Dopo la partita piuttosto imbarazzante in attacco contro Biella, a Ferentino era lecito attendersi una Tezenis con la bava alla bocca. Invece i giganti gialloblù sono usciti battuti, cedendo ancora nel finale. Ferentino ha dimostrato di non meritare il terzultimo posto in classifica, ha un roster competitivo, tutto quello che volete, però resta il fatto che la Verona dei canestri ha perso un’altra chance per restare agganciata alla corsa nelle zone più alte della classifica.
Così la squadra di Ramagli vira la boa del girone di ritorno in settima posizione assieme a Barcellona e Trapani (entrambe battute negli scontri diretti), nell’ultima fascia playoff con un bilancio di 8 vinte e 7 perse. Troppo poco per una squadra che nelle ambizioni della società punta a vincere il campionato. Una società che adesso dovrà fare molta attenzione alle eventuali decisioni da prendere: la vera Tezenis è quella della striscia di cinque vittorie consecutive o quella che è inciampata più del dovuto, combinando pasticci? A Pedrollo l’ardua risposta.
SESTO UOMO
Due retroscena inediti prima e dopo l’esaltante rimonta della Tezenis contro Barcellona. Alla fine della partita il presidente Gianluigi Pedrollo, il figlio Giorgio e il vicepresidente Sandro Bordato sono andati tutti assieme negli spogliatoi per dare un “5” personale a tutti i giocatori di Ramagli. Un gesto simbolico, ma piuttosto significativo della compattezza del gruppo e dell’unità d’intenti tra squadra e società, tenuto conto che è arrivato da un uono, come il patròn Pedrollo, che non si accontenta mai e già durante l’intervallo aveva esternato il suo disappunto.
Invece il giorno prima della partita la Sigma si è allenata al PalaAteneo. E’ consuetudine quando una squadra affronta trasferte molto lunghe e deve comunque sostenere l’ultima seduta pre-gara. Ad aprire il palazzetto non è andato il custode o l’ultimo mona che girava vicino alla facoltà di Scienze motorie, ci è andato Franco Giuliani, che allena gli Under 19 del Cus ed ha vinto uno scudetto femminile a Vicenza. Appena entrata la squadra siciliana lo ha allontanato: l’allenamento doveva essere rigorosamente a porte chiuse. E come non bastasse, i palloni nuovi che il Cus aveva acquistato per dovere di ospitalità sono stati rifiutati: non erano quelli ufficiali della Lega Adecco, e James Tirelli è dovuto andarli a prendere al Palaolimpia. Tutte queste manfrine sono servite molto a Perdichizzi. Così è arrivato il poker dei giganti gialloblù, grazie anche ad un pubblico del Palaolimpia che se non ha condizionato l’imbarazzante arbitraggio, almeno ha spinto la squadra di Ramagli. Non solo dalla Curva della Locura, ma anche dalla tribune. Era ora.
FEBBRE A 40
Dice il saggio: vincere tirare con il 62% dal campo è meglio che perdere facendo il 35% al tiro. Successi così strabordanti sono una bella medicina per una squadra che sembrava piuttosto malata. Imola di sicuro non è Torino o Capo d’Orlando, ma il segnale è arrivato dalla Tezenis. Un segnale per la proprietà, più paziente; un segnale da e per Ramagli. A chi lo critica per l’eloquio non propriamente oxofordiano consiglio di cambiare posto al Palaolimopia, adesso però la stessa musica dovrà essere suonata anche lontano da Verona. Il direttore e la sua orchestra gialloblù dovranno cominciare fin dal teatro di Napoli.
I LIMITI DELLA SQUADRA E DELLA PAZIENZA
Se il campionato finisse oggi la Tezenis sarebbe fuori dai playoff. E non lo giocherebbe nemmeno se dovesse battere (cosa più che auspicabile) Imola nel dopo-derby gialloblù sabato sera al Palaolimpia. Altro che primo posto. Dopo otto giornate, quindi a quasi un terzo di campionato, il cammino dei giganti gialloblù è zeppo di ombre, con poche luci, che si sono spente presto, dopo la scoppiettante preseason e le prime due vittorie in apertura. Poco, troppo poco finora rispetto alle aspettative dei tifosi, alimentate dai proclami roboanti della proprietà.
Il gioco continua a non convincere, balbettante ed esageratamente affidato su una difesa che in 320 minuti giocati finora non ha mai proposto uno straccio di zona, neppure come arma tattica.
