UN PASSO ALLA VOLTA…

E insomma dai, buona anche la seconda. Dopo la vittoria contro la Virtus Verona, l’ottimo pari in casa del Carpi.

Ottimo perché il Padova ha disputato un gran primo tempo portandosi meritatamente in vantaggio con Kresic, ma nella ripresa ha rischiato ben oltre il pareggio (altrettanto meritato) di Biasci.

Ora finalmente Andrea Mandorlini, che siede appunto da due giornate sulla panchina biancoscudata al posto dell’esonerato Sullo, avrà una settimana intera per lavorare in vista della sfida casalinga di domenica 2 febbraio contro la Vis Pesaro. E’ importante perché non solo il tecnico ravennate potrà conoscere meglio le caratteristiche dei giocatori che ha a disposizione ma potrà anche contemporaneamente dare le indicazioni che servono al direttore sportivo per pescare sul mercato quegli elementi che mancano per interpretare alla grande il suo 4-3-3. Il calciomercato sta per chiudere, il tempo stringe, bisogna decidere in fretta chi dovrà andare via e chi acquistare.

COME VOLEVASI DIMOSTRARE

Da quando il Padova ha comunicato ufficialmente la decisione di esonerare Salvatore Sullo, sono andata a risentirmi più volte l’ultima conferenza stampa dell’allenatore napoletano. L’ho ascoltata e riascoltata. E mi son resa conto che, pur trattandosi della vigilia della sfida contro il Modena, quella in cui in teoria si giocava l’ultima chance di rimanere in sella alla guida tecnica della squadra, il tecnico ha parlato come se già sapesse che sarebbe stato esonerato. Ha parlato da allenatore già fuori dai giochi. Ha lasciato in quel frangente il suo “testamento calcistico” padovano, dicendo chiaramente che era venuto a Padova per un progetto di tre anni e che quel progetto ormai non esisteva più. E che, se la società aveva smesso di sostenerlo in un momento oggettivamente difficile perché riteneva che a questo punto del campionato doveva stare primo a pari punti col Vicenza, allora era giusto che venisse esonerato.

Stasera, vedendo la squadra scendere in campo agli ordini di Andrea Mandorlini con un atteggiamento fisico e mentale diametralmente opposto a quello delle ultime due gare, ne abbiamo avuta la riprova. La squadra non seguiva più l’allenatore o perlomeno non riusciva più a metterne in pratica i dettami. Perché? Un po’ per i motivi detti senza mezzi termini da Sullo: la società, ad un certo punto, lo ha lasciato andare senza tutelarlo più. Un po’ perché lui stesso si è evidentemente “incartato” nelle sue certezze creandosi una condizione che in queste ore mi è venuto di definire come troppo “Sullocentrica”. Lui è sempre stato convinto di essere nel giusto e non ha accettato di farsi guidare e consigliare da chi aveva il compito di farlo. Insomma ha sempre fatto di testa sua: finché gli è andata bene e i risultati gli hanno dato ragione è stato applaudito, quando sono arrivate le prime difficoltà e non si è spostato di un millimetro dalle sue posizioni il giocattolo gli si è progressivamente sbriciolato tra le mani.

Ora che Mandorlini ha vinto la prima, però, i problemi non sono certo risolti. Sentivo che il mister avrebbe utilizzato il 4-3-3 proprio come fece 13 anni fa trasformando in questo modulo il 4-1-4-1 o 4-4-2 di Maurizio Pellegrino in pochissimi giorni (stavolta lo ha fatto in un giorno e mezzo addirittura!). Ma lì davanti, pur avendo mostrato un lodevole spirito di adattamento e sacrificio, Soleri e Nicastro non hanno proprio le caratteristiche per fare gli esterni nel tridente offensivo. Stasera che l’onda emozionale e motivazionale prevaleva giustamente su tutto il resto è andata bene. Ma non so se nel lungo periodo potranno rendere molto in un ruolo che per loro non è naturale, così come ritengo che Baraye sia troppo limitato se viene schierato come terzino sinistro nella difesa a 4.

