UN PAESE DI SCIENZIATI

 

Col Covid, ed in particolare con la seconda ondata, siamo diventati un Paese di scienziati; un popolo di scienziati, ognuno con la ricetta giusta per contrastare l’epidemia.

Proprio come quando l’Italia vinceva i mondiali di calcio: tutti ct della nazionale, ognuno sapeva quale era la squadra giusta da mandare in campo.

Così oggi ognuno pensa e dice la sua su le misure, i divieti, le chiusure, le precauzioni da prendere. Ovviamente pareri diversi e contrastanti. Ma, se ci riteniamo tutti degli esperti, è dovuto, oltre al nostra sfrenato individualismo, ad episodi incredibili come quello accaduto nei giorni scorsi quando 100 eminenti personaggi inviarono una lettera a Mattarella invocando interventi drastici e immediati

Tutti i media titolarono: “100 scienziati scrivono a Mattarella”. Vai a vedere i nomi e scopri che sono in gran parte cattedratici. Ci sono anche docenti di diritto, di fisica, di economia che nulla hanno a che vedere con la scienza intesa come medicina.

Chiaro che, se un docente di diritto può ritenersi uno scienziato, un esperto di Covid, altrettanto può fare ognuno di noi.

Quanto ai cosiddetti “scienziati” forse andrebbe imposto un coprifuoco di 24 ore sulle loro labbra, impedendo così che continuino a diffondere panico e incertezza.

Ma, il problema vero non è la qualità degli scienziati, bensì quello della nostra classe politica.

Interminabile, piena di dettagli, spiegazioni ed esortazioni, la conferenza stampa del nostro Giuseppe Conte, e poi avanti tutta con le domande dei giornalisti.

Intanto l’ambasciata tedesca metteva in rete l’intervento di Angela Merkel: nessuna conferenza stampa, niente blateramenti, un messaggio chiaro e sintetico di soli tre minuti ai cittadini tedeschi per fare loro il quadro della situazione e le precauzioni da tenere.

Potete vedere il video della Merkel sul nostro sito. E fare un confronto con Conte.

Purtroppo possiamo assumere giocatori e allenatori stranieri, ma non autentici leader politici come la cancelliera Angela…

 

DA MANZI ALLA DISEDUCAZIONE DI MASSA

 

Quelli della mia generazione ricordano tutti il mitico maestro Alberto Manzi che per tanti anni – dal 1960 al ‘68 – tenne la rubrica “Non è mai troppo tardi”. C’era solo la Rai, la televisione in bianco e nero. Ma l’impegno era quello di combattere l’analfabetismo, di istruire ed educare gli italiani; di dare loro un minimo di basi culturali indispensabili per comprendere i problemi e la realtà.

Oggi siamo all’esatto contrario: la funzione della Rai, e delle reti nazionali in genere, è la diseducazione di massa.

Dico le reti nazionali, perché noi delle televisione locali siamo estranei a questa vergogna: ci occupiamo del territorio, dei telegiornali provinciali, trasmettiamo film; abbiamo dei tolk show che non sempre sono il luogo del ragionamento e del confronto politico. Ma niente a che vedere con la rissa continua dei talk nazionali, la mancanza assoluta di informazione, il ring che domina: manca solo che gli avversari politici si prendano a pugni che così salgono gli ascolti.

Ma il vero problema, la vera vergogna delle reti nazionali sono i programmi di intrattenimento, serali e non solo.

Penso a Forum su Canale 5. Ospiti, pagati o anche no, per mostrare tutta la possibile loro monnezza privata; insulti, litigi, minacce. Ed è inutile far finta che poi ci sia un giudice che giudica; il fulcro del Forum e la rissa continua, il massimo dell’inciviltà e della diseducazione.

