Era leggendario il culo di Sacchi (Arrigo) ai tempi della Nazionale, narrato in chiave comica e con un gioco di parole linguistico (cul de sac, vicolo cieco) in un libro da Gene Gnocchi. Ma anche Setti (Maurizio) non scherza.
Appena sembra spacciato, riemerge. Ogni volta che sembra precipitare, per errori suoi di presunzione, pesca il jolly. Oggi è Verdi, l’attaccante della rinascita, che era già stato venduto a gennaio e rimasto solo per un cavillo e pure con malcelato fastidio del club; ieri era Aglietti, l’allenatore della promozione nel 2019, ingaggiato quasi per disperazione dopo i disastri di Grosso con il Verona fuori dai play off di B (senza dimenticare nella stessa stagione i guai del Palermo che ci liberarono proprio quel posto ai play off); ieri l’altro era stato l’improvviso, irripetibile e quasi casuale eurogol di Romulo nel derby con il Vicenza che (ri)spinse in A il Verona di Pecchia e Fusco che si stava sgonfiando. Per tacere del padre di tutti i jolly, quello che ti salva quando precipiti: il paracadute, inserito dalla Lega di serie A nel 2016 mentre il Verona stava scendendo in picchiata in B con Mandorlini e Delneri.
Sliding doors fortunate che hanno cambiato la vita a Setti, che altrimenti sarebbe probabilmente già da un pezzo un ex. Botte di culo, insomma, grazie alle quali il nostro presidente, che ama svendere, fare cassa e rompere sul nascere qualsiasi programmazione sportiva (mandando via o creando le condizioni per l’addio dei suoi migliori collaboratori: da Sogliano a Juric e D’Amico, fino a Tudor), riesce a resistere. Un Setti talmente (e volutamente) debole da ammettere candidamente che lui non è in grado di tenere i giocatori che se ne vogliono andare (chiedete ai Pozzo cosa fanno nelle stesse condizioni…). Eppure Setti ha culo. Ma del resto lo diceva pure Napoleone: “Meglio avere generali fortunati che generali bravi”.