Con quattro punti di vantaggio e tre giornate da giocare si può ragionevolmente pensare che l’impresa contro Casale ha consegnato alla Tezenis il biglietto per i playoff. Ma c’è di più: il g.m. Giuliani, ancor prima del partitone al Palaolimpia, si era sbilanciato dicendo di guardare al quarto posto. Entrare tra le top four della Legadue non è una chimera: Brescia è distante solo due punti, è sotto nella differenza-canestri ed ha un calendario decisamente più impegnativo di Verona.
Quella che era un’impressione adesso è una certezza: la Tezenis protagonista di questa striscia è un’altra squadra, capace di vincere con sicurezza anche in trasferta, di asfaltare una capolista, giocando in pratica con 5 giocatori. Ma Louwers e Lanna, magari segnando solo qualche punto, assicurano esperienza e solidità. E l’assetto tattico è più equilibrato, nonostante le assenze.
Così è lecito chiedersi cosa potrà fare la Verona dei canestri al completo, con Chessa e Ganeto, che in 26 partite ha visto il campo appena per 140 minuti. Le vittorie si costruiscono con il lavoro in palestra, e con tutto il rispetto per i giovani gialloblù, un conto è allenarsi al completo, bel altra cosa farlo con i ragazzini che fanno il decimo, il nono e talvolta anche l’ottavo.
Quindi “chapeau” a Ramagli. Bestemmierà pure, ma non credo proprio che sia un coach carrettiere, e non capisco perché debba essere giudicato per il suo turpiloquio e non per i risultati. Se passasse questo principio, mi sarei dovuto esonerare da un pezzo.
GHE LA FEMO?
Sentita al Palaolimpia: “Beh, si può continuare finché ci sono due giocatori in campo”. Sentita anche questa: “Lamma? La morosa (Laura Chiatti, ndr) farà venire più gente al Palaolimpia”. L’autoironia dei tifosi verso le serie d’infortuni che si è abbattuta sulla Tezenis va di pari passo con la benevolenza nei confronti delle operazioni di mercato della Scaligera. Se Giuliani è andato a pescare due giocatori come Louwers e Lamma, che erano al palo dalla scorsa stagione, significa che questo è quello che può passare il convento, ovvero un budget con il quale non si può fare tanto gli allegri, visti i tempi che corrono.
E’ molto più apprezzabile la serietà Verona, o la coerenza di un club come Trieste, che ha tenuto i giocatori che può permettersi di pagare; così l’anno prossimo forse sarà garantita ancora la partecipazione alla Legadue, grazie anche all’assenza di retrocessione.
Tutto questo per dire che è facile prendersela con Ramagli e con il gioco “sparagnino” della Tezenis; allenarsi per settimane senza un paio di giocatori (Ganeto ormai lo do per perso…) alla fine pesa. E contro Trento si è visto. Adesso sotto con la trasferta a Ferentino: obbligatorio vincere prima di due dure sfide a Scafati e con Casale. A quel punto mancheranno tre partite e il destino di Verona forse sarà più chiaro. Il vighiniano “ghe la femo?” resta attuale anche per i canestri gialloblù. Buona Pasqua.
ASPETTANDO PRIMAVERA
Una vittoria è come la rondine, non fa primavera. La Verona dei canestri è ancora fuori dai playoff, però l’approccio con Brescia è stato quello giusto. Grande cornice di pubblico, tutto il gruppo che si danna l’anima. Forse i lunghi di Martelossi non sono il massimo della vita sui raddoppi, tuttavia il debutto del nuovo assetto della Tezenis è stato confortante, contro una squadra in forma, questo non va tralasciato. “Doum” Louwers non sarà un fenomeno, ma sa il fatto suo e soprattutto dà l’impressione di essere un giocatore che fa spogliatoio) e sa stare in campo). Mancano ancora un paio di settimane all’equinozio, vedremo se poi arriverà anche la primavera dei canestri.
