BENE, BENE, BENE

“Non chiederti cosa i tuoi compagni di squadra possono fare per te. Chiediti cosa tu puoi fare per i tuoi compagni di squadra.” (Earvin “Magic” Johnson)

Azione, reazione. Chi temeva di vedere una Tezenis tremebonda e in difficoltà dopo il k.o. con Montegranaro è stato immediatamente smentito. La Verona dei canestri “green line” è così: può fare grandi cose e incappare in serate storte o in black-out scellerati, come quello all’esordio a Jesi, dopo avere giocato baldanzosamente fino all’intervallo.
Un altro piccolo capolavoro di Dalmonte e Gandini che hanno preparato la partita con perizia certosina in ogni dettaglio. Togliere l’aria a Candussi nel pitturato, al punto che il totem mantovano s’è ritrovato a produrre più dall’arco che dentro l’area. E ancora far sentire tutta l’aggressività addosso a Bobby Jones, l’eclettico americano costretto ad errori a ripetizione.
La “trasformazione” di Udom (il “falso cinco” di Dalmonte) e dello stesso Amato nella ripresa è la fotografia della voglia di riscatto del gruppo. Una squadra coesa, che cerca di ottenere il massimo da ogni elemento. Emblematico l’impatto sulla partita di Curtis Nwohuocha. E in panchina finalmente si è accomodato Leo Totè, con la speranza di rivederlo quanto prima in campo. Altro auspicio la maturazione di Ricky Visconti, che paga ancora un po’ d’inesperienza e il maggiore tonnellaggio degli avversari che si trova di fronte.
E’ stata una bella partita, divertente, spettacolare, densa di cambi repentini e colpi di scena. La più bella in questo primo scorcio di stagione. Aspettiamocene altre.

MALE, MALE, MALE

“Lo sport va a cercare la paura per dominarla, la fatica per trionfarne, la difficoltà per vincerla”. (Pierre de Coubertin)

Se la vittoria a Bergamo era stata importante, ma non brillante, il k.o. contro Montegranaro non può certo essere giustificato dall’assenza del centro titolare e dalle precarie condizioni di Jones, che peraltro 10 dei suoi 18 punto li ha messi in pieno “garbage time”.
Sono mancate la “garra”, la cattiveria, l’aggressività e l’intensità agonistica che avrebbero permesso di sopperire alle rotazioni ridotte e tenere botta in una partita oggettivamente difficile, anche al completo e con la squadra in piena forma.
Al PalaSavelli si è avuta la conferma che il cambio del centro titolare è ancora acerbo, che Udom talvolta paga la discontinuità e fatica a reggere il peso della responsabilità, che la Tezenis rischia se non è sorretta da buone percentuali, ma soprattutto se concede alte percentuali agli avversari. Dalmonte ha ragione, l’analisi della sconfitta prescinde della lettura delle statistiche. Una settimana di allenamenti a ranghi ridotti ha certamente influito sul rendimento dei giganti gialloblù, ma contro Mantova – terza in classifica con un bilancio di 3 vinte e 1 persa – ci vorrà una reazione di carattere.

CALI, CALZINI E CALZETTI

“Si, la forma è tutto. È il segreto della vita”. (Oscar Wilde)

Pensieri in libertà dopo la (sofferta) vittoria a Bergamo. Il +14 finale non deve ingannare: la Tezenis ha sudato le proverbiali sette…canottiere per piegare la matricola orobica che con sei giocatori e mezzo (anche Mascherpa era acciaccato) ha rimesso in equilibrio una partita che sembrava poter essere facilmente sotto il controllo dei giganti di Dalmonte. Un altro calo pericoloso, e a Jesi, contro un’avversaria al completo, finì male.
Sembrare e fare, facile e difficile, semplice e complicato. Questo campionato, non mi stancherò mai di ripeterlo, deve andare oltre le apparenze e l’intensità, la determinazione, la cattiveria (sportivamente parlando, s’intende), la celebre “garra”, sono armi che spesso fanno la differenza più del talento e del fisico. E comunque rappresentano un fondamentale valore aggiunto. L’esperienza di cui difetta la Verona dei canestri si può acquisire solo sul campo, partita dopo partita.
Poi se si incappa in un arbitraggio come quello del Pala Norda la situazione si complica. Sottolineato e ribadito che non bisogna mai cercare alibi (che sono l’arma dei più deboli), resta da capire per quale motivo ci siano arbitri che frantumano i cabasisi per i calzini tutti dello stesso colore anche negli Under 14 (per non parlare degli scaldamuscoli), e poi nel secondo campionato italiano troviamo lacune inaccettabili, tra non fischi scellerati e interpretazioni del tutto personali del regolamento, a cominciare dagli antisportivi.
Ma, come sempre, la colpa non è loro, ma di chi li manda, e di una Federazione tanto attenta alle apparenze e assai poco alla sostanza.

