UN MESE CHE HA FATTO BENE

Se avevamo qualche dubbio, oggi il Padova lo ha fugato.

Il mese di distanza che è intercorso tra l’ultima partita della stagione regolare e la prima dei playoff ha fatto bene alla squadra. Chi è sceso in campo col Renate nella gara di andata dei quarti, aldilà del risultato finale decisamente a favore del Padova, lo ha fatto con più serenità e lucidità rispetto alle ultime uscite del campionato. I giocatori hanno approfittato alla grande della lunga sosta sfruttandola solo per i suoi aspetti positivi. Sono riusciti infatti a scrollarsi di dosso tutto quello che di negativo era piovuto addosso loro nell’ultima travagliata parte del campionato.

Il testa a testa col Perugia, che alla fine ha favorito gli umbri nella promozione diretta per soli due gol di differenza nello scontro diretto, il fatto di aver fatto 79 punti col miglior attacco e la miglior difesa senza riuscire ad andare su, le chiacchiere e i commenti delle altre squadre che non hanno fatto altro che mettere lingua sulla situazione biancoscudata sono ormai lontani ricordi: il Padova è tornato in pista e lo ha fatto con una condizione fisica e mentale da squadra che sta finalmente bene.

Con questi presupposti, è un piacere attendere la sfida di ritorno di mercoledì 2 giugno all’Euganeo. Una sfida in cui finalmente un po’ di pubblico potrà godersi in presa diretta lo spettacolo che questa squadra sa produrre ad alti livelli.

IL BIVIO

Il Padova ha cominciato a preparare i playoff.

Impossibile lasciarsi del tutto alle spalle quello che è successo nell’infausto finale di campionato, quando il Padova credeva ormai di avere in mano la promozione diretta e invece si è fatto raggiungere all’ultimo dal Perugia. Impossibile perché non si è trattato solo di un traguardo che era saldamente in mano dei biancoscudati ed è venuto a mancare all’ultima curva, ma anche di un momento tormentato per mille motivi: la batosta di Matelica con rigore contro ed espulsione di Rossettini generosi, lo scandaloso gol di mano a Trieste, la bruttissima figura di Modena, la fatica nel trovare la via del gol nelle ultime giornate, l’infortunio di Ronaldo, il giocatore che più è capace di fornire alternative di gioco. Il tutto mentre il Perugia non solo vinceva sul campo ma, fuori dal campo, si permetteva di emettere giudizi sulla Sambenedettese che stava fallendo e “minava” la regolarità del campionato, sui rigori dati al Padova al 95’, su presunti torti arbitrali subiti. Da Santopadre a Caserta, passando per Comotto, non ce n’è stato uno che abbia tenuto a freno al lingua quando era ora di dare contro a qualcosa che era successo a Padova o che vedeva coinvolto il Padova.

Ha ragione Sean Sogliano. E’ incredibile come gli altri, in questo finale di stagione, si siano permessi di guardare in casa nostra e di parlare di noi. E’ pazzesco che, il giorno dopo il gol di mano di Gomez a Trieste, sia stata la Triestina a emettere un duro comunicato dicendo al Padova che la doveva smettere di attaccare la società alabardata (Padova che, peraltro, ancora non aveva emesso un fiato in proposito e che ha deciso di fare una conferenza stampa con il direttore sportivo solo dopo aver subìto quel comunicato).

Ha però ragione Sean Sogliano adesso a voler tirare una riga e guardare avanti. Attenzione: senza dimenticare però. Senza far finta di niente. Tenendo bene a mente quello che è successo per far sì che d’ora in avanti la reazione sia diversa, costruttiva.

Il Padova si è trovato in queste ore davanti a un bivio e ha scelto di voler passare sopra a tutto quello che è stato con il rullo compressore di una rabbia che deve però trasformarsi in prestazione. “Quando mangi m… e ne mangi tanta poi, quando scendi in campo hai voglia di mangiare il pallone”. Frase forte quella pronunciata dal diesse ma che rende perfettamente l’idea di quello che deve succedere dentro ogni giocatore e dentro l’allenatore.

Già, l’allenatore. Sogliano non ha fatto mistero di aver pensato anche alla soluzione drastica. “Quando a 79 punti non vinci il campionato hai due possibilità per darti una scossa: o cambi la guida tecnica o dici all’allenatore che deve ripartire come se quello fosse il suo primo giorno di lavoro. Abbiamo scelto la seconda opzione”.