Stessa cosa coi serali. Dall’Isola dei famosi al Grande fratello vip, da Temptation Island a Ballando sotto le stelle e via dicendo: amorazzi, tradimenti, scenate, insulti, esibizioni più o meno sexy. Tutto tranne che un minimo di educazione e pudore. Qualunque splendido film in onda in prima serata fa meno ascolti di questo intrattenimento da latrina.

Con questa vasta e costante promozione della diseducazione di massa di cosa ci meravigliamo? Di aver creduto che un comico potesse risolvere i drammatici problemi del nostro Paese?

Siamo in grado di comprendere il cambio di marcia Covid annunciato in queste ore? Fino a ieri ci dicevano uscite con la mascherina, distanziamenti, sanificate le mani. Adesso dalla Merkel (premier del Paese meno colpito d’Europa) al ministro Speranza ci dicono “State a casa, uscite solo se indispensabile”. Non è il coprifuoco notturno, ma un lockdown totale. Lo abbiamo capito o siamo ancora convinti di poter andare a ballare sotto le stelle?…

L’ONDATA DEI VACANZIERI

Molti sarebbero soddisfatti di attribuire ai migranti la nuova ondata di contagi. Ma non è così. La ripresa, come ha dichiarato anche Luca Zaia, è dovuta in buona parte ai vacanzieri: all’esercito di veneti e italiani che sono andati in ferie in Paesi a rischio – da Malta, alla Grecia alla Spagna, alla stessa Sardegna che prima era una regione immune – senza alcuna precauzione né controllo al rientro.

Durante un’emergenza, non sanitaria ma economica (mi pare 2008), la Germania invitò i tedeschi a non andare all’estero, a far le vacanze e spendere in patria. Sul Garda e sul litorale adriatico fu il deserto o quasi di turisti tedeschi. Un analogo appello rivolto agli italiani non avrebbe avuto di certo eguale risposta.

Per quanti siano i migranti arrivati il loro numero non è lontanamente paragonabile a quello dei vacanzieri nostrani.

Altro problema: non tanto la scuola ma come ci si arriva e cosa succede all’uscita.

Col crollo della natalità ormai c’è più assembramento di insegnati che di studenti. Gli spazi per il distanziamento non mancano, le “classi pollaio” sono un ricordo dei tempi miei. Il problema sono i mezzi di trasporto: non c’è bus o metrò che non sia stracolmo, come mostrano foto e video. E poi cosa fanno gli studenti una volta usciti, dove vanno, si assembrano nei locali?

Dopo di che è vero che il virus oggi è depotenziato (Zaia dixit) o che è molto aumentato il risultato delle cure farmacologiche (in attesa del vaccino). Fatto sta che, se i contagi sono tornati a metà Aprile, il numero dei morti e dei ricoveri fortunatamente è di molto inferiore.

Il che non significa che non sia giusto l’allarme e l’invito alla massima attenzione e prudenza. Ma senza cadere in preda ad un panico incontrollato

Per avere una visione più equilibrata, utile a farci ragionale, non sarebbe male se il bollettino, oltre al numero quotidiano dei morti per Covid, fornisse anche quello dei morti per infarto e per tumore. Tanto per aver un idea delle percentuali…

COSENTINO, IL VERO SEQUESTRO DI PERSONA

Teoricamente anche l’Asl di Napoli potrebbe essere denunciata per sequestro di persona: ha obbligato i giocatori partenopei a restare in città, ha impedito loro di andare a Torino a giocare con la Juve; creando gravi danni non solo alla società di De Laurentis ma all’intero sistema calcistico.

Le accuse a Matteo Salvini sono diventate una farsa, che sta producendo più vantaggi che danni al leader della Lega.

Ma il vero sequestro di persona è un altro, quello subito da Nacola Cosentino: costretto a restare, non quattro giorni su una nave, ma oltre tre anni in carcere; salvo venire in questi giorni assolto.

I media hanno ignorato questa autentica barbarie giudiziaria, la lunga carcerazione preventiva, prevista – tra le democrazie europee – solo nel nostro Paese.

