SIAMO ANCORA VIVI

Il Padova è ancora vivo.

A tenerlo a galla nella corsa alla serie B diretta un giocatore tra i simboli di questa squadra, per l’impegno profuso in campo, per i gol, per il carattere da leader, per i consigli urlati dalla tribuna quando, a causa di infortuni muscolari, si è ritrovato lontano dal campo ma vicino con il cuore ai suoi compagni. Non poteva che essere Francesco Nicastro con il suo nono sigillo personale a continuare a tenere vivo il sogno del Padova. Il sogno di saltare in serie B con tutti e due i piedi senza dover ricorrere alla lotteria dei playoff con tutti i suoi incroci pericolosi.

A Carpi si è rivisto un Padova volitivo, cosciente dei propri mezzi, mai domo, neanche quando il doppio palo ha detto di no a Chiricò e Pozzi ha respinto con perdite Rossettini e Biasci e le loro conclusioni ravvicinate. A Carpi si è rivisto un allenatore, Andrea Mandorlini, in tutta la sua rabbia positiva, in tutta la sua voglia di trasmettere alla squadra esperienza e lucidità per trainarla fuori con forza dal momento di grande difficoltà. “Non è finita finché non è finita”, diceva qualcuno. In effetti così è anche per il Padova. L’unica certezza è che c’è il secondo posto matematico, che in vista dei playoff è il miglior piazzamento possibile, ma la vera notizia è che, appunto, non è finita. Si può ancora credere nella promozione diretta e si deciderà tutto negli ultimi 90 minuti.

Il Padova dovrà battere la Sambenedettese all’Euganeo, il Perugia non dovrà uscire coi tre punti dallo stadio Turina di Salò.

Sì, certo, i veri intenditori dicono che è già tutto scritto, che è impossibile che il Perugia che viene da 6 vittorie di fila non riesca a scrivere l’ultimo atto della sua stagione con la settima, che la Feralpi sì deve almeno pareggiare per garantirsi il quinto posto e un turno in meno ai playoff ma che non giocherà alla morte per impedire agli umbri di tagliare il traguardo per primi. Ma da queste parti ai miracoli e ai ribaltoni dell’ultimo minuto siamo abituati. Così come dopo Modena siamo stati i primi a flagellarci parlando di campionato buttato via, mentre tutt’intorno gli altri tentavano invano di convincerci che dovevamo continuare a sperare, ora siamo i folli che ci sperano, che ci credono. Che pensano che non sia così improbabile che la Feralpi insegua il suo punto in una partita giocata ad alta intensità dal primo all’ultimo minuto.

Siamo folli? Sì, forse, ma Padova, credeteci, è una piazza in cui certe cose possono succedere davvero. Lo abbiamo visto coi nostri occhi troppe volte per non continuare a coltivarla, e a ragione. questa sana pazzia.

NAUFRAGIO BIANCOSCUDATO

La situazione è la stessa. Da anni, anzi forse da sempre. Da queste parti senza sofferenza non siamo andati mai da nessuna parte, nemmeno in serie A nel 1994, quando per poter mettere il piede nell’olimpo del calcio siamo dovuti passare per uno spareggio contro il Cesena, nel quale partivamo da squadra sfavorita, conquistando il lasciapassare per quell’ultimo atto all’ultimo secondo. A Padova non conosciamo né mezze misure né strade senza ostacoli. Le rare volte in cui i risultati sono arrivati non dico in carrozza ma comunque senza particolari intoppi poi si è pagato dazio nella stagione successiva.

Ebbene: eccoci ancora una volta nella situazione di dover rimettere insieme idee e pensieri improvvisamente confusi e poco lucidi, di dover raccattare dai gradini della tribuna del Braglia le braccia che ci sono cadute, di dover suggerire alle dita, davanti alla tastiera del computer, parole che abbiano un senso.

