Il Padova riparte da una società forte, solida. Una proprietà che, dopo aver giustamente versato lacrime amare per un traguardo solo sfiorato per ben due volte all’interno della stessa stagione, ha ora deciso di rialzare la testa e di tenere comunque alta l’asticella degli investimenti per ritentare il salto di categoria l’anno prossimo.
Il Padova riparte da Joseph Oughourlian, Alessandra Bianchi e Daniele Boscolo Meneguolo. Il Padova riparte dal suo direttore sportivo, Sean Sogliano.
In queste ore i dirigenti hanno parlato di razionalizzazione dei costi: giusto, giustissimo, perché si viene da un anno e mezzo in cui a farla da padrona è stata una pandemia, con un protocollo sanitario strettissimo da seguire, gli stadi vuoti e gli sponsor sempre più in difficoltà. Ma in cuor suo il tifoso può stare certo che questa società non lascerà nulla di intentato nemmeno nel torneo che inizierà il prossimo 29 agosto per raggiungere finalmente la tanto sognata (e meritata) serie B.
Sono contenta che si vada avanti nel segno della continuità. Anche io ero per la riconferma di Sean Sogliano. Onesta e sincera, non per quella di Mandorlini. E così è andata.
Spero che siano tanti, aldilà dei contratti ancora in essere, i giocatori dell’anno scorso che accettino di rimanere. Non mi immagino un Padova senza Ronaldo, senza Della Latta, senza Saber. E mi auguro vivamente che ci siano i margini (seppur al momento stretti) per riportare qui anche Mino Chiricò. Non tanto e non solo per i 10 gol e le prestazioni superlative, quanto per l’abbraccio che gli ho visto dare a Ronaldo a Meda dopo il primo gol segnato al Renate nella prima dei playoff. Questo gruppo, aldilà degli alti e bassi, mi ha convinto. E smantellare tutto sarebbe un grave errore, a mio avviso.
Non si dovrà tenere nessuno controvoglia, ma so per certo che, per ripartire, non c’è miglior benzina della rabbia trasformata in voglia di rivalsa, della delusione che diventa desiderio di riprovarci, della volontà di dimostrare di non essere quelli che ad Alessandria hanno pianto, sconfitti, ma quelli che in tante altre occasioni hanno festeggiato insieme una vittoria, ben sapendo di avere un conto in sospeso con un destino che prima o poi deve decidersi a mostrarci il pollice alzato.
Ecco, l’allenatore che verrà dovrà essere quello che cura queste ferite e le trasforma in nuove opportunità. Uno bravo sul campo, ma soprattutto nello spogliatoio, a guardare negli occhi questi ragazzi e ritrovarvi dentro il sacro fuoco della voglia di vincere. Di cancellare quel che è stato con un campionato che, partendo da zero, torni a regalare gioia e soddisfazione alla piazza così come a ciascuno di coloro che torneranno a scendere in campo con la maglia bianca e lo scudo cucito sul petto.