QUEL GROSSO RAZZISTA…

 

Abbiamo un grosso problema: c’è un grosso razzista; è Fabio Grosso, allenatore del Brescia, che ha osato mandare a casa l’eroe dell’antirazzismo da stadio, Mario Balotelli, perché si allenava in maniera svogliata.

Questa la motivazione addetta da Grosso, ma è chiaro che c’entra il colore della pelle di Balotelli, non i suoi comportamenti sempre esemplari…

Perfino la Gazzetta – incarnazione del politicamente corretto contro il razzismo nel calcio – osa ricordare le ultime che ha combinato Balotelli: 2 mila euro al ragazzo che si è buttato in mare con lo scooter, sostituito in Genoa-Brescia scalcia la macchina fotografica di un fotografo, mostra il dito medio ai tifosi dell’Inter.

Mario Balotelli è stato cacciato da tutte le società calcistiche dove ha giocato. Per il colore della pelle o perché le società serie si liberalo di qualunque giocatore si comporti da cialtrone, anche se ha la pelle bianca? Solo quel bauco di Gravina, presidente della Fgci, ha detto che bisogna farlo giocare in nazionale a prescindere…Lo cacciamo o lo teniamo al vertice del nostro calcio?

La domanda vale a 360 gradi: dov’è il razzismo nei confronti dei tanti immigrati che lavorano (anche il sabato e la domenica, più degli italiani…) si sono integrati e non creano problemi? Se poi diciamo che vanno mandati a casa o in galera quelli che arrivano dall’Est a razziare, siamo razzisti? Altrettanto nei confronti degli africani che nelle nostre città gestiscono droga e prostituzione.

Se osiamo criticare quegli islamici che impediscono alle loro donne di uscire di casa e di esercitare la libertà, siamo islamofobi e razzisti o cerchiamo di difendere il poco che resta dei valori fondanti della nostra civiltà?

Per capire qual è la deriva sarà interessante vedere se il presidente del Brescia, Massimo Cellino, caccerà Mario Balotelli o quel grosso razzista di Fabio Grosso. Cartina di tornasole.

 

BALOTELLI, VERONA E LA NAZIONALE

 

IL distinguo lo ha fatto lo stesso Mario Balotelli dichiarando (alle Iene) che i “tifosi dell’Hellas sono simpatici” e poi , ha aggiunto ci sono i “razzisti coglioni”. Non si è sognato di dire che tutti i veronesi sono razzisti, che Verona è una città razzista.

Vaglielo a spiegare ai giornaloni, Repubblica in testa che ha definito Verona una città, non solo razzista e fascista ma, addirittura nazista! Si può arrivare ad una tale faziosità a tanta disinformazione?

Il torto di Verona, agli occhi di Repubblica, è di essere una città da sempre politicamente più orientata a destra che a sinistra… Per il resto la sua storia, ma anche la sua collocazione geografica al confine con Lombardia e Trentino, la rendono una città aperta, accogliente; Molto più internazionale delle città e cittadine del Veneto profondo che sono più chiuse e provinciali.

Mettiamo, comunque, che i tifosi razzisti dell’Hellas siano 20, come accertato, o addirittura 200. Mi pare che a Palermo i mafiosi siano un tantino più numerosi; e che essere operatori della mafia sia un tantino più inquietante che essere, come li ha chiamati Balotelli, dei coglioni che fanno buhh. Eppure nessuno, meno che mai Repubblica, si è sognato di dire che tutta Palermo è mafia, che tutti i palermitani sono mafiosi. Anche perché da una vita eleggono sindaco Leoluca Orlando, simbolo dell’antimafia…

Ma c’è forse di peggio. Gabriele Gravina, presidente della Federcalcio, il vertice del calcio italiano, ha dichiarato che adesso bisogna subito richiamare Balotelli in nazionale. Maglia azzurra a vita. Cellino, il presidente del Brescia in cui gioca Balotelli, ha replicato che se mai in nazionale ci tornerà per i meriti dimostrati sul campo, non perché è diventato simbolo della lotta al razzismo. Puro buon senso.