Difficile trovare parole con senso di fronte a un Padova così senza senso. La squadra di Mandorlini è scesa in campo con la sconfitta già dipinta negli occhi. Con paura, con tensione, col carico messo dalla straripante vittoria del Perugia di sabato a Ravenna. Perugia che ora ha agganciato i biancoscudati in vetta ed è primo in virtù di uno scontro diretto che si è capito fin da subito a suo tempo quanto a caro prezzo l’avremmo pagato. Dispiace constatare che l’impressione avuta dagli spalti è confermata dagli highlights: le immagini, a mandarle avanti e indietro dieci volte, non fanno altro che mostrare che già dopo il primo gol di Luppi la rassegnazione regna sovrana negli occhi dei giocatori. Incapaci di reagire da grande squadra quale hanno mostrato a lungo di saper essere.

Purtroppo non è da Modena che l’atteggiamento da rullo compressore della squadra è cambiato. E’ così da un po’. A Trieste, pur perdendo con un gol irregolare segnato con la mano da Gomez, il Padova ha fatto mezzo tiro in porta in novanta minuti, dunque non avrebbe meritato nulla più del pareggio. Pure col Ravenna, la settimana prima, se non la sbloccava Hallfredsson con un tiro da fuori, si sarebbe fatta assai dura. Col Gubbio, infine, se non era per quel rigore caparbiamente cercato e trasformato da Chiricò e per le parate salva risultato di Dini nel primo tempo staremmo qui a parlare di una partita decisamente diversa.

A precisa domanda, l’allenatore in sala stampa a Modena ha risposto che non sa darsi lui per primo una spiegazione per questo vero e proprio naufragio. Per questo crollo. E se non sa lui cosa è successo ai suoi ragazzi, lui che li allena tutta la settimana dalla scorsa estate, allora cosa possiamo dire noi che, causa Covid, peraltro, non possiamo nemmeno assistere agli allenamenti?

Nulla. Se non augurarci che non sia troppo tardi. Il Padova ora più che mai è a un bivio: o dal fondo che ha toccato contro i canarini si dà una spinta verso l’alto di quelle decise e torna ai livelli mentali e di gioco che ha dimostrato e che può continuare a dimostrare vista la grande qualità della rosa o inizia a scavare e finisce ancora più in basso. Alla squadra (e al suo allenatore) la scelta. Sperando, appunto, che le dirette inseguitrici, che in queste settimane brave son state a buttarla sulla pressione mediatica facendo sentire il Padova come la squadra che aveva più da perdere, un colpo almeno lo perdano.

Chissà magari a ritrovarci nella situazione di quelli che devono inseguire magari rispolveriamo la voglia di mostrare le unghie e i denti…

 

 

VINCERE VINCERE E ANCORA VINCERE

Il Padova che pur ha conquistato contro il Gubbio la vittoria numero 22 continuando a mantenere il primato dei gol realizzati (66) e tornando ad essere anche la miglior difesa del campionato (solo 23 le reti subite) continua a viaggiare con un unico imperativo categorico: vincere.

Non ha alternative. Aveva un jolly prima della partita di Trieste della vigilia di Pasqua, come ha sottolineato in sala stampa l’uomo partita Mino Chiricò, ma proprio al “Nereo Rocco” se lo è bruciato a causa di un gol di mano della squadra avversaria. Incredibile ma vero quanto quell’episodio è stato e continua ad essere pesante non solo per la gravità dell’errore del direttore di gara Cascone di Nocera Inferiore (che difatti in questo fine settimana non è stato designato per alcuna partita rimanendo a riposo!) ma anche per il modo in cui può incidere in questo rush finale di stagione.

Vincere, già. Contro il Gubbio non è stato semplice. La squadra di Torrente si è dimostrata tosta, soprattutto nel primo tempo, dove un pizzico di tensione di troppo ha rischiato di giocare un brutto scherzo ai biancoscudati. Ma alla fine la qualità del Padova è emersa in tutta la sua consistenza e Chiricò si è trasformato nell’autentico trascinatore del match procurandosi un calcio di rigore e andando a trasformarlo con una rabbia e una potenza che hanno rappresentato in quel momento esattamente lo stato d’animo dell’intera squadra.