SQUADRA NUOVA, VECCHI SPONSOR

“Tu quoque, Brute, fili mi!” (Cesare – Idi di marzo 44 a.C.)

Anno nuovo, vita vecchia. Il nuovo campionato è cominciato come quello passato, con una sconfitta. Ma la falsa partenza è l’unico punto in comune. A Jesi, campo “maledetto”. Anche i marchigiani hanno cambiato molto, anzi tutto. I due americani, il centro Rinaldi, il cambio dei lunghi Quarisa che giocava con Ikangi a San Severo, Ihedioha che era compagno di squadra di Palermo a Legnano, Marini da Treviglio, Piccoli da Chieti, il giovane Massone da Biella. E allora di cosa stiamo parlando? Che la “garra” tanto attesa e sperata si è vista solo per metà partita, più o meno, visto che anche prima dell’intervallo è emersa qualche incertezza figlia dell’inesperienza e della pressione di vestire la maglia di Verona. Una responsabilità che pesa.
Jesi ha ammazzato la partita con la coppia Usa, nella Tezenis Greene è stato troppo solo (e i 30 punti li ha fatti tirando quasi come i due avversari messi assieme) e i 55 punti subiti nella ripresa si commentano da soli. Troppi tiri aperti, troppe seconde opzioni, troppe palle perse ingenuamente e in modo confusionario. La panchina gialloblù è lunga, ma in questo esordio le rotazioni non hanno concesso tanti minuti ai rincalzi. Verranno tempi migliori, per forza.
P.S. L’avvistamento di Giuseppe Vicenzi e Andrea Fadini in tribuna a Ferrara accanto al patron degli estensi lascia spazio all’ipotesi che il presidente onorario della Scaligera entri come secondo sponsor dei ferraresi. Ognuno spende i suoi soldi come preferisce, ma si può dire che non ci piace? Parliamo di un titano dell’industria, mecenate del basket veronese per 40 anni. Forse il signor Giuseppe dà troppo ascolto a qualche cattivo consigliere.

LA PEGGIO GIOVENTU’

“Quant’è bella giovinezza, che si fugge tuttavia! Chi vuol esser lieto, sia: del doman non v’è certezza”. (Lorenzo Il Magnifico)

