SETTIMANA DI PASSIONE… IN PIENO STILE BIANCOSCUDATO

Il Padova che vince di sofferenza contro la Giana Erminio sbagliando un calcio di rigore con Ceravolo ma riuscendo a segnare con Chiricò il secondo penalty concesso dal direttore di gara. Il SudTirol che va a fare il corsaro in casa del Fiorenzuola imponendosi con un ampio 4-0 e rialzandosi così dopo la sconfitta di Salò e il pari interno col Lecco e dopo aver visto i biancoscudati sollevare la Coppa Italia al Druso al termine della finalissima vinta col gol di Jelenic. Ecco gli ingredienti di questo pazzo finale di stagione nel girone A. Ecco i carichi calati da Padova e SudTirol per rendere lo scontro diretto di sabato 16 aprile a Bolzano la sfida delle sfide. Quella che se sarà vinta dagli uomini di Javorcic consegnerà loro le chiavi per aprire la porta della promozione in serie B, ma che se invece verrà portata a casa dai padovani terrà ancora aperto il destino della stagione regolare rimandando di un’altra settimana il verdetto per il salto diretto tra i cadetti con il Padova che dovrà vedersela con la Virtus Verona e gli altoatesini impegnati al Nereo Rocco in un non semplice scontro finale con la Triestina.
Sarà questa la settimana cruciale, di autentica passione biancoscudata. Il Padova dovrà essere bravo a gestire elevati livelli di sofferenza, così come ha fatto contro la Giana Erminio all’Euganeo, riuscendo a risollevarsi dopo aver sbagliato un rigore con Ceravolo. La rabbia di tutta la squadra dovrà essere quella che si è vista negli occhi di Chiricò quando si è presentato per la seconda volta a tu per tu col portiere Zanellati, dopo aver messo il pallone sul dischetto. Si è capito subito che quella palla sarebbe entrata, che mai e poi mai Mino quell’occasione se la sarebbe fatta sfuggire. Che in quella palla c’era tutta la voglia del Padova di restare in corsa, di non arrendersi proprio ora che il destino è tornato nelle sue mani. 
Certo il SudTirol gioca in casa sabato e non vorrà certo perdere per la seconda volta di fila al cospetto del Padova dopo avergli visto alzare al cielo la Coppa Italia. E’ squadra tosta, dura, organizzata, rocciosa quella di mister Ivan. Ma da queste parti siamo allenati ai traguardi difficili, agli arrivi al fotofinish, a non mollare veramente mai. Anche quando tutto sembra perduto e le possibilità di successo sono più numerose per l’avversario.  
Tanto più che al Druso sugli spalti la squadra di Oddo sarà sostenuta da tantissimi tifosi che hanno già bruciato gran parte dei biglietti a disposizione per non perdersi quest’ennesimo tentativo di riscrivere la storia. Sarà bellissimo poter regalare loro ancora una volta un sogno. Indipendentemente da come sarà poi il risveglio. 

CON QUESTA CARICA ANCHE NEL RUSH FINALE DEL CAMPIONATO!