C’è un po’ di rabbia sì. Perchè all’alba della terzultima giornata si vorrebbero avere in mano alcune certezze in più. Ci piacerebbe che Sudtirol e Perugia qualcosa lasciassero per strada. E invece no: come Hamilton nella Formula Uno il Padova deve guardarsi continuamente le spalle e non può permettersi di sbandare all’ultima curva in nessuno dei GP che mancano. Perché le dirette concorrenti sono come Verstappen: non mollano. Non perdono. E nemmeno pareggiano. Modena domenica sarà un’altra di quelle battaglie dalla quale uscire coi 3 punti.

Inutile fare calcoli adesso. Bastano due vittorie e un pareggio? Il Carpi è già salvo e la Sambenedettese non può nuocere? Mica vero. Tutte sono temibili e batterle tutte e tre è l’unica strada che può regalare certezze matematiche. Le uniche che contano veramente.

OLTRE OGNI AVVERSITA’

 

A caldo sarebbe stato fin troppo semplice trovare una giustificazione a questa sconfitta. Anzi, la giustificazione per eccellenza. Il gol assolutamente irregolare di Gomez infatti, segnato con la mano neanche fosse un moderno Maradona, basta e avanza per comprendere la rabbia della squadra di Mandorlini di fronte ad una clamorosa ingiustizia, ma non ad assolverla del tutto da questa battuta d’arresto molto pericolosa a questo punto della volata finale. E’ vero: ha dato forfait Ronaldo all’ultimo e sappiamo quanto è importante per il gioco biancoscudato, è vero Pillon ha preparato la partita di modo da chiudere tutti gli spazi soprattutto ai giocatori in grado di fare la differenza e creare la superiorità con i loro guizzi e colpi di classe, ma la verità nuda e cruda è che e il Padova non ha fatto abbastanza per vincere questa partita. E’ bastato un 4-4-2 fatto bene per bloccare completamente il gioco sugli esterni, è bastata un po’ di aggressività sui portatori di palla del Padova per renderlo leggerissimo, quasi impalpabile negli ultimi sedici metri. Con queste osservazioni non si vuol certo sminuire la gravità della svista del direttore di gara sul gol che ha deciso la partita ma si vuol solo ribadire che il Padova arbitro del suo destino potrà esserlo solo se ogni volta scenderà in campo gettando il cuore oltre l’ostacolo. Dando il famoso ma mai scontato centoventi per cento. Ronaldo e compagni sono ancora primi, lì, davanti a tutte le altre. Forse ora che quel tesoretto di punti di vantaggio si è assottigliato e non si può più sbagliare rivedremo quel Padova guerriero che tanto ci è piaciuto nelle ultime vittorie. Un Padova, perché no, soprattutto desideroso di reagire con rabbia positiva a una sconfitta immeritata, desideroso di dimostrare che è davvero la prima della classe perché é più forte di tutte le altre ed è capace di abbattere qualunque ostacolo, di andare oltre ogni avversità. Anche contro la “sfortuna”, chiamiamola così, di un arbitro che non vede un gol segnato con la mano e ti condanna alla più indigeribile e ingiusta delle sconfitte

A PICCOLI PASSI…

A piccoli passi… ma non voglio completare la frase, perché nonostante manchino “solo” cinque partite davvero non è solo scaramanzia dire che non c’è nulla di deciso. Anzi, purtroppo è la pura e oggettiva verità.

