GIGANTI CENERENTOLE

Perdere a Sant’Antimo ci può anche stare. Non è la prima volta che capita di scivolare in casa dell’ultima in classifica. Però c’è modo e modo. Non ci si può lasciar sfilare via la partita quando era in pugno, un copione purtroppo visto e rivissuto troppe volte in questa stagione. Quando era arrivato Alberto Martelossi aveva giustamente fatto notare che questa Tezenis aveva bisogno di spina dorsale. Quella personalità che i giganti gialloblù avevano dimostrato di avere nelle belle vittorie al Palaolimpia e che adesso sembra svanita, dissolta come la neve fioccata la settimana scorsa. Il calendario non aiuta e se non si trova la forza per girare il trend, la situazione rischia di farsi complicata.
Se qualcuno è vivo, batta un colpo. Oppure tutto si liquida con il taglio di Colli e la scelta Wale-Edwards?
Dopo il k.o. casalingo con Brescia il presidente Pedrollo aveva parlato di “vergogna”, non oso pensare quali…complimenti gli stiano passando per la testa adesso.

GIGANTI TUTTI MOLLI

Ho passato tutta la sera a tormentarmi su cosa potrebbe fare la coppia Porta-Goldwire. Il dubbio arrovella i tifosi della Verona dei canestri, non solo per il “filo d’oro” che ha strangolato la Tezenis, ma per il tunnel in cui sembra essersi imbucato Mario West. Ogni settimana è nella top ten della Legadue, quasi sempre in cima alla classifica. Però “Supermario” ormai è diventato stabilmente il re dei pasticcioni, tra palle perse e tiri forzati.
Naturalmente dietro la brutta prova contro Brescia c’è molto altro. Una squadra incredibilmente trasformata in peggio, che ha mostrato solo per pochi minuti l’energia, l’intensità e soprattutto il cuore che hanno marchiato le ultime vittorie al Palaolimpia.
Buio in attacco, troppi canestri facili concessi all’inizio agli avversari. E un altro mistero che tormenta. Renzi questa volta era partito determinato, qualche errore in attacco, ma assicurando presenza, e in difesa il temuto Ghersetti non ha combinato niente. Allora perché il centro titolare gialloblù è rimasto 24 minuti sui legni? Non è che dalla panchina siano usciti dei fenomeni…almeno al cospetto di Brescia.
Per finire anche a me hanno colpito le considerazioni di capitan Boscagin sul lavoro fatto male nell’ultima settimana: chissà cosa ne pensa il coach…Se ci si allena male, di chi è la colpa?

GIGANTI TUTI MATI

Solo una squadra pazza può asfaltare la prima in classifica (Reggio Emilia), dominare, farsi rimontare e poi piegare all’overtime la grande favorita di Legadue (Brindisi). Imprese dopo aver beccato un ventello, sempre in casa, da Piacenza. Solo una squadra matta può accendere lo show time al Palaolimpia e vincere, finora, solo una volta in trasferta, contro Ostuni.
I giganti gialloblù, ancorché con un solo veronese, saranno tutti matti, ma la reazione è stata di grande orgoglio dopo le brutte parole piovute addosso alla squadra di Martelossi per la sconfitta di Jesi. Vukcevic, sotto accusa per le sue spadellate in serie, per tutta la settimana è stato animato da un sacro fuoco. Adesso è importante che continui così. L’unico corpo estraneo nella squadra resta Andrea Renzi. Ed è una vera disdetta. Per il totem genovese forse sarebbe opportuno cambiare ambiente, ma lui, come tutti, a Verona sta troppo bene.

PIU’ UMILTA’, MENO ALIBI

Giocatori che in campo sono come la temperatura a L’Aquila (non pervenuta), difficoltà a dare un’indentità alla squadra, quando siamo alla terza di ritorno e coach Martelossi si appresta a completare un intero girone alla guida della Tezenis. Dopo Reggio Emilia avrà affrontato tutto le avversarie in questa Legadue che si sta rivelando molto più tormentata del previsto.
Non ne va dritta una. I giganti gialloblù hanno vinto una partita allo sprint solo contro Brindisi, perdendo praticamente sempre allo stesso modo in casa di Veroli, a Brescia e nella doppia sfida con Jesi. Quattro partite, quattro sconfitte di un punto.
L’ultimo k.o. ha lasciato il segno per l’ennesima serata-no di Renzi e per Vukcevic che ha toccato il fondo, al punto che tra i tifosi non sono pochi quelli che sono arrivati a chiedersi se sarà tagliato.
Troppi alti e bassi. E una scarsa dose d’umiltà. Cercare alibi nell’arbitraggio dopo la partita di Jesi è un errore di presunzione. E quando si cercano scuse diventa più difficile inchiodare squadra e società alle proprie responsabilità.