Bene. Ora tocca a Mandorlini sfoderare la spada e tirare fuori la grinta che ha sempre avuto e che è stata sua fedele compagna di viaggio in tante imprese compiute in passato, da giocatore e da allenatore. E tocca anche ai suoi ragazzi ripartire, ricominciare. Tocca a Ronaldo che è recuperato, tocca a Della Latta miglior marcatore fino a questo momento, tocca a Dini ma anche a Vannucchi, tocca a Rossettini ma anche ad Andelkovic. Tocca a Nicastro ma anche a Paponi che deve ancora riuscire a segnare e potrà approfittare di questi playoff per tornare finalmente protagonista.

I playoff sono lì che aspettano il Padova. Tocca al Padova andarseli a prendere. Di rabbia, di convinzione, di prestazione.

NON E’ ASSOLUTAMENTE FINITA MA…

Il sogno di andare in serie B non si è infranto. Per nulla. Il Padova ha perso il lasciapassare per la porta principale, nonostante abbia chiuso la stagione regolare a 79 punti (dunque con lo stesso punteggio del Perugia direttamente promosso) con il miglior attacco e la miglior difesa. Ma rimane ancora accessibile l’altro ingresso, quello dalla porta di servizio, che i biancoscudati potranno raggiungere solo se si aggiudicheranno i playoff.

Comprendo la delusione di oggi. E’ giusto che questa domenica 2 maggio sia ricordata come la giornata del rammarico, perché bastava un punto tra Matelica, Trieste e Modena, bastava che l’arbitro vedesse il gol di mano di Gomez, bastava che tra Imola e Fano nel girone di ritorno arrivasse almeno un successo. A volersi guardare solo indietro c’è da piangere per tutta la notte e per l’intera giornata di domani, ma il Padova non deve cadere in questo vortice. Non deve commettere l’errore di ripercorrere mentalmente quello che poteva essere e purtroppo non è stato. In chiave playoff, sarebbe deleterio questo andare a ritroso, anche perché ora la squadra di Mandorlini ha ben 22 giorni davanti a sè prima di entrare in scena.

I playoff inizieranno infatti il 9 maggio ma il Padova giocherà solo dal 24. Presentarsi senza aver smaltito dal punto di vista nervoso e “umano” l’amarezza per aver dilapidato un vantaggio sul Perugia che era arrivato a 7 punti dopo il recupero degli umbri contro il Cesena dei primi di marzo comprometterebbe il cammino di Ronaldo e compagni fin dal primo calcio d’inizio.

Il Padova, per la qualità della rosa che ha e l’esperienza dei giocatori chiave, ha tutte le carte in regola per mettersi in tasca il biglietto vincente nella lotteria dei playoff, ma per riuscirci deve innanzitutto tirare una riga e guardare esclusivamente avanti. Alleggerirsi. Deve smettere di portarsi appresso il fardello dell’ultimo periodo che l’ha spinto a scendere in campo nervoso e contratto. Questi ragazzi meritano la serie B e, se si scrollano di dosso un po’ di insicurezza che non ha davvero motivo di esistere, possono raggiungerla.

Ma insieme ai tifosi, che anche oggi sono stati straordinari a far arrivare alla squadra tutto il calore possibile nelle forme consentite, devono crederci anche loro. Loro per primi. Loro devono credere in loro stessi. Altrimenti si rischia di arrivare agli spareggi promozione scarichi e fare una fugace quanto infelice “comparsata”.

SIAMO ANCORA VIVI

Il Padova è ancora vivo.

A tenerlo a galla nella corsa alla serie B diretta un giocatore tra i simboli di questa squadra, per l’impegno profuso in campo, per i gol, per il carattere da leader, per i consigli urlati dalla tribuna quando, a causa di infortuni muscolari, si è ritrovato lontano dal campo ma vicino con il cuore ai suoi compagni. Non poteva che essere Francesco Nicastro con il suo nono sigillo personale a continuare a tenere vivo il sogno del Padova. Il sogno di saltare in serie B con tutti e due i piedi senza dover ricorrere alla lotteria dei playoff con tutti i suoi incroci pericolosi.