La Coppa Italia di serie C torna a Padova dopo 42 anni. E non è solo il trofeo in sé, conquistato per la prima volta nell’ormai lontano 1980, a riaccendere la passione biancoscudata nella città del Santo. E’ il percorso attraverso il quale la squadra l’ha riportato a casa che ha il sapore particolare del rilancio, della rivincita, della nuova vita per la squadra che ha saputo, passando ancora una volta per il tunnel della sofferenza, tornare a farsi apprezzare dalla sua piazza, dalla sua gente. A renderla orgogliosa. A Padova, si sa, ci si lascia prendere dalla depressione più profonda quando le cose non vanno bene e così è successo un mese e mezzo fa, quando questo gruppo che ora può alzare al cielo un trofeo meritato, strappato con sudore e sacrificio, si è ritrovato a meno 10 in classifica da quel SudTirol che nella finalissima di Coppa Italia ha battuto per la prima volta in casa sua dopo avergli rosicchiato ben 8 lunghezze in campionato. Combinazioni di un destino “pallonaro” che da queste parti ci mette sempre lo zampino quando è ora di alzare l’asticella delle emozioni e delle complicazioni. Non è mai facile arrivare al traguardo con le braccia alzate da queste parti ed è per quello che quando ci si riesce la gioia ti riempie il cuore fino all’orlo, perché sai quanto ci hai creduto, quanto sei rimasto scottato in passato ma quanto questa squadra sia in grado di tornare a stupirti.
La passione per il Biancoscudo non si spegne mai. A volte è nascosta come la brace da un fitto strato di cenere e di delusione, ma basta un colpo di vento, bastano un risultato positivo e una prestazione maiuscola, per risvegliare una fiammata ardente. Per rivedere una squadra che corre con una Coppa in mano sotto la curva gremita di tifosi alla ricerca di applausi, con sorrisi e lacrime, con gioia e consapevolezza. Per rivedere un pubblico col petto gonfio per la soddisfazione, finalmente di nuovo con la voglia di gridare al mondo: siamo tifosi del Padova e ne siamo felicissimi.
Ora questo entusiasmo riaffiorato deve essere incanalato in un’unica direzione: le ultime tre partite del campionato. C’è un altro obiettivo da raggiungere, ancora più importante: la promozione diretta in serie B. Che passerà nuovamente per uno scontro fratricida col SudTirol, ancora una volta allo stadio Druso. Alla penultima giornata. E’ il momento di continuare a correre, con i piedi piantati per terra da radici solide ma con ali pronte ad aprirsi per volare verso vette ancor più alte. Solo il 24 aprile sapremo cosa troveremo alla fine della corsa. Per ora è però meraviglioso provare queste intense sensazioni mentre corriamo.

LA SETTIMA MERAVIGLIA E IL DESTINO NELLE NOSTRE MAI

Ci siamo. Ci siamo arrivati. Ce l’abbiamo fatta. Ad invertire l’inerzia di quest’ultima parte del campionato. A prendere in mano il nostro destino senza più dover aspettare che siano gli altri a lasciare punti per strada. I marziani son tornati ad essere umani e gli umani stanno diventando “spaziali”, incredibile a dirsi, visto che fino a sette giornate fa la capolista aveva 10 punti di vantaggio, ma è andata proprio così.
Dopo quello che è successo l’anno scorso, con la B sfumata all’ultimo respiro sia in campionato che ai playoff, tanti qui continuano a predicare prudenza. Giusto, non abbiamo fatto ancora niente, ci sono ancora tre giornate da vivere e due lunghezze da recuperare, ma diciamoci la verità: quanto bello è poterle vivere così intensamente, col cuore in gola e la passione biancoscudata ai massimi storici. Quanto bello è tornare a respirare a pieni polmoni la sensazione che essere tifosi del Padova è un’emozione unica. Quanto bello è tornare a provare la consapevolezza di avere una squadra forte, un gruppo di ragazzi capaci di non arrendersi nemmeno quando tutto il resto del mondo già li dava per spacciati e condannati a disputare di nuovo i playoff. Potrebbe anche essere che alla fine gli spareggi ci tocchino nuovamente, ma stavolta ci si arriverà comunque più preparati, fisicamente e mentalmente, consci che si è fatto più del possibile per evitarli, con una rimonta pazzesca, con i giochi tenuti aperti fino all’ultimo.
In ogni caso arriviamo a questi ultimi tre appuntamenti del campionato con una carica pazzesca. Una carica che sarà l’arma migliore a disposizione per provare ad arrivare in fondo davanti al SudTirol che si ritrova invece nella stessa condizione in cui erano i biancoscudati l’anno scorso, quando hanno subito la rimonta del Perugia nelle ultimissime settimane. Una carica che è esplosa e si è vista tutta nell’esultanza come sempre traboccante di Mino Chiricò, the man of the match al Piola con il suo decimo sigillo in campionato, nella corsa festante dei giocatori verso i tifosi in curva, nelle braccia alzate di Massimo Oddo al fischio finale di Pro Vercelli-Padova, con quell’”andiamo” urlato a piena voce e quel pugno che sa di rivincita, anche personale. Sì, mister, ci sono le tue sette vittorie consecutive in questo percorso finora straordinario, sette meraviglie conquistate con fatica e sofferenza e mai in carrozza da questi ragazzi cui sei riuscito a trasmettere in poco tempo personalità, fiducia e sicurezza. L’impresa è a portata di mano, ancora 3 prove e potresti davvero vedere la Padova del pallone come adesso non te la puoi nemmeno immaginare.

