SARA’ VERAMENTE DURA

Sarà veramente dura salvarsi. E al fischio finale della partita di oggi, persa contro il Carpi nel giorno dell’esordio casalingo di mister Foscarini, mi sono tornate in mente proprio le parole pronunciate ieri dal nuovo allenatore biancoscudato nella conferenza stampa pre rifinitura. “Il Carpi avversario morbido o facile da battere? Assolutamente no. E’ la classica squadra di serie B, organizzata, chiusa, ordinata. Sarà dura trovare spazi e loro non avranno bisogno di tante palle gol per farci male” (in effetti ne è bastata una o giù di lì); “Salvarsi sarà durissima. Il campionato è molto duro” (già, quanto è vero); “Non abbiamo il sostituto naturale di Contessa sulla fascia sinistra, sono diversi i giocatori della rosa attuale che possono adattarsi a ricoprire il suo ruolo ma nessuno ha le sue stesse caratteristiche. Sarà una cosa che dovrà essere valutata a gennaio alla riapertura del mercato” (Contessa si è fatto male dopo appena 4 minuti e da quella parte non si è più riusciti a spingere in maniera pericolosa).

In Padova-Carpi ho proprio visto la differenza tra una squadra con poca qualità in grado di salvarsi (il Carpi) e una squadra con un po’ più di qualità che rischia di affondare se non riesce a mettersi presto nella giusta mentalità. Ho fiducia in Foscarini. Credo che abbia a disposizione il tempo necessario a far cambiare pelle a questa squadra che oggi non ha mai mollato ma si è fatta prendere dalla troppa frenesia di voler fare risultato a tutti i costi. Concretezza, efficacia e cinismo dovranno d’ora in avanti essere le parole d’ordine. Il bel gioco purtroppo può aspettare.

LA CURA FOSCARINI

La vittoria di Ascoli ci ha regalato la prima certezza sul periodo passato dal Padova negli ultimi mesi: mancava serenità, mancavano quel minimo di certezze che, messe in campo oggi, hanno permesso ai giocatori di uscire dal match  con i tre punti in tasca e con la consapevolezza di non essere poi così brocchi come erano stati dipinti.

Le colpe non stanno mai tutte da una parte, ma è evidente ormai che Bisoli non era più l’uomo giusto per il Padova. E che i problemi, scoperchiati in malo modo lunedì scorso con quel litigio furibondo tra l’ex allenatore, il suo vice e Pinzi (sostenuto da Della Rocca e Guidone), si trascinavano da un pezzo.

Il merito di Claudio Foscarini è stato quello di restituire innanzitutto fiducia ad un gruppo che l’aveva persa. Foscarini non è un tipo da urla e strepiti, ma sa farsi ascoltare e ha una propria forte autorevolezza. Lo ricordavo a Cittadella quando ai gol di Iunco e Ardemagni che facevano esplodere i tifosi lui non esultava mai, passeggiando davanti alla panchina come se il fatto non lo riguardasse. L’ho ritrovato oggi ad Ascoli esattamente così. Quel che ci voleva per far rialzare la testa ad una squadra che forse adesso è più convinta di riuscire a mettere, a fine anno, dietro di sé almeno 4 squadre.

Non siamo da playoff e nemmeno da Champions come ha scritto simpaticamente oggi in trasmissione qualche tifoso biancoscudato rigenerato dalla vittoria in terra marchigiana. Ma non siamo neanche così “strassi” come volevano farci credere. Ora i giocatori devono far durare nel tempo la voglia di rivalsa mostrata oggi: troppo facile tirarla fuori alla prima del nuovo allenatore, la bravura sarà mantenerla forte e alta anche in futuro.

SOLO A PADOVA…

Solo a Padova succede che i bambini stanno fuori dallo stadio per raggiunti limiti di capienza. Abbiamo giustamente gridato tutti allo scandalo ignari che, di lì a poche ore, avremmo ripetuto la stessa frase assistendo all’esonero di Pierpaolo Bisoli a tre giorni dalla sua riconferma dopo il pari interno contro il Cittadella.