IL PAGELLONE DELL’ANDATA

E’ finito il primo quadrimestre dei canestri gialloblù. Ed è già cominciato il secondo. Opportuno attendere la prima partita dopo il giro di boa, nella speranza – ripagata – di poter essere più indulgente, senza farsi condizionare troppo dal doppio passo falso.
Nessuna delle squadre indicate tra le sicure favorite alla vigilia del campionato è in testa alla classifica, anzi, Veroli è penultima. Però non deve servire da consolazione.

WEST – 18 schiacciate valgono da sole la sufficienza. Il re dello show time è anche il principe del garbage time: tanto bottino quando la partita è già decisa. Pesa lo sconsolante 41% dalla linea della carità. Ma certe giocate valgono da sole il prezzo del biglietto. Voto 6
WALESKOWSKI – Richiamato per sostituire l’infortunato Shane Edwards, il suo arrivo ha diviso i tifosi. Se è incompatibile con Renzi perché richiamarlo? Ma se può essere una garanzia, allora perché non confermarlo? Di sicuro è sbarcato non al top della forma. Voto 6- (di stima)
PORTA – Il voto andrebbe diviso in due. Malissimo per l’imbarazzante condizione fisica con cui si è ripresentato (la motivazione del doppio inverno per l’argentino convinte solo in parte), bene quanto finalmente è entrato in forma. Ne sa qualcosa Garelli…Voto 7
DI GIULIOMARIA – Emblema della Tezenis che vince con il cuore, giocando con il gruppo. Sarà che mi ricorda lo spirito della mia Ferroli, ma DGM ha smentito i chiacchiericci – Voto 6,5
BOSCAGIN – Sono orgoglioso di averlo avuto a San Bonifacio, quindi il giudizio è un tantino influenzato. Voluto a tutti costi da Giorgio Pedrollo, il capitano è piaciuto molto da “4” e da leader della squadra. Qualche passaggio a vuoto. Ma l’impegno c’è sempre e comunque. Voto 6,5
BANTI – Scelto e “preteso” da Garelli, forse ha pagato questa etichetta. Sembrava sul punti di andarsene, forse farà le valigie. Onesto lavoratore che rispecchia il livellamento di tanti italiani in Legadue. Voto 5
MARIANI – Ha messo la firma su due belle vittorie al Palaolimpia, soprattutto quella contro Brindisi all’overtime. Voto 6/7
VUKCEVIC – Il “professore” non sembra essere mai entrato in sintonia con il resto della squadra. Cede oltre sei punti di media rispetto all’anno scorso, tira decisamente peggio dal campo. Non ha praticamente mai inciso. Dopo Rimini voleva smettere, è stato a suon di euro. Domanda cattivella: Galanda non sarebbe costato meno? Voto 4,5
RENZI – Dodicesimo uomo della Nazionale ai (brutti) Europei, è passato da Pianigiani a Garelli, manifestando chiari segnali di insofferenza, talvolta anche verso il pubblico. Nel confronto con la scorsa stagione tira assai meglio da 2 (63vs52,6%) un po’ peggio da 3, è in calo di due rimbalzi e due punti di media. Tutti lo aspettiamo. Voto 5,5
EDWARDS – Nove punti e quasi 5 rimbalzi a partita. Un po’ poco per un’ala americana, forse perché i canestri avrebbe dovuto farli qualche altro. Ora c’è l’incognita delle scelte della Scaligera quando rientrerà dall’infortunio. Voto 5
MARTELOSSI – Non ha lesinato critiche più o meno manifeste a quello che era successo prima del suo arrivo. Voleva una squadra con la spina dorsale ed in effetti ha portato un po’ di personalità in un gruppo che sembrava smarrito. Carattere che si è visto in diverse partite, ma che è scomparso a Frosinone e contro Piacenza. Dalla panchina ha qualche responsabilità nella gestione dei finali con Brescia e Veroli. Il suo bilancio nell’andata è 6 vinte-5 perse. Ha riportato Verona alle final four di Coppa Italia, ancorché superando un solo turno. Voto 6+
GARELLI – Scelto da Fadini, non è mai entrato in sintonia con il club, soprattutto con la proprietà. Fermo sulle sue posizioni. Cacciato dopo tre giornate. Inguardabile in difesa, dove si è sempre rifiutato di provare l’arma tattica della zona. Voto 4
TEZENIS – Pessimo avvio, poi la ripresa. Tre vittorie di fila giocando una pallacanestro anche spettacolare. Quindi il doppio k.o. della Befana, prima di asfaltare Bologna. Un up & down che non dà ancora una completa identità alla squadra, né la piena consapevolezza dei mezzi dei giganti gialloblù. Tra le squadre viste, ho notato italiani che potevano forse far comodo, ma soprattutto italiani con più punti nelle mani. Il bilancio dell’andata è 6-8 e avere un piede in zona playoff non basta, rispetto alle ambizioni e agli sforzi del presidente Pedrollo. Voto 6- (sempre di stima e di speranza).

