Il precampionato della Tezenis ha dato finora le risposte all’altezza delle aspettative del patròn Pedrollo e al tempo stesso ha smentito i “tifosi Cassandre”, piuttosto critici sulle potenzialità della squadra. Sono due facce della stessa medaglia. Quella di una squadra che sarà giudicabile solo quando si comincerà davvero a fare sul serio (ossia
dal 6 ottobre, quando comincerà la Legadue Gold) e contro avversarie tutte al completo.
Ma senza infortuni (la toccata ai cabasisi è d’obbligo…) le potenzialità ci sono e soprattutto confortano le prime impressioni sulla coesione del gruppo. Sono le conseguenze quando si può finalmente lavorare con il roster integrale.
I punti deboli? Le qualità in cabina di regia e il peso sotto canestro, dove Verona paga dazio in centimetri. La prima risposta contro l’Astana di Shane Lawal è già arrivata. La secondo l’ha data il presidente Pedrollo (“se tiriamo con l’80% non ci sarà bisogno di prendere rimbalzi…”).
La terza mi permetto di darla io dopo l’inchiesta della “Gazzetta” di oggi sull’assenza di veri centri (e molto alti) nell’Italia del basket. Se Jacopo Vedovato, centro del ’95 di 206 cm. gioca in Promozione, forse – come diceva Lubrano – sorge spontanea una domanda: il ragazzo era davvero così forte da meritare la nazionale giovanile, o si continuano a fare le selezioni con il metro? La “Gazzetta” si è già data la risposta lanciando l’allarme sulle necessità di andare a cercare giganti, ma le società (e soprattutto i tecnici federali) devono farsi un esame di coscienza per capire come mai tanti potenziali centri non hanno la voglia e la pazienza di lavorare per giocare spalle a canestro e faticare nel pitturato. Dopo tutto se Cusin è arivato a essere il titolare della Nazionale, una chance c’è per tutti…
Se un giovane è bravo, solo un demente non lo fa giocare. Altrimenti ci s’inventano regole ridicole come quella dei tre Under in Legadue: basta pagare e puoi schierare un senior. Così anche nella Tezenis il terzo under si chiamerà “5000 euro”, e in altre squadre forse potranno esserci anche coppie di under gemelli: “diecimila euro”.
ASPETTA E SPERA
I commenti raccolti tra i tifosi della Verona dei canestri non sembrano essere univoci. C’è chi apprezza che sia stata disegnata una squadra a immagine e somiglianza di Ramagli, ma ci sono anche critiche sulla competitività della nuova Tezenis. In particolare desta perplessità (eufemismo…) il play Jerry Smith, che al di là dell’infortunio, non è che abbia fatto sfracelli a Cantù. Il giudizio resta sospeso, considerato che il roster non è ancora completo (a proposito: avvistato Viggiano in centro a Verona…). Come sempre sarà la risposta è affidata al campo, tenendo presente che – visti i ripetuti proclami – quest’anno non si può più sbagliare. Aspettiamo sperando, senza dimenticare che chi vive sperando muore….
Buon lavoro ai due coach Alessandro.
MA COS’È QUESTA CRISI?
Scrivo mentre dalla finestra scorgo le Due Sorelle e l’amato Adriatico. Unica concessione alle sacrosante ferie, per una riflessione sul momento che vive l’altrettanto amato basket.
Verona ha perso in un colpo solo le altre due squadre che giocavano in un campionato nazionale: Tosoni Villafranca (Dnb) e Ferroli San Bonifacio (Dnc) hanno rinunciato ai rispettivi campionati facendo un triplo salto indietro. Il motivo è lo stesso: non ci sono soldi sufficienti. Altre rinunce sono arrivate in serie D, con il risultato che, mai come quest’anno, ci sono molti più giocatori disponibili rispetto al numero delle squadre.
E, mai come quest’anno, la domanda ricorrente tra dirigenti era: “Ma c’è la fate ad andare avanti? Voi vi iscrivete?”. Basta e avanza per fare tanto di cappello ai Pedrollo e a Bordato che continuano a portare avanti il progetto Scaligera (ma se non ci fosse Tezenis…), ma al tempo stesso per inquadrare il fallimento della Federbasket, che quest’estate ha perso altre 22 squadre in Dnc, almeno 8 in Dnb, campionato in cui il Veneto si è trovato senza rappresentanti, salvo poi recuperare Treviso, ripescata dalla serie D. Attenzione, nella Federazione metto tutti: dirigenti Fip, societá, allenatori (quanti si barcamenano per campare restando in palestra dalle 3 del pomeriggio alle 11 di sera?), giocatori, procuratori. La sagra è finita, ed ora tanti atleti faranno meglio a cercarsi un lavoro, per poi continuare a giocare con un rimborso ragionevole, non con uno stipendio.
