Non esiste un musicista, per quanto bravo, capace di suonare da solo una sinfonia. Ci vuole l’orchestra.
Non c’è esempio migliore in questo momento per descrivere cosa sta diventando il Padova da quando, quest’estate, si è ritrovato dopo l’amarezza e le lacrime di Alessandria e ha cominciato a lavorare per riprovarci, agli ordini di un nuovo allenatore. In queste prime quattro partite i complimenti nei confronti di Massimo Pavanel sono stati, giustamente, tantissimi perché ha saputo appoggiare con delicatezza e psicologia sopraffina la mano sulla spalla di questi ragazzi affranti e trasformare la loro rabbia in energia positiva, in voglia di rivalsa, in desiderio di dimostrare che il traguardo che già si meritava l’anno scorso è ancora lì, raggiungibile, se solo ci si spoglia dei brutti ricordi e ci si veste di impegno ed entusiasmo presenti. Ma un plauso va fatto anche ai protagonisti sul campo, perché non era semplice liberarsi mentalmente dal “giogo” della mancata promozione, non era semplice ricominciare dopo l’estenuante e lunghissima rincorsa della passata stagione. Ronaldo, Della Latta, Saber, Vannucchi hanno proprio cambiato “cera”, hanno un’espressione meno contratta e più distesa, più vincente. E questa trasformazione nel gruppo storico ha di fatto aperto le porte all’inserimento dei nuovi arrivati che già si sentono parte di un progetto importante e già sono stati messi nella condizione di esprimersi al meglio.
Ceravolo l’ha detto chiaro e tondo al termine della sfida vinta contro la Triestina 2-0, nel giorno del suo ritorno al gol dopo due anni difficili anche per lui alla Cremonese. Questo gruppo, che già evidentemente era sano l’anno scorso, è ancora più unito e coeso e permette a tutti di sentirsi importanti “solisti” in un’orchestra di elevata qualità. Non è un caso che le due reti del successo contro gli alabardati siano arrivate da un “nuovo” e da un “vecchio”, Ceravolo appunto e Ronaldo, perché ormai non c’è più distinzione alcuna all’interno della rosa del Padova tra chi c’era già e chi è appena arrivato e la sfida contro la Triestina, lo ha dimostrato pienamente. Chiricò, uno dei pezzi più pregiati della rosa, non ha giocato lasciando spazio ad altri interpreti con altri “strumenti musicali” e il concerto è stato ugualmente spettacolare, fermo restando che uno come Mino delizierà con le sue piacevoli note in tante altre partite. Dispiace per Nicastro che, infortunatosi lievemente contro il Legnago in Coppa, sembrava recuperato e invece all’Euganeo domenica è stato costretto ad uscire solo un minuto e mezzo dopo il suo ingresso in campo nella ripresa. Anche per Ciccio torneranno presto tempi migliori.