POCA CONCRETEZZA DAVANTI

“Sullo vede e provvede”, titolavo nel precedente post.

Già. Contro il Rimini (ma non solo: anche a Vicenza per esempio) i cambi effettuati dall’allenatore nel secondo tempo avevano determinato un’inversione di marcia nella gara ed era arrivata la vittoria. Oggi a Gubbio non è stato così. Il tecnico napoletano ha provato a mescolare le carte e a sostituire le pedine, intervenendo tempestivamente a partita in corso come nelle altre occasioni. Ma non c’è stato nulla da fare. L’inerzia del match è rimasta la stessa, col Padova che anzi stavolta nella ripresa è un po’ calato, diminuendo la sua potenza e presenza in zona gol.

Nel primo tempo almeno su palla inattiva con Ronaldo qualche spauracchio alla difesa umbra lo si è provocato. Nel secondo tempo invece, nonostante l’inserimento di forze fresche soprattutto in attacco dove anche in questa partita Sullo ha cambiato nello stesso momento la coppia d’attacco togliendo Mokulu e Santini in favore di Bunino e Soleri, le occasioni non sono arrivate.

Certo fino a questo momento la squadra biancoscudata è andata in gol con 13 uomini diversi. Questo è indubbiamente un punto di forza. Ma bisogna con onestà intellettuale anche ammettere che ultimamente si sente tanto la mancanza di un bomber nel vero senso della parola. Di uno che la butti dentro quando serve, che sparigli le carte, che butti all’aria i piani dell’avversario quando meno se lo aspetta. Nulla si può dire sul piano dell’impegno agli attaccanti impiegati finora. Ma alla casella “gol fatti” molti di loro hanno numeri che poco hanno a che fare con il ruolo che ricoprono.

Che fare? Senz’altro intanto porsi come obiettivo quello di finire il girone d’andata senza perdere ulteriori punti sul Vicenza. E poi guardare al mercato per cercare almeno lì davanti di trovare un centravanti che veda la porta in modo più seriale ed efficace. C’è tempo per effettuare tutti i ragionamenti del caso. Ma credo che questi ultimi debbano giocoforza tenere conto di questa esigenza della squadra che si fa di settimana in settimana sempre più grande.

SULLO VEDE E PROVVEDE

Dopo due sconfitte di fila e la discesa al quarto posto in classifica (che di per sè non è nemmeno un brutto piazzamento ma arriva dopo che per settimane il Padova è stato primo… Sai com’è… il tifoso si era fatto la bocca buona!), oggi era importante vincere. In qualunque modo ma vincere.

Ecco, i biancoscudati sono riusciti a farlo sfoderando una prestazione di grande forza caratteriale innanzitutto, in un campo pesantissimo e ancora una volta senza Ronaldo, squalificato. Sono queste le gare che ti dicono di che pasta è fatta la tua squadra del cuore. Sono queste le vittorie che dimostrano che non siamo Ronaldo dipendenti (per quanto il brasiliano, va sottolineato, sia un giocatore fondamentale). Sono queste le giornate in cui capisci una volta di più che in panchina c’è uno che vede e provvede. Che cambia se c’è da cambiare. Che lascia se c’è da lasciare. Che dà fiducia a un giovane se c’è da dargli fiducia (vedi Piovanello). Che parla molto coi suoi ragazzi ma che capisce un unico linguaggio di ritorno ovvero il lavoro sul campo. In primis in allenamento.

Chi suda in settimana e si fa trovare pronto gioca. E non importa se gioca dall’inizio o subentra. Mandorlini non ha giocato tante partite da titolare eppure oggi è stato decisivo. E permettetemi di esprimere una gioia particolare per questo ragazzo che esce da un anno terribile e ha finalmente voltato pagina con questo gol voluto, cercato e ottenuto con merito. E’ anni che Matteo è qui e si fa voler bene dalla piazza. Giusto che sia toccato a lui oggi estrarre dal cilindro la perla che ha tolto le castagne dal fuoco al Padova. Al suo Padova. Al nostro Padova.

 

EPISODI SI’, EPISODI NO

Son sincera (come sempre d’altra parte, a costo di prendermi una carrettata di parole!): durante la partita di Salò ho avuto la netta sensazione che il Padova stesse subendo decisioni arbitrali tra il “fuori luogo” e il “clamoroso”. La rete di Andelkovic, annullata per fuorigioco, mi è sembrata regolare, ho nutrito più di qualche dubbio sulla regolarità del gol di Caracciolo (gol che invece è stato convalidato e ha di fatto deciso la partita), il rosso diretto a Gabionetta mi è sembrato eccessivo, non parliamo della cacciata anzitempo negli spogliatoi di Ronaldo nel finale per doppio giallo.

