Molti sarebbero soddisfatti di attribuire ai migranti la nuova ondata di contagi. Ma non è così. La ripresa, come ha dichiarato anche Luca Zaia, è dovuta in buona parte ai vacanzieri: all’esercito di veneti e italiani che sono andati in ferie in Paesi a rischio – da Malta, alla Grecia alla Spagna, alla stessa Sardegna che prima era una regione immune – senza alcuna precauzione né controllo al rientro.
Durante un’emergenza, non sanitaria ma economica (mi pare 2008), la Germania invitò i tedeschi a non andare all’estero, a far le vacanze e spendere in patria. Sul Garda e sul litorale adriatico fu il deserto o quasi di turisti tedeschi. Un analogo appello rivolto agli italiani non avrebbe avuto di certo eguale risposta.
Per quanti siano i migranti arrivati il loro numero non è lontanamente paragonabile a quello dei vacanzieri nostrani.
Altro problema: non tanto la scuola ma come ci si arriva e cosa succede all’uscita.
Col crollo della natalità ormai c’è più assembramento di insegnati che di studenti. Gli spazi per il distanziamento non mancano, le “classi pollaio” sono un ricordo dei tempi miei. Il problema sono i mezzi di trasporto: non c’è bus o metrò che non sia stracolmo, come mostrano foto e video. E poi cosa fanno gli studenti una volta usciti, dove vanno, si assembrano nei locali?
Dopo di che è vero che il virus oggi è depotenziato (Zaia dixit) o che è molto aumentato il risultato delle cure farmacologiche (in attesa del vaccino). Fatto sta che, se i contagi sono tornati a metà Aprile, il numero dei morti e dei ricoveri fortunatamente è di molto inferiore.
Il che non significa che non sia giusto l’allarme e l’invito alla massima attenzione e prudenza. Ma senza cadere in preda ad un panico incontrollato
Per avere una visione più equilibrata, utile a farci ragionale, non sarebbe male se il bollettino, oltre al numero quotidiano dei morti per Covid, fornisse anche quello dei morti per infarto e per tumore. Tanto per aver un idea delle percentuali…