LEGADUE DILETTANTI
In tempi non sospetti ho sollevato qualche perplessità sulle capacità dirigenziali di Marco Bonamico. Per certi aspetti, e con le debite proporzioni, mi ricorda Dino Meneghin: grande giocatore, dirigente d’immagine ma inconsistente. L’episodio capitato al g.m. Giuliani, allontanato a Cefalù, dove gli è stato impedito di vedere la partita e quindi di fare il suo lavoro, è solo l’ultimo di una serie di “incidenti” in un campionato che ha perso appeal e credibilità. Dov’erano Bonamico e la Legadue mentre si permetteva l’iscrizione-farsa di Napoli? Cosa facevano Bonamico e la Legadue per fronteggiare una crisi senza precedenti che tra il 2010 e il 2012 ha perso per strada, tra scomparse e autoretrocessioni, otto club? Vigevano, Rimini, Ferrara, Udine, Casalpusterlengo, Piacenza, Ostuni, Sant’Antimo… ma quale crisi, meglio organizzare le finali di Coppa nel deserto di Bari, come l’anno scorso. E dalla prossima stagione si passerà al dilettantismo, svilendo il peso del secondo campionato italiano.
Una semplice società avrebbe già fatto i conti con il suo massimo manager, che peraltro mi risulta ben pagato. A questa fila di perle si aggiungono incidenti minori, come quello che ha visto protagonista Giuliani, o come la presunta impossibilità di anticipare a venerdì per la diretta televisiva la trasferta della Tezenis a Capo d’Orlando, in modo da impedire ai veronesi un doppio viaggio in Sicilia.
Un presidente deve farsi sentire, imponendosi in scelta talvolta anche scomode. Il tempo dei democristiani è finito, non solo in politica.
RETROMARCIA
In tanti anni non ho ricordi di una partita in cui la Scaligera abbia tirato con meno del 6% nelle triple. Non posso dimenticare lo 0/12 da campo di Brusamarello a Pavia la prima stagione in A1, ma quella volta fu la serataccia di un singolo giocatore, i due americani misero un ventello a testa, Moretti quasi, anche se poi la Glaxo fu sconfitta. E non ho ricordi di una partita con zero assist. Il fatto che sia la stessa dell’1/17 da 3 e che sia stata anche la gara con il primato negativo di rimbalzi per Lawal, la dice lunga sull’orripilante serata della Tezenis a Jesi, più che mai campo tabù.
Se conosco bene il presidente Pedrollo (come penso di conoscerlo), si annunciano ore pesanti in via Cristofoli. Dopo l’ennesima toppata di McConnell il g.m. Giuliani sarà di nuovo sotto pressionee, ma spero che abbia comunque il tempo di godersi il ritorno a casa del piccolo Samuele. E non saranno giorni tranquilli neppure per Ramagli. Il coach gialloblù auspicava il cambio di marcia in trasferta, però a Jesi la sua Tezenis ha ingranato la retro…
IL PAGELLONE DELL’ANDATA
WESTBROOK – A 23 anni e all’esordio fuori dagli States difficile attendersi di più. Non è Bullock, tanto per chiarire, ma nessuno si aspettava che lo fosse. Sembra in crescita. Voto: 6,5.
LAWAL – Non oso pensare cosa farebbe se avesse anche solo un movimento sotto canestro. Re delle schiacciate, abbonato alla “doppia doppia”, ha una proiezione di oltre 19 rimbalzi per gara sui 40 minuti. E’ il perno della difesa di Ramagli. Voto: 9.
DE NICOLAO – Classe ’93 e già questo basta per essere punto accondiscendenti. Talvolta ha mostrato di fare fatica, altre si è ben comportato. Voto: 6+.
BOSCAGIN – Ultimo ad essere confermato, ha fatto una scelta di cuore (probabilmente anche nella consapevolezza che altrove le garanzie economiche sarebbero state assai meno sicure…). Finora ha stentato molto. Uomo spogliatoio, come dev’essere un capitano. Voto: 5.
BOZZETTO – Utilizzato 31 minuti, ragazzo utile per dare qualità agli allenamenti. Voto: non giudicabile.
GHERSETTI – Buona partenza, poi in calo. Proverbiale lottatore, nelle ultime partite ha dato poco: segna quasi sei punti meno della scorsa stagione a Brescia (8,9 punti contro 14,7), in lieve calo anche a rimbalzo (5,4 contro 6), ma c’è Lawal. Voto: 5,5.
CHESSA – Limitato prima dal tour de force con la Nazionale (Renzi docet) e poi dall’infortunio, non è ancora esploso come dovrebbe e come ci si dovrebbe attendere da un azzurro. Voto: 6.
GANETO – Si è infortunato tre volte, compreso l’ultimo accidente con Forlì. Merita l’oscar della sfiga. Ho mostrato solo pochissimi sprazzi di quello che può dare. Voto: non giudicabile.