“SI PUO’ FAREEEE”

Toc toc, siamo il calcio Padova. Possiamo entrare? Certo che sì, la porta non è più chiusa a chiave. I biancoscudati, grazie al prepotente 3-1 sul Piacenza, imboccano a tutta velocità l’autostrada della rincorsa, buttandosi lanciatissimi nella corsia di sorpasso, approfittando del SudTirol costretto a fermarsi nella piazzola di sosta a causa della sconfitta in casa della FeralpiSalò maturata al 90’ con un rigore procurato e trasformato da Miracoli.
Tutto si è incastrato perfettamente in questa mirabolante 34esima giornata: il Padova che va in vantaggio con Ronaldo, gli altoatesini che vanno sotto a Salò, il Padova che raddoppia con Chiricò, il fischio finale dello stadio Turina che sancisce la seconda battuta d’arresto degli uomini di Javorcic dall’inizio della stagione e la classifica che ora dice Padova a meno 4 e non più a meno 7 dalla vetta. Una giornata da ricordare, un entusiasmo e una passione da coltivare per continuare a credere in una risalita che pareva impossibile, visto che il SudTirol con il suo ampio margine di vantaggio non perdeva mai, e che invece ora è tornata possibile, realizzabile.
Il calcio è bello perché è imprevedibile, un po’ come la scatola di cioccolatini di “Forrest Gump”, non sai mai quello che ti capita. E ora gli uomini di Massimo Oddo, alla sesta vittoria in 6 partite da allenatore biancoscudato, bravissimi fino a qui a non mollare anche quando tutto questo sforzo sembrava non portasse a nulla, hanno il dovere di continuare a crederci. Sono stati loro a tenere vivo il sogno, vincendo a volte tra mille difficoltà, rimontando contro AlbinoLeffe e Juventus Under 23, non abbassando mai lo sguardo di fronte alla cavalcata dei primi della classe, risvegliando il tifo intorno a loro. Ora che la pressione inizia a soffiare più forte sul collo del SudTirol devono aprire ancora di più le loro ali e volare alto, puntando a vincere tutti gli ultimi 4 incontri. Il Padova dovrà vedersela sabato 2 aprile alle 15 con la Pro Vercelli nella trasferta in più insidiosa di questo rush finale, il SudTirol sempre sabato ma dalle 14.30 tornerà al Druso per affrontare il Lecco che, fatalità, è l’altra squadra insieme alla stessa Feralpi che ha battuto Ronaldo e compagni in questo campionato. Si comincia da qui. Da questo doppio appuntamento che già sabato sera potrà dirci se possiamo continuare a dare da mangiare la nostra folle idea di riuscire ad andare in B diretti o se dobbiamo iniziare a preparare anche quest’anno l’appendice dei playoff. 
P.S.: titolo del blog liberamente tratto dal film “Frankenstein Junior” 🙂

ODDO E IL BEL GIOCO (CHE ARRIVERA’)