Infatti c’è una domanda che nessuno si pone adesso: quante squadre iscritte hanno la disponibilitá finanziaria per finire la nuova stagione?
Il presidente della FIP, Gianni Petrucci (il nuovo che avanza, ma il suo predecessore, onusto di trionfi sul campo, è stato un disastro…), intervistato dalla “Gazzetta” si è detto contento che tutte le società si siano iscritte senza defezioni al secondo campionato. Aspettiamo la fine della stagione, Presidente.
CALMA PIATTA
Calma piatta. Troppo piatta per una piazza che ha già digerito un fallimento assurdo (praticamente per una manciata di spiccioli), un ritorno in pompa magna con successiva retrocessione, ripescaggio, stagione anonima senza playoff e, infine, al terzo tentativo e con la nuova gestione tecnico-dirigenziale, il traguardo dei playoff chiudendo la stagione con lo stesso allenatore (per fortuna).
La riconferma di Alessandro Ramagli è data per fatta (qualche santo pare abbia protestato vibratamente…), il rinnovo dello sponsor Tezenis pure, ma l’unica cosa certa, finora, è l’addio del g.m. Giuliani, con la scelta di affidarsi ad una soluzione interna per gestire il mercato. Sistemate le pratiche per l’iscrizione all’orrendo campionato-pastrocchio (scadenza il 9 luglio), adesso è opportuno presentare qualcosa di concreto ai tifosi, che non possono accontantarsi delle ripetute dichiarazioni ambiziose ai giornali. Negli ultimi anni alle promesse non sono seguiti i risultati. E allora per una volta sarebbe meglio essere prudenti, almeno finché la nuova Verona dei canestri non avrà un volto definito.
PIANTO GRECO SOTTO RETE
Ho sempre trovato inopportuno che la pubblica amministrazione spenda soldi per finanziare squadre sportive professionistiche o semi-tali. Non mi è mai piaciuto che la Regione Sardegna o la Sicilia foraggiassero il Cagliari o il Palermo, né trovo corretto che un fiume di denaro si riversi dalle casse del Trentino (o delle rispettive province autonome) verso le squadre del territorio, volley tricolor-europeo-mondiale compreso.
E’ l’autonomia, bellezza! D’accordo. Allora parliamo delle nostre squadre. Il Comune ha dato una grossa mano e la Marmi Lanza si è iscritta al campionato. Non vedo dove sia la novità, alla fine dell’ennesimo tormentone all’insegna dell’allarme-scomparsa, infarcito di lamenti e piagnistei. Dejà vu.
2012: minaccia di portare la squadra a Montichiari. 2011: difficoltà nelle pratiche per l’iscrizione. 2010: rischio di non fare il campionato. Ormai non ci crede più nessuno, se non che questa volta i problemi c’erano davvero, e grossi. Poi improvvisamente tutto si è sistemato, pagando. Con quali soldi non è dato sapere, visto che fino a 24 ore prima tutti piangevano il morto.
Tra l’altro risulta difficile comprendere come sia stato possibile fare un buco del genere alla fine di una stagione senza retrocessioni e con la squadra arrivata all’ultimo posto.
Ma i dirigenti della Blu Volley hanno trovato il responsabile: Marco Meoni. Detto in conferenza stampa. Quando non si pagano gli stipendi sarebbe conveniente il silenzio. Invece si ha il dente avvelenato contro chi forse ha avuto la colpa far rispettare i suoi diritti, chiedendo quello che gli spettava.
Comunque sia, non trovo corretto che il Comune sganci soldi. Se lo fa attraverso le società partecipate (come Agsm e Amia) allora mi sta bene; sono Spa, per quanto a capitale interamente pubblico, e possono “investire” in pubblicità nello sport.
Ma l’amministrazione comunale dovrebbe sostenere le società dilettantistiche, che svolgono una funzione sociale nei quartieri, si basano sul volontariato e faticano e reperire finanziamenti.