Il Padova, nel girone B di serie C, ha messo insieme 70 punti in 33 partite. Ha il miglior attacco con 65 reti all’attivo e insieme al Sudtirol detiene la miglior difesa con soli 22 gol subiti. Ha vinto 21 volte, è uscito dal campo sconfitto in sole 5 occasioni e ha pareggiato 7 volte, eppure questi numeri da squadrone non sono ancora sufficienti a dire che taglierà il traguardo sicuramente per primo davanti a tutte le altre. Anzi: le dirette inseguitrici Sudtirol e Perugia sono ancora lì (gli altoatesini a -5 ma con lo scontro diretto a favore del biancoscudo, gli umbri a meno 7 ma con una partita da recuperare e lo scontro diretto a vantaggio loro) e non hanno intenzione di mollare un punto. Non passa conferenza stampa della vigilia senza che gli allenatori Vecchi e Caserta non sottolineino il fatto che gli uomini di Mandorlini sono sì primi ma dovranno comunque sudarsi la conquista della promozione fino all’ultimo secondo dell’ultima giornata perché loro, nossignori, non mollano.

E allora non resta che continuare a vincere. Contro chiunque. Che sia il fanalino di coda Ravenna o che sia il Modena che invece fino a qualche settimana fa era in corsa per la serie B e all’Euganeo all’andata ha pure vinto. Non è scontato nulla.  Il Padova deve guardare solo in casa sua, ben sapendo che le sue certezze sono tutte lì e portano il nome di Chiricò e Ronaldo, di Nicastro e Jelenic, di Cissè e Bifulco, di Rossettini e Gasbarro, di Dini e Firenze. Hanno il nome anche di Saber, Della Latta e Germano. La certezza numero uno del Padova è un gruppo meraviglioso, composto da una vecchia guardia che non ha mai mollato e dagli innesti di gennaio che si sono inseriti nella rosa con una naturalezza che ha fin qui disarmato una alla volta tutte le avversarie più pericolose.

Io spero davvero che con la Triestina si possa giocare sabato sera. Se c’è un ostacolo che davvero adesso può mettere in difficoltà il Padova è il rinvio di una partita che scombini la parte finale del cammino. Se però succederà sono sicura che la squadra saprà essere più forte anche di questa ennesima trave che si mette di traverso al suo cammino.

 

LA VITTORIA CHE STRAPPA

Lo premetto a scanso di equivoci: la vittoria di Pesaro non ha ancora deciso un bel niente. Mancano 6 partite alla fine del campionato e Perugia e Sudtirol non sono certo a distanza di sicurezza. Così come non lo erano di questi tempi la Sambenedettese e la Reggiana nel 2018 quando il Padova di Pierpaolo Bisoli conquistò la promozione in B con 2 giornate d’anticipo (e il contemporaneo successo dell’AlbinoLeffe sulla stessa Reggiana).

Però aver conquistato i 3 punti in casa della Vis ha assunto oggi un significato speciale: i biancoscudati hanno riscattato alla grande la batosta rimediata solo sette giorni prima in un’altra trasferta marchigiana e hanno dimostrato una maturità mentale che credo a questo punto sia elemento acquisito della squadra.

Sì questo successo è stato più importante degli altri e permette al Padova di provocare il primo deciso strappo del campionato in questa volata finale. Non è un caso che abbiano segnato due giocatori subentrati dalla panchina peraltro: è l’ennesima dimostrazione che questo gruppo è forte dal primo all’ultimo elemento della rosa e che è pur vero che a gennaio sono arrivati tanti bei rinforzi, ma è altrettanto innegabile che la vecchia guardia sta continuando a tirare la carretta come sempre ha fatto dall’inizio. Che poi era stato proprio Nicastro l’assoluto protagonista dell’avvio di stagione (e si era lavorato tanto al mercato estivo per riportare Kresic dall’Atalanta a Padova in prestito): è un altro bel segnale che siano stati i loro sigilli a perforare la difesa pesarese e a riempire la saccoccia col massimo del bottino.

Ora testa bassa e pensiamo al Ravenna. Che, appunto, non si è fatto ancora nulla.

