PICCOLI LOTITI CRESCONO…

Una squadra in serie D. Un’altra in serie B, reduce da una stagione disastrosa. Che senso ha avere due squadre così? Se lo chiedono tutti i tifosi del Verona, allibiti e sconcertati dalla notizia che Setti acquisirà il Mantova. Si dice che il Mantova servirà al Verona per valorizzare i suoi giovani e fare sinergia. Quindi, di fatto, se così fosse, sarà una succursale del Verona. Mi fa ridere l’affanno con cui il neo presidente Masiello che ha venduto un paio di Porsche a Setti, si è prodigato a spiegare ai tifosi virgiliani che il Mantova non sarà una succursale del Verona. E cosa sarà allora?

A parte il fatto che per piazzare dei giovani, la prima regola è che devi averli. Ma il Verona che giovani ha da piazzare in serie D? Anche qui mi appello alla logica: se il settore giovanile, dove la Primavera è appena retrocessa (vale la pena ricordarlo) producesse dei giovani validi sarebbero da subito inseriti nell’organico visto che il patrimonio giocatori è stato azzerato dalle continue cessioni (vedi Danzi e/o Tupta e/o Kumbulla). E se qualcuno di questi ragazzi non fosse adatto al Verona dovrebbero essere fatti maturare o in un’altra di B o se proprio proprio in C. Di certo non in D. Infatti il primo acquisto del Mantova pare che sarà il “giovane” Laner. Non vedo insomma quali benefici possa avere da un simile operazione il Verona.

Credo che Setti avrebbe fatto meglio, molto meglio, a dedicarsi a consolidare il Verona in serie A, che poi era la sua unica promessa, ampiamente disattesa dagli ultimi due squallidi passaggi in questa categoria. Solo dopo una decina di anni di permanenza in serie A, con i bilanci saldi, con le entrate certe dei diritti tv, con un settore giovanile tirato a lucido e in grado di produrre giovani talenti, avrebbe potuto pensare di fare una mossa del genere.

In questo momento è solo uno sgarbo, l’ennesimo, alla piazza di Verona che assiste sempre più disorientata a queste mosse, imbarazzata dal fatto che Tony D’Amico sia il direttore sportivo pur senza ufficialità, che Grosso sia l’allenatore con cui stravincere il campionato, che Almici, Cissè e Matos siano gli uomini del rilancio, che nulla ancora si sa del destino di Pazzini.

Sappiamo già con che spirito saranno lette queste osservazioni dall’entourage del presidente: diranno che non capiamo niente, che loro sono avanti, che Mantova è un affare, che è un’opportunità unica e grandiosa, che le prospettive sono di crescita… Appunto, di crescita… Come amava ripetere Pecchia mentre la nave andava inesorabilmente verso l’iceberg.

IL DIRITTO DI ESSERE SCETTICI

Qualcuno mi può spiegare perchè oggi ci sarebbe da gioire per l’arrivo di Fabio Grosso? Boh, io veramente non capisco e rivendico il mio diritto di essere scettico. Ovviamente non posso sapere che cosa riserverà il futuro, non ho la sfera di cristallo, per un giudizio mi devo basare su quanto ho visto fino ad oggi. Come tutti i tifosi. Faccio una premessa indispensabile a scanso di equivoci: qui non c’è nessuna preclusione nei confronti di Grosso. Valuteremo il suo lavoro e i suoi risultati. Unica fonte di giudizio. E sono proprio i risultati a rendermi pessimista: che cosa ha fatto Grosso fino ad oggi? Cosa ha vinto? Niente. E’ stato un buon (ottimo) giocatore, uno dei simboli del 2006, ma questo non c’entra un piffero sulla sua carriera successiva. Il suo Bari poteva forse fare qualcosa di più ai play-off, è uscito sì per la penalizzazione ma anche perché non è riuscito a battere il Cittadella, mica il Real Madrid.

Comunque, al di là di Grosso, sono i risultati della società in cui assume il ruolo di allenatore che mi preoccupano di più.