Cinque vittorie in altrettante giornate sulla panchina del Padova, secondo posto matematicamente conquistato a 5 giornate dal termine della stagione regolare, settimo successo in rimonta dall’inizio del campionato. Ha portato a casa finora tutto il bottino a sua disposizione Massimo Oddo da quando ha preso in mano le redini della squadra subentrando a Pavanel nella rincorsa al SudTirol delle meraviglie. Un SudTirol che non frena minimamente e che anzi continua a battere record su record a suon di vittorie, l’ultima contro il Seregno, sempre per 1-0, mantenendo invariato il distacco di 7 punti su chi sogna di raggiungerlo e superarlo, ma che ha sempre sul collo il fiato di Ronaldo e compagni dei quali non si è ancora definitivamente liberato.
Ad Alessandria contro la Juventus Under 23 è arrivato il successo più importante. E non è una frase retorica, anzi. Come ha giustamente sottolineato Oddo a fine gara non portare a casa i tre punti avrebbe significato chiudere in anticipo quella rincorsa in cui ancora Padova crede.
Vincere in rimonta con il gol strepitoso di Jelenic e il colpo di testa di Della Latta a sancire finalmente il superamento del trauma provato la scorsa estate con la sconfitta in quel campo nella finale playoff è stato fondamentale anche perché il Padova ha dimostrato caratterialmente di esserci, di stare sempre sul pezzo, nonostante tutte le difficoltà, anche di infermeria oltre che tattiche, che sta attraversando. Per il bel gioco non è ancora tempo, mister Oddo dice che arriverà, nelle prossime 5 giornate o ai playoff se ci sarà bisogno di disputarli per provare ad assicurarsi un posto in B dalla porta di servizio. Bisogna ragionare ancora per gradi e per obiettivi raggiungibili. Il divario di 7 punti dagli altoatesini è ancora colmabile, il Padova deve dunque concentrarsi su questo, anche a rischio di giocare partite a tratti sofferenti, difficili, dure da sbloccare. Conta solo andare avanti, in qualunque modo, il fine davvero in questo caso giustifica i mezzi.

ODDO E LA SOFFERENZA (CHE NON SE NE VA)

Cos’è cambiato in casa Padova con l’arrivo di Massimo Oddo in panchina? Guardando le modalità con cui sono state portate a casa le tre vittorie della gestione del nuovo allenatore vien da rispondere “nulla”.
Nulla perché non è che il precedente allenatore (Massimo Pavanel) fosse uno che veniva da una serie negativa, anzi. Le partite le vinceva (o le pareggiava) anche lui, non incassava una sconfitta dal 25 ottobre scorso a Salò (ed era stata la seconda in tutto il campionato, non la nona o la decima) e stava facendo tenere ai biancoscudati un ruolino di marcia assolutamente positivo. A Pavanel però non è stato perdonato il fatto che il suo Padova soffriva troppo, anche quando vinceva, e proprio per superare questa “criticità” il nuovo direttore sportivo Massimiliano Mirabelli ha deciso di prendersi la grande responsabilità di cambiare guida tecnica, affidando il gruppo nelle mani di Oddo appunto a fine febbraio, con il SudTirol in vetta a +10 (e ora a +7).
Questo cambio improvviso e per molti azzardato ha giovato al Padova? Guardando il modo in cui sono maturati i successi contro la Pro Sesto (sul 2-0 i biancoscudati si sono colpevolmente rilassati permettendo agli avversari non solo di fare il 2-1 ma anche di sfiorare il pari nel finale), contro la Feralpi (con troppi gol mangiati e il risultato in bilico fino alla fine) e con l’AlbinoLeffe (vittoria di rimonta al 93′ dopo l’iniziale svantaggio e, in generale, un primo tempo da lupi) vien da rispondere ancora una volta “no”. O quantomeno “non per il momento”.
C’è però da dire che il SudTirol non molla un punto e dunque, a mano a mano che passano le giornate, si assottiglia la possibilità di poter puntare alla vetta. Con la più che probabile necessità di preparare i playoff, Oddo avrà dunque più tempo davanti per poter lasciare la sua impronta e per togliere ai giocatori la palma della sofferenza dalla quale fanno così fatica a distaccarsi.
Qualcosa si inizia a intravedere: Kirwan ha raggiunto il top della forma e ha ribadito che essere allenato da uno che in carriera ha ricoperto il suo stesso ruolo lo sta aiutando tantissimo. Settembrini ora si sente protagonista e lì nel mezzo sta dando molta intensità, Della Latta è rinato, Bifulco è tornato quello del primissimo periodo in biancoscudato. Dall’altro lato però si sono improvvisamente moltiplicati gli infortuni (ha aperto la serie Busellato con uno strappo muscolare, seguito da Curcio, Gasbarro, Pelagatti, Saber e infine pure Dezi) e qualche giocatore che nella prima parte della stagione viaggiava a gonfie vele (vedi Ceravolo che dopo aver realizzato il centesimo e pure il 101 gol in carriera si è bloccato e il capitano Ronaldo che alterna giocate eccezionali a leggerezze che non sono da lui) stanno vivendo una flessione di rendimento.
Ragionare sul lungo periodo appare dunque l’unica via in questo momento per dare un nuovo senso al cammino biancoscudato, per rimettere tutti sullo stesso livello e per dare ragione (o torto) alla svolta voluta dalla società in un momento della stagione in cui nessuno se l’aspettava.