Credo quindi che in questi ultimi giorni Sogliano dovrà apporre dei decisi correttivi agli obiettivi di mercato che si era dato: urgono rinforzi proprio mirati a rendere efficace il 4-3-3 di Mandorlini con gli uomini giusti al posto giusto. E bisogna anche bilanciare la rosa attuando alcune cessioni: mica possono convivere tutte queste punte centrali in uno schieramento in cui ne serve una sola…

ALTRO CAMPIONATO, STESSA STORIA

Bene. Anzi, male. Pensavamo che quest’anno il solito copione ci sarebbe stato risparmiato. Arrivati alla 13esima giornata (non alla terza o alla quarta, alla tredicesima!) ci eravamo illusi di aver definitivamente evitato il canovaccio della stagione-tipo del Padova, caratterizzata da una buona partenza, da alcuni scricchiolii intorno al mese di novembre, da una crisi vera e propria tra dicembre e gennaio e, purtroppo, dall’esonero dell’allenatore. E invece no: sul più bello che ci siamo ritrovati primi, dopo aver battuto l’attuale super capolista Vicenza a casa sua, mostrando orgoglio, attributi e carattere, ci siamo lentamente trasformati anche quest’anno in una squadra che ha paura della sua ombra. Che non sa più reagire. E soprattutto che non riesce più a seguire l’allenatore, per quanto quest’ultimo sia una persona tosta, mai banale, di una forza caratteriale (autentica) raramente vista da queste parti.

Stanotte, al massimo, domattina, si saprà la sorte che il destino pallonaro (o meglio la società biancoscudata) ha in serbo per Salvatore Sullo. Credo ormai, aldilà delle decisioni che verranno comunicate ufficialmente, che fin da ora possiamo togliere il punto di domanda al termine della frase in cui ci chiediamo se veramente la sua avventura è al capolinea. La sensazione è che lo sia, e che purtroppo tutti i tentativi fatti in queste ultime settimane per rianimare la situazione, prima di arrivare al gesto più drastico, non abbiano prodotto alcun risultato: il Padova visto a Fano e quello visto oggi contro il Modena non sono francamente riproponibili e lo sanno per primi sia Sullo che Sogliano.

Di sicuro c’è che io continuo a ritenere l’esonero di un tecnico a metà campionato un fallimento. Di sicuro c’è che praticamente ogni anno a Padova si arriva a questo punto. Di sicuro c’è che negli ultimi anni gli esoneri non hanno portato a grandi risultati. Penso all’anno scorso, a quando Bisoli venne sollevato dall’incarico e arrivò Foscarini. Quest’ultimo fece una vittoria ad Ascoli, si parlò subito di un mercato indirizzato a portare giocatori che potessero essere utili al suo modo di vedere il calcio, ma poi la scossa durò il breve lasco di una giornata, seguita da 5 sconfitte consecutive. L’ultimo ribaltone efficace fino in fondo di cui ho ricordo è quello del campionato 2010-2011, quando Dal Canto subentrò a Calori e sfiorammo addirittura la serie A. Oppure, due anni prima, quello che vide Sabatini esonerato e poi richiamato per portare a termine il suo lavoro (con la promozione in B a Busto Arsizio). Per il resto ho assistito a cambi in corsa che non hanno sortito questi grandi effetti.

Magari stavolta non sarà così. Magari tornerà Andrea Mandorlini e sarà lui a completare un’opera lasciata a metà nell’ormai lontano campionato 2006-2007. Non lo so ancora. Ma di sicuro c’è che, se ogni anno si arriva a questo punto e la dinamica attraverso la quale si arriva a questo punto è sempre la stessa, bisogna iniziare a interrogarsi su cosa non va nella gestione complessiva della squadra. Non può sempre essere colpa dell’allenatore di turno: di Sullo perché inesperto, di Bisoli perché aveva un brutto carattere, di Foscarini perché non era l’uomo giusto al momento giusto e via dicendo.

