui e dice: ‘Il Signore mi ha mandato affinché tu veda di nuovo e sia pieno di spirito santo’. Subito dagli occhi di Saulo cadono come delle scaglie, ed egli ci vede di nuovo.

PS: Anche stavolta ogni riferimento a fatti realmente accaduti e a personaggi realmente esistenti NON è casuale. Buon Natale a tutti voi

PER BLINDARE JURIC SERVE UN PROGETTO SERIO

Dopo aver ciccato i precedenti due tentativi, Setti ha finalmente trovato l’allenatore giusto per l’Hellas Verona. Facendo una scelta rischiosa e controcorrente il presidente del Verona ha avuto stavolta il fiuto che gli era mancato in passato. Juric è semplicemente perfetto per la piazza scaligera. Ha una comunicazione vera, senza fronzoli, diretta. E’ schivo e pienamente coinvolto nel Verona, è realista e concreto. E’ aziendalista il giusto, ama la chiarezza. E’ merito suo se è tornato l’entusiasmo e se tanti giocatori si stanno valorizzando.

Uno così non bisogna perderlo e proprio Setti dovrebbe essere il primo a saperlo. Non è vero che un allenatore vale l’altro, che morto un papa se ne fa un altro. Abbiamo ancora davanti agli occhi quanto sia stato difficile il post Mandorlini e che grado di scoramento, dopo Pecchia, ha creato la gestione di Grosso. Setti non può sprecare questa occasione lasciandosi sfuggire Juric a fine anno.

Ma come si trattatiene qui un allenatore così bravo? Come potrà il Verona vincere la concorrenza di qualche grande che inevitabilmente, se continuerà così, busserà alla porta di Juric? Credo che due siano gli argomenti. Il primo è che comunque Juric avrà un debito di riconoscenza nei confronti di Setti che lo ha voluto fortemente sulla panchina del Verona. Ma il secondo, e più importante, sarà il progetto di crescita che il presidente sottoporrà all’allenatore croato. Non si parla della luna nel pozzo o di sogni irrealizzabili ma di costruire, un ciclo usufruendo di quelle plusvalenze che Setti si sta accingendo a fare (Amrabat in primis). Un banco di prova importante per Setti e la società.

GLI APPLAUSI NON BASTANO PIU’

Immeritata. Come il pareggio con l’Udinese, la sconfitta con la Juve, quella con il Sassuolo, quella con l’Inter, quella con il Napoli, quella con la Roma. Quante volte quest’anno il Verona è uscito a testa alta dal campo e non ha raccolto niente? Troppe. Ora, che per l’ennesima volta è successo, a Bergamo, fatti i dovuti complimenti a Juric e ai suoi ragazzi, bisogna anche iniziare a dire che gli applausi non bastano più. Non bastano perché il difficilissimo campionato di serie A non ti concede di lasciare punti per strada e perchè, come dice giustamente Juric, una squadra come il Verona non può permettersi di giocare sempre come se fosse una finale di Champions league.

Quello che ha fatto l’allenatore è sotto gli occhi di tutti, ma ora, per la prima volta in questa stagione, il Verona deve fare uno step, deve crescere, deve migliorare. Perché il già tantissimo che si fa non basta. E perché con gli applausi non ti salvi. Lo diciamo adesso, perché siamo perfettamente consci che da marzo in poi la lotta per la salvezza sarà durissima e che in quel momento rimpiangeremo terribilmente tutte queste occasioni buttate via.

Già li sento i discorsi: “Ah se avessimo il punticino di Bergamo”. “Ah se avessimo pareggiato con la Roma”. Ecco: al mister e ai suoi ragazzi serve quest’ultimo sforzo. Bisogna diventare più cattivi davanti (bene Di Carmine) ma non perdere solidità dietro (sei gol in due partite sono troppi). Meno ingenuità, ancora più attenzione e più concentrazione. Per la qualità, invece, si deve chiedere ad altri. Ma questo è tutto un altro discorso.

STIAMO SEMPRE IN CAMPANA

La Roma è una grande squadra e ottiene il massimo risultato col minimo sforzo. Il Verona di Juric, perde, ma anche stavolta esce a testa altissima dal campo. Il risultato di 3-1 è bugiardo, il Verona poteva anche pareggiare, la qualità indubbiamente fa la differenza e tra Roma e Verona in questo senso c’è un abisso.

Il Verona si conferma meravigliosa rivelazione del campionato, diciotto punti sono uno straordinario bottino, occhiali con le lenti rosa per vedere la vita con occhi diversi. Qui sta il punto. La tranquillità non deve essere un sonnifero che ci manda in letargo. A guardare bene il campionato e la classifica, c’è la conferma che la lotta sarà durissima e che a marzo, aprile esserci invischiati sarà pericolosissimo. Chi retrocederà? Ad oggi si potrebbe dire Spal e Brescia dell’autolesionista Cellino che ha voluto cacciare Corini per prendersi Grosso, ma poi resta sempre il problema della terz’ultima. Il Genoa? La Sampdoria? L’Udinese? Lì vicino c’è anche il Sassuolo, che ha pareggiato con la Juve, la Fiorentina, il Milan. Insomma capirete anche voi che basta un niente per venire risucchiati, bastano due tre risultati negativi per tornare se non all’inferno, in purgatorio.