Riflessioni in ordine sparso dopo 48 ore nelle quali si sono è consumati la presentazione della Tezenis a Giardino Giusti e il trionfo della Slovenia ad Eurobasket 2017. Che c’azzeccano i due eventi, di primo acchito così distanti tra loro? Parliamo di giovani: la Scaligera Basket ha puntato decisamente sulla linea verde (22 anni l’età media della squadra di Dalmonte, che potrebbe alzarsi un po’ se arriverà un sostituto per Totè…), l’Italia orfana del “boxeur” Gallinari è uscita ai quarti.
A luglio ci siamo emozionati con la Nazionale Under 19, che al Mondiale si è arresa solo in finale al Canada, conquistando uno splendido argento. Bene, di quella magnifica dozzina di azzurri, solo Okeke giocherà (forse) la prossima stagione in serie A con Torino, e – si spera – Pajola con la Virtus Bologna. Tutti gli altri sono stati mandati a “fare esperienza” in A2 o sono rimasti con le rispettive società del secondo campionato italiano. Nel dettaglio: Penna e Simioni a Imola, Caruso a Napoli, Denegri a Casale, Bucarelli a Cagliari, Mezzanotte a Treviglio, Massone a Jesi, Antelli a Orzinuovi, Oxilia a Piacenza e Riccardo Visconti (buon per la Tezenis) a Verona.
Facciamo un salto indietro di 4 anni: Italia campione d’Europa Under 20. Vi ricordate chi giocava in quella Nazionale? Ecco la dozzina azzurra: Tonut, Della Valle, Lombardi, Abass, Ruzzier, Imbrò, Cefarelli. Fallucca, Laganà, Landi, Monaldi, Chillo, Fallucca. Quattro anni dopo, a 24 anni suonati, solo Abass è stato portato ad Eurobasket 2017 dal c.t. Messina che ha lasciato a casa Tonut e Della Valle, gli unici di quei 12 d’oro che giocano con buon minutaggio in serie A, mentre gli altri sono ai margini delle rotazioni o, la maggioranza, giocano in A2.
Faccio un altro passo indietro. Nel 2009 al “Trofeo Città di Soave” riservato agli Under 17 vinceva una squadra slovena, lo Zlatorog Lasko, che schierava due futuri campioni d’Europa (Ale Nikolić e Žiga Dimec), ma anche Jusuf Nurkić, poi in Nba, compagno di squadra di Gallinari ai Denver Nuggets, ed ora a Portland. E pure Miha Lapornik, che adesso fa l’Eurolega con Bilbao.
Tanti talenti tutti assieme si spiegano con la capacità di fare reclutamento (quando Nurkić arrivò a Soave giocava da appena due mesi, ma aveva già il 50 di piede), ma anche con lo spirito di sacrificio, la durezza mentale, la celebre “garra” che è un marchio di fabbrica del basket slavo (dalmata, balcanico o dinarico che dir si voglia).
Il fenomeno Luka Doncić a 13 anni ha fatto le valigie per andarsene a Madrid, e come lui tanti altri. Da noi troppi giocatori dotati di talento o di fisico (tutti e due insieme diventa ancora più raro) faticano ad emergere. Franco Marcelletti, che si sta spendendo molto per ricostruire da zero il settore giovanile della Scaligera, conosce bene le difficoltà che incontra chi lavora nei vivai: la palestra è fuori mano, gli orari d’allenamento sono scomodi, ci sono troppi compiti da fare, venite a prenderlo e lo riportate a casa?
Poi ci sono i dirigenti miopi che anche in serie C preferiscono puntare addirittura su giocatori stranieri, allenatori poco coraggiosi che vanno al seguito di chi li ha ingaggiati e tengono i giovani in fondo alla panchina considerandoli solo per gli obblighi regolamentari che impongono una quota di under nei campionati senior; una Federazione con una dirigenza spesso inadeguata ed i vituperati procuratori che talvolta hanno pretese insensate. Infine la scuola, con strutture vergognose e un’attività didattica che quasi sempre è tempo perso (e due sole ore alla settimana!).
Ecco perché la Slovenia, che ha meno della metà degli abitanti del Veneto, trionfa in Europa, mentre in Italia rischieremo di fare sempre più fatica. Tutti motivi per voler bene alla giovane Verona dei canestri. E dall’1 ottobre vedremo se sarà anche lieta.

SE IL BUON GIORNO SI VEDE DAL RADUNO

“Qui giace il signore de Lapalisse. Se non fosse morto sarebbe ancora in vita. Se fosse vivo non sarebbe morto. Se fosse, non sarebbe”. (Epitaffio di Jacques II de Chabannes de La Palice, meglio noto come Lapalisse).

Freguntubo. Così scriveva Aldo Giordani, il mitico Jordan, maestro della nostra generazione baskettara. Le amichevoli estive non contano nulla. E’ importante vincere in campionato, avrebbe detto Monsieur de Lapalisse. Giova ricordare le imprese in preseason due anni fa e la disgraziata avventura che ne seguì con al timone l’attuale c.t. della Nazionale femminile.
Il mondo è bello perché è vario (per usare un’altra ovvietà), così c’è chi va a vedersi i raduni delle squadre dove gioca qualche ex gialloblù e ci sono 500 che in un mercoledì post Ferragosto si sono ritrovati per il primo allenamento della nuova Tezenis.
Entusiasmo, passione, affetto, fiducia. Un poker di sentimenti confermati dai tifosi (ancora di più) che hanno fatto da cornice alla prima amichevole di giganti di Dalmonte. Altro che porte chiuse! E fa piacere vedere sorridente e moderatamente soddisfatto il presidente Pedrollo, notoriamente assai esigente. Se il buon giorno si vede dal raduno…
Appena quattro anni fa con San Bonifacio giocavo contro Orzinuovi la semifinale dei playoff in Dnc. Chi si sarebbe immaginato di rivederli in meno di un lustro in A2, vincenti – sia pure nella prima amichevole – contro la Scaligera? Questo vuol dire ambizione e soprattutto programmazione. Due qualità che la Verona dei canestri ha messo in pista.
Se la coppia americana riuscirà a garantire maggiore intensità, con la varietà di quintetti che coach Dalmonte può schierare e soprattutto con la devastante fisicità di tutti i giocatori, la stagione si annuncia divertente.
Non si potrà sempre vincere, ma divertirsi sì. Avanti con la #garragialloblù