ODDO E LA MENTALITA’

La mentalità. Rimane questo il leit motiv del Padova al termine della seconda partita con Massimo Oddo in panchina dopo l’esonero di Pavanel. Una mentalità che la squadra biancoscudata sembra sempre lasciarsi sfuggire sul più bello che la sensazione è quella che finalmente l’abbia fatta sua. Era successo con la Pro Sesto quando, sul 2-0, il neo allenatore biancoscudato si era accorto addirittura dalla postura fisica in campo dei giocatori che era subentrato un po’ di rilassamento, è successo anche con la FeralpiSalò sull’1-0 col Padova in 11 e la squadra ospite in 9 per le espulsioni di Damonte e De Lucia. Nel momento in cui la sfida sembrava essersi messa decisamente in discesa il Padova se l’è incredibilmente complicata. Non solo non mettendo il cinismo che doveva mettere per chiuderla, divorandosi occasioni su occasioni con Chiricò, Terrani, Jelenic e Santini, ma anche permettendo agli avversari di rimanere in partita fino al 95’, momento in cui hanno sfiorato il pareggio in due azioni consecutive prima del liberatorio fischio finale.
“Ci vuole pazienza”, ha sottolineato a fine gara Oddo che, in fin dei conti, ha preso in mano questa squadra da una settimana e mezza e necessita di tempo per poterle imprimere un po’ alla volta il suo credo, tattico e caratteriale. Senza esagerare con il dosaggio s’intende, perché altrimenti si rischierebbe di caricarla troppo e mandarla ulteriormente in confusione.
C’è anche da dire che il tecnico pescarese si ritrova a dover gestire un finale di stagione non certo semplice: il SudTirol, che aveva perso a Piacenza la sua prima partita in campionato lasciando per strada 3 lunghezze di vantaggio, è tornato a vincere battendo 1-0 il Mantova. La distanza dalla vetta rimane di 7 punti a 8 partite dalla fine. Arrivati a questo punto quindi ci sono due stati d’animo contrapposti nel Biancoscudo: una parte spinge per tentare fino alla fine l’aggancio alla vetta, ripensando a come il Perugia l’anno scorso ha recuperato 6 punti in 5 partite proprio a danno del Padova, l’altra parte invece si sta mettendo nell’ordine di idee che con ogni probabilità ci vorranno i playoff anche questa volta. E che quindi il campionato da queste parti durerà un mese, un mese e mezzo in più. Proprio riferendosi a questa seconda eventualità Oddo, alla vigilia della partita di domenica, ha detto che bisogna lavorare “a lungo termine”. Mettendo sul campo subito tutto l’impegno possibile per crescere ma già con la consapevolezza che i frutti di questo impegno verranno raccolti non al fischio finale della regular season bensì più avanti. Al termine dei playoff. Un cammino che i biancoscudati devono iniziare a preparare già da adesso. Per non arrivare stanchi, stremati e senza le sufficienti energie fisiche e mentali necessarie per uscirne, stavolta, vincitori.