L’unica “novità” è il quintetto con 4 piccoli e senza play, tirato fuori dal cilindro a Frosinone (forse come arma della disperazione), che è coinciso con la rimonta. E c’è da augurarsi che Jerry Smith abbia qualche guaio fisico, altrimenti sarebbe imbarazzante. Basta che uno del trio Usa s’inceppi e in attacco sono dolori. Ma intanto chi soffre sono i tifosi e coach Ramagli, tornato inevitabilmente sotto tiro.
Si dice che bisogna avere pazienza e che nei playoff può cambiare tutto, ma ai playoff bisogna arrivarci. E il patron Pedrollo quanta pazienza avrà ancora?
STESSO SPONSOR, STILE DIVERSO
Se fossi al posto dei vertici del gruppo Calzedonia sarei piuttosto irritato per la “querelle” sulla sovrapposizione tra la partita della Tezenis e quella del volley. Ci sarebbe da sorridere, se la vicenda in realtà non fosse molto triste. E’ triste che due società, entrambe ambiziose, non si parlino per una banale concomitanza che impone lo spostamento di una partita di campionato. Una diretta Rai non si discute, è sufficiente parlarsi, come dovrebbe sempre succedere tra società serie.
Non è triste, ma grave e piuttosto irrispettoso che chi sapeva dal 2 ottobre della concomitanza non si sia degnato di prendere il telefono e informare la controparte. Avvisare il Comune è ridicolo, ed è ancor più ridicolo, come sembra, che da Palazzo Barbieri qualcuno abbia chiamato lo sponsor in comune (nel senso che la stessa azienda sostiene le due squadre) per chiedere un aiuto.
Trovo strano che adesso sotto rete ci sia tanta sicumera, quando pochi mesi fa si andava in municipio a piangere con il piattino in mano. Di povera, in questo momento, mi sembra che si sia solo questa “guerra” sull’utilizzo del Palasport, dal campo alla pubblicità fino addirittura all’impianto audio. Speriamo che in un prossimo futuro tra gli sponsor arrivi anche una compagnia telefonica, così si potranno fare le ricariche e fare qualche chiamata in più, quando necessario…
ERO PARTÌO BEN…
Due anni fa il presidente Pedrollo avrebbe voluto cacciare Gigi Garelli già dopo la prima giornata e dopo altre due sconfitte arrivò puntuale l’esonero. Alessandro Ramagli ha già battuto un record, arrivando al quarto stop di fila. Amara constatazione statistica dopo il beffardo k.o. nella terra delle arance contro l’Orlandina del Poz. A sparigliare le carte del coach livornese in questo ciclo di tre trasferte è stata la sconfitta al Palaolimpia contro Torino, priva di Mancinelli e dell’americano; ne è convinto l’allenatore della Tezenis al quale è opportuno ricordare che anche nella partita precedente Trieste i giganti gialloblù non hanno fatto una bella figura.
Il problema principale è che dopo le vittorie sonanti (e questo punto un po’ effimere) nelle prime due giornate, la squadra sembra aver smarrito la sua identità, quel marchio di coesione che aveva ben impressionato anche in precampionato.
Dice il saggio: adesso tutti fanno sul serio. Replica: non è che prima si cazzeggiasse. Intanto però tra i tifosi più attenti la sentenza sembra già calata sulla testa di Ramagli. Ma le colpe sono tutte dell’allenatore? Il gioco, è vero, ha sollevato qualche perplessità, ma la pallacanestro di Ramagli non è mai stata spumeggiante e bada all’essenziale, più che allo spettacolo.
La prima domanda che bisogna porsi è se ha senso cambiare guida tecnica dopo avere costruito una squadra a immagine e somiglianza del coach, condividendo pienamente i giocatori scelti, con un trio americano di tutto rispetto, ancorché sotto standard dopo un avvio col botto. E rinviare a dopo la sfida con la cenerentola Forlì appare come la fiducia a tempo concessa sotto la Diga a Sannino. L’altro interrogativo che pesa come un macigno sull’attuale crisi della Verona dei canestri è se ci si può concedere il lusso di avere il tanto strombazzato colpo di mercato che porta 5 punti di media a partita. Almeno Basile (che è due anni più vecchio di Carraretto) è stato decisivo per la vittoria. Insomma, come diceva con autoironia il maestro Germano quando incappava in uno dei suoi proverbiali errori leggendo il Tg: “Pecà, ero partìo ben…”.