LE NOCI E LO IUS SOLI

“L’è facile spacar le nose con l’usèl dei altri. Prova col tuo!” (Spiritoso detto popolare, tra i preferiti del presidente Gianluigi Pedrollo)

Il nuovo corso della Scaligera Basket è al via. La scorsa stagione era l’anno zero, l’avevamo capito tutti, ma il presidente Pedrollo l’ha ribadito, ricordando la situazione in cui si trovava la società esattamente un anno fa. Dopo avere allestito una squadra “raccattando quello che c’era in giro” (Pedrollo dixit), ad un anno di distanza la squadra a metà luglio è stata completata.
Il proprietario della Scaligera ha spiegato i motivi della nuova “rivoluzione”, l’accordo triennale con il Gruppo Calzedonia permette di programmare, puntando sui giovani. Finalmente. Ecco il prolungamento dell’accordo con la Reyer per Totè, un’intesa-fotocopia per Visconti, l’arrivo di Curtis e soprattutto il colpo con Omar Dieng. Il gm Della Fiori ha fatto davvero un capolavoro. Aggiungiamo poi anche Francesco Oboe, un play futuribile, sempre del 2000, prelevato da Vicenza. Insomma si torna ad investire sui giovani, quasi come ai bei tempi.
Pedrollo si è tolto anche qualche sassolino dalla scarpa, replicando agli ipercritici che nei blog e sui social hanno lamentato presunti disimpegni in caso di serie A (ipotesi totalmente campata per aria) o sollevato dubbi sul fatto che sponsor-incassi-pubblicità-contributi-quote-minibasket coprono solo il 45% dei costi e del resto si fa carico, per ora, “uno solo”, come Pedrollo ha definito se stesso, aggiungendo che “sarebbe più opportuno un altro termine”.
E se i flop durante la gestione Pedrollo non sono mancati, giova ricordare che il primo anno di A2 (ai tempi della triade Vicenzi-Pedrollo-Fadini) finì con la retrocessione, spendendo di più delle gestioni di questi ultimi anni. Buon viaggio Tezenis.
Nota finale. A proposito di Ius soli. Nel nuovo roster ci saranno sei giocatori di colore, quattro sono italiani di seconda generazione, tutti nati in Italia, tra Firenze, Cantù, Voghera, Bergamo. Giocano o hanno giocato tutti nelle Nazionali giovanili, ma da “cittadini stranieri”, almeno fino alla maggiore età.

P.S. Vado in ferie. Appuntamento a dopo Ferragosto.

LE FIGURINE E LA “GARRA”

“Le statistiche sono come i bikini: mostrano quasi tutto, ma nascondono il più” (Le Mazelier)

Di figurina in figurina, come i tifosi sui social amano chiamare gli annunci di nuovi giocatori, la nuova Tezenis è completata. Manca il quinto lungo, un under che arriverà a breve. Intanto l’ingaggio di Jamal Jones ha sistemato il vuoto lasciato dall’approdo in Bundesliga di Michael Frazier, che dopo le promesse spese con il presidente Pedrollo ha seguito (scelta peraltro comprensibile vista l’offerta) le sirene del suo agente, novello Raiola.
E già si sprecano i commenti sul ragazzo nato in Arkansas lo stesso giorno di Micheal Jordan. Giudicare su ogni tipo di fondamentale un giocatoire che pochi minuti di video (tra l’altro esclusivamente in attacco) è quantomeno azzardato. Giova ricordare che dai video sembrava un fenomeno anche l’omonimo di Jabbar, che poi si è rivelato un tipetto “difficile”. Questo per far capire che nelle scelte su un giocatore influsicono anche il carattere, l’atteggiamento comportamentale, la dedizione e le motivazioni, lo spirito di sacrificio. Tutte qualità che non compaiono nelle statistiche. Di sicuro ci saranno parecchio giocatori con la “garra”, compreso Curtis Chinonso Nwohuocha (questo il nome completo del colosso arrivato da Cantù via Treviglio). Che d’ora in avanti chiameremo solo e sempre Curtis.