Forse gli errori stanno altrove. Forse sono proprio nella stanza dei bottoni. Non metto in dubbio la serietà e la buonafede di chi prende le decisioni, ma forse, vedendo la squadra macinare punti e vittorie nelle prime 13 giornate, ci si è illusi troppo presto che i tre anni di progetto potessero diventare uno solo. Che la B fosse raggiungibile già alla fine di questo primo campionato del nuovo corso ( e allora mi spiego anche i colpi di mercato di gennaio finalizzati a portare a casa la promozione a breve). E questo evidentemente ha messo in difficoltà allenatore e giocatori.

Continuo a interrogarmi e difficilmente trovo risposte univoche e oggettivamente inattaccabili. Provo ad azzardare, analizzando la situazione, ma certezze incontrovertibili non ne ho nemmeno io. Non resta che attendere la decisione della società e vedere come, con ogni probabilità con un nuovo allenatore, la squadra riuscirà a proseguire nel suo cammino.

 

QUALITA’ NEL MERCATO. E IN CAMPO?

La sconfitta di Fano di oggi nella prima partita del Padova del 2020, rimediata contro la penultima in classifica che mai fino a questo punto del campionato aveva vinto nel suo stadio, ha ovviamente scatenato la contraerea dei tifosi comprensibilmente delusi e amareggiati.

In diversi, al fischio finale, hanno iniziato a chiedere la testa di Sullo. O perlomeno hanno consigliato vivamente e poco amichevolmente all’allenatore biancoscudato di darsi una “svegliata”.

Tutto giusto. Tutto legittimo. Ma sono dell’idea che anche i giocatori in campo una svegliata se la debbano dare. In serie C non ho visto alcuna squadra dimostrare nel girone d’andata un gioco spumeggiante e piacevole alla vista e al palato fine di chi va allo stadio e spera di vedere un grande calcio. Neanche il Padova lo fa. Ma non è su questo che, secondo me, si deve puntare, in questa categoria, per risollevarsi dal momentaccio e invertire la rotta: bisogna “semplicemente” diventare più concreti, più efficaci. Non si può tenere in mano il gioco per tre quarti della partita, creando superiorità numerica e pressando gli avversari alti di modo che nei pochi frangenti in cui hanno la palla non si avvicinino a Minelli e poi non riuscire a trasformare in gol e punti in classifica tutto questo dispendio di energie. Non è possibile che gli avversari entrino nella tua area due volte in novanta minuti e nella prima un difensore commetta un ingenuo fallo da rigore e nella seconda un uomo venga lasciato libero di colpire di testa in un’area avversaria affollata di uomini tuoi (seppur con l’attenuante che era stato da poco espulso Kresic).

Resto anche dell’idea che il mercato di riparazione fin qui portato avanti da Sogliano sia un mercato di qualità. Sì, lo scrivo ancora senza problemi o paura di essere attaccata: continuo a ritenere che Hallfredsson, Litteri e pure Nicastro (che ha firmato dopo che avevo già scritto il mio precedente post) siano “tanta roba” per la rosa del Padova. Nicastro oggi ha pure segnato. Litteri ci è andato vicino giocando uno scampolo di partita. Hallfredsson è stato tra i pochi a salvarsi. Certo, bisogna che la qualità del mercato si traduca in qualità in campo. E non solo grazie ai nuovi arrivi. Tutto il Padova deve darsi una registrata. Anche chi è dalla scorsa estate che lavora quotidianamente sul campo per cercare di portare in alto questa squadra. Dall’allenatore all’ultimo dei giocatori.

Non è impossibile. E spero che si possa rialzare la testa senza bisogno di dover prendere decisioni drastiche che mi trovano contraria, sia per principio sia perché credo che il Padova e il suo allenatore attuale abbiano le carte in regola per evitare di affondare e risollevarsi insieme.

HALLFREDSSON E LITTERI: TANTA ROBA

I primi colpi del mercato di gennaio del calcio Padova sono stati messi a segno e il direttore sportivo Sean Sogliano ha già incassato i primi complimenti della piazza. Vestiranno la maglia biancoscudata da qui alla fine del campionato il centrocampista islandese Emil Hallfredsson e l’attaccante ex Cittadella, Venezia e Vicenza Gianluca Litteri. Non male come inizio. “Ghiaccio bollente” mi è sempre piaciuto tantissimo, fin dai tempi in cui l’ho visto dirigere l’orchestra nel centrocampo del Verona (e segnare un gol magnifico all’Euganeo da fuori area di sinistro in un derby poi finito 2-1 per il Padova ad ottobre del 2012). Litteri invece viene da un periodo in cui ha giocato poco e non ha segnato nemmeno un gol in B ma se a Padova riuscirà a tornare il bomber che ha fatto faville a Cittadella segnando 33 gol in tre anni allora l’attacco biancoscudato non potrà che giovarne.