SIAMO ALLE SOLITE
Domanda cattivella: ma il Chessa visto al Palaolimpia non avrebbe fatto più comodo del Carraretto che, onusto di glorie tricolori, viaggia a 6 punti e 2 rimbalzi di media? Risposta: ci sono altri che fanno canestro, e conta molto la difesa, ma il quesito se lo pone legittimamente qualche tifoso, amareggiato dal secondo k.o. consecutivo della Tezenis, che dopo aver pagato le leggerezze a Trieste, è incappata nella prima sconfitta casalinga, subendo a lungo, troppo, la neopromossa Torino.
Difesa a larghi tratti irriconoscibile (contro una squadra senza americani), solo un quarto giocato con il vero spirito che vuole Ramagli segnando 33 punti in poco più di 8 minuti, per il resto tante incertezze e troppi vuoti. Evidentemente la tranvata di Trieste non ha insegnato nulla, oppure c’è un malessere tecnico più profondo sul quale è necessario intervenire subito, perché una squdra che punta a vincere il campionato non può perdere a Trieste, né inseguire e poi buttare via una bella rimonta contro una squadra appena salita dalla Dna, ambiziosa e attrezzata, per carità, ma anche incompleta. Le ultime due partite hanno fatto suonare uno spartito già noto: gli obiettivi della società non trovano riscontro sul campo, almeno per ora. E in queste ore non vorremmo essere nei panni del patròn Pedrollo, conoscendolo, sarà imbelvato.
BOTTA SUI DENTI SALUTARE
Una sconfitta che deve servire da lezione. E’ questo, almeno, l’auspicio che bisogna trarre dopo il k.o. a Trieste. Uno stop disarmante, maturato dopo aver raggiunto 15 punti di vantaggio prima dell’intervallo. La Tezenis ha tirato 13 volte più degli avversari, ma ovviamente con percentuali peggiori. E zero punti in contropiede. E’ bastato che Craig Callahan scendesse sotto benchmark per soffrire contro la giovane banda di Dalmasson, e alla fine subire il sorpasso sotto la spinta del baby-terribile Ruzzier e dei tifosi del PalaRubini.
Una lezione anche per il pubblico del Palaolimpia (Locura a parte, ovviamente, anche oggi presente a Trieste), talvolta un po’ troppo da…chiesa. E mentre Brescia ha fatto suo il big-match con Barcellona conquistando il primato solitario in classifica, sabato prossimo Torino sarà imbelvata per il k.o. nel derby a Biella, ma le motivazioni veronesi saranno sicuramente superiori.
DEFENSE, DEFENSE, DEFENSE!
Se fossi Giulio Griccioli comincerei a preoccuparmi. Il coach che con Casale aveva eliminato la Tezenis negli ultimi playoff è tornato al Palaolimpia andando a sbattere contro il muro difensivo di Ramagli. Il 6/25 concesso al tandem Dillard-Jackson parla da solo, aggiungiamo la netta superiorità a rimbalzo e la seconda vittoria consecutiva è confezionata. Insomma, rispetto all’anno passato la musica sembra decisamente diversa, d’altronde sono diversi i suonatori. Il direttore d’orchestra è rimasto lo stesso e questa è la garanzia più importante di continuità in una squadra che cerca costantemente di mettere in condizione di far tirare il giocatore nella miglior posizione. Poi il coach ha pienamente ragione quando sostiene che si dovrà saper vincere anche giocando male, ma per ora, come cantava il Califfo, tutto il resto è noia.
CHI BEN COMINCIA…
Non male. Se lo sport preferito di qualcuno è cercare sempre qualcosa che non va, nella bella vittoria a Jesi io mi smarco subito. La Tezenis ha confermato le buone impressioni del precampionato ed è partita decisamente con il piede giusto. Non dimentichiamoci che Verona nelle prime due stagioni in Legadue raccolte in tutto 5 vittorie in trasferta (due l’anno della retrocessione, una in più l’anno dopo), mentre nell’ultima stagione arrivò a 4.
Mi piace pensare cosa potrà fare questa squadra, con un trio di americani che – se il buongiorno si deve dal…PalaTriccoli – sembrano finalmente come mister Naismith comanda: 62 punti su 87 dell’intera squadra. I tifosi possono cullare legittime speranze se Jesi non sarà un sorriso isolato e soprattutto se la banda di Ramagli confermerà (e magari migliorerà) il trend al Palaolimpia: tra le squadre ai playoff l’anno scorso 3 sconfitte casalinghe, solo Pistoia e Brescia fecero meglio, e infatti andarono in finale.
Insomma avanti così giganti gialloblù, con buona pace degli Incontentabili. E questa volta non mi riferisco certo al patron Pedrollo.