DA ROS – Mi piace molto, non fosse altro per la straordinaria autocritica dopo il k.o. casalingo con Trieste al Palaolimpia (“Ho fatto cagare, faccio schifo”) e per la pronta risposta con un ventello pochi giorni dopo. Mi domando peraltro come un giocatore nell’orbita della Nazionale possa avere una partenza in palleggio così difettosa, che lo porta commettere spesso infrazione di passi. Pecca di continuità. Voto: 6.
MCCONNELL – Sembra il fratello meno furbo del giocatore visto a Jesi. E’ nettamente peggiorato in tutte le statistiche rispetto alla scorsa stagione (eccetto nelle triple, passato dal 33,3 al 41,2), con un crollo di 15 punti nei tiri liberi e 6 punti secchi in meno per gara. La società ha provato a tagliarlo, ma si cambia solo per uno che cambia la vita alla squadra. E in giro, compatibilmente al budget, il mercato non offre granché. Voto: 4,5.
RAMAGLI – Il coach ha plasmato una squadra a sua immagine e somiglianza, tutta cuore ed energia, da bravo “cagnaccio” livornese. La Tezenis ha nettamente la miglior difesa del campionato (l’unica sotto i mille punti subiti), qualità che ha permesso di erigere un bunker al Palaolimpia e di tenere botta con il terzo peggiore attacco del campionato (dopo Veroli e Imola), evitando forse l’ultimo posto grazie agli 89 punti segnati contro Forlì. Ha fatto bene con una preparazione azzoppata, ma l’impressione è che manchi un’identità di gioco e per questo forse si fatica così in trasferta, dove c’è stata solo la vittoria a Imola. Verona è quinta in classifica, nel girone di ritorno dovrà arrivare la continuità di rendimento. Tanto poi si deciderà tutto nei playoff. Voto: 6,5.
ALESSANDRO GIULIANI. Il nuovo general manager ha preso i giocatori che doveva prendere. L’unico impiccio è quello di McConnell; gli infortuni non sono colpa sua, il gioco “up & down” nemmeno. Risponde a tutte le domande, con rapidità, anche quando è dall’altra parte dell’oceano. Ha pescato Shane Lawal. Un dirigente preparato, che ama il nostro sport. Una persona perbene. Voto: 7,5.
IL SIGNORE DEGLI ANELLI
Cifre come quelle raccolte finora da Shane Lawal penso che non se le sognasse nemmeno Alessandro Giuliani in uno dei (rari) momenti di estasi. Il g.m. della Tezenis è una persona pragmatica, ancorché ottimista, però il pensiero che il dominatore del pitturato di questa Legadue sia andato a cercar fortuna perfino in Libia giocando con il Bengasi (sic!) solleva legittime perplessità su chi l’abbia allenato e sulle qualità di certi addetti allo scouting. La partita con Trieste l’ha vinta quasi da solo, con il contributo di Wesbrook, sebbene troppo criticato da qualche tifoso troppo esigente o incontentabile.
Bisogna mettersi d’accordo: dimentichiamoci Iuzzolino, tiriamo una riga sopra Bullock; insomma scordiamoci il passato, per dirla alla napoletana. Guardiamo avanti e chissà che il secondo tempo nell’ultima partita dell’anno non abbia segnato una svolta nella stagione della Verona dei canestri, attesa ad inizio 2013 dalla trasferta contro la squadra che in casa ha vinto solo una volta (Veroli, assai motivata da Marcelletti) e poi dalla sfida al Palaolimpia con la squadra che ha vinto cinque volte su sette in trasferta (Forlì).
Ci vediamo l’anno prossimo, con l’auspicio di un 2013 zeppo di canestri gialloblù.
31 MORTI VALGONO 10MILA EURO
Sarà l’età che avanza inesorabile, ma ogni tanto mi sfugge qualcosa. Mi è sfuggito qualche titolo sulle prime pagine dei quotidiani nazionali (tipo “Gazzetta”) all’indomani del derby torinese, sul vergognoso striscione che ha offeso le vittime della sciagura di Superga. Mi è sfuggito lo zelante collegamento alla Domenica Sportiva con il questore di Torino, per chiedere che i responsabili venissero prontamente individuati e denunciati. Mi sono sfuggite le scuse del sindaco di Torino, Piero Fassino, a nome della città. Trattandosi di un derby forse ha pensato che non era il caso, si sarebbe dovuto scusare con una parte dei torinesi per il comportamento dell’altra parte torinese.