I presupposti che hanno spinto la società a optare per questa scelta drastica sono piuttosto “forti”. Pare infatti che lo spogliatoio fosse spaccato e (di brutto) e che soprattutto il vice di Bisoli, Groppi, e il centrocampista Pinzi non riuscissero proprio più a digerirsi, tanto per dirla con un eufemismo. Lunedì, alla ripresa degli allenamenti, hanno discusso di brutto e sono intervenuti anche Della Rocca e Guidone. Il tutto sotto gli occhi del presidente Bonetto che, di fronte all’evidenza, si è visto costretto ad una decisione forte.

Solo il tempo ci dirà chi tra le parti aveva ragione. Ora come ora resta l’amarezza per una gestione che ha dell’incredibile e per un esonero tre giorni dopo la partita incriminata.

La palla passa ora a Claudio Foscarini. La faccenda è semplice: se entro gennaio, in attesa di rinforzi, riuscirà a far fare alla squadra un po’ di vittorie e qualche balzo in avanti vorrà dire che è proprio bravo (e che forse la squadra così scarsa non è…). In caso contrario saranno affari seri. Ma meglio non pensare a questa seconda eventualità. c’è prima da andare a fare risultato (almeno) ad Ascoli.

P.S.: sì, Acp, alla fine è andata come dicevi tu!

QUESTIONE DI LIMITI

Il pari per 0-0 contro il Cittadella, a differenza di quello sempre a reti inviolate contro lo Spezia, ci ha dato, se non una certezza, almeno la consapevolezza che i giocatori del Padova non volevano l’esonero del loro allenatore. Il gol non è arrivato, la vittoria neanche ma la prestazione è stata troppo sul pezzo per spingere la società al gesto estremo dell’allontanamento di Bisoli.

Questa constatazione però purtroppo scoperchia una volta di più l’altro nodo della questione e cioè che questa squadra, anche se ce la mette tutta dal punto di vista caratteriale, ha dei limiti qualitativi. Davanti non si segna, a centrocampo ci sono poche idee, in difesa ogni tanto la frittata ci scappa. A gennaio andrà sistemata con diversi innesti di categoria. Senza se e senza ma. Nel frattempo, visto che le prossime sfide sono contro squadre che potenzialmente potrebbero finire alle spalle del Padova il campionato,  si spera che Bisoli trovi sempre il modo di far giocare al meglio il capitale umano che ha a disposizione (che è in parte inespresso) e che metta finalmente in campo una formazione (e un modulo) in grado di garantirgli continuità di rendimento.

Altro da aggiungere.

IL BIVIO

Il dispiacere stasera vince su ogni possibile altro stato d’animo. Perdere 3-2 così fa troppo male.

Perché se andiamo a vedere i singoli episodi forse ce lo siamo anche meritato di uscire sconfitti (nel primo tempo il Perugia poteva essere sul 3-0 dopo mezz’ora, Merelli è riuscito nel duplice errore di sbagliare un rinvio e subito dopo di prendere la palla con le mani su un retropassaggio facendo scaturire la punizione a due da cui è nato il 2-1 dei padroni di casa, l’ingenuità di Marcandella ha portato al calcio da fermo dal quale è nato il 3-2, la difesa si è fatta infilare spesso e volentieri) ma il 2-2 che ad un certo punto ci siamo illusi di portare a casa lo abbiamo voluto con tutte le nostre forze.

Gli errori, le leggerezze e le disattenzioni ci sono stati, nessuno lo nega, ma caratterialmente il Padova stasera ha voluto rimettere in piedi la sfida e ci è pure riuscito, mettendo in campo una reazione di grande piglio. Fosse finita 2-2, sabato al derby contro il Cittadella ci saremmo arrivati con una carica incredibile. Così invece non è stato e il derby diventerà tragicamente il primo vero bivio della stagione. Soprattutto per l’allenatore che ovviamente è già finito sul banco degli imputati e potrebbe pagare il conto di questa quinta sconfitta su 6 trasferte fatte fino a questo momento e più in generale lo scotto di questa prima fetta di campionato decisamente al di sotto di quel che ci si aspettava.