ODDO E LA (NON) RIVOLUZIONE…

Cambiamenti tattici pochi, giusto giusto i due esterni un po’ più stretti e Cissè schierato come punta centrale anziché come esterno sinistro nel momento del suo ingresso in campo. Non ha adottato grandi stravolgimenti Massimo Oddo in questi primissimi giorni da allenatore del Padova. Inserire troppe novità poteva significare fare danni sia dal punto di vista del gioco sia sotto il profilo mentale vista la settimana decisamente anomala vissuta dalla squadra passata dall’allenamento del lunedì con Pavanel all’arrivo di Massimo Oddo giovedì, con l’intermezzo della partita col Legnago vissuta con Raffaele Longo e Luca Rossettini. Il tasto su cui il nuovo allenatore del Padova ha premuto è stato uno solo, ribadito sia prima che dopo la sfida vinta contro la Pro Sesto: la mentalità. Era quella l’unica via da percorrere avendo a disposizione così pochi giorni prima del debutto in campionato. La forza di Oddo rispetto a Pavanel poteva essere solo quella della mentalità da ex giocatore di serie A che ha vinto una Coppa del Mondo e una Champions League, dell’autorevolezza di una carriera passata nell’olimpo del calcio. L’unico modo che aveva per dare una svolta a una squadra che comunque anche prima stava facendo bene agli ordini del precedente allenatore era quello di mettere sul lavoro quello che lui è rispetto a quello che Pavanel non era. Lui, sotto contratto col Pescara fino a fine stagione, ha fatto una scelta coraggiosa a rinunciare a quell’ingaggio per sposare la causa di una squadra di serie C che non è nemmeno prima in classifica e proprio questo coraggio ha cercato di trasmettere ai suoi nuovi giocatori fin dalla prima seduta alla Guizza. Il Padova nel primo tempo contro la Pro Sesto ha fatto suo questo insegnamento disputando una gara quasi perfetta, nel gioco e nell’intensità. Nel secondo tempo però si sono materializzati i vecchi fantasmi e quella sofferenza che ha accompagnato in diverse partite questo gruppo anche quando c’è stata la vittoria. Oddo se n’è accorto subito, da un particolare che può essere sfuggito ai più ma non a lui che di vita nel calcio ne ha vissuta parecchia: la postura in campo troppo sicura di alcuni giocatori in campo. E’ intervenuto con i cambi e dando continue indicazioni dalla panchina e alla fine l’ha portata a casa, rendendosi conto però una volta di più di dove questa squadra ha fragilità che devono essere rinforzate.
La prima di Oddo sulla panchina del Padova è peraltro coincisa con la prima caduta dell’impero altoatesino in quel di Piacenza, col SudTirol ora primo a +7 non più a +10. Una semplice coincidenza? Il segnale che aspettavamo e che ci dice che non tutto è ancora perduto? La fortuna del debuttante? Qualunque cosa sia comunque una svolta c’è stata, sia in casa Padova che nell’intero girone A. Ne vedremo delle belle, d’ora in avanti. Da queste parti alle rimonte impossibili siamo abituati.