 

BEFANA GIALLOBLU’

Occasione persa. E a Frosinone è arrivata la Befana gialloblù. Il k.o. all’overtime è duro da mandare giù. La Tezenis aveva il poker in mano e se l’è lasciato sfilare da Veroli con l’acqua alla gola. Le motivazioni hanno fatto la differenza. Inutile recriminare per i falli non fischiati; piuttosto pesano i tecnici figli di un nervosismo che non ha motivo d’essere quando si è avanti nel punteggio e si gioca in trasferta.
Cuore e coesione, che erano state le armi per infilare la striscia di tre vittorie consecutive, sono venute un po’ meno. Emblematico il gap a rimbalzo al cospetto della peggiore squadra del campionato sotto i tabelloni. Ma non si può dare la croce addosso a Waleskowski, né pensare che Porta debba essere sempre e comunque il salvatore della patria. La gestione dell’ultima palla è un esempio eloquente. E se Renzi riceve pochi palloni la colpa non è certo del centro, ma del play che non lo cerca.
Una sconfitta non cambia il giudizio sulla squadra, come tre successi in fila non dovevano montare la testa a nessuno.

P.S. Non ho mai detto che a Waleskowski dovrebbe già essere prolungato il contratto fino alla fine della stagione. Ma tra lui e Edwards non ho dubbi su chi assicura più affidabilità e continuità, Wale tutta la vita. Il problema è un altro: se andava bene, tanto valeva confermarlo la scorsa estate. Poi la regola dei quattro “under” va per conto suo.

BENE, BRAVA, TRIS

Saranno le prossime due partite a dirci se la stagione della Tezenis si è girata. Trasferta a Frosinone e ultima di andata contro Piacenza al Palaolimpia; intanto modificando il vecchio adagio, possiamo dire che chi ben finisce può cominciare bene. Poi l’auspicio dei tifosi sarà che chi vince alla prima dell’anno vince tutto l’anno. Di sicuro Martelossi sta plasmando la squadra a sua immagine e somiglianza: quando è arrivato aveva detto che questa Tezenis mancava di spina dorsale, adesso la personalità c’è e si vede.

Carattere, motivazione, soprattutto tanta intensità difensiva. Così la Verona dei canestri vince con un americano a mezzo servizio (Wale), un altro che spadella di brutto (avrà rimediato anche la botta alla mano, ma il 3/14 ai liberi è da minibasket) ed il centro titolare non va in doppia cifra. Lo hanno fatto altri, a cominciare da Jack Mariani. L’ingegnere di Perugia continuerà a non piacere a tanti, però è stato protagonista nelle due vittorie casalinghe con Brindisi e Forlì.

Tornando a Supermario, percentuali a parte, ci sono voci che non compaiono nelle statistiche: se io segno 7 punti e il mio uomo ne fa 5, il saldo è +2. Alla fine della fiera conta solo quello. E non dimentichiamoci che nelle ultime due partite la Tezenis ha vinto e ha dato spettacolo. Buone Feste a tutti i baskettari.

CUORE E PALLE

Ci sono voci che non finiscono mai nelle statistiche di una partita. Si chiamano grinta, concentrazione, determinazione, cuore e attributi. Sono qualità che un giocatore non potrà mai mostrare nei suoi scout, ma le porta dentro di sé, tirandole fuori soprattutto nei momenti più difficili. Come ha fatto la Tezenis nella sfida con Brindisi. Strappando il supplementare senza l’asse play-pivot, per poi mettere la mani sulla vittoria in un supplementare tutto cuore e personalità.