Usciamo da un anno disgraziato, in cui Setti ne ha combinate peggio di Bertoldo, in cui la retrocessione è apparsa programmata, in cui gli alibi hanno superato il confine con la fantasia, in cui un allenatore è stato tenuto in sella a dispetto dei santi, in cui un direttore sportivo ha abbandonato la barca per stimolare la squadra e forse salvare l’allenatore, in cui si sono visti giocatori improponibili per la piazza e per la serie A, in cui s’è vista la peggior campagna acquisti di sempre e un mercato di gennaio da Zelig, in cui è stato accantonato il bomber dell’anno prima per fare giocare Fares finto centravanti,  in cui infine abbiamo fatto appena 25 punti, crollando in B a tre giornate dalla fine.

Dopo tutto questo solo una netta discontinuità con chi ha creato tutto ciò avrebbe potuto portare a considerazioni più ottimistiche. Insomma per farla breve: fosse arrivato (chenesò) Marchetti, fosse arrivato un altro ds, fosse stato preso un allenatore di grande esperienza e magari legato alla storia dell’Hellas Verona, allora si poteva pensare di cambiare pagina.

Invece Setti ha preferito continuare sulla via già segnata da Fusco. Ha scelto Tony D’Amico come ds, cioè il braccio destro di Fusco, il quale ha partorito l’idea di Grosso. C’è troppa continuità, di persone, di idee, di modo di fare, per poter vincere anche lo scetticismo. Setti rivendica il diritto della scelta, i tifosi rivendicano il diritto di non essere per niente contenti (vedi anche il nostro sondaggio sul gradimento a Grosso).

A Verona questo nuovo allenatore lavorerà senza rete, senza nessuna protezione. Dovrà da solo gestire la piazza, ricreare entusiasmo, ricreare un gruppo. Dovrà, in breve, vincere e se possibile tantissimo: l’unica medicina per vincere anche il nostro scetticismo. Buon lavoro mister.

LE PERPLESSITÀ’ SU GROSSO E D’AMICO

Non mi permetto di giudicare la capacità di Fabio Grosso. Pare sia un buon allenatore, ho visto giocare il suo Bari, non mi ha fatto impazzire. Caratterialmente lo dipingono come uno chiuso, riservato. Ma anche molto determinato e abile nell’imparare dai suoi errori. E’ lui l’uomo giusto per risollevare il Verona?

Ce lo chiediamo in molti e la perplessità è evidente. Setti ripropone con Grosso lo schema Pecchia. Un allenatore emergente e quindi aziendalista che non imponga la sua linea, a cui fare la squadra, possibilmente imbottita di scommesse e di giovani. E’ una strada lecita, ma in questo momento il Verona ha bisogno di altro. Di molto altro.

Il Verona dell’ultima stagione è stato disastroso e ha scavato un solco tra la città e i tifosi. In molti hanno già deciso di non fare l’abbonamento. La delusione e la rassegnazione ha persino superato la rabbia. C’è una distanza abissale tra questa società e la tifoseria. Mai sono stati raggiunti livelli così elevati di distacco e pensare che basteranno due vittorie per ricreare l’entusiasmo è l’ennesimo errore di valutazione fatto da questa dirigenza.

Il Verona è mio e decido io, dice Setti. Legittimo anche questo. Però noi abbiamo il diritto di giudicare il suo lavoro come presidente del Verona. Un lavoro che è stato pessimo negli ultimi due anni di serie A. Setti ha cercato giustificazioni di ogni tipo per spiegare questo fallimentare cammino sportivo.  Oltre a non avere mezzi finanziari, Setti è risultato scarso nella gestione.

Torniamo a Grosso. E’ una scommessa e se vogliamo un’altra “forzatura” nei confronti della piazza. Setti lo ha spiegato molto bene nella sua lettera alla Curva. Le scelte le faccio io. Invece di cercare di ricreare entusiasmo, si parte subito con una “sfida”. Con Grosso e ancora di più con Tony D’Amico, l’uomo che ha voluto Grosso a Verona e che sarà il ds. Ho l’impressione che la società non sappia proprio come far “digerire” il braccio destro di Fusco ai tifosi. E stia cercando di creare un diversivo, uno schermo. Non so chi, non so come. Di certo so che la stagione partirà in salita e che riconquistare la tifoseria stavolta sarà durissima. E se per caso la società decidesse di non presentare D’Amico per virare su qualcun altro sarebbe anche peggio. Perché Grosso sarà sempre una scelta di D’Amico e Fusco. Ve li immaginate Marchetti o Foschi accettare una cosa del genere?