QUEL CHE CI VOLEVA

Strappare la pagina del quaderno del campionato e fare finta che non fosse mai esistita. Ignorarla. Fare in modo che nessuno avesse più la sensazione che purtroppo era stata scritta.

Ecco quel che in questo inizio settimana era stato chiesto al Padova a proposito della bruttissima figura contro il Matelica. Bisognava cancellarla dalla faccia della stagione e l’unico modo per riuscirci era battere la Feralpi Salò.

Detto, fatto. Non solo contro i Leoni del Garda c’è stata oggi una vittoria, pronto riscatto della precedente sconfitta, ma il successo è arrivato rotondo, esuberante, al termine di una prestazione in cui quelli che avevano deluso in terra marchigiana, sono prepotentemente tornati sui loro consueti livelli, abbattendo il muro dello scetticismo che si era ricreato intorno a questa squadra.

Non si possono che tributare applausi a questi ragazzi, davvero. Una reazione da grande squadra. Quella che il Padova è sempre stato. Con la ciliegina sulla torta della sconfitta del Perugia e del Modena contro il Sudtirol che rimane, per ora, l’unico in scia dei biancoscudati. Ma domenica prossima c’è proprio lo scontro diretto tra il Sudtirol e gli umbri.

Scherzi di un campionato che si deciderà solo all’ultimo. Ma che vede ancora il Padova primo. Avanti Scudati!

ERA DAVVERO LA PARTITA PIU’ DIFFICILE

Dopo la vittoria contro il Perugia è stato perfino troppo facile cavalcare l’entusiasmo che si è riacceso su tutti i fronti in casa Padova.

Eravamo tutti felici: noi addetti ai lavori che abbiamo potuto scrivere di una squadra finalmente matura e consapevole nei propri mezzi, i tifosi che finalmente hanno assistito ad un successo in uno scontro diretto importantissimo (dopo aver visto Ronaldo e compagni battere la Virtus Verona al 95′ battagliando!), i giocatori stessi che, per bocca di Simone Della Latta, hanno assicurato di aver creato un gran gruppo, di aver acquisito ancora più qualità non solo tecnica ma anche caratteriale con gli innesti di gennaio e di essere sostanzialmente pronti a portare a casa il risultato finale sperato.

E invece oggi è arrivato il Matelica a ricordarci ancora una volta che in questa categoria e in questo girone nessuno ti regala niente. Non puoi mai abbassare la guardia nemmeno per un secondo, perché il passaggio dall’essere squadra con una delle migliori difese d’Europa a squadra che ne prende 4 a Macerata contro una neopromossa è stato fin troppo breve (e doloroso).

Non mi sogno nemmeno per un attimo di mettere in discussione quanto di eccezionale è stato fatto fino a domenica scorsa. L’evoluzione in positivo, la consapevolezza, la maturazione, l’aumento della qualità soprattutto mentale con il mercato di gennaio sono tutti elementi che fanno prepotentemente parte di questo straordinario gruppo (composto anche da giocatori che c’erano ben prima di gennaio e hanno sempre garantito il loro massimo apporto, vedi proprio Della Latta ma anche Saber, Ronaldo e tutti gli altri). Anche il Perugia è incappato in qualche sconfitta che si poteva risparmiare, così come il Modena.

Facciamo che è stata una giornata storta che servirà ad affrontare i leoni del Garda mercoledì all’Euganeo con rinnovato spirito combattivo. Non vedo altre strade al momento percorribili se non un perentorio ritorno alla vittoria in casa con la FeralpiSalò. Solo così facendo si potrà archiviare in fretta questo tristissimo pomeriggio.

UN ALTRO CHIARO SEGNALE

Continuo a cogliere in quello che sta succedendo al Padova segnali di un futuro che si delinea con contorni sempre più nitidi. E lo sta facendo esattamente sui binari nei quali tutti speravamo si incanalasse.