Siamo solo all’inizio ma davvero ritengo questi primi due colpi di assoluta qualità e indicativi del fatto che il Padova crede ancora, da qui alla fine della stagione, di poter recuperare il distacco dalla prima in classifica e lottare per la promozione diretta. Conquistandola prima dei tre anni che la società si è prefissata come arco temporale per tornare in serie B.

A questi link i gol di Litteri con la maglia del Cittadella:

https://www.tgbiancoscudato.it/pages/867831/padova_calcio/copertina_gol_litteri_prima_parte.html

https://www.tgbiancoscudato.it/pages/867862/padova_calcio/copertina_gol_litteri_seconda_parte.html

LA NOSTRA POSIZIONE

E’ finito il girone d’andata. Il Padova è quarto in classifica, superato proprio stasera all’ultimo respiro dalla Reggiana. Mi chiedo e vi chiedo: questa posizione rispecchia i valori espressi fino a questo momento in campionato dalla formazione biancoscudata?

Io a questa domanda rispondo: “tutto sommato sì”. E’ vero che il Padova è partito con una striscia incredibile di vittorie, rendendosi protagonista di un avvio entusiasmante, è vero che stasera, ad esempio, la gara è stata pesantemente condizionata da due infortuni nei primi minuti, è vero che in certi campi dove si è perso si meritava quantomeno il pareggio, ma è altrettanto innegabile che nella seconda parte di questa prima parte della stagione i biancoscudati hanno avuto un calo. Poche volte nell’atteggiamento, in più di un’occasione però nel rendimento, nella capacità di creare occasioni pericolose, nell’incisività negli ultimi sedici metri.

Il Vicenza si è dimostrato un’autentica macchina schiacciasassi. Il Carpi non molla di un centimetro. La Reggiana, stasera, ha disputato un signor primo tempo, facendo poi correre a vuoto il Padova. Direi che la graduatoria è veritiera. Va da sè che all’imminente mercato di gennaio il direttore sportivo Sogliano qualcosa farà. Chi non è riuscito ad esprimersi su buoni livelli saluterà, qualche volto nuovo arriverà. Ma bisogna che anche il Padova si aiuti un po’ di più. Sì, della serie, “aiutati che il ciel ti aiuta”. Deve crescere ancora. Deve migliorare. Deve maturare. Deve portarsi all’altezza di chi in questo momento si sta comportando meglio. E questo indipendentemente dai cambiamenti nella rosa. Poi certo un po’ di qualità in aggiunta non potrà che fare bene.

POCA CONCRETEZZA DAVANTI

“Sullo vede e provvede”, titolavo nel precedente post.

Già. Contro il Rimini (ma non solo: anche a Vicenza per esempio) i cambi effettuati dall’allenatore nel secondo tempo avevano determinato un’inversione di marcia nella gara ed era arrivata la vittoria. Oggi a Gubbio non è stato così. Il tecnico napoletano ha provato a mescolare le carte e a sostituire le pedine, intervenendo tempestivamente a partita in corso come nelle altre occasioni. Ma non c’è stato nulla da fare. L’inerzia del match è rimasta la stessa, col Padova che anzi stavolta nella ripresa è un po’ calato, diminuendo la sua potenza e presenza in zona gol.

Nel primo tempo almeno su palla inattiva con Ronaldo qualche spauracchio alla difesa umbra lo si è provocato. Nel secondo tempo invece, nonostante l’inserimento di forze fresche soprattutto in attacco dove anche in questa partita Sullo ha cambiato nello stesso momento la coppia d’attacco togliendo Mokulu e Santini in favore di Bunino e Soleri, le occasioni non sono arrivate.

