Le chiamano domeniche ecologiche o domeniche senza auto o anche mobility day. Ma forse sarebbe più corretto chiamarle domeniche “fasciste”. Perché lo scopo dichiarato dagli amministratori locali (di qualunque colore politico) che stanno promuovendole in tutti i capoluoghi veneti e quello di educare il popolo. Educarlo a usare i mezzi pubblici e non l’auto privata.
Proprio come il sabato fascista doveva servire ad educare il popolo; proprio come le tante manifestazioni di massa organizzate dai regimi comunisti dovevano servire ad educare il popolo…
I nostri amministratori infatti – ammesso che la priorità sia combattere l’inquinamento – sanno benissimo che il blocco delle auto nei capoluoghi non serve a nulla. Perché continuano a transitare nei comuni contermini, sulle autostrade e nelle tangenziali. Per un minimo risultato servirebbe bloccare traffico (e riscaldamento) nell’intera pianura Padana.
Ma loro spiegano, appunto, che intanto si ottiene il risultato di educare i cittadini all’uso dei mezzi pubblici.
Peccato che nei Paesi civili e democratici i cittadini si educhino, non con i divieti, ma con gli interventi concreti. Londinesi, berlinesi, parigini non usano quasi più l’auto, non grazie ai divieti educativi, ma perché dispongono di un trasporto pubblico moderno ed efficiente.
Noi abbiamo uno storico ritardo negli interventi (la prima linea metropolitana a Milano fu realizzato un secolo più tardi rispetto alle capitali europee) e – soprattutto – come sempre avviene nel pubblico, i servizi non sono a beneficio dell’utente ma del dipendente. Nella fattispecie degli autisti che godono di orari e privilegi tali da garantire l’inefficienza del trasporto pubblico, a Roma e non solo.
La solita Italia delle corporazioni che se ne frega dei cittadini e delle loro aspettative.
Se l’Anpi servisse a qualcosa dovrebbe combattere contro la vera, pesantissima, eredità fascista che sono le corporazioni e gli ordini professionali; residuato degli anni Trenta che impedisce la modernizzazione del nostro Paese. Invece i partigiani d’Italia hanno in mente il cane poliziotto che si chiama “Decima Mas” o il gruppetto di nostalgici che hanno fatto il saluto fascista ad un funerale in Sardegna…
Se l’inquinamento fosse la priorità, dicevo. Perché dove c’è la natura incontaminata si muore di fame (vedi le carestie della Cina preindustriale); mentre l’inquinamento garantisce attività produttive, commercio e benessere (oltre alla più alta aspettativa di vita). Gli operai dell’Ilva – gente concreta e non fighetti ecologisti – non hanno avuto dubbi: al 95% hanno votato sì alla ripartenza dello stabilimento. Per lavorare, guadagnare e non finire morti di fame senza stipendio a tutela dell’ambiente…