A Carpi si è rivisto un Padova volitivo, cosciente dei propri mezzi, mai domo, neanche quando il doppio palo ha detto di no a Chiricò e Pozzi ha respinto con perdite Rossettini e Biasci e le loro conclusioni ravvicinate. A Carpi si è rivisto un allenatore, Andrea Mandorlini, in tutta la sua rabbia positiva, in tutta la sua voglia di trasmettere alla squadra esperienza e lucidità per trainarla fuori con forza dal momento di grande difficoltà. “Non è finita finché non è finita”, diceva qualcuno. In effetti così è anche per il Padova. L’unica certezza è che c’è il secondo posto matematico, che in vista dei playoff è il miglior piazzamento possibile, ma la vera notizia è che, appunto, non è finita. Si può ancora credere nella promozione diretta e si deciderà tutto negli ultimi 90 minuti.

Il Padova dovrà battere la Sambenedettese all’Euganeo, il Perugia non dovrà uscire coi tre punti dallo stadio Turina di Salò.

Sì, certo, i veri intenditori dicono che è già tutto scritto, che è impossibile che il Perugia che viene da 6 vittorie di fila non riesca a scrivere l’ultimo atto della sua stagione con la settima, che la Feralpi sì deve almeno pareggiare per garantirsi il quinto posto e un turno in meno ai playoff ma che non giocherà alla morte per impedire agli umbri di tagliare il traguardo per primi. Ma da queste parti ai miracoli e ai ribaltoni dell’ultimo minuto siamo abituati. Così come dopo Modena siamo stati i primi a flagellarci parlando di campionato buttato via, mentre tutt’intorno gli altri tentavano invano di convincerci che dovevamo continuare a sperare, ora siamo i folli che ci sperano, che ci credono. Che pensano che non sia così improbabile che la Feralpi insegua il suo punto in una partita giocata ad alta intensità dal primo all’ultimo minuto.

Siamo folli? Sì, forse, ma Padova, credeteci, è una piazza in cui certe cose possono succedere davvero. Lo abbiamo visto coi nostri occhi troppe volte per non continuare a coltivarla, e a ragione. questa sana pazzia.

NAUFRAGIO BIANCOSCUDATO

La situazione è la stessa. Da anni, anzi forse da sempre. Da queste parti senza sofferenza non siamo andati mai da nessuna parte, nemmeno in serie A nel 1994, quando per poter mettere il piede nell’olimpo del calcio siamo dovuti passare per uno spareggio contro il Cesena, nel quale partivamo da squadra sfavorita, conquistando il lasciapassare per quell’ultimo atto all’ultimo secondo. A Padova non conosciamo né mezze misure né strade senza ostacoli. Le rare volte in cui i risultati sono arrivati non dico in carrozza ma comunque senza particolari intoppi poi si è pagato dazio nella stagione successiva.

Ebbene: eccoci ancora una volta nella situazione di dover rimettere insieme idee e pensieri improvvisamente confusi e poco lucidi, di dover raccattare dai gradini della tribuna del Braglia le braccia che ci sono cadute, di dover suggerire alle dita, davanti alla tastiera del computer, parole che abbiano un senso.

Difficile trovare parole con senso di fronte a un Padova così senza senso. La squadra di Mandorlini è scesa in campo con la sconfitta già dipinta negli occhi. Con paura, con tensione, col carico messo dalla straripante vittoria del Perugia di sabato a Ravenna. Perugia che ora ha agganciato i biancoscudati in vetta ed è primo in virtù di uno scontro diretto che si è capito fin da subito a suo tempo quanto a caro prezzo l’avremmo pagato. Dispiace constatare che l’impressione avuta dagli spalti è confermata dagli highlights: le immagini, a mandarle avanti e indietro dieci volte, non fanno altro che mostrare che già dopo il primo gol di Luppi la rassegnazione regna sovrana negli occhi dei giocatori. Incapaci di reagire da grande squadra quale hanno mostrato a lungo di saper essere.

Purtroppo non è da Modena che l’atteggiamento da rullo compressore della squadra è cambiato. E’ così da un po’. A Trieste, pur perdendo con un gol irregolare segnato con la mano da Gomez, il Padova ha fatto mezzo tiro in porta in novanta minuti, dunque non avrebbe meritato nulla più del pareggio. Pure col Ravenna, la settimana prima, se non la sbloccava Hallfredsson con un tiro da fuori, si sarebbe fatta assai dura. Col Gubbio, infine, se non era per quel rigore caparbiamente cercato e trasformato da Chiricò e per le parate salva risultato di Dini nel primo tempo staremmo qui a parlare di una partita decisamente diversa.