Qualche articolo su alcuni giornali, silenzio totale della Rai, ampio risalto solo sul Riformista il giornale on line (di sinistra) diretto da Piero Sansonetti, unico media davvero garantista.

Sansonetti ha spiegato che, grazie anche al decreto “spazzacorrotti”, la carcerazione preventiva dilaga sempre più nel nostro Paese. Quando sarebbero comunque più che sufficienti gli arresti domiciliari di fronte all’ipotesi – sempre messa in campo da certi magistrati – del pericolo di fuga o di reiterazione del reato.

Andrebbero o no processati per vero e autentico sequestro di persona quei pm che hanno lasciato per oltre 3 anni in carcere Nicola Cosentino? Non se ne parla. Per quante ne abbiano combinate certe toghe da Enzo Tortora in avanti non c’è notizia di una sola seria sanzione a loro carico.

Anche oggi, di fronte allo scandalo Palamara, si parla massimo di dimissioni dal Csm. Cose se a suo tempo fosse bastato far dimettere Cosentino da parlamentare e responsabile di Forza Italia in Campania…

Arriverà mai una seria riforma della giustizia, basata sulla separazione delle carriere e una precisa responsabilità giudiziaria dei magistrati che sbagliano (come avviene, tanto per dire, con i medici)? No, non arriverà mai. A meno che il politico che dovesse proporla non voglia rischiare di finire in carcere preventivo…

 

PROFESSIONISTI DELL’ODIO CONTRO VERONA

Secondo il giornalista di Repubblica Paolo Berizzi il devastante uragano che ha investito Verona è dovuto al Karma: cioè agli dei che puniscono i cattivi. Quindi Verona, essendo piena di cattivi cioè – come ha scritto Berizzi – di cittadini “nazifascisti e razzisti che da anni fomentano l’odio contro i più deboli e augurano disgrazie a stranieri, negri, gay, ebrei, terroni”, Verona merita il nubifragio inviato dal Karma.

Direi che la libertà di opinione va comunque difesa, perché fa emergere di tutto: dalla svastica tatuata sul collo dalla candidata alla falce e martello tutt’ora impressa nel cervello di una certa sinistra; fino alla pigrizia mentale e culturale di chi pensa di poter analizzare e comprendere le nuove realtà di un società in rapida e costante evoluzione, ricorrendo a stereotipi più o meno tragici del passato; dal nazismo, al fascismo, al comunismo, agli odi etnici e razziali.

Non è escluso che il Karma, la punizione degli dei, colpisca anche loro; cioè la pigrizia di chi resta ancorato al passato.

Tanto per fare un esempio: più facile e banale definire Salvini fascista, che cercare di comprendere cos’è oggi la Lega e perché ottiene così tanti consensi. (Tutti razzisti e fascisti i suoi elettori?…)

Il torto di Verona e dei veronesi Berizzi poteva sintetizzarlo così: una città più a destra che a sinistra. Che per questo merita, non solo l’uragano, ma di essere cancellata da un nuovo diluvio universale…

Non so se abbia senso dare del fascista antifascista a Berizzi come ha fatto Sallusti sul Giornale. (Quasi superfluo ricordare che il fondatore di Repubblica, Scalfari, fu un fascistone convinto). Piuttosto questo collega pare l’incarnazione della presunzione di superiorità culturale di certi esponenti della sinistra (questa sì in odore di razzismo). Uomini colti che sanno cosa è il Karma e lo citano. Magari dimenticando che anche Hitler era affascinato dall’esoterismo orientale. E questo li trasforma in professionisti dell’odio.

