“Quant’è bella giovinezza, che si fugge tuttavia! Chi vuol esser lieto, sia: del doman non v’è certezza”. (Lorenzo Il Magnifico)
Riflessioni in ordine sparso dopo 48 ore nelle quali si sono è consumati la presentazione della Tezenis a Giardino Giusti e il trionfo della Slovenia ad Eurobasket 2017. Che c’azzeccano i due eventi, di primo acchito così distanti tra loro? Parliamo di giovani: la Scaligera Basket ha puntato decisamente sulla linea verde (22 anni l’età media della squadra di Dalmonte, che potrebbe alzarsi un po’ se arriverà un sostituto per Totè…), l’Italia orfana del “boxeur” Gallinari è uscita ai quarti.
A luglio ci siamo emozionati con la Nazionale Under 19, che al Mondiale si è arresa solo in finale al Canada, conquistando uno splendido argento. Bene, di quella magnifica dozzina di azzurri, solo Okeke giocherà (forse) la prossima stagione in serie A con Torino, e – si spera – Pajola con la Virtus Bologna. Tutti gli altri sono stati mandati a “fare esperienza” in A2 o sono rimasti con le rispettive società del secondo campionato italiano. Nel dettaglio: Penna e Simioni a Imola, Caruso a Napoli, Denegri a Casale, Bucarelli a Cagliari, Mezzanotte a Treviglio, Massone a Jesi, Antelli a Orzinuovi, Oxilia a Piacenza e Riccardo Visconti (buon per la Tezenis) a Verona.
Facciamo un salto indietro di 4 anni: Italia campione d’Europa Under 20. Vi ricordate chi giocava in quella Nazionale? Ecco la dozzina azzurra: Tonut, Della Valle, Lombardi, Abass, Ruzzier, Imbrò, Cefarelli. Fallucca, Laganà, Landi, Monaldi, Chillo, Fallucca. Quattro anni dopo, a 24 anni suonati, solo Abass è stato portato ad Eurobasket 2017 dal c.t. Messina che ha lasciato a casa Tonut e Della Valle, gli unici di quei 12 d’oro che giocano con buon minutaggio in serie A, mentre gli altri sono ai margini delle rotazioni o, la maggioranza, giocano in A2.
Faccio un altro passo indietro. Nel 2009 al “Trofeo Città di Soave” riservato agli Under 17 vinceva una squadra slovena, lo Zlatorog Lasko, che schierava due futuri campioni d’Europa (Ale Nikolić e Žiga Dimec), ma anche Jusuf Nurkić, poi in Nba, compagno di squadra di Gallinari ai Denver Nuggets, ed ora a Portland. E pure Miha Lapornik, che adesso fa l’Eurolega con Bilbao.
Tanti talenti tutti assieme si spiegano con la capacità di fare reclutamento (quando Nurkić arrivò a Soave giocava da appena due mesi, ma aveva già il 50 di piede), ma anche con lo spirito di sacrificio, la durezza mentale, la celebre “garra” che è un marchio di fabbrica del basket slavo (dalmata, balcanico o dinarico che dir si voglia).
Il fenomeno Luka Doncić a 13 anni ha fatto le valigie per andarsene a Madrid, e come lui tanti altri. Da noi troppi giocatori dotati di talento o di fisico (tutti e due insieme diventa ancora più raro) faticano ad emergere. Franco Marcelletti, che si sta spendendo molto per ricostruire da zero il settore giovanile della Scaligera, conosce bene le difficoltà che incontra chi lavora nei vivai: la palestra è fuori mano, gli orari d’allenamento sono scomodi, ci sono troppi compiti da fare, venite a prenderlo e lo riportate a casa?
Poi ci sono i dirigenti miopi che anche in serie C preferiscono puntare addirittura su giocatori stranieri, allenatori poco coraggiosi che vanno al seguito di chi li ha ingaggiati e tengono i giovani in fondo alla panchina considerandoli solo per gli obblighi regolamentari che impongono una quota di under nei campionati senior; una Federazione con una dirigenza spesso inadeguata ed i vituperati procuratori che talvolta hanno pretese insensate. Infine la scuola, con strutture vergognose e un’attività didattica che quasi sempre è tempo perso (e due sole ore alla settimana!).
Ecco perché la Slovenia, che ha meno della metà degli abitanti del Veneto, trionfa in Europa, mentre in Italia rischieremo di fare sempre più fatica. Tutti motivi per voler bene alla giovane Verona dei canestri. E dall’1 ottobre vedremo se sarà anche lieta.