Dispiace, ripeto, dispiace davvero. Perché, aldilà della parte centrale del primo tempo, non ho visto una squadra allo sbando. Dispiace perché sarà pur vero che Bisoli continua a sperimentare nuove formazioni (a testimonianza del fatto che non riesce ancora a capire quale modulo e quali elementi siano più congeniali per venire fuori da questo momento e dare continuità alle prestazioni) ma è altrettanto vero che la squadra si impegna al massimo, seppur imbrigliata da alcuni limiti che si stanno facendo sempre più marcati.

Sono convinta che con un centrocampista e un attaccante di qualità ed esperienza in più si potrebbe arrivare davvero alla salvezza finale senza soffrire come sta succedendo adesso. Tutto sta ad arrivare a gennaio senza perdere troppi altri colpi per non ritrovarsi pericolosamente nei bassifondi e sentirsi costretti a decisioni drastiche. Il tempo stringe, occorre una sterzata decisa. Sempre se a Bisoli verrà concesso di portare la squadra almeno fino al derby di sabato.

LA PAURA DI PERDERE

Oggi tra il Padova e lo Spezia ha vinto la paura di perdere. I biancoscudati non vincono dalla seconda di campionato in quello che è stato l’unico successo stagionale contro il Venezia ed erano reduci da due sconfitte di fila fuori casa. Lo Spezia ne aveva prese 3 dal Pescara in casa la scorsa partita. Impossibile che all’Euganeo uscisse una gara spavalda, spregiudicata, divertente.

Alla fine Bisoli si è detto contento di non aver preso gol e a ben guardare è proprio questa la bella notizia di cui si deve essere contenti visto che nelle ultime due gare nella porta di Merelli erano finiti 6 palloni. La salvezza in serie B passa anche per queste partite da zero emozioni e da altrettanti tiri pericolosi nella porta avversaria. Ma se si vuol patire meno bisogna passare, nelle prossime gare, dalla modalità “non perdere” alla modalità “provare a vincere”. Tentando di fare qualcosa in più dalla trequarti in su, reparto in cui continuiamo a soffrire parecchio, creando con contagocce e dimostrando poca intesa tra i terminali offensivi.

Già a Perugia si potrebbe sfoderare un pizzico di coraggio in più e tentare di portare a casa 3 punti, in vista anche del derby di sabato prossimo sempre all’Euganeo contro il Cittadella.

Osare qualcosa in più e sbloccare il freno a mano, soprattutto psicologico. Questi sono i compiti per casa da qui in avanti.

 

SVEGLIA!

Il Padova perde immeritatamente a Crotone. Il pareggio era il risultato più giusto. Il 2-1 dei padroni di casa è nato da una punizione concessa loro poco dopo che non ne era stata concessa una clamorosa al Padova per fallo su Contessa.

E’ corretto sottolinearlo, ad onor di cronaca, ma questo non cambia la realtà dei fatti. I fatti dicono che il Padova ha incassato 4 sconfitte in 8 partite. Troppe anche per una squadra che, come quella biancoscudata, punta ad una tranquilla salvezza e non ha particolari sogni di gloria per la stagione appena cominciata.

Siamo solo all’ottava giornata e la sensazione rimane quella di un gruppo perfettamente in grado di salvarsi senza eccessivi brividi lungo la schiena. Tuttavia la sconfitta di Crotone, seppur immeritata, deve produrre questa volta un effetto scossa immediata. Il Padova non ha disputato una brutta gara, anzi. Dopo il gol preso a freddo dal Crotone ha reagito, ha messo in campo l’atteggiamento giusto, è andato vicino al gol in più occasioni. Purtroppo però ha commesso degli errori e in serie B gli errori, anche se pochi e banali, non vengono perdonati dall’avversario che puntualmente ti castiga.

Ecco perché l’unica parola che mi viene in mente è “sveglia!”. “Sveglia” perché non si può prendere gol dopo 12′ lasciando che un terzino sinistro crossi indisturbato e un attaccante alto sì e no un metro e ottanta salti indisturbato nel cuore dell’area piccola in mezzo a difensori ben più alti e fisicamente corazzati di lui. “Sveglia” perché non si può andare sotto di nuovo per un disimpegno errato che si trasforma in un assist per l’avversario. “Sveglia” perché non si può, una volta segnato a fatica il pareggio, avere la maledetta abitudine di arretrare per difendersi e basta, rinunciando a giocare, a costruire, a essere lucidi.