A mente fredda però, e soprattutto rivedendo gli episodi negli highlights, mi rimane il dubbio che non sia valido il sigillo di Caracciolo (dubbio difficilmente fugabile visto che esiste un’unica inquadratura dell’azione da centrocampo che non può chiarire fino in fondo se nel momento in cui Scarsella gli ha passato la palla in effetti lo ha pescato oltre la linea dei difensori) e continua a sembrarmi affrettatissima la seconda ammonizione che ha portato all’allontanamento del capitano ormai allo scadere del match. Per il resto posso solo dire che gli episodi hanno fortemente condizionato l’andamento della gara del Padova che è stato punito sempre nel momento in cui stava facendo di tutto per provare a raddrizzare la partita e stava perfino quasi riuscendo a buttare la palla oltre la linea bianca della porta.

Ma aggiungo che condivido ancora una volta l’atteggiamento di Sullo che, a fine gara, degli episodi non ha proprio voluto parlare perché “è da perdenti attaccarsi agli alibi”. Giusto. Sono stati tanti, troppi, i bocconi amari che la squadra ha dovuto ingoiare stasera ed è verissimo che non si meritava di perdere. Ma attaccarsi all’arbitro rischia di essere una scorciatoia che non fa analizzare con lucidità il momento comunque un po’ “no” della squadra. Meglio ricompattarsi e pensare alla prossima (in cui ahinoi mancheranno sia Ronaldo che Gabionetta, ovvero i due con i piedi più buoni) che piangersi addosso per le decisioni del direttore di gara o per la sfortuna di un palo che non è diventato gol.

La situazione non è assolutamente tragica, il Padova è comunque in alto, nella parte nobile della classifica, ma è un attimo pensare di essere stati solo sfortunati e continuare a cadere. Meglio capire dove si sta sbagliando e dove non si sta dando abbastanza e intervenire. Per tornare lassù. Senza se e senza ma.

IL BRUSCO RITORNO ALLA REALTA’

Dalle emozioni fortissime del derby vinto a Vicenza con impegno e sacrificio al brusco risveglio di oggi, giornata che ha riservato al Padova la terza sconfitta in campionato per mano del Sudtirol all’Euganeo, il passo è stato troppo breve.

Il Padova non è più primo in classifica: la vetta riconquistata con la maiuscola prestazione del “Menti” è ora tornata nelle mani dei vicentini vittoriosi per 3-0 a Trieste. Il Sudtirol inoltre, espugnando l’Euganeo, ha agganciato proprio il Padova al secondo posto, accorciando ancor di più la graduatoria nella sua parte alta. Eppure non sono queste le brutte notizie di serata. La classifica si dovrà guardare a maggio, adesso non conta nulla.

Sono altri gli aspetti che devono essere sottolineati per cercare di porre rimedio a quel che in questo momento non sta andando per il giusto verso. Mi limito a due osservazioni (che potrebbero però essere di più):

1) quando non c’è Ronaldo (oggi squalificato) il Padova non ha un’alternativa di gioco e fa terribilmente fatica a rendersi pericoloso negli ultimi sedici metri. Avendo in rosa altri giocatori con caratteristiche diverse ma con altrettanta qualità (su tutti Gabionetta che può fare il trequartista e finalmente è tornato a disposizione), occorre urgentemente trovare altre ispirazioni per la manovra d’attacco. Anche sulle fasce peraltro, dopo un inizio di campionato travolgente soprattutto a sinistra dalla parte di Baraye, si osserva un momento chiamiamolo così di “stanca” con la difficoltà a creare la superiorità numerica e conseguentemente a far arrivare in mezzo all’area cross decenti.

2) è da qualche partita che il Padova nel primo tempo assume un atteggiamento un po’ troppo attendista. Poi nella ripresa dà di più. Oggi in particolare visto che ad inizio secondo tempo il Sudtirol ha segnato subito e i biancoscudati hanno reagito allo svantaggio. C’è quindi anche, almeno in parte, un problema di atteggiamento. Il Padova deve capire fino in fondo che ha ragione il suo allenatore quando dice che o si dà il 110 per cento ogni volta o il rischio di patire sconfitte è dietro l’angolo. Non basta il 99 davvero, il 110 serve. Sempre. Comunque. In ogni sfida che questo campionato mette di fronte.

Si tratta di fronti sui quali il Padova, che, va detto, finora ha sempre lavorato al massimo e quindi va solo applaudito per questo, deve avere d’ora in avanti un’attenzione particolare. Sono i dettagli che fanno la differenza in ogni campo. Più che mai nell’equilibratissimo girone B di serie C.