Certo fino a questo momento la squadra biancoscudata è andata in gol con 13 uomini diversi. Questo è indubbiamente un punto di forza. Ma bisogna con onestà intellettuale anche ammettere che ultimamente si sente tanto la mancanza di un bomber nel vero senso della parola. Di uno che la butti dentro quando serve, che sparigli le carte, che butti all’aria i piani dell’avversario quando meno se lo aspetta. Nulla si può dire sul piano dell’impegno agli attaccanti impiegati finora. Ma alla casella “gol fatti” molti di loro hanno numeri che poco hanno a che fare con il ruolo che ricoprono.

Che fare? Senz’altro intanto porsi come obiettivo quello di finire il girone d’andata senza perdere ulteriori punti sul Vicenza. E poi guardare al mercato per cercare almeno lì davanti di trovare un centravanti che veda la porta in modo più seriale ed efficace. C’è tempo per effettuare tutti i ragionamenti del caso. Ma credo che questi ultimi debbano giocoforza tenere conto di questa esigenza della squadra che si fa di settimana in settimana sempre più grande.

SULLO VEDE E PROVVEDE

Dopo due sconfitte di fila e la discesa al quarto posto in classifica (che di per sè non è nemmeno un brutto piazzamento ma arriva dopo che per settimane il Padova è stato primo… Sai com’è… il tifoso si era fatto la bocca buona!), oggi era importante vincere. In qualunque modo ma vincere.

Ecco, i biancoscudati sono riusciti a farlo sfoderando una prestazione di grande forza caratteriale innanzitutto, in un campo pesantissimo e ancora una volta senza Ronaldo, squalificato. Sono queste le gare che ti dicono di che pasta è fatta la tua squadra del cuore. Sono queste le vittorie che dimostrano che non siamo Ronaldo dipendenti (per quanto il brasiliano, va sottolineato, sia un giocatore fondamentale). Sono queste le giornate in cui capisci una volta di più che in panchina c’è uno che vede e provvede. Che cambia se c’è da cambiare. Che lascia se c’è da lasciare. Che dà fiducia a un giovane se c’è da dargli fiducia (vedi Piovanello). Che parla molto coi suoi ragazzi ma che capisce un unico linguaggio di ritorno ovvero il lavoro sul campo. In primis in allenamento.

Chi suda in settimana e si fa trovare pronto gioca. E non importa se gioca dall’inizio o subentra. Mandorlini non ha giocato tante partite da titolare eppure oggi è stato decisivo. E permettetemi di esprimere una gioia particolare per questo ragazzo che esce da un anno terribile e ha finalmente voltato pagina con questo gol voluto, cercato e ottenuto con merito. E’ anni che Matteo è qui e si fa voler bene dalla piazza. Giusto che sia toccato a lui oggi estrarre dal cilindro la perla che ha tolto le castagne dal fuoco al Padova. Al suo Padova. Al nostro Padova.

 

EPISODI SI’, EPISODI NO

Son sincera (come sempre d’altra parte, a costo di prendermi una carrettata di parole!): durante la partita di Salò ho avuto la netta sensazione che il Padova stesse subendo decisioni arbitrali tra il “fuori luogo” e il “clamoroso”. La rete di Andelkovic, annullata per fuorigioco, mi è sembrata regolare, ho nutrito più di qualche dubbio sulla regolarità del gol di Caracciolo (gol che invece è stato convalidato e ha di fatto deciso la partita), il rosso diretto a Gabionetta mi è sembrato eccessivo, non parliamo della cacciata anzitempo negli spogliatoi di Ronaldo nel finale per doppio giallo.

A mente fredda però, e soprattutto rivedendo gli episodi negli highlights, mi rimane il dubbio che non sia valido il sigillo di Caracciolo (dubbio difficilmente fugabile visto che esiste un’unica inquadratura dell’azione da centrocampo che non può chiarire fino in fondo se nel momento in cui Scarsella gli ha passato la palla in effetti lo ha pescato oltre la linea dei difensori) e continua a sembrarmi affrettatissima la seconda ammonizione che ha portato all’allontanamento del capitano ormai allo scadere del match. Per il resto posso solo dire che gli episodi hanno fortemente condizionato l’andamento della gara del Padova che è stato punito sempre nel momento in cui stava facendo di tutto per provare a raddrizzare la partita e stava perfino quasi riuscendo a buttare la palla oltre la linea bianca della porta.