Concludo ricordando che la giunta comunale di Verona ha presentato querela e un esposto all’ordine dei giornalisti contro Paolo Berizzi. L’assessore alla sicurezza Daniele Polato ha chiesto al ministero degli Interni di toglierli la scorta. Ed è l’estremo paradosso: i professionisti dell’odio si meritano e si conquistano il privilegio di essere scortati…

 

BONUS INPS PUNTINA DELL’ICEBERG

Avessero avuto almeno il buon senso di starsene zitti quei furbetti di parlamentari e consiglieri regionali che hanno chiesto il bonus Inps. Invece hanno spiegato di averlo fatto per donare l’importo in beneficienza. Beneficienza, con coi soldi loro, ma con quelli pubblici? “Peso tacòn che sbrego”.

Dopo di che nel Paese dei furbetti il problema è la legge farlocca che consentiva a tutti di chiedere il bonus, prescindendo dal proprio reddito. Immaginiamo una legge che consenta di chiedere la pensione di invalidità a prescindere da essere invalido. Quanti milioni di domande arriverebbero (senza più bisogno di corrompere il medico)?

Dopo di che c’è un problemino più grave dei 600 euro. Non bastasse il 90% che era pronto a votare la riduzione dei parlamentari, vogliono arrivare al 200% di cittadini pronti, come Tafazzi, a togliersi quel poco che resta della nostra sovranità popolare; consegnando così tutto il potere indiscriminato ai burocrati, ai finanzieri, alle multinazionali.

Lo sputtanamento continuo dei politici e dei parlamentari ha un principale obiettivo: togliere il potere agli unici sui quali, almeno teoricamente, noi cittadini possiamo esercitare un controllo; trasferirlo a chi è fuori da qualunque controllo. In sintesi: la fine della democrazia.

Devono dimettersi parlamentari e consiglieri che hanno chiesto il bonus? E invece il vertice (e non solo) delle toghe, protagonisti di uno scandalo di mala giustizia senza precedenti, quelli possono continuare ad avere il lauto stipendio dei magistrati in attesa della riforma farsa del Csm?

E i docenti universitari che in media fanno 120 ore di lezione all’anno (una ogni tre giorni), passando il resto del tempo a grattarsi la pancia come dice Musumeci, continuiamo a pagarli o chiediamo loro di andare a lavorare?

Se i tre parlamentari del bonus Inps sono il simbolo di un intero parlamento da mettere alla gogna, lo sarà o no anche il celebre vigile urbano di Sanremo che fingeva di timbrare il cartellino in mutande? Alla gogna tutti i pubblici dipendenti?

La vergogna del bonus Inps è solo da puntina di un enorme iceberg – mancanza di etica, di senso civico e del dovere – che riguarda la maggioranza di noi cittadini italiani; non certo solo i politici.

IL REGALONE DEL SENATO A SALVINI

 

Sarà perché i sondaggi davano la Lega in calo che si moltiplicano i doni elettorali, gli aiutini, a vantaggio del partito di Salvini. Prima arriva la signora tunisina che sbarca col barboncino al guinzaglio e il troller in mano a conferma indiscutibile che tutti i migranti fuggono dalla miseria e dalla fame…

Non bastasse, adesso giunge il regalone del Senato che autorizza il processo a Salvini sulla Open Arms. Incredibile come questi politici che dovrebbero essere scafati – quanto meno Pd e Renzi – ignorino come (piaccia o anche no) funzionano le dinamiche elettorali nel nostro Paese.

La larga maggioranza dei cittadini elettori (sempre piaccia o anche no) vogliono lo stop all’immigrazione, invocano la linea dura. In parte perché i migranti, molto difficili da controllare, sono un enorme problema reale. In parte perchè autorizzano un comodo alibi: sono solo loro a commettere illegalità e violenza, non noi cittadini italiani modello. (Come se la baby gang che ha devastato Treviso fossero figli di migranti e non di trevigiani troppo impegnati a godersi il tempo libero per averne anche da dedicare all’educazione e al controllo dei propri figli). Ma tant’è.