 

PEDATORI E BASKETTARI

“Sii forte nel corpo, limpido nei pensieri, maestoso negli ideali”. (James Naismith)

La vicenda è nota. Gigio Donnarumma ha fatto fessa la commissione d’esame della sua scuola (privata) e invece di presentarsi agli orali degli esami di maturità, che aveva ottenuto di posticipare per l’impegno con la Nazionale agli Europei Under 21, ha preso un aereo (sempre privato) ed è volato a Ibiza a godersi la vita ed il nuovo contratto assai pasciuto.
Al di là dello tsunami di insulti che dai social si è riversato sul giovane portiere (con una battuta mi piace far notare che con l’ingaggio di un anno – 6 milioni – la scuola può comprarsela e avanza pure qualche soldino…), decisamente diverso è l’esempio che arriva da Riccardo Visconti, la promettente guardia del ’98 che la Tezenis si è assicurata con un accordo biennale con la Reyer Venezia.
Il giovane piemontese, che a 15 anni ha lasciato la sua Torino per le giovanili della Reyer, prima ha vinto lo storico scudetto con il club orogranata (facendo anche un’apparizione nella finale con Trento), poi ha partecipato con la Nazionale Under 20 al Torneo di Roseto (assieme ai prossimi compagni di squadra Leo Totè e Curtis Nwohuocha), quindi ha lasciato il raduno azzurro per volare in Egitto con la Nazionale Under 19, che stasera al Cairo giocherà la finale dei Mondiali contro il Canada. E ha cercato di dare sempre il suo contributo, nonostante il doppio scavigliamento.
Finito il Mondiale, Riccardo Visconti, tornerà a Mestre per sostenere gli orali alla Maturità all’Istituto per Geometri “Massari”. La scuola si è già complimentata con il suo studente per lo scudetto, speriamo nel bis per il Mondiale. Sull’esito dell’esame non ci sono dubbi. I baskettari sono di tutta un’altra pasta.

CIAO PERICLE

Non chiederti cosa il tuo paese può fare per te, chiediti cosa puoi fare tu per il tuo paese (J.F. Kennedy)

Nomen omen, dicevano i latini, ma non sempre il destino è insito nel nome di ciascuno di noi. Penso ad esempio all’amico Pericle Manarini, storico dirigente addetto al tavolo della Scaligera Basket, che se n’è andato nel sonno all’alba di un triste lunedì d’inizio luglio.
Uomo buono e mite, era certamente distante dal generale ateniese cui doveva il nome. Però ha sempre saputo farsi rispettare e benvolere, passando attraverso gm e ds di personalità più o meno forti e soprattutto attraverso campionati esaltanti e altri decisamente bui.
Quando la Sanzeno di Giuseppe Vicenzi giocava il derby con San Bonifacio in C2 lui era al suo posto di comando, nell’angolo del tavolo sul lato opposto della panchina; come c’era nella finale di Coppa Korac con la Stella Rossa in un Palaolimpia gremito, nelle semifinali scudetto o all’indimenticabile esibizione Glaxo-Stefanel con le stelle della Nba Scottie Pippen e Charles Barkley. Sempre disponibile, mosso dalla grande passione che lo ha accompagnato per più di trent’anni e per 609 partite.
E’ noto che i successi di una società sportiva si costruiscono dal basso, grazie al contributo di chi lavora dietro le quinte, senza mai chiedere qualcosa in cambio. Si chiama passione, amore per lo sport, per il nostro grande basket. E sublima lo spirito kennedyano ci cosa ognuno di noi può fare per la collettività, senza dover sempre chiedere che cosa gli altri possono fare per lui o per il prossimo.
A Pericle devo un po’ di partite quando il figlio Pietro giocava nelle giovanili, le chiacchierate in quegli anni quando andavo a trovarlo in Comapre o all’Autostrada, i ritagli di giornale delle stagioni della Citrosil che lui conservava in perfetto ordine, numerati con la sua bella calligrafia da geometra. Un giorno mi consegnò tutto il malloppo: “Tienili tu, a te saranno sicuramente più utili”.
L’ultimo sorriso, dopo che il cuore lo aveva già messo in crisi, gli era scappato quando la sua Cremonese aveva completato l’incredibile rimonta sull’Alessandria. Purtroppo non potrà più regalare i suoi timidi sorrisi alla sua bella famiglia. Ti sia lieve la terra e risposa in pace, amico mio.