Dicevo scherzando ai colleghi di Telenuovo: mandatemi venti messaggi razzisti sulle mie origini austriache, che così –da martire – rivendico il pieno diritto ad andare a dirigere il Tg1!…

Per cui resta una domanda finale: sono più coglioni i 20 tifosi dell’Hellas o il presidente della nostra Federcalcio?

ALLEANZA CONTRO NATURA

 

L’Umbria dimostra che l’alleanza Pd-5 Stelle non può reggere per il semplice motivo che è contro natura.

Poi anche Giuseppi ci ha messo del suo. Come fa ad andarci nell’ultimo giorno prima del silenzio elettorale ed esordire dicendo: “Non sono qui a fare campagna elettorale!”? D’accordo che il popolo è bue, ma ci sono dei limiti a quello che crede…Conte avrebbe dovuto dire la verità agli umbri: vi prego caldamente di votarci che altrimenti rischio di tornare a fare l’avvocato.

Alleanze contro natura. Lo era meno quella tra Lega e 5 Stelle che hanno una storia un po’comune. I leghisti infatti sono stati i naif di ieri: all’esordio poco preparati, molto fantasiosi (credevano all’indipendenza della Padania che è come credere alle scie chimiche…); poi si sono fatti, sono maturati con la lunga esperienza specie nei governi locali.

I grillini sono i naif di oggi; anche loro devono farsi, maturare. Storia comune nel senso che entrambi, Lega e 5 Stelle, nascono contro il sistema, in alternativa ai partiti tradizionali.

Mentre il Pd è il sistema (di potere e sottopotere), mai stato naif, è l’incarnazione del partito tradizionale; della grande tradizione politica sia democristiana che comunista.

A mio modo di vedere un pregio (un grande pregio). Ma non per chi proclamava “vaffa!, mandiamoli tutti a casa!” e per questo ha votato 5 Stelle.

Chiaro insomma che per l’elettorato grillino l’alleanza col Pd è contro natura. Tant’è che in Umbria la fuga dei voti è avvenuta anzitutto dal Movimento 5 Stelle.

I vincitori, cioè Salvini, hanno un altro problema: gli intoccabili.

Il leader della Lega ha infatti annunciato più volte una drastica riforma della giustizia, che tra i vari provvedimenti introduca la responsabilità anche per i magistrati come esiste per tutte le altre professioni.

Ma guai a toccare gli intoccabili: ti eliminano, non nell’urna, ma per via giudiziaria…

GERMANIA (E FRANCIA) E VERI SOVRANISTI

I talk show politici di Telenuovo sono sempre in diretta, perché riteniamo fondamentale – oltre agli ospiti in studio – le telefonate dei telespettatori; sentire le valutazioni e dialogare con loro.

L’altro giorno a Rosso & Nero, si parlava di Europa e delle sue carenze, di una vera Unione mai nata. Telefona una signora e dice: per forza, perché i veri sovranisti in Europa sono la Germania e la Francia!

Un’osservazione fondamentale che mai nessun giornalista, osservatore, opinionista di professione, aveva fatto. Tutti a dire che questi sovranisti – sempre da condannare – sono la Le Pen, quelli di Visegrad, il Salvini di “prima gli italiani”.

Se essere sovranisti significa voler fare anzitutto l’interesse del proprio Paese, chi più della Francia e più ancora della Germania non si è limitata a dire, ma ad operare nei fatti per venissero prima, perché fossero privilegiati, anzitutto i tedeschi? Basta pensare al provvedimento chiave, l’introduzione della moneta unica, l’Euro equiparato al Marco e penalizzante per tutte le altre valute europee.

Il sovranismo tedesco è il macigno che impedisce la nascita di una vera Unione europea che operi cioè a vantaggio di tutti gli Stati membri.

E qui viene in mente il grande Giulio Andreotti che – alla caduta del muro e alla riunificazione tedesca – ironizzava: amo talmente la Germania che avrei preferito ne restassero due…Perché proprio quella fu la morte dell’ideale dei padri fondatori: cioè la nascita di una Stato tanto potente da rendere vassalli tutti gli altri.

Una situazione oggi via più aggravata dalla Brexit, cioè dall’uscita dell’unico Stato che – sia pure con piede dentro e l’altro fuori – poteva contrastare lo strapotere tedesco.