Quel cuore che ha portato Christian Di Giuliomaria a dedicare la sua tripla decisiva a Brent Lamar Darby, suo compagno per otto partite alla Reyer Venezia, ricordato con un minuto di silenzio all’inizio della partita. Quel cuore che ha dato la forza a Giacomo Mariani per segnare un canestro altrettanto fondamentale e a servire un assist. Per poi tornare a sedere in panchina all’inizio dell’overtime.

Una Tezenis che non sarà un orologio (la partita francamente è stata piuttosto brutta, emozioni a parte), ma dimostrato di avere un’anima. E qui si vede la mano del coach. Una squadra che in questa vittoria è apparsa tanto operaia, come ai bei tempi andati. E forse per questo diventa più simpatica.

 

DEAD MAN WALKING

Waleskowski torna a Verona, manca solo Bellina e poi rivedremo la squadra dello scorso anno, con le differenze di West e Vukcevic, quest’ultimo il grande enigma nella prima parte della stagione.
Avanti con i soliti noti. Ancora una volta alla Tezenis arriva un cavallo di ritorno, come Rombaldoni, come Marcelletti, come Trepagnier, giocatore-feticcio del general manager, che è stato una delle incognite nella stagione-flop dello scorso campionato.
Ma il responsabile principale di quel flop è rimasto al suo posto, dopo avere traballato non poco. Animato dal sacro fuoco della rivincita, quest’anno la squadra non è ancora decollata, nonostante sia stato rimosso l’alibi della proprietà.
Nuovi soci, obiettivi ambiziosi, ma al timone lo stesso comandante. Flop con il coach, l’asse play-centro che stenta (non è colpa del g.m. ma è pur sempre l’asse portante della squadra), ed il primo colpo di mercato, il giocatore dal grande palmarés, arrivato a fine carriera, che non ha ancora fatto la differenza. Poi l’inserimento in corsa di Dgm, perché forse la panchina era troppo corta.
Adesso il ritorno di Wale, del quale fino a ieri era stata sbandierata l’incompatibilità tecnica con Renzi. Mai una scelta coraggiosa, meno scontata del solito. Se sbagliare è umano, perseverare è diabolico.

 

PENSIERI E PAROLE

La Tezenis è ferma ai box per un “pit-stop” in campionato dopo la bella qualificazione alle final four di Coppa Italia. E’ tempo quindi di un primo bilancio ed anche di qualche riflessione. Pensieri e parole in libertà.

1. Qualcuno, forse memore degli antichi fasti, ha decantato il traguardo in Coppa come un trionfo. Teniamo i piedi per terra, la Tezenis ha passato il primo turno per cancellazione di Venezia (promossa a tavolino in Serie A), poi ha fatto fuori Veroli, detentrice del trofeo. Impresa lodevole, ma per innalzare il gran pavese forse è ancora poco.

2. La sede delle final four sarà scelta dopo l’8 dicembre, quando sarà completato il quadro delle squadre qualificate. Se passerà il turno Brindisi, sembra che Bonamico (presidente di Legadue) spinga per la scelta di Bari. Se così fosse perché favorire i tifosi pugliesi – per quanto pronti ad una calata in massa – e quelli di Scafati? E perché non Verona, soprattutto se dovesse qualificarsi Piacenza?

3. A fine novembre scade il contratto a termine con Di Giuliomaria. Se “l’aggiustamento” di cui parla Fadini è la mancata conferma del centrone o la rinuncia a Banti, preferirei chiamarlo taglio. Del resto il g.m. gialloblù non ha mai nascosto che in questo momento la rosa, secondo lui, ha un giocatore di troppo.

4. E’ lecito chiedersi che razza di campionato sia quello in cui la prima in classifica beccato 48 punti a Reggio Emilia, segnandone 41. Alla ripresa del campionato la Tezenis andrà proprio a Pistoia. Un altro spunto per un nuovo esame della truppa di Martelossi.

5. I tempi sono duri, economicamente parlando. Non è certo una novità. In Dnb nel girone del Villafranca è stato escluso dal campionato Monfalcone per non aver pagato i parametri Nas. Vecchi amici come Laezza e Bellina sono svincolati e senza squadra, salvo ricorsi. Non è un bel segnale. E sembra che i goriziani non siano gli unici ad avere problemi di soldi.
La Federazione vuol capirlo o no che deve rivedere alcune sue posizioni? Invece è troppo comodo: così può continuare ad incassare dalle società professionistiche, naturalmente compresa Verona, i parametri sui giocatori cresciuti all’estero, ad esempio come West, Edwards, Porta. 
Ah, se Meneghin valesse da presidente Fip anche solo un decimo di quello che valeva da giocatore…e purtroppo non è da solo a Roma.