DOPPIO MATCH CRUCIALE

Sì, è vero, anche la partita del “Briamasco” era cruciale. A maggior ragione dopo che, al 90′, abbiamo scoperto che il SudTirol non era riuscito ad andare oltre lo 0-0 in casa contro la Pro Patria. L’occasione era davvero ghiotta per i biancoscudati per rosicchiare agli altoatesini 2 degli 8 punti di ritardo sulla vetta ma il campo ha decretato un pareggio anche per gli uomini di Pavanel, tanto forti e determinati nel ribaltare il risultato di iniziale svantaggio nel primo tempo quanto appannati, nella ripresa, quando era ora di rimettere avanti il muso dopo la rete del 2-2 di Pattarello. A giocare un brutto scherzo al Padova la stanchezza, sia fisica (viste le ultime tre partite ravvicinate) sia mentale. Sì perché non è facile dover giocare senza mai concedersi mezzo passaggio a vuoto, senza mai potersi permettere un pareggio, senza poter sbagliare nulla. Non è semplice reggere sempre al massimo dal punto di vista psicologico una situazione in cui guardi i risultati che hai portato a casa dal 21 dicembre ad oggi (ovvero dall’inizio del girone di ritorno) e ti accorgi che non sono bastati 6 successi e 2 pareggi a farti fare il balzo in avanti che speravi, nonostante tu abbia tenuto un ruolino di marcia da prima della classe, perché, appunto, come diciamo da settimane, c’è chi viene da un altro pianeta e produce risultati migliori dei tuoi.
Il Padova però deve continuare a tenere duro, a guardare in casa propria. Non ha alternative. Anche se le partite ancora da giocare sono sempre meno e non si è finora assottigliato il margine da ridurre dal primo posto. In questo senso saranno davvero cruciali le prossime due partite. Quella col Legnago in casa di mercoledì e quella, sempre in casa, di domenica contro la Pro Sesto. In queste due gare Ronaldo e compagni saranno chiamati ancora una volta ad uno sforzo superiore, l’ennesimo, per incamerare bottino pieno. Sperando che il vivace e mai arrendevole Trento visto al Briamasco domenica possa mettere in campo proprio nel sentitissimo derby contro il SudTirol di mercoledì la stessa voglia di vincere che ha messo contro il Padova. E che domenica poi il Piacenza metta in atto un altro sgambetto alla squadra di Javorcic. Si tratta di due gare spartiacque decisive, al termine delle quali sicuramente si potrà capire se le speranze biancoscudate potranno portare con sè anche qualche certezza. Se così non sarà, gli scenari futuri dovranno per forza cambiare. Ma intanto giusto crederci, ancora una volta, anzi, ancora due volte.

THE EYE OF THE TIGER

Avanti. Avanti ancora. Avanti tutta.
Non è tempo di gettare l’ancora e fermarsi, anzi. E’ il momento di aggiungere benzina nel serbatoio e continuare a tenere alti i giri del motore.
Il SudTirol prosegue senza inciampi nel suo cammino stratosferico, ma anche il Padova sta disputando una stagione di altissimo livello. La differenza in questo momento la sta facendo il fatto che la squadra altoatesina è marziana, mentre i biancoscudati restano, seppur bravissimi per il ruolino di marcia soprattutto in questo primo scorcio di 2022, esseri umani.
Ci vorrà un’impresa, un mezzo miracolo, anche gli uomini di Pavanel dovranno dimostrare di venire da un altro pianeta, ma non è ancora il momento di pensare che la rincorsa alla vetta sia vana. 8 punti di divario sono tanti ma non troppi da colmare nelle dodici partite rimanenti e devo dire che, dopo la partita col Lecco, ho visto negli occhi di chi è venuto in sala stampa a commentare la vittoria numero 17 in campionato una luce speciale, una convinzione forte, una volontà di ferro, una lancia pronta a trafiggere chiunque si metta, sportivamente parlando, di traverso in questo rush finale. Nella saga di Rocky veniva chiamato “The eye of the tiger”, l’occhio della tigre. Avessi visto rassegnazione, avessi udito frasi fatte pronunciate senza convinzione o, peggio ancora, con lo sguardo basso, non sarei qui a dire che bisogna continuare a crederci. Invece ho visto intensità e una consapevolezza reale di potercela fare.
Non c’è retorica in queste mie parole, davvero. Sono consapevole che è molto probabile che alla fine sarà il SudTirol (e pure meritatamente se va avanti così) a salire direttamente in B ma francamente, visto che c’è ancora qualche pagina bianca da riempire con l’inchiostro delle prestazioni e dei gol, è il momento solo di ragionare su ogni partita come fosse una l’ultima. La riga e le somme si tireranno più avanti.
Da queste parti siamo abituati alle imprese impossibili. Ne abbiamo compiute più di una e forse è proprio la nostra storia che ci dà la forza di pensare che nulla è ancora perduto. L’avessimo pensato nel 2009 non saremmo andati in B ai playoff. L’avessimo pensato l’anno successivo non ci saremmo salvati ai playout a Trieste. L’avessimo pensato nel 1994, non saremmo finiti in serie A al termine di uno spareggio in cui il giorno prima tutti davano più in forma il Cesena, dopo essere rimasti giù dal treno nel 1991 e nel 1993. Vele spiegate dunque. Soffierà ancora forte il vento biancoscudato.