MALEDETTA PRIMAVERA

Maledetta Primavera… Setti come Loretta Goggi ha visto giovedì svanire anche l’ultimo appiglio a cui si era aggrappato in questa stagione. Quello del “roboante” progetto giovani. “Che fretta c’era…” e infatti con i giovani non bisogna avere nessuna fretta. Bisogna avere pazienza, costanza e dare tempo. La Primavera del Verona è naufragata a Udine dove ha perso ai play out ed è retrocessa rendendo la stagione una specie di Waterloo. Pecchia, i 25 punti, la serie B “conquistata” il 5 maggio (un mese fa), i tifosi imbestialiti. Però, diceva Setti, io credo nei giovani, nel nostro progetto modello Borussia Dortmund (cit. dall’ultima Lettera di Setti ai Tifosi), nella cantera. Infatti. Come volevasi dimostrare, il Verona è precipitato anche con i suoi ragazzini. “Retrocessione non meritata” ha detto Margiotta, il nuovo responsabile del settore giovanile senza peraltro spiegarci perché non sarebbe stata meritata. Ma ai misteri o alle mezze verità siamo abituati da tempo. Anche perché pure nella Primavera come in prima squadra non ci abbiamo capito nulla. Per esempio: perchè Tupta, il migliore talento di quella squadra, a gennaio era andato in Polonia (guarda qui) e sembrava in procinto di lasciare l’Italia e il Verona? E perchè è poi tornato? E perchè poi, nonostante la penuria di attaccanti (anzi il deserto) Pecchia non lo ha mai fatto giocare? E’ una coincidenza legata a quel trasferimento mancato? Stranezze… Ancora più strano che Setti (e Fusco) abbiano fatto piazza pulita della gestione precedente. Via Calvetti, via Pavanel, via Giancarlo Filippini. Cioè via la migliore gestione che da anni s’era vista a Verona nel settore giovanile. Inutile elencare tutte le vittorie e le conquiste di quel Verona che ha lanciato giovani a ripetizione portando fior di milioni nelle casse del Verona (bastano Gollini e Donsah?). Ora tenteranno di minimizzare la retrocessione. Ci diranno che è capitato anche ad altri, che il nostro girone era il più difficile. Sarà pur vero: io annoto che il Chievo, esempio a due passi, si è salvato tranquillamente e anzi ha sfiorato i play off. E Campedelli non ha mai parlato di modello Borussia Dortmund. Semmai sono altri che parlano di modello-Chievo.

“Se
per innamorarmi ancora
tornerai
maledetta primavera
che imbroglio se
per innamorarmi basta un’ora
che fretta c’era
maledetta primavera
che fretta c’era
se fa male solo a me”.

 

LE CONTRADDIZIONI

Se dici che viene prima il bilancio e poi il risultato sportivo non puoi poi dire che a causa del risultato sportivo fallimentare ci hai perso dei soldi.

Certo, è evidente (e basta uno scarso imprenditore) per sapere che senza investire non puoi stare sul mercato.

Setti contrasta il pensiero di essere retrocesso per prendere il paracadute. Un pensiero che ci piacerebbe appoggiare con solidi argomenti, ma che nei fatti non ha, purtroppo, molto da controbattere. Perchè a spiegare tutto sono appunto i fatti.

Il Verona ha fatto 25 punti (uno per ogni milione di paracadute? E’ una battuta ridete lì in società che può farvi bene…), ha fatto un campionato disastroso, ma soprattutto Setti deve rispondere ad una sola domanda: cos’ha fatto per non retrocedere?

Ha forse investito a gennaio quando la salvezza era possibile? Ha esonerato il tecnico? O allegramente si è diretto verso la serie B, sapendo che, grazie a 25 milioni di euro i suoi conti erano comunque salvi?

PS: state sereni lì in via Belgio:  i tifosi sanno ragionare con la loro testa più di quanto pensate e non hanno bisogno di nessuno che li fomenti. Basta solo essere spettatori (ahinoi) di questo disastro per farsi un’idea di come viene gestito il Verona…

DÉJÀ VU

E’ come vivere un insopportabile déjà vu. La mancanza di fiducia nei confronti della società, l’antipatia del presidente, la sensazione che non ci sia un domani, le prese in giro, gli artifizi retorici, i teatrini.