Da qui in avanti la Germania sarà ancor più dominante nella Ue. Onore al merito di questa signora che, con la sua telefonata, ci ha aperto gli occhi e imparato a chiamare sovranista chi lo è nei fatti e non solo nei vani propositi.

PARLAMENTARI, IL GRANDE ALIBI

Al di là che la riduzione dei parlamentari sia una sciocchezza, sia sotto il profilo dei risparmi che della rappresentatività democratica, resta un provvedimento assolutamente popolare. Perché rappresenta il grande alibi di tutti noi italiani.

Consente cioè di credere e pensare che i soli farabutti, strapagati, carichi di privilegi e fanagottoni, siano i parlamentari. Mentre noi italiani siamo sobri, ligi ai doveri, privi di privilegi, sottoposti a rigorosi controlli di produttività, mai assenteisti a piacimento.

Per dirne una. Alla Camera e al Senato ci sono più funzionari che parlamentari; con privilegi e stipendi analoghi se non superiori, anche se privi della sovranità popolare. Riduciamo drasticamente anche il loro numero o no?

Per dirne un’altra. Alitalia ci costa molto più dell’intero parlamento: dieci miliardi il deficit ripianato negli ultimi anni. Una hostess mi raccontava che lei, come il resto del personale, (oltre ad essere pagati il doppio e lavorare la metà rispetto al personale Ryanair e Easyjet) possono far viaggiare gratis i figli. Vi risulta che questo privilegio valga anche per i figli dei parlamentari?

Lasciamo stare il numero spropositato di ferie, la mancanza di controlli sulla produttività e l’assenteismo, anche nel settore privato. Tutti gli ufficiali che, da colonnelli, sono andati in pensione con l’assegno da generali. I milioni di baby pensionati con poco o nulla di contributi versati.

Il vero problema è il sistema Paese. Giuseppe Mazzini andrebbe ricordato per quel volumetto che si intitola “I doveri dell’uomo” e recita: “Ogni diritto è la conseguenza di un dovere compiuto”. Mentre noi tutti l’obbligo dei doveri l’abbiamo rimosso, per fare spazio ai diritti a raffica e a prescindere

Ma per fortuna i 5 Stelle ci hanno offerto la possibilità di prendercela con quei farabutti dei parlamentari. E tutti gli altri partiti a seguire la vergognosa onda demagogica.

 

MEGLIO IL CONTANTE DELLE CARTE

 

Sarà una questione anagrafica, ma avere un po’ di banconote nel portafoglio mi fa sentire più tranquillo rispetto alle tesserine di plastica del bancomat e della carta di credito.

Senza aggiungere che un po’ di contante in casa è la garanzia, o la speranza concreta, che i ladri entrati a far razzia se lo mettano in tasca e se ne vadano contenti senza riempirti di botte.

Tassare l’uso del contante è assurdo, significa tassare una seconda volta il denaro, lo stipendio, sul quale hai già pagato le imposte.

Certo, in tanti altri Paesi sta diffondendosi sempre più l’uso delle carte di credito. Ma per un semplice motivo: è conveniente, non penalizzante come da noi. Esiste che, per fare un prelievo bancomat dal tuo conto corrente, di cui già paghi la gestione in banca, venga aggiunta anche una commissione?! Potendo converrebbe andare a prelevare direttamente allo sportello bancario.

Esempio londinese: gli autisti di Uber hanno la garanzie che, quando li chiami, hanno già pagato il percorso senza alcun onere per loro. Da noi tanti commercianti – a ragione – rifiutano i pagamenti con certe carte di credito perché sono per loro particolarmente onerose.

Per lo stesso motivo non c’è distributore di carburante che accetti pagamenti con la carta inferiori ad una certa cifra.

In nessun altro Paese europeo il servizio bancario costa quanto da noi. Il canone annuo delle carte di credito è salito del 76%; e sono in crescita anche le commissioni su pagamenti automatici e bonifici on line. Potessimo pagare tutto con i contanti ci guadagneremmo, così invece abbiamo solo costi aggiuntivi.