Poi mi domando su che pianeta viva quel dirigente-socio che paventato 40 posti di lavoro che sarebbero andati persi. Ma quali sono i 40 dipendenti in Blu Volley? Magrini venga nell’ufficio dell’assessore Sachetto in Provincia e vedrà quanti sono i lavoratori che rischiano di perdere l’occupazione e sono costretti a campare con qualche centinaio di euro al mese.
P.S. Prometto che non farò più sconfinamenti pallavolistici…
PROGRAMMARE, THAT IS THE QUESTION
La scena che mi è piaciuta meno in questa stagione della Verona dei canestri, è stata una sfuriata verso il coach avversario dopo la partita vinta largamente dalla Tezenis contro Brescia.
Ruggini, a quanto pare, per una questione di saluti mancati dopo la fine del rapporto con la Scaligera.
Si può dire di tutto di Alberto Martelossi, potrà non piacere come allenatore, ma è un galantuomo, una persona perbene. Che adesso si è preso una…rivincita, conquistando il titolo di allenatore dell’anno, mentre è ancora in corsa per portare Brescia in finale.
Cosa c’entra Martelossi? C’entra perché i risultati di una squadra vanno oltre la scelta dell’allenatore.
La Tezenis ha sbagliato coach per due anni di fila, poi con Martelossi ha mancato i playoff, con Ramagli li ha centrati. Eppure durante la stagione c’era anche chi voleva la testa del coach livornese. Critica assurda.
Però quello che conta è la programmazione. La gestione Giuliani ha messo in piedi un roster sicuramente più competitivo del passato: sono arrivati a Verona due azzurri (Chessa e Da Ros), un italiano da Lega A (Ganeto, anche se poi era sempre rotto), l’americano più concupito della Legadue (McConnell), un rookie interessante (Westbrook) e uno sconosciuto nigeriano con passaporto Usa che è stato il crack della stagione: Shane Lawal.
Tutto questo va oltre l’allenatore. E se ora il g.m. sta per andarsene, appena un anno dopo essere arrivato, forse vuol dire che la programmazione non ha convinto.
Un anno fa Ramagli, nel suo primo giorno a Verona, disse che in Italia ormai nessuno riesce a fare progetti, però la Tezenis almeno aveva “un programma”. Metterlo in atto nell’anonimo campionato-limbo sarà ancora più difficile.
FINO ALLA FINE, FORZA VERONA
Game over. E’ finita come doveva andare: Casale in semifinale, ma con il rammarico di non averla costretta a gara-5, con tutta la pressione addosso. E’ passata la squadra con la panchina più profonda e con gli americani decisivi al momento giusto. Poteva andare meglio? La stagione è stata un po’ tormentata dagli infortuni, ma è da deboli cercare alibi. La squadra ha lottato, fino alla fine, come urlano sempre i ragazzi della Locura. E’ mancata continuità (oltre al roster completo per dare sempre competitività agli allenamenti), si poteva conquistare il quarto posto e allora i playoff avrebbero preso una piega diversa.
Certo, se poi confrontiamo il sesto posto e l’uscita nei quarti con le dichiarate ambizioni da promozione del presidente Pedrollo…
La preoccupazione, piuttosto, è che mr. Tezenis continui a sostenere la Verona dei canestri, anche nel “limbo” che sarà il prossimo indecente campionato “pastrocchio” che fonde Legadue e A Dilettanti.
Adesso mi sia concesso un breve “off topic” sul ritorno in serie A dell’Hellas. Pochi flash per una giornata da incorniciare: i tanti bambini accompagnati dai papà allo stadio o in piazza a far festa; il tassista che girava per la città con la bandierina gialloblù sull’auto; il pensionato che domenica all’alba portava il cagnolino bardato con un giubbetto gialloblù; il tifoso che ha perso la voce e purtroppo la ritrova improvvisamente per un bestemmione in diretta, il tuffo nella fontana di Stefano Rasulo, collega buono e generoso che ha avuto l’onore di farsi scortare dal sindaco nel bagno in Bra; il lavoro di tutto lo staff di Telenuovo per una diretta durata 10 ore, record secondo solo alla notte di Salerno, ma allora si dovette attendere il rientro della squadra. Grazie a tutti.
GHE LA FEMO 2?