UN’EMOZIONE INDESCRIVIBILE

Non ho parole. Me le ha tolte tutte il gol di Soleri grazie al quale il Padova si è imposto al “Menti” riprendendosi meritatamente la vetta della classifica.

Che sogno vincere il derby dei derby. Che meraviglia vincerlo vedendo 11 (più quelli entrati dalla panchina) leoni in campo. Che bello esultare con l’entusiasmo di un bambino.

Credo che dal punto di vista della qualità umana e caratteriale di questa squadra nessuno più debba avere dubbi. Questi son ragazzi che lavorano seriamente. Che lavorano duro. Che quando vogliono vincere vincono perché sarebbero disposti a buttare giù a testate qualunque ostacolo si ponga loro davanti pur di riuscirci.

Poi per carità anche il Vicenza è squadra forte. Anche altre realtà del girone B di serie C lo sono. Ma penso veramente che sotto il profilo della voglia di dare il 100 per cento questi ragazzi non siano secondi a nessuno.

Non si è fatto ancora niente, lo so. Ma oggi è stato posato un mattone importante per la costruzione della nostra nuova casa. Abbiamo scritto una pagina di storia a dir poco commovente. Ora non resta che arrivare a scrivere l’ultima pagina del libro di questo campionato come è nei desideri di questa immensa piazza. Come? Lavorando sodo, proprio come si è fatto fino ad oggi.

Avanti Scudati!

UN PARI PREZIOSO

Si era messa maluccio a Piacenza. I padroni di casa non solo si erano portati in vantaggio con Imperiale ma avevano sfiorato il raddoppio con Della Latta (san Minelli anche stavolta ha fatto il miracolo). C’è di più: sull’1-0 il Padova ha pure sbagliato un rigore che io, onestamente, avrei fatto tirare proprio a Santini, visto che mercoledì contro la Samb aveva ritrovato il gol su azione disputando un’ottima parte finale di gara.

Sì, siamo d’accordo che i biancoscudati nemmeno stasera hanno disputato la loro miglior partita. Che diversi giocatori, che fino a qualche settimana fa, estraevano dal cilindro sempre l’idea giusta al momento giusto, sono in una fase di grande appannamento. Ma proprio per questo il pari di Piacenza vale doppio. Vale come una vittoria al novantesimo, in questo momento storico del campionato. Non era facile rialzare la testa dopo aver rischiato di subire il 2-0 e dopo aver sbagliato un calcio di rigore. E invece questa squadra ce l’ha fatta, dimostrando ancora una volta che, almeno dal punto di vista dell’impegno e dell’abnegazione, in campo viene lasciato sempre tutto (e sono felice che proprio Santini abbia procurato, con uno scatto felino, la punizione da cui è scaturito il pari di Pesenti).

Certo ci son tante cose da rivedere e sistemare, ma il mister per primo già lo sa e farà quel che deve fare. A cominciare dal derby di Vicenza di domenica prossima. In assoluto la sfida che i tifosi aspettano più di ogni altra.

 

LA PARTITA PIU’ DIFFICILE

Dopo due sconfitte di fila. Dopo sette vittorie e un pareggio. La sfida di stasera contro la Sambenedettese è stata mentalmente per il Padova la più difficile. E’ stata per 80 minuti una guerra di nervi, una gara diretta innanzitutto a non prenderle, tentando di approfittare dell’episodio giusto per sbloccarla.

E’ stata la partita più difficile per i giocatori in campo ma anche per l’allenatore in panchina che ha dimostrato ancora una volta la propria competenza, un discreto coraggio nel cambiare all’inizio, il giusto tempismo nell’effettuare le sostituzioni a gara in corso.

Bravi Ronaldo e Santini a farsi trovare pronti e a rimpinguare il proprio bottino di gol e di autostima. Bravi anche Germano e Soleri. E’ proprio vero che in panchina abbiamo un tesoro di valore inestimabile. E in campo ci può andare ogni volta l’undici migliore. Non è proprio male come certezza… Ah, a proposito, a tutti quelli che chiedevano in questi giorni di prendere in considerazione l’ipotesi di richiamare Bisoli (lui perché è già sotto contratto!) in un tempo non troppo lontano, ricordo che il Padova è ancora primo in classifica.

Sotto col Piacenza. E poi col Vicenza. Altre due giornate che sapranno dare indicazioni preziose sul cammino biancoscudato.

MEGLIO RIGIOCARE SUBITO

Il turno infrasettimanale contro la Sambenedettese è la miglior prospettiva che potesse capitare al Padova in questo momento, dopo le prime due sconfitte (consecutive) in campionato. Non dover attendere 7 giorni prima di rimettersi in discussione, non dover vivere un’intera settimana di lavoro prima di dover riannodare i fili con le prime 8 giornate credo sarà un toccasana per i biancoscudati.