Ma aggiungo che condivido ancora una volta l’atteggiamento di Sullo che, a fine gara, degli episodi non ha proprio voluto parlare perché “è da perdenti attaccarsi agli alibi”. Giusto. Sono stati tanti, troppi, i bocconi amari che la squadra ha dovuto ingoiare stasera ed è verissimo che non si meritava di perdere. Ma attaccarsi all’arbitro rischia di essere una scorciatoia che non fa analizzare con lucidità il momento comunque un po’ “no” della squadra. Meglio ricompattarsi e pensare alla prossima (in cui ahinoi mancheranno sia Ronaldo che Gabionetta, ovvero i due con i piedi più buoni) che piangersi addosso per le decisioni del direttore di gara o per la sfortuna di un palo che non è diventato gol.

La situazione non è assolutamente tragica, il Padova è comunque in alto, nella parte nobile della classifica, ma è un attimo pensare di essere stati solo sfortunati e continuare a cadere. Meglio capire dove si sta sbagliando e dove non si sta dando abbastanza e intervenire. Per tornare lassù. Senza se e senza ma.

IL BRUSCO RITORNO ALLA REALTA’

Dalle emozioni fortissime del derby vinto a Vicenza con impegno e sacrificio al brusco risveglio di oggi, giornata che ha riservato al Padova la terza sconfitta in campionato per mano del Sudtirol all’Euganeo, il passo è stato troppo breve.

Il Padova non è più primo in classifica: la vetta riconquistata con la maiuscola prestazione del “Menti” è ora tornata nelle mani dei vicentini vittoriosi per 3-0 a Trieste. Il Sudtirol inoltre, espugnando l’Euganeo, ha agganciato proprio il Padova al secondo posto, accorciando ancor di più la graduatoria nella sua parte alta. Eppure non sono queste le brutte notizie di serata. La classifica si dovrà guardare a maggio, adesso non conta nulla.

Sono altri gli aspetti che devono essere sottolineati per cercare di porre rimedio a quel che in questo momento non sta andando per il giusto verso. Mi limito a due osservazioni (che potrebbero però essere di più):

1) quando non c’è Ronaldo (oggi squalificato) il Padova non ha un’alternativa di gioco e fa terribilmente fatica a rendersi pericoloso negli ultimi sedici metri. Avendo in rosa altri giocatori con caratteristiche diverse ma con altrettanta qualità (su tutti Gabionetta che può fare il trequartista e finalmente è tornato a disposizione), occorre urgentemente trovare altre ispirazioni per la manovra d’attacco. Anche sulle fasce peraltro, dopo un inizio di campionato travolgente soprattutto a sinistra dalla parte di Baraye, si osserva un momento chiamiamolo così di “stanca” con la difficoltà a creare la superiorità numerica e conseguentemente a far arrivare in mezzo all’area cross decenti.

2) è da qualche partita che il Padova nel primo tempo assume un atteggiamento un po’ troppo attendista. Poi nella ripresa dà di più. Oggi in particolare visto che ad inizio secondo tempo il Sudtirol ha segnato subito e i biancoscudati hanno reagito allo svantaggio. C’è quindi anche, almeno in parte, un problema di atteggiamento. Il Padova deve capire fino in fondo che ha ragione il suo allenatore quando dice che o si dà il 110 per cento ogni volta o il rischio di patire sconfitte è dietro l’angolo. Non basta il 99 davvero, il 110 serve. Sempre. Comunque. In ogni sfida che questo campionato mette di fronte.

Si tratta di fronti sui quali il Padova, che, va detto, finora ha sempre lavorato al massimo e quindi va solo applaudito per questo, deve avere d’ora in avanti un’attenzione particolare. Sono i dettagli che fanno la differenza in ogni campo. Più che mai nell’equilibratissimo girone B di serie C.