Casale, allora. La folle ultima partita di regular season ha soffiato alla Tezenis il quinto posto e l’opportunità di incrociare la più abbordabile Brescia nei quarti di finale dei playoff. Così sotto con i piemontesi, terza forza della Legadue, in questa prima serie già al meglio delle 5 partite. Squadre costrette a giocare ogni due giorni, l’allungamento anche del primo turno dei playoff rispetto al passato oltre a dare l’impressione di voler scimmiottare la Nba (ma siamo in Legadue, siori…), sembra una garanzia in più per chi ha il fattore-campo: dovendo vincere tre partite c’è più spazio per rimediare ad una sconfitta in casa, soprattutto se perdi la prima.
La partita conclusiva della regualar season a Forlì ha racchiuso l’intero campionato dei giganti di Ramagli: “up & down”, picchi clamorosi e crolli sconcertanti. Nei playoff, dove ogni partita non è mai uguale all’altra, sarà invece necessaria continuità, nella serie ed in ogni singola partita. Ogni errore costerà caro, ogni calo potrà avrà un peso determinante. Ma la Tezenis di quest’ultima parte della stagione ha dimostrato di avere tutte le carte per giocarsi le chances, fino in fondo, anche se non potrà essere sempre show-time proprio come contro Casale.
GHE L’EMO FATTA!
Due anni fa retrocessione, l’anno scorso playoff mancati, quest’anno missione compiuta. Qualcuno obietterà che l’obiettivo di Pedrollo era (ed è) più ambizioso: la proprietà della Scaligera vuole la LegaA e non si accontenta dell’obiettivo…minimo, ma era fondamentale arrivarci, a questi benedetti playoff.
E con la squadra finalmente al completo potremo vederne delle belle, anche se la serie al meglio delle 5 partite lascia margini di correzione che la vecchia serie con 3 partite non permetteva. Ma nei playoff, si sa, le sorprese non mancano. Giocare per credere.
IN GODI WE TRUST
A molti tifosi della Tezenis il nome di Roberto Godi non dirà nulla, ma per tanti appassionati e praticanti rappresenta un mito. Ha arbitrato intere generazioni di veronesi, dal 1972 fino a pochi giorni fa. E’ stato trovato morto nella sua casa, dove viveva solo: i dirigenti della Fip si erano allarmati perché domenica non si era presentato ad arbitrare l’ennesima partita giovanile.
Attorno alla figura di Godi ed ai suoi modi talvolta bizzarri sono fiorite decine di aneddoti. Ne cito solo qualcuno, per dare leggerezza quando i ricordi si fanno tristi.
Partita da arbitrare a Cerea, nella palestra al Villaggio Trieste (la prima con il parquet): per tutto il viaggio disserta di giornali porno con l’imbarazzato giovanissimo collega.
Torneo di calcio in notturna: Godi (che per un periodo arrivò ad arbitrare cinque sport diversi, facendo anche il giudice di ciclismo) fischia un fallo e poi si gira segnalando ad un ipotetico tavolo degli ufficiali di campo il numero di maglia di chi l’aveva commesso.
Doppio fallo fischiato nella stessa azione: sfondamento dell’attaccante e fallo del difensore.
Canestro assegnato da due punti e non tre per un lancio dall’area di difesa all’altra parte del campo: il giocatore era al di là della linea da tre, peccato che fosse sotto il suo canestro.
Si scontra con una giocatrice a centrocampo, luogo dal quale non si schiodava fino a fine partita. Esito finale: fallo tecnico alla giocatrice.
Arriva (a piedi) in clamoroso ritardo per arbitrare una gara: “Scusate, ma volevo vedere come finiva la puntata del Commissario Rex!”.
Durante una partita ferma un’azione perché gli squilla il cellulare. Va al tavolo, risponde e poi fa riprendere il gioco senza fare una piega.
Da un po’ di tempo non se la passava bene, gli era rimasto un dente solo. Un giocatore protesta per un fallo, urla un bestemmione e (riferendosi all’unico dente) lo apostrofa: “Ma va a far l’obliteratore dei biglietti sull’autobus!”. Godi mi guarda in tribuna e mi chiede: “Ma che casso elo sto obliteratore?”.
Ti sia lieve la terra Roberto. E continua a fischiare anche da lassù.
P.S. La paternità del titolo è da attribuire ad un mio ex giocatore che appiccicò sulla macchina un adesivo con scritta e foto di Godi….