A fronte di un governo che non sa che pesci pigliare per fronteggiare la nuova ondata di arrivi, con barconi e barchini, a Lampedusa e dovunque, via terra e via mare. Che si inventa due navi per riprendere gli sbarcati e portarli (sequestrarli?) in quarantena al largo (Solo due navi? Servirebbero almeno cinque porta aerei…). Di fronte a questo inutile balbettio del Conte bis, è inevitabile che i cittadini apprezzino Salvini che aveva bloccato per alcuni giorni lo sbarco dalla Open Arms.

Cosa fu la mossa di Salvini? Pura fuffa. Non risolvi certo così l’enorme problema di difendere “i sacri confini della Patria”. Ma fu un segnale apprezzato da moltissimi.

Oggi mandare Salvini a processo avrà anzitutto un effetto preciso: aumentare i consensi ad una Lega già partito di maggioranza relativa che può puntare alla maggioranza assoluta…

Ma com’è possibile ignorare la ricaduta elettorale dei processi ai politici? Da quando non si parla più di processare Renzi, Italia Viva rischia di scomparire. E Forza Italia, quello che era il primo partito del Veneto, come mai oggi veleggia attorno al 4%? Che sia perché Silvio Berlusconi negli ultimi anni non è più oggetto di quei processi farlocchi che gli garantivano ampi consensi? Cosa dite?

Ultima considerazione che riguarda il nostro Veneto. L’obiettivo evidente di Luca Zaia, presentando la lista col suo nome e quella degli amministratori, era di dimostrare che, almeno qui, conta più lui della Lega di Salvini. Quanto sarà incazzato Zaia con questo regalone fatto dal Senato a Matteo che rischia di mandare in fumo il suo piano e spingere anche i veneti a votare anzitutto Lega…

IL COOLING BREAK DELLA SOVRANITA’

 

Da appassionato di calcio non so se ridere o piangere quando vede che a metà tempo scatta il cooling break. Chiamano così la pausa di raffreddamento consentita ai calciatori in queste calde giornate estive.

Chiamarla in italiano? Escluso. Da mesi, tanto per fare uno dei mille esempi, usiamo il termine lookdown, non isolamento.

Si parla tanto di perdita di sovranità dovuta al Mes, alle regole che l’Europa vuole imporci. Ce ne fosse uno a ricordare che la prima decisiva perdita di sovranità è rinunciare ad usare la propria lingua. La lingua che è la cultura, la storia, le radici di un popolo. Uno diverso dall’altro.

Mentre con la globalizzazione e l’uso dell’anglosassone andiamo verso il terrapiattismo culturale; tutti uguali e sempre più banali, scontati, in balia delle mode che altri ci impongono.

Anche il primo dubbio sull’autonomia del Veneto nasce da qui. Esiste ancora un popolo veneto o marcia verso l’estinzione? Proprio come la lingua veneta. Quelli della mia generazione parlavano tutti il dialetto, chi in versione padovana chi in versione veronese. Ma i giovani? Trovarne uno, specie nelle città, che parli ancora il dialetto veneto…Non parlano più nemmeno l’italiano. Tutto un blaterare di play station, smartphone, social, computer…Provate a chiedere a un ragazzo se si sente veneto, se sa cosa vuol dire essere veneti. Vivono tutto (o quasi) nel nuovo terrapiattismo culturale.

La sovranità vera, quella della nostra lingua, nessuno ce l’ha tolta. Siamo noi che l’abbiamo buttata nel cesso (anglosassone).

ALITALIA, COSI’ FAN TUTTI

 

Opposizioni scandalizzate perché per l’ennesimo salvataggio di Alitalia sono stati stanziati più miliardi che per la pubblica istruzione, che per la sanità alla prese con l’emergenza Coronavirus. Giusto, una vergogna.

Ma un ospite a Rosso & Nero ci ricordava che Silvio Berlusconi fece l’identica cosa; cioè si oppose alla vendita di Alitalia a chi ne avrebbe ridimensionato costi e personale, si inventò i “capitani coraggiosi”, e la compagnia rimase di bandiera. Cioè con miliardi di deficit annuale pagato dai contribuenti.