Ormai non c’è pagamento di stipendio a dipendente che non avvenga sul suo conto corrente. Quando avremmo l’interesse a tenere i soldi, non in banca, ma sotto il materasso come si usava nel bel tempo antico…

In ogni caso la strada da percorrere –almeno in teoria – è ovvia: nessun problema ad usare le carte, nessuna necessità di misure coercitive, se fossero un vantaggio; tanti problemi a farlo finchè per il cittadino sono una fregatura rispetto al contante.

 

RENZI E SALVINI, I DUE GEMELLI

Al di là del fatto che se le diano di santa ragione (o che fingano di farlo…), Renzi e Salvini sono due autentici gemelli: molti simili nell’ottenere successi strepitosi, anche nel compiere errori clamorosi, ma capaci comunque di risorgere. In sintesi: gli unici due politici di serie A.
Quando Bossi fu fatto fuori dagli “investimenti esteri” di Belsito, tutto lasciava credere che la Lega l’avrebbe presa in mano Maroni, che però era un ottimo amministratore – sia da ministro che da presidente lombardo – ma non un leader politico (tutt’altra cosa…).
Arriva quel ragazzotto di Matteo Salvini, trasforma la Lega da partito territoriale a partito nazionale, e la porta ad un successo impensabile già alle politiche del 2018 (scavalcando Fi del Berlusca); per non parlare delle Europee. Poi “scambia il Viminale per il Quirinale” (De Benedetti dixit) e fallisce clamorosamente l’obiettivo delle elezioni anticipate. Ma resta ed è vivo e vegeto e al top di consensi.
L’altro Matteo. Partiamo da un ragazzino che viene dal mondo cattolico e – quando il Pci era il Pci, e Firenze una roccaforte rossa – diventa prima presidente di provincia e poi sindaco. Un talento inaudito, vien da dire senza precedenti.
Poi stravince le primarie, trionfa alle Europee 2014 e fa l’errore catastrofico di scambiare il referendum sulla Costituzione col referendum su Matteo Renzi…
Ma anche lui risorge. Prima spinge Zingaretti a fare il governo coi 5 Stelle e subito dopo esce dal Pd diventando il dominus dello stesso governo Conte bis. Una capacità di strategia politico unica; prendiamo atto…
Cosa farà adesso con Italia Viva? E chi lo sa, vedremo. Chi avrebbe mai detto o pensato che l’altro Matteo potesse trasformare la Lega Nord in Lega Italia?.
L’unica cosa dimostrata dai fatti è che i due Matteo sono gemelli: gli unici politici di seria A. Gli altri di serie B, quando non da campionato dilettanti…

IL CACCIAVITE DI ENRICO LETTA

In tanti anni l’unico programma di governo serio e realistico è stato quello di Enrico Letta che, divenuto premier, annunciò la “politica del cacciavite”.
Questa è la realtà del nostro Paese: un governo massimo può cercare di dare un aggiustatina, un mezzo giro di vite qua un altro là. Le riforme drastiche e rivoluzionarie puoi sognartele perché dominano gli interessi corporativi. E anzitutto perché un qualunque governo – altrochè i pieni poteri invocati da Salvini – si trova nel vuoto di poteri.
Nel trasferimento dei poteri; anzitutto a vantaggio della casta dei magistrati. Gli esempi si sprecano: l’ultima parola in materia di bocciatura o promozione non spetta ai docenti ma ai vari Tar; un sindaco (eletto direttamente dai cittadini, cioè espressione della sovranità popolare) può emettere una qualunque ordinanza, ma anche qui la decisione finale spetta ai vincitori di un concorso pubblico, cioè alle toghe del Tar; le politiche per l’immigrazione, comunque la si pensi, se far entrare o no una nave Ong, se sbarcare o meno i clandestini, la decidono i vari procuratori da Agrigento in giù.
Notizia di oggi: sta per arrivare la “legalizzazione per via giudiziaria del suicidio assistito”, dell’eutanasia; anche qui bypassando il potere legislativo di Camera e Senato.
Altro esempio. La vergogna di Alitalia, da decenni foraggiata col denaro pubblico – compagnia di bandiera solo per i suoi dipendenti che guadagnano di più e lavora meno dei dipendenti delle compagnie low cost costretti a stare sul mercato – continuera di sicuro.
Perché ci vorrebbe un governo col demolitore, mentre massimo può contare sul cacciavite, come giustamente e sinceramente ricordava Enrico Letta.

