Mi rode Nasca. Ho sempre nutrito dubbi sulle modalità di utilizzo del Var, che è strumento utile, ma va riformato e usato per le situazioni oggettive e geometriche (per esempio il fuorigioco), con slot invece limitati per le situazioni di contatto fisico. E’ acclarato che gli arbitri, da quando c’è la tecnologia, non decidono più: anzi, sembrano la copia sbiadita della giovanissima Ambra degli anni 90 che dall’auricolare veniva “telecomandata” da Boncompagni a Non è la Rai.
Però in tutto il marasma di San Siro fa rumore anche il consueto silenzio del nostro presidente Setti, che quando butta male generalmente non si espone. Al contrario di Sogliano, che è andato a metterci la faccia con dichiarazioni forti che probabilmente non lo aiuteranno a fare carriera e gli sono già valse un procedimento della procura federale.
Peraltro, a proposito di Setti, una riflessione di più ampio respiro ora, a freddo, va fatta. Ha ragione Sogliano, il Verona, anche se è un piccolo club di serie A, merita rispetto. Ma qui siamo nel campo della morale, che sappiamo non essere la virtù preferita del calcio professionistico; o del romanticismo, che nutre l’anima ma non trova riscontro nella cinica realtà. Allora voliamo rasoterra, come le rondini quando annunciano pioggia, e ragioniamo con il dovuto disincanto e con un pizzico di spirito provocatorio: è possibile godere del rispetto del “Palazzo”, dal momento che il primo che sembra non rispettare il Verona e i suoi tifosi è il nostro presidente? Un presidente che dopo anni a spiegarci che lui vendeva i giocatori migliori per salvare il bilancio, nell’esercizio 2022-23 presenta una perdita per oltre 11 milioni (nonostante in quell’esercizio i ricavi siano stati oltre 98 milioni, tra cui 31 per plusvalenze e 34 milioni di diritti tv). Un presidente che nella vicenda giudiziaria versus Volpi e con le azioni del Verona sequestrate paga oggi il suo “peccato originale” mai chiarito del tutto circa i controversi rapporti con il magnate ligure. Un presidente che ha la sua storica azienda tessile in concordato preventivo. Un presidente che, dopo un’estate con un calciomercato senza budget e mentre il Verona (che ha già forti limiti tecnici di suo) è in piena lotta salvezza, anziché rinforzare la squadra è costretto a indebolirla ancor di più cedendo Hien e Terracciano (e chissà chi altro da qui a fine gennaio).
Ecco, non vorrei che le vergogne di Nasca distogliessero l’attenzione dalla sostanza e dal cuore del problema del Verona. Che per chi scrive è un presidente debole e non più all’altezza del suo compito.