Dov’è finito il Verona? Cos’è successo in questi due mesi? Perchè l’Hellas rivelazione si è dissolto come neve al sole? Dopo le quattro scoppole rimediate col Bari, la cinquina con il Napoli. Ma il problema non sono le sconfitte. Sono le facce dei giocatori, sono le posture in campo, il linguaggio del corpo. Il Verona sembra non crederci più. E il malessere pare essere più profondo, molto più profondo del banale discutere su Cioffi (che pure ha le sue responsabilità).
Il mercato che corrode come la ruggine. Il Verona di Setti ha sempre venduto. Sia il primo anno di Mandorlini, sia il primo anno di Juric, sia il secondo, sia l’anno scorso. Ma mai si è avuta questa terribile sensazione di smobilitazione. Come mai? Semplice: dove c’è fumo, c’è arrosto e i giocatori del Verona vengono proposti a tutti. Basta parlare con qualsiasi operatore di mercato e la verità viene a galla. Il Verona è un gigantesco supermercato, il mandato di Setti, chiarissimo. Vendere vendere vendere. Tutto il possibile. Questo ha creato un virus terribile nello spogliatoio. La vicenda Lazovic ci ha messo il carico. Aver toccato un giocatore dello zoccolo duro, proprio nei giorni in cui si era appena conclusa la dolorosa cessione di Caprari, ha aperto il vaso di Pandora. il Verona non è più un felice approdo, ma un porto di mare verso altre destinazioni. Figurarsi cosa può accadere nella testa di un ragazzo di 20 anni che ogni giorno viene accostato alla Lazio, al Napoli, al Torino, all’Atalanta. Il granitico spogliatoio gialloblù si sta disintegrando sotto i colpi di questa svendita.
I tifosi sfiduciati e pessimisti. A cascata il clima di pessimismo e smobilitazione arriva ai tifosi. Che leggono allibiti di questa svendita e vedono partire i grandi protagonisti della scorsa stagione. Via Caprari, via Simeone, via, forse Barak, Ilic e Tameze. Non aiuta vedere le assurde condizioni con cui viene ceduto Simeone, mentre Scamacca e l’ex Udogie sono ceduti a cifre folli a mercati esteri. Perchè si chiede la gente? Perchè Setti fa questo? Perchè noi riusciamo a vendere solo alla Lazio o al Napoli, mentre Sassuolo e Udinese hanno accesso al mercato inglese? Che cosa ci riserva il futuro? Quali oscuri motivi ci sono dietro a questa smobilitazione? L’Hellas sarà ceduto? Perchè D’Amico e Tudor se ne sono andati?
I risultati negativi e la spirale negativa. Ed ecco che lo spietato mondo del calcio non perdona. Nel momento in cui una società espone così platealmente la sua debolezza finanzaria e gestionale, il campo diventa giudice supremo del fallimento. Le quattro reti di Coppa Italia, il gioco sempre più involuto, giocatori irriconoscibili, le parole che non seguono i fatti e un allenatore che pare più vittima che carnefice costruiscono un clima di pesante sfiducia e pessimismo.
Allenatore confuso. Cioffi è forse il meno responsabile. Ha alibi enormi, pare già evidente che qualcuno non è stato chiaro con lui. Ora però si trova a gestire una situazione spinosa e ha il cerino in mano. La squadra, francamente così non funziona. Le scelte sono cervellotiche, quasi machiavelliche: perchè Amione col Napoli? Per dire che ha giocato solo 16 gare in B? E allora mettiamo dietro Tameze, inseriamo Barak, sempre meglio del disastro che s’è visto per larghi tratti. Pare anche esserci un cortocircuito tra l’allenatore e la squadra. E’ già tempo di vedere e verificare se questi ragazzi sono ancora con lui e se questo gioco è recepito. Il Verona può fare densità, lasciare agli avversari l’iniziativa ma 80-20 nel possesso palla è quasi offensivo. C’è modo e modo di difendersi. Senza tornare a Juric e Tudor, ma si può sicuramente fare meglio di così. In più non si vede nessuna proposta offensiva, nessun piano per rubare palla all’avversario, ma nemmeno un’idea su cosa farci col pallone quando è in possesso.
Così si retrocede. Ovviamente se questa resta la situazione e questa la squadra il Verona è la principale candidata alla retrocessione. C’è bisogno di una grossa, gigantesca, inversione di tendenza, rinforzi veri, giocatori all’altezza, non scommesse. Decidere subito se Cioffi è l’allenatore giusto, e se lo è evitare di indebolirlo con voci di esonero e soprattutto contattando altri allenatori. Oppure cambiarlo. Assumendosi tutte le responsabilità di una mossa del genere come fece D’Amico lo scorso anno con Di Francesco.