Se la vittoria contro la Virtus Verona al 95′ su calcio di rigore ha segnato un punto di svolta, il successo di oggi con il Perugia nello scontro diretto (sì, avete visto bene: il Padova ha vinto e meritatamente uno scontro diretto!) ha consegnato ai tifosi la consapevolezza che davvero ce la si può fare a vincere questo girone infernale. Nonostante il Perugia, il Sudtirol, il Modena (che ha perso 3-0 contro il Carpi), la Triestina, la Feralpi e tutte le altre.

Nelle ultime due partite il Perugia ha perso 5 punti e i biancoscudati l’hanno rispedito a -8. Biancoscudati che, grazie ai 3 punti di oggi contro il Grifo, si sono portati a quota 61, con 55 gol fatti (miglior attacco) e 18 gol subiti (finalmente quella del Padova è anche la miglior difesa). I numeri parlano chiaro.

Oggi, peraltro, anche i cambi sono stati fatti al momento giusto e con i giocatori giusti: chi è subentrato (in primis Jelenic, devastante, ma anche Paponi che sta recuperando la forma dei tempi migliori) ha dato un apporto fondamentale in termini di approccio mentale ma anche di soluzioni tattiche differenti (sul fronte offensivo, ad esempio, l’ingresso di Jelenic ha permesso di giocare di più sulla fascia destra, anche grazie al costante supporto di Germano e proprio da un cross dalla destra è nato il gol di Firenze su sponda di Della Latta).

Tutto insomma, o quasi, pare stia andando per il verso giusto. Non resta che tenere le dita incrociate e sperare che il vento tiri in questa direzione fino alla fine del campionato. Il Padova è lì, con le sue vele spiegate, pronto ad entrare in porto quando sarà il momento.

I SEGNALI

Un caro amico, che considero una delle persone più competenti in materia calcistica che io conosca, in occasione della partita del Padova contro il Fano di fine gennaio (sfida pareggiata dai biancoscudati con gol di Santini poi espulso) mi scrisse un messaggio che recitava così. “Tanti segnali negativi, se la vinciamo, si va su”. Alla fine non è arrivata la vittoria in quell’occasione (ma nella sfida successiva il Padova ne ha fatti 6 al Mantova) ma condivido assolutamente con lui la teoria dei “segnali”. Cioè concordo con chi pensa che le situazioni che si verificano in una determinata partita non siano semplici coincidenze ma, appunto, segnali che possono (probabilmente, non certo sicuramente) dirci come evolverà il campionato nell’immediato futuro.

Ecco, ritengo che la vittoria su calcio di rigore in casa della Virtus Verona al 95′, sia un segnale. Bello e buono. E’ stata una delle partite più difficili dell’ultimo periodo per i biancoscudati: il campo stretto, la difficoltà a trovare spazi. Io mi ero già abbondantemente rassegnata al pareggio e anzi, sotto sotto, avevo una paura boia che ci scappasse un contropiede della Virtus e un golletto che poteva pure farci uscire dal “Gavagnin Nocini” sconfitti. Invece il vecchio cuore scudato ci ha riservato un finale da brividi: nell’ultimo assalto dell’ultima azione dell’ultimo minuto della partita Ronaldo (e non è un caso nemmeno il fatto che sia stato lui il protagonista della svolta della gara: Ronnie infatti non solo è il capitano di questo Padova ma anche l’esempio più fulgido dell’impegno e della totale dedizione alla causa) ha cercato, voluto e ottenuto il calcio di rigore che ha risolto la serata, facendo mantenere alla squadra il primato in classifica in solitaria.

Un segnale, anzi il segnale. Alla vigilia di uno degli scontri diretti più duri del campionato vincere così a Verona è stata la cosa più bella, soprattutto a livello emotivo, che ci potesse capitare. Questo Padova non molla, ragazzi. E contro il Perugia, ne sono certa, getterà ancora una volta il cuore oltre l’ostacolo.