Certo serviranno rinforzi e a gennaio la proprietà li porterà a casa. Ma certe leggerezze bisogna imparare e si può imparare ad evitarle fin da subito. Prima di tuffarci nel calciomercato considerandolo la panacea dei mali biancoscudati, allora, visto che manca ancora qualche mese, pensiamo intanto a fare quel che si può fare. Sbagliamo meno e diamoci una bella svegliata! Si può fare. E se si farà il cammino verso la salvezza sarà meno tortuoso di quanto sembri adesso.

TROPPO REMISSIVI PER ESSERE VERI

“Mi ero ripromesso di dare un giudizio dopo 8 partite. Siamo alla settima ma ho capito che questa squadra è troppo remissiva e alla fine il risultato non può che essere la sconfitta. P.S.: servono tre giocatori di categoria ma soprattutto un bomber sennò si fa dura. Sempre e solo forza magico Padova”.

Poche righe affidate di getto al proprio status di facebook. Poche righe che racchiudono in pochissime parole tutto il significato di questo brutto momento del Padova. A scriverle l’ex centrocampista biancoscudato Maurizio Coppola poco dopo il fischio finale del 4-1 rimediato dal Padova al “Rigamonti”. Coppola, che col Padova ha realizzato il gol decisivo nello spareggio per andare in serie A del 1994 (e non solo!) e quindi sa bene cosa vuol dire avere il carattere e tirarlo fuori al momento giusto, ha ragione da vendere. Col cuore tifa e continuerà a tifare Padova, una piazza che gli ha dato tanto e a cui ha dato tanto, ma con la testa (e la competenza calcistica) non può non mettere in evidenza quelli che sono i limiti attuali della squadra allenata da Bisoli.

A Brescia si è ripetuto il canovaccio di Foggia: Padova in vantaggio nel primo tempo. Padova che, nel secondo, anziché aggredire l’avversario per impedirgli di avvicinarsi a qualunque costo alla porta difesa da Merelli, appare appunto remissivo, abbassa troppo il baricentro, prende paura. Il risultato, va da sé, non può che essere la sconfitta. E oggi pure pesantissima.

Anche la chiosa di Coppola sul mercato mi trova d’accordo: il gruppo messo a disposizione dell’allenatore non è assolutamente male per raggiungere la salvezza ma, se non si vuole passare le settimane tra eccessivi patimenti, urgono diversi rinforzi di categoria. In attacco certo, dove ti serve un bomber e dove purtroppo Bonazzoli e Capello non si sono ancora sbloccati (complice il gran lavoro in fase difensiva che richiede loro il tecnico) ma anche a centrocampo, vero attuale punto nevralgico.

Per ingaggiare nuovi giocatori occorre attendere gennaio. Nel frattempo a Pierpaolo Bisoli tocca il difficile compito di ricompattare la squadra e di farle ritrovare la grinta e la determinazione che sono sempre state nel suo dna. Ce la deve fare, altrimenti potrebbe farsi più dura del previsto.

QUALCHE PROBLEMINO DA RISOLVERE

Dal punto di vista del morale il punto strappato grazie al sinistro di Cisco e al tacco di Cappelletti al 90′ e al 95′ contro il Pescara è grasso che cola. Portare a casa la seconda sconfitta di fila (la terza in campionato in sei giornate), per di più in casa, sarebbe stato deleterio. Già alcuni tifosi avevano iniziato a borbottare, a chiedere addirittura la testa di Bisoli, al grido di “siamo troppo difensivisti, non abbiamo un gioco”.