Ecco perché bisogna continuare a battere su questo tasto: per fortuna con Juric non si corre il pericolo di diventare dei viziati figli di papà, ma bisogna sempre ricordare quanto sia duro e difficile questo campionato di serie A, quanto a gennaio anche le pericolanti potranno cercare di rimediare col mercato, quanto poco credito davamo al Verona ad agosto.

Il resto lo dovrà fare la società, cercando di dotare il bravo Juric di una bocca di fuoco che alzi almeno un po’ il livello dell’attacco gialloblù.

PIENI POTERI A JURIC

Qual è l’elemento di discontinuità col passato, la differenza tra le scelte scellerate di Pecchia, Fusco, Grosso e D’Amico e il presente? Uno solo: Ivan Juric. Non c’è dubbio che questa sia la miglior scelta della gestione di Setti. Come criticavamo pesantemente il presidente per la disgraziata stagione scorsa, che solo Aglietti ha raddrizzato in modo miracoloso, così gli va riconosciuto che stavolta non ha sbagliato il tecnico. Qualcuno, scherzando ma non troppo, ha detto che per la legge dei grandi numeri anche Setti ne ha finalmente imbroccata una, ma sarebbe ingeneroso metterla sotto questo piano.

Credo che invece Setti, pur non ammettendolo mai per orgoglio e per quell’aria da sborone emiliano che non riesce proprio a togliersi a causa del suo Dna, abbia in realtà capito moltissimo dai suoi errori. Finalmente ha scelto un allenatore che per mentalità, gioco, dedizione al lavoro, comunicazione è esattamente ciò che serve al Verona e alla sua tifoseria. Juric è il vero miracolo di questa squadra e su di lui bisogna costruire il Verona del futuro.

L’allenatore è un tassello troppo importante per una società. Inutile che stiamo qui a girarci intorno. La più grande panzana che raccontano è che un tecnico conti solo il venti per cento nelle fortune di una squadra. Alzerei questa percentuale almeno al settanta per cento. Guardate Gasperini all’Atalanta ad esempio. Certo, poi è molto meglio se la società è strutturata e in grado di assecondare il lavoro dell’allenatore. Ma questo aspetto viene dopo. Prima di tutto ci sono i risultati, il campo, l’empatia con la piazza, le scelte di mercato. Juric è esattamente tutto questo ed è evidente che tra il Verona di Grosso e quello di quest’anno la discriminante sta proprio nel tecnico.

Ecco perché, dopo essersela guadagnata sul campo con questi brillanti risultati, sarebbe molto bello che Juric potesse veramente avere carta bianca nel Verona. Un potere che il tecnico si è certamente conquistato e che, comunque, anche qui serve onestà nel dirlo, Setti con chiarezza e senza fronzoli gli ha concesso fino ad oggi. Il discorso è stato chiaro: non abbiamo i soldi delle altre, abbiamo il budget più basso della serie A, per salvarci serve un miracolo, per favore pensaci tu. E Juric ci ha pensato. Ha ispirato il mercato prendendo giocatori che sono andati a comporre in modo quasi perfetto il suo mosaico, ha detto le cose come stavano, ha pungolato, ma non ha mai cercato di scaricare il barile su altri. Consapevole di non poter avere Icardi, ma solo Stepinski si è messo di buzzo buono per trovare soluzioni e gol. Con il suo lavoro sta creando plusvalenze che potrebbero rappresentare il futuro del Verona. Uno così, quando lo trovi, non puoi perderlo. E lo devi responsabilizzare ancora di più. Fino a farlo il cardine del tuo domani.

CIAO ROBERTO

Come non farsi ingurgitare dalla retorica? Come colmare quel vuoto che lascia la sua morte? Come onorarlo? Non ne ho idea. Come un pugno nello stomaco la morte di Roberto mi colpisce, mi sbrana l’anima, mi lascia annichilito. Faccio fatica a spiegare e a spiegarvi. Roberto è stato un mio personale punto di riferimento, un modello giovanile da seguire, un idolo. Le sue meravigliose radiocronache, i suoi geniali personaggi, le sue commedie: perle rare in una città che lo ha reso simbolo ma che, mi permetto di dirlo, forse non lo ha mai compreso fino in fondo. Roberto era molto, molto di più di quello che appariva. Un istrione colto ed educato, ma feroce e coerente come pochissimi in riva all’Adige, incapace di chinare la testa davanti al potente di turno. Ci stimavamo a vicenda, bastavano due chiacchiere per farci trovare sempre d’accordo. Il Verona è stata la nostra vita, togliergli la possibilità di raccontare il “suo” Hellas è stata la bastardata più grande che gli si potesse fare. Non ha voluto mai lasciare Verona per seguire una carriera che poteva essere molto più importante ma che inevitabilmente lo avrebbe allontanato dalla città che amava.

Ci mancherà. Mi mancherei Roby. Ma si vede che lassù avevano bisogno di uno che urlasse “reteeee” durante le partite tra Angeli e Diavoli. Ti sia lieve la terra grande amico mio.