AGATHA CHRISTIE SCEGLI I MEDICI

Arriva la discontinuità col governo del cambiamento? In attesa di ridurre drasticamente i parlamentari aumentiamo i ministri? Siamo al “Poltrone e…si fa”?

Domande superflue perché – rispetto ai dati strutturali che da decenni affondano il nostro Paese – non c’è governo di un qualunque colore che possa cambiare le cose essenziali

Susanna Tamaro ha scritto al Corriere che è inutile frequentare una scuola che promuove tutti, perché non ti prepara al lavoro e alla vita dove ci sono selezione e merito. Quindi tanto vale tenere i ragazzi a casa. Ovvio, puro buon senso. Ma c’è stato un solo politico che abbia ripreso il drammatico appello della scrittrice? Nessuno. Che la scuola resti un agenzia per l’impiego degli insegnanti, e chi se ne fraga dell’educazione alla vita degli alunni…

Test per l’ammissione alla facoltà di medicina. Domande su Agatha Christie, Marinetti, Leonardo da Vinci e Jhon Kennedy. Mettiamo anche che sia cultura generale. Ma che c’entra con un test tecnico e scientifico per capire se puoi o no diventare un medico? Vuoi vedere che i nostri camici bianchi li sceglie Agatha Christie!

Tutto comincia decenni fa, con il Sessantotto e gli esami di gruppo. Un altro scrittore, Nanni Delbecchi, racconta al Fatto quotidiano che si presentarono con tre amici per fare l’esame di storia del cinema su un film di Pasolini. Non sanno nulla; ma alla fine il professore consegna loro i libretti e dice. “Scrivete voi il voto, e io firmo” e loro scrivono Trenta.

Questa è la scuola con la quale l’Italia ha formato e forma la propria élite.

Ma adesso arriva il governo del cambiamento che rovescerà il tutto come un calzino! Più facile credere alla Madonna di Medjugorje…

NUOVO GOVERNO DESTINATO A DURARE

Quelli di centrodestra (e non solo) si chiedono scandalizzati: com’è possibile che per la quarta volta il Pd vada al governo senza aver vinto le elezioni politiche?!

La riposta è semplice, semplice: perché hanno sempre goduto di un “loro” presidente della Repubblica: Da Scalfaro che liquida Berlusconi e spiana la strada a Prodi, a Napolitano, a Mattarella.

Mi pare evidente che c’è un’anomalia democratica nella cosiddetta seconda Repubblica: spesso i cittadini elettori hanno votato a maggioranza centrodestra, ma un Capo dello Stato di centrodestra non è mai andato a Quirinale…

Capo dello Stato i cui poteri non vanno assolutamente sottovalutati: ha lui la parola decisiva nelle crisi di governo, è lui che avvalla la scelta dei ministri; è presidente del Csm per cui – in teoria – potrebbe rivoltare come un calzino perfino il grande potere alternativo dei magistrati. Cosa che si guarda bene dal fare, (che ha il buonsenso di non fare). Che fine ha fatto, dove è mai finito il grande scandalo di Luca Palamara &c.? Che sia finito nel cestino sotto la scrivania di Mattarella?

Di fatto, più che una Repubblica parlamentare, siamo una Repubblica semi-presidenziale…Il che rende automatico anche capire quanto durerà il governo giallo-rosso.

Al di là di manfrine e finti scontri sui programmi, tutti annunciati, nessuno attuabile (come per qualsiasi nostro governo) durerà almeno due anni, cioè fino all’elezione del nuovo Presidente della Repubblica, che sarà ancora – di fatto se non di tessera – uomo scelto dal Pd. Il quale nel frattempo farà incetta, come sempre, con le nomine di alti funzionari e presidenti di enti

Partito cui vanno fatti i complimenti per la capacità di strategia politica, che gli altri schieramenti se la sognano…