La boccata di ossigeno di questo pareggio è di quelle non indifferenti. Perché permetterà al Padova di guardare alle prossime sfide con un pizzico in più di serenità nonché, cosa più importante ancora, di risolvere i problemi che ci sono e non si devono assolutamente nascondere. Che la squadra abbia un gioco eccessivamente difensivista è vero. Che per questo occorra già chiedere la testa di Bisoli è francamente eccessivo. L’allenatore però deve lavorare e anche tanto per imprimere a questo gruppo un’identità di gioco che non sia quella di chiudersi per poi tentare di ripartire alla bell’e meglio.

C’è però da aggiungere che, se l’altra volta ci era salito solo un semplice dubbio, stavolta ci stiamo lentamente avvicinando alla certezza: questo Padova necessita di una punta di esperienza lì davanti che possa, oltre che segnare, perché no anche prendere in mano Capello e Bonazzoli che in questo momento sono un po’ spaesati (e pure molto oberati dal gran lavoro in ripiegamento che richiede loro lo stesso Bisoli) e non si sono ancora sbloccati dal punto di vista realizzativo. Ci sono tanti giovani interessanti e di qualità in questo gruppo. Ma in serie B purtroppo arrivi alla fine con tranquillità e la salvezza in mano anche grazie ad una buona dose di esperienza.

P.S.: un plauso particolare a Cisco che, dalla tribuna delle prime giornate, è passato, anche lui come Mazzocco, all’esordio con gol (e palo) in serie B. Il futuro si prospetta sempre più roseo per questo ragazzone di Altichiero. Chissà che il suo presente possa dare una grossa mano al Padova.

PERSEVERARE E’ DIABOLICO

Prendi la partita contro la Cremonese di domenica scorsa. In vantaggio di un gol grazie a Clemenza il Padova ha pensato bene di trascorrere il secondo tempo con l’unico obiettivo di difendere quel patrimonio. Risultato: i lombardi hanno pareggiato a 8 minuti dalla fine portando via un punto dall’Euganeo.

Prendi la gara di stasera a Foggia: anche in questo caso la gioia immensa per il primo gol in serie B di Davide Mazzocco (l’ultimo rimasto della squadra che 4 anni fa è ripartita dalla serie D rinascendo dal quasi fallimento del post Penocchio) è stata spazzata via non da un pareggio che, in una trasferta in un campo così caldo e difficile, sarebbe andato più che bene, ma da una sconfitta maturata a causa dello stesso atteggiamento (eccessivamente difensivista) assunto dalla squadra da un certo momento in poi. Il Foggia, se non avesse i punti di penalizzazione da recuperare, sarebbe lì sopra insieme al Verona probabilmente e dunque non ha perdonato. Non si è lasciato sfuggire l’occasione di conquistare una vittoria che gli serviva come il pane per cercare di rimettersi in carreggiata.

Per i biancoscudati è dunque arrivata la seconda sconfitta in campionato in altrettante trasferte al sud. Non possiamo certo dire di essere messi male e non faremo drammi per un risultato che ci può stare, continuando a ribadire che il campionato è lungo e potremo dire tranquillamente la nostra. Ma non possiamo nemmeno nasconderci che, rispetto all’esordio a Verona e alla vittoria casalinga contro il Venezia delle prime due giornate, qualche passo indietro c’è stato. La squadra ha arretrato troppo il baricentro, Bonazzoli e Capello lì davanti non hanno ancora segnato e faranno fatica a sbloccarsi finché gli si chiede tutto quel sacrificio per dare una mano ai compagni, Merelli è fortissimo ma non ha l’esperienza dalla sua parte (quindi può capitare che, come stasera, alterni parate pazzesche a errori evitabili), in generale la media d’età dei giocatori è molto bassa. Tutti elementi che ci invitano a portare pazienza e a lasciar lavorare l’allenatore perché di strada da fare per crescere ce n’è ancora tanta. Ma ci invitano anche a considerare il fatto che forse, se non si vuole soffrire eccessivamente lungo l’arco della stagione, potrà rendersi necessario qualche rinforzo esperto quando sarà ora. Siamo certi che l’impegno in questo gruppo non verrà mai meno, dall’allenatore all’ultimo della rosa, la squadra e il suo allenatore hanno impressa nel dna la cultura del lavoro. Bisognerà vedere se basterà ad arrivare a maggio senza patemi d’animo.