Nei giorni immediatamente precedenti il debutto nel nuovo campionato, il neo allenatore del Padova Massimo Pavanel ha sottolineato più volte l’importanza di eliminare dalla testa dei giocatori “le scorie” lasciate dall’allucinante epilogo della passata stagione. Allucinante perché, a ripensarci, ancora adesso sembra impossibile che la squadra biancoscudata non ce l’abbia fatta, di fronte ad un Alessandria decisamente inferiore sul piano tecnico e sotto il profilo delle occasioni create nel doppio confronto della finale. Che Ronaldo e compagni non siano riusciti, nonostante il miglior attacco e la miglior difesa e soprattutto i 79 punti realizzati in stagione regolare, a chiudere i conti prima di arrivare all’ultimo rigore dell’ultima partita dei playoff. Ebbene, Pavanel ha avuto ragione da vendere quando ha deciso che lavorare dal punto di vista psicologico per lui sarebbe stato il primo obiettivo. Nella rivincita di Coppa Italia contro i piemontesi, ad agosto, è stato infatti evidente che quelle scorie rappresentavano l’ostacolo principale da abbattere, il terreno su cui lavorare. Non gli schemi di gioco, non il modulo, non la preparazione atletica. Questa squadra andava risollevata mentalmente, visto che i pochi nuovi innesti, tutti di qualità, si sono inseriti in un gruppo che è rimasto quello e che quindi porta ancora negli occhi e nel cuore la delusione, il senso di frustrazione, la sconfitta immeritata.
E così è stato. Nei due mesi di preparazione, al netto di tutto quello che va fatto durante una preparazione, il nuovo tecnico è stato bravissimo ad alleggerire. A ridare fiducia. A far capire ai vari Della Latta, Chiricò, Ronaldo e Biasci, che è andata così perché doveva andare così, che le responsabilità arrivano fino a un certo punto, che l’imponderabile a volte ci mette del suo oltre l’umana comprensione. Contro il Renate si è vista una squadra rigenerata, rinnovata non negli uomini in campo, che sono più o meno rimasti gli stessi, ma nello spirito. E’ il primo anno peraltro che i cambiamenti, dopo un fallimento (di risultato non di prestazioni) della passata stagione, non sono così radicali nella rosa. Il direttore Sogliano ha capito che cambiare il condottiero, affidandosi ad un abile allenatore ma anche ad una persona in grado di capire le fragilità del momento, era la mossa giusta, senza bisogno di rivoluzioni tra i protagonisti in campo.
La vittoria per 3-0 a Meda è stata bellissima da vedere. Non solo per la qualità dei gol (Chiricò si riconferma un fuoriclasse, Ronaldo il regista perfetto del centrocampo e Della Latta un centrocampista con un incredibile fiuto per la rete) ma per l’atteggiamento di una squadra che ha saputo rialzarsi in piedi e che, anche se continua a tratti a soffrire perché è impossibile cancellare un brutto ricordo in pochi mesi, si è rimessa in bolla e ha capito che può dare ancora tanto. Tantissimo. Anzi tutto. Laddove per tutto si intende proprio quel risultato finale, la promozione, l’unico elemento mancante di una stagione che sarebbe stata da incorniciare altro che da dimenticare.