Berlusconi, il liberale, quello che chiama l’esecutivo Conte “il governo delle quattro sinistre”. Peccato che liberali e quattro sinistre siano compagni di merende. Non vedi alcuna differenza.

Almeno la smettessero di prenderci in giro fingendosi geneticamente diversi, opposti.

I liberali, quelli veri – ristoratori, negozianti, artigiani, commerciati – di fronte alla crisi hanno dovuto ridurre il personale. Loro malgrado, perché meno dipendenti significa meno guadagni. Ma sono stati costretti a prendere atto della realtà.

Realtà che non esiste se parliamo di Alitalia piuttosto che dell’ex Ilva. Lì il personale non si deve ridurre. Col risultato che Mittal ci manderà al diavolo, e non ci sarà un solo investitore straniero disposto a venire in Italia a farsi massacrare.

Si ironizza sui virologi e adesso anche sui “pianologi” (leggi Colao), utile alibi per un governo che non si prende la responsabilità di decidere, che non agisce.

Ma, anche qui, cosa sono stati in passato Cottarelli incaricato di vigilare sulla spesa pubblica, oppure Cantone per la stesura del codice degli appalti? Anche loro esperti messi in campo come paravento, come perdita di tempo, per governi che non attuarono quelle riforme radicali indispensabili per garantire un futuro al nostro Paese.

E il colore politico apparentemente diverso è sempre stato solo un logos per incantare il popolo bue. (Tant’è che anche i 5 Stelle, una volta al governo, sono diventati pari pari agli altri)

Così fan tutti. E che, almeno, la facciano finita di fingersi diversi e prenderci in giro.

 

CHE MINNEAPOLIS VENGA A NOI!…

Quanto sta accadendo a Minneapolis e nelle grandi città statunitensi – per quanto grave sia – riguarda gli Usa. Non noi che abbiamo ben altri problemini: a partire dalle rivolte, non razziali ma sociali,  che minacciano di scoppiare in autunno con l’aggravarsi della crisi economica.

Eppure tanti media e telegiornali continuano a dare enorme risalto a ciò che accade negli Stati Uniti; quasi che tifassero, che sperassero, che la rivolta razzista arrivi anche da noi. Che così si potrà tornare a sparare a zero contro fascisti e razzisti, mettendo la sordina agli altri problemi.

Qualche isolato episodio di razzismo c’è stato anche nel nostro Paese. Ma, al momento, a scendere i piazza sono stati non i razzisti ma i bauchi: mi riferisco ai gilet arancioni guidati dall’ineffabile Pappalardo (già generale dei carabinieri!) secondo il quale o il virus non esiste, è un’invenzione del governo, o lo si cura con lo Yoga…

La rivolta razziale è storicamente presenta e radicata fin dalla nascita degli Usa: lo schiavismo, la guerra civile, il degrado delle periferie delle grandi città dove tanta illegalità è gestita dai neri. Per quanti premi Nobel dai a Martin Luter King, le rivolte razziali in America si ripresentano periodicamente.

Comunque la si pensi, va sottolineata la rapidità dell’intervento dello Stato effettuato là: coprifuoco, migliaia di arresti, guardia civile e militari mobilitati.

Da noi scoppiasse una rivolta – molti temono sarà quella sociale   – prima di intervenire servirà un Dpcm con 250 articoli e mesi prima che i burocrati firmino i decreti attuativi.

E qui, se non ragioniamo da tifosi, va capito che il nucleo del problema è il nostro sistema Paese. Perché non è che se sostituiamo il governo Conte-Zingaretti-Di Maio col governo Salvini-Meloni-Berlusconi il cappio della burocrazia scompare, non servono decreti attuativi, e i soldi arrivano in un baleno nelle tasche di chi ne ha bisogno.

Non è così. Oggi il voto veramente utile è solo quello per un referendum che cambi drasticamente la “Costituzione più bella del mondo”.