Siamo tornato indietro di 16 anni, esattamente ai tempi di Giambattista Pastorello, quando il Verona era precipitato in B e la squadra sembrava non potesse iscriversi. Era crollata la Parmalat, Tanzi era finito in carcere, la principale sponda di Pastorello era evaporata e il Verona era vittima di tutto ciò. Pastorello vattene, diceva allora la Curva Sud che ora si arrabbia con Pecchia. Il Verona allora faceva ancora incazzare. C’erano state storiche contestazioni. Dopo Avellino un’intera città si era riversata all’antistadio. Pastorello venne colpito da migliaia di uova acquistate nel vicino supermercato. C’era indignazione che comunque è un sentimento. Oggi c’è solo rassegnazione.

In realtà Setti, rispetto a Pastorello, ha un’aggravante. I soldi, tantissimi, che gli arrivano dai diritti televisivi, che l’ex presidente non ha mai avuto. Questo va riconosciuto a Pastorello. Lui i soldi li doveva trarre solo dalle plusvalenze, dalla cessioni dei migliori giocatori. Setti, oltre a cedere tutti i più forti che sono usciti  (tutti, fin dalla cessione di Jorginho a gennaio), ha persino potuto godere di due paracaduti per la retrocessione in serie B. Cinquanta milioni di euro, non bruscolini.

Lo spettacolo che ha offerto Setti e il suo Verona nelle ultime due serie A è stato sconcertante. Mai avevamo assistito a una tale resa e a una tale pochezza tecnica e tattica. La disaffezione della città e dei tifosi ha raggiunto livelli preoccupanti. E all’orizzonte non si intravvede un cambio di rotta che possa riavvicinare la gente. In molti meditano di non farsi l’abbonamento, è dura contrastare questa presa di posizione con argomenti credibili perchè Setti e il suo staff hanno disgregato l’ambiente dalle fondamenta.

E’ un déjá vu ma è anche qualcosa di nuovo, mai visto a Verona. Setti non è più in grado di guidare questa società, non senza investimenti che lui non può fare. Tenterà di risalire in serie A dall’alto di una strapotenza finanziaria che gli è data dal paracadute. Ma non sarà facile perché dovrà lottare contro le avversarie, la rabbia e la disaffezione della piazza e contro il suo nemico principale: l’incapacità gestionale. Ci proverà finché ci sarà un paracadute a salvarlo. E poi statene certi abbandonerà la nave.

ALLENATORE SCOMMESSA? ALLORA PRENDETE PAVANEL

Cosa serve al Verona? Serve un allenatore che sappia allenare, ma anche che sappia essere in sintonia con la piazza, con i tifosi, con lo spirito dell’Hellas Verona. O che sia una garanzia, che abbia un solido curriculum. Se fosse uno con tutte e due queste caratteristiche sarebbe già un bel passo in avanti. Uno di questi potrebbe essere Beppe Iachini, il cagnaccio che stravede per il Verona, esperto in promozioni, tecnico “solido” e “navigato”. Non resterà a Sassuolo, Squinzi lo ha già annunciato, è sulla piazza, fossi in Setti lo prenderei subito.

Altri nomi di tecnici che possano guidare il Verona con sufficiente carisma: Maran (perchè no?), Malesani, Nicola.

I nomi usciti fino ad oggi sono altri. Scommesse come Fabio Grosso, operazioni che assomigliano molto a quella che ha portato Pecchia a Verona e che è fallita miseramente. Brocchi ha un passato a Verona, ma come allenatore è tutto da costruire.

Ed allora, perché non rivolgersi a Massimo Pavanel, l’ex allenatore della Primavera, che ad Arezzo è stato il protagonista di una grandissima impresa, raggiungendo la salvezza con quindici punti di penalizzazione, in mezzo ad un fallimento?

Ascoltatevi le parole di Pavanel al Gialloblù Live. Immediatamente sembra di essere colpiti da un’ aria di entusiasmo. Un allenatore che conosce Verona, che ha capito esattamente cos’è lo spirito Hellas, che sa entrare nel cuore dei giocatori, che magari non avrà molta esperienza, ma che sicuramente sarebbe uno di noi. Forse una scelta troppo semplice, troppo logica e troppo vicina al popolo del Verona per questa società.