Ci sarà la possibilità, viste le tante partite ravvicinate, di vedere all’opera qualche protagonista diverso dal solito. Ci sarà soprattutto modo di scendere in campo con la rabbia per il brutto stop di Trieste ancora “fresca” nel cuore, nella testa e nelle gambe. Indipendentemente da chi siano gli undici che Sullo deciderà di mandare in campo al fischio d’inizio.

Mi fermo qui. Anche perché oggi in trasmissione abbiamo ricevuto messaggi del tipo: “Richiamate Bisoli che già è sotto contratto…”, “Cacciate Sullo senza aspettare altre sconfitte” e io onestamente, visto che faccio tanta ma tanta fatica ad abituarmi a questo umore altalenante di una parte della tifoseria biancoscudata, non voglio nemmeno sfiorare col pensiero l’idea che siamo in crisi e che non potrà andare meglio di così. A questi signori mi limito a dire che siamo ancora primi in classifica…

POLVERI UN PO’ BAGNATE, NIENTE DRAMMI

“Mica pensavate che le avremmo vinte tutte vero?”. Parto dal pensiero espresso sui social da un tifoso storico per alleggerire la pesantezza di questo primo stop stagionale del Padova. Vincerle tutte in effetti è impossibile, da un’avversaria si doveva pur cominciare ed è toccato al Ravenna trasformarsi nell’incubo della serata.

In effetti quando ho visto che Ronaldo non era il solito Ronaldo e non ne metteva una di buona in mezzo, che Fazzi crossava costantemente dalla trequarti invece che tentare di affondare, che Baraye superava anche l’uomo ma poi non aveva il tempo giusto nello scegliere se tirare o mettere in mezzo mi è venuto il dubbio che potesse non essere la giornata giusta per l’ottava vittoria in campionato.

Detto questo, avere un po’ le polveri bagnate ci può stare, specialmente contro un avversario che ha giocato tutto il primo tempo e gran parte del secondo con l’unico obiettivo di disturbare il gioco del Padova andando a neutralizzare i giocatori biancoscudati con più qualità.

L’analisi della sconfitta verrà fatta a freddo ma di sicuro non sarà di quelle impietose in grado di distruggere quel bel germoglio nato fino a questo momento (tanto per usare una metafora adoperata da Sullo stesso). Sotto con la Triestina: quale miglior partita per rialzare la testa subito?

FORZA, DETERMINAZIONE, PAZIENZA

Ogni domenica è buona per il Padova per mostrare un lato della sua straordinaria personalità. In queste prime 8 giornate di campionato la squadra di Sullo è stata capace di sfoderare forza, determinazione, voglia di vincere, attitudine alla sofferenza, volontà di arrivare all’ultimo secondo della gara senza mollare di un centimetro la presa. Oggi contro l’Arzignano ha aggiunto un’altra dote ancora: battendolo così come l’ha battuto, ha dimostrato di saper portare pazienza. Di saper aspettare il momento giusto contro un avversario tosto e ben messo in campo. Portando a casa il settimo successo in campionato. Ogni vittoria ha il suo sapore. Quella di oggi, oltre a regalarci una squadra “paziente”, ha arricchito la statistica dei marcatori stagionali arrivati, con Kresic e Buglio, a quota 11. Il Biancoscudo ha vinto sette partite mandando in gol ben 11 persone diverse (6 entrate a partita in corso). Un dato che la dice lunga sulla partecipazione corale di questi ragazzi alla manovra ma, allargando il concetto, anche al progetto totale della società. La dice lunga sulla bravura dell’allenatore che sa farsi ascoltare da tutti e coinvolge tutti.La dice lunga sulla voglia che hanno tutti di essere protagonisti anche attaccando al mosaico solo un piccolo ma significativo pezzo.

E per favore basta con questa storia che stiamo affrontando le più scarse. Non è vero. La classifica non sempre rispecchia pedissequamente i valori dei club che la compongono e l’Arzignano ne è la dimostrazione. Luogo comune per luogo comune, a chi dice che finora abbiamo avuto un cammino facile, rispondo quindi dicendo che i campionati li vincono le squadre che prendono pochi gol e che riescono a vincere proprio le sfide che sulla carta sembrano più semplici. Sette vittorie in otto partite e solo 3 gol finiti alle spalle di Minelli. Direi che ci siamo. Per ora, sia chiaro. Il cammino è lungo, ma evitiamo di rovinarci questa felicità con pensieri che in questo momento hanno poco senso…