Non mi è sfuggita la multa che l’ineffabile giudice sportivo, Tosel, ha inflitto alla Juventus: 10mila euro per quello striscione. Invece 25mila al Torino che i seggiolini sfasciati dagli ultras. E 50mila euro al Verona per i cori contro Morosini. Con tutto il can can mediatico che ne è seguito. Per quei cori, inaccettabili, sono stati denunciati alcuni ultras veronesi. Non è dato sapere per quello che è successo allo Juventus Stadium, dove lo striscione ha occupato tutta la curva mentre decine di tifosi lo “benedicevano”. A Superga morirono 31 persone, fu distrutto il Grande Torino che dominava il campionato da 5 anni. I morti non si pesano, né si contano, però è incontestabile che una tragedia come quella non può essere paragonata alla disgrazia che ha colpito il povero Morosini. Evidentemente a Torino la terna arbitrale era formata dalle tre scimmiette: non sento, non vedo, non parlo (e non scrivo). Ciechi a Torino, con l’udito finissimo a Livorno.
Infine non mi sono sfuggite le scuse di Andrea Agnelli (arrivate 48 ore dopo…) che ha detto “le tragedie altrui non hanno fede”. Frequentando i green del golf più dei campi di calcio forse non ci arriva: una tragedia come Superga non è solo del Torino, ma appartiene a tutta l’Italia. Come hanno scosso il paese la tragedia dell’Heysel e la morte in campo di Piermario Morosini. Se Agnelli non l’ha capito è meglio che torni a Oxford o alla Bocconi, troverà qualcuno che glielo spiega.
P.S. Resta scontato che gesti come quello di Livorno non devono più succedere. Mai più.
RESPECT!
La Tezenis è la squadra che tira meno liberi di tutta la Legadue. In nove partite di campionato i giocatori di Ramagli hanno avuto solo 103 tentativi dalla linea della carità, pari a una media di 11,4 liberi per partita. Per dare due paragoni: Scafati con 190 liberi è la squadra che ne ha avuti di più , mediamente sono 10 in più ad ogni partita rispetto a Verona. Agli ultimi posto dopo la Tezenis ci sono Trento (116 tiri) e Imola (123), che però vantano meno tiri da 2. A Trento la squadra di Ramagli ha tirato 49 volte da due, ma ha raccolto solo 11 liberi. Non è un semplice dato statistico, è un paradosso. Come è assurdo fischiare cinque infrazioni di passi nello stesso quarto allo stesso giocatore. Mai visto prima. Non è mia abitudine tirare in ballo gli arbitri, è un segno di debolezza. Quando si perde le colpe sono della squadra. Tuttavia Materdomini è tristemente noto per le sue bizzarre direzioni di gara. Quando lo manderanno in pensione sarà sempre tardi. Ma adesso è ora di alzare la voce e fare in modo che Verona sia più tutelata. Nessuno chiede privilegi, ma non esiste che squadre che si sono appena affacciate sul basket professionistico vengano trattate meglio.
IL BUNKER DEL PALAOLIMPIA
Sarà un caso, ma la partita con Tezenis più bella, quadrata e continua della stagione è coincisa con il ventello messo a segno di McConnell. Qualcuno dirà: sì, ma Westbrook ne ma messi solo 7. La risposta è che finora l’unico giocatore che ha dimostrato di essere il vero leader della squadra è Mario Ghersetti. Attorno a lui ruotano un rimbalzista super come Lawal (ma pasticcione al tiro), una giovane guardia come appunto Charlie Westbrook che difetta d’esperienza, un regista come McConnell che a Verona probabilmente non può dare quello che ha sempre dato a Jesi, e Massimo Chessa, che sta dimostrando di essere un valore aggiunto per Verona.
Tutto inserito in un gruppo che solo adesso ha cominciato a giocare (e ad allenarsi) al completo. Così si spiegano, forse, i black-out sconcertanti in trasferta, che si scontrano con il grande rendimento al Palaolimpia.
L’esaltante vittoria contro Bologna può rappresentare uno spartiacque, una svolta per una squadra che adesso ha finalmente recuperato Ganeto ed è attesa dalle trasferte a Imola e Trento. Per sfatare il tabù trasferta.