PIAZZA PULITA

Credo che siamo in una di quelle fasi storiche in cui bisogna metaforicamente aprire le finestre per fare entrare aria pulita.

Dopo una stagione del genere, dopo aver visto disastri in serie, dopo aver perso orgoglio e dignità, dopo aver assistito al mercato di gennaio, al mancato esonero di Pecchia, ripartire da qualcuno di questi giocatori o dirigenti sarebbe una pessima idea.

Non potendo cambiare il presidente, è necessario fare piazza pulita di tutti coloro che hanno contribuito a questo disastro. In ogni ambito e in ogni settore, non penso solo ai giocatori. Il Verona deve ritrovare un nuovo feeling con la città che nessuno di questi dirigenti ha dimostrato di avere.

Oltre all’evidente incapacità gestionale, il Verona è composto da persone presuntuose, incapaci di analizzare con un minimo di senso critico il loro percorso, spesso alla ricerca di alibi perenni, molto spesso, troppo, intrisi di un senso di rivalsa e di vendetta che permea le loro azioni di cattiveria fine a se stessa.

Campedelli dice che il pesce puzza sempre dalla testa. Quindi traslando la situazione al Verona è Setti il primo che dovrebbe cambiare. Finendola di cercare alibi (è sempre colpa di qualcun altro, mai sua), chiarendo se è in grado di tornare a investire, rispondendo a domande precise come quelle di Verona col Cuore con argomenti logici e pertinenti e non con nebulose elucubrazioni. Ce la farà?

DALLA SCELTA DELL’ALLENATORE E DEL DS CAPIREMO TUTTO

Le chiacchiere stanno a zero. Cala il sipario sulla peggiore stagione di sempre in serie A. Prendiamo atto che Setti non ha un’euro da investire nel Verona e che la sua presunzione, unita alla sua incapacità gestionale gli impediscono di stare stabilmente in serie A, nonostante un sacco di soldi garantiti dalle televisioni e dai vari paracaduti.

La prossima stagione sarà la più difficile di tutte. Il morale della piazza è sotto i tacchi. C’è uno scollamento totale tra questa proprietà, la città i tifosi. Recuperare entusiasmo e ottimismo sarà difficilissimo.

Molto si capirà dalle prossime due scelte che Setti farà: ds e allenatore. Due figure che la logica vorrebbe di altissimo profilo e spessore, proprio per iniziare una nuova ricostruzione. Da questa scelta capiremo tutto. Se saranno le ennesime scommesse ci aspettano mesi terribili e difficilissimi.

UNIVERSI PARALLELI

Ditemi che sto sognando. Qualcuno mi aiuti… Che razza di universo è questo? Abbiamo o no assistito al peggior campionato di sempre in serie A? Abbiamo assistito a gare che sono finite dopo 30 secondi? A goleade di proporzioni gigantesche? A umiliazioni a raffica? Abbiamo visto giocare nella squadra un gruppo di giocatori scarsi e senza cuore? Abbiamo ascoltato promesse mai mantenute (tipo: lotteremo sino all’ultima giornata)?

No ditemi che sto sognando perché ho appena finito di seguire le conferenze stampa di Setti e Pecchia e non capisco più nulla. Come se venisse dipinto un mondo che non è questo, un universo parallelo in cui il Verona non è finito in serie B, dove la società ha fatto di tutto per la salvezza, dove sono stati valorizzati giocatori e dove ci aspetta un futuro radioso invece che le macerie che vedo davanti a noi.

Può succedere, dice Setti banalizzando questa retrocessione, ricordandoci che il Verona ha fatto spesso l’altalena A e B, dimenticandosi però di dire che nessun presidente prima di lui ha mai goduto di quella quantità di denaro garantito, denaro che doveva servire, se non ad assicurarci la serie A a vita, quantomeno ad evitare figure indegne come le ultime due.

Setti non ha fatto nulla per salvare il Verona. Non ci ha neanche provato. La campagna di gennaio è stata una presa in giro e l’aver tenuto in piedi Pecchia, che non è responsabile ma complice, un imbroglio che non ci permette nemmeno di capire se con un altro tecnico magari si potesse tentare una salvezza che vista la qualità delle altre contendenti non metterei nemmeno nel campo delle imprese.

Invece di raccontare un mondo che non c’è bastava fare una cosa semplice: chiedere scusa.