A precisa domanda, l’allenatore in sala stampa a Modena ha risposto che non sa darsi lui per primo una spiegazione per questo vero e proprio naufragio. Per questo crollo. E se non sa lui cosa è successo ai suoi ragazzi, lui che li allena tutta la settimana dalla scorsa estate, allora cosa possiamo dire noi che, causa Covid, peraltro, non possiamo nemmeno assistere agli allenamenti?

Nulla. Se non augurarci che non sia troppo tardi. Il Padova ora più che mai è a un bivio: o dal fondo che ha toccato contro i canarini si dà una spinta verso l’alto di quelle decise e torna ai livelli mentali e di gioco che ha dimostrato e che può continuare a dimostrare vista la grande qualità della rosa o inizia a scavare e finisce ancora più in basso. Alla squadra (e al suo allenatore) la scelta. Sperando, appunto, che le dirette inseguitrici, che in queste settimane brave son state a buttarla sulla pressione mediatica facendo sentire il Padova come la squadra che aveva più da perdere, un colpo almeno lo perdano.

Chissà magari a ritrovarci nella situazione di quelli che devono inseguire magari rispolveriamo la voglia di mostrare le unghie e i denti…

 

 

VINCERE VINCERE E ANCORA VINCERE

Il Padova che pur ha conquistato contro il Gubbio la vittoria numero 22 continuando a mantenere il primato dei gol realizzati (66) e tornando ad essere anche la miglior difesa del campionato (solo 23 le reti subite) continua a viaggiare con un unico imperativo categorico: vincere.

Non ha alternative. Aveva un jolly prima della partita di Trieste della vigilia di Pasqua, come ha sottolineato in sala stampa l’uomo partita Mino Chiricò, ma proprio al “Nereo Rocco” se lo è bruciato a causa di un gol di mano della squadra avversaria. Incredibile ma vero quanto quell’episodio è stato e continua ad essere pesante non solo per la gravità dell’errore del direttore di gara Cascone di Nocera Inferiore (che difatti in questo fine settimana non è stato designato per alcuna partita rimanendo a riposo!) ma anche per il modo in cui può incidere in questo rush finale di stagione.

Vincere, già. Contro il Gubbio non è stato semplice. La squadra di Torrente si è dimostrata tosta, soprattutto nel primo tempo, dove un pizzico di tensione di troppo ha rischiato di giocare un brutto scherzo ai biancoscudati. Ma alla fine la qualità del Padova è emersa in tutta la sua consistenza e Chiricò si è trasformato nell’autentico trascinatore del match procurandosi un calcio di rigore e andando a trasformarlo con una rabbia e una potenza che hanno rappresentato in quel momento esattamente lo stato d’animo dell’intera squadra.

C’è un po’ di rabbia sì. Perchè all’alba della terzultima giornata si vorrebbero avere in mano alcune certezze in più. Ci piacerebbe che Sudtirol e Perugia qualcosa lasciassero per strada. E invece no: come Hamilton nella Formula Uno il Padova deve guardarsi continuamente le spalle e non può permettersi di sbandare all’ultima curva in nessuno dei GP che mancano. Perché le dirette concorrenti sono come Verstappen: non mollano. Non perdono. E nemmeno pareggiano. Modena domenica sarà un’altra di quelle battaglie dalla quale uscire coi 3 punti.

Inutile fare calcoli adesso. Bastano due vittorie e un pareggio? Il Carpi è già salvo e la Sambenedettese non può nuocere? Mica vero. Tutte sono temibili e batterle tutte e tre è l’unica strada che può regalare certezze matematiche. Le uniche che contano veramente.

OLTRE OGNI AVVERSITA’

 

A caldo sarebbe stato fin troppo semplice trovare una giustificazione a questa sconfitta. Anzi, la giustificazione per eccellenza. Il gol assolutamente irregolare di Gomez infatti, segnato con la mano neanche fosse un moderno Maradona, basta e avanza per comprendere la rabbia della squadra di Mandorlini di fronte ad una clamorosa ingiustizia, ma non ad assolverla del tutto da questa battuta d’arresto molto pericolosa a questo punto della volata finale. E’ vero: ha dato forfait Ronaldo all’ultimo e sappiamo quanto è importante per il gioco biancoscudato, è vero Pillon ha preparato la partita di modo da chiudere tutti gli spazi soprattutto ai giocatori in grado di fare la differenza e creare la superiorità con i loro guizzi e colpi di classe, ma la verità nuda e cruda è che e il Padova non ha fatto abbastanza per vincere questa partita. E’ bastato un 4-4-2 fatto bene per bloccare completamente il gioco sugli esterni, è bastata un po’ di aggressività sui portatori di palla del Padova per renderlo leggerissimo, quasi impalpabile negli ultimi sedici metri. Con queste osservazioni non si vuol certo sminuire la gravità della svista del direttore di gara sul gol che ha deciso la partita ma si vuol solo ribadire che il Padova arbitro del suo destino potrà esserlo solo se ogni volta scenderà in campo gettando il cuore oltre l’ostacolo. Dando il famoso ma mai scontato centoventi per cento. Ronaldo e compagni sono ancora primi, lì, davanti a tutte le altre. Forse ora che quel tesoretto di punti di vantaggio si è assottigliato e non si può più sbagliare rivedremo quel Padova guerriero che tanto ci è piaciuto nelle ultime vittorie. Un Padova, perché no, soprattutto desideroso di reagire con rabbia positiva a una sconfitta immeritata, desideroso di dimostrare che è davvero la prima della classe perché é più forte di tutte le altre ed è capace di abbattere qualunque ostacolo, di andare oltre ogni avversità. Anche contro la “sfortuna”, chiamiamola così, di un arbitro che non vede un gol segnato con la mano e ti condanna alla più indigeribile e ingiusta delle sconfitte

A PICCOLI PASSI…

A piccoli passi… ma non voglio completare la frase, perché nonostante manchino “solo” cinque partite davvero non è solo scaramanzia dire che non c’è nulla di deciso. Anzi, purtroppo è la pura e oggettiva verità.

Il Padova, nel girone B di serie C, ha messo insieme 70 punti in 33 partite. Ha il miglior attacco con 65 reti all’attivo e insieme al Sudtirol detiene la miglior difesa con soli 22 gol subiti. Ha vinto 21 volte, è uscito dal campo sconfitto in sole 5 occasioni e ha pareggiato 7 volte, eppure questi numeri da squadrone non sono ancora sufficienti a dire che taglierà il traguardo sicuramente per primo davanti a tutte le altre. Anzi: le dirette inseguitrici Sudtirol e Perugia sono ancora lì (gli altoatesini a -5 ma con lo scontro diretto a favore del biancoscudo, gli umbri a meno 7 ma con una partita da recuperare e lo scontro diretto a vantaggio loro) e non hanno intenzione di mollare un punto. Non passa conferenza stampa della vigilia senza che gli allenatori Vecchi e Caserta non sottolineino il fatto che gli uomini di Mandorlini sono sì primi ma dovranno comunque sudarsi la conquista della promozione fino all’ultimo secondo dell’ultima giornata perché loro, nossignori, non mollano.

E allora non resta che continuare a vincere. Contro chiunque. Che sia il fanalino di coda Ravenna o che sia il Modena che invece fino a qualche settimana fa era in corsa per la serie B e all’Euganeo all’andata ha pure vinto. Non è scontato nulla.  Il Padova deve guardare solo in casa sua, ben sapendo che le sue certezze sono tutte lì e portano il nome di Chiricò e Ronaldo, di Nicastro e Jelenic, di Cissè e Bifulco, di Rossettini e Gasbarro, di Dini e Firenze. Hanno il nome anche di Saber, Della Latta e Germano. La certezza numero uno del Padova è un gruppo meraviglioso, composto da una vecchia guardia che non ha mai mollato e dagli innesti di gennaio che si sono inseriti nella rosa con una naturalezza che ha fin qui disarmato una alla volta tutte le avversarie più pericolose.

Io spero davvero che con la Triestina si possa giocare sabato sera. Se c’è un ostacolo che davvero adesso può mettere in difficoltà il Padova è il rinvio di una partita che scombini la parte finale del cammino. Se però succederà sono sicura che la squadra saprà essere più forte anche di questa ennesima trave che si mette di traverso al suo cammino.

 

LA VITTORIA CHE STRAPPA

Lo premetto a scanso di equivoci: la vittoria di Pesaro non ha ancora deciso un bel niente. Mancano 6 partite alla fine del campionato e Perugia e Sudtirol non sono certo a distanza di sicurezza. Così come non lo erano di questi tempi la Sambenedettese e la Reggiana nel 2018 quando il Padova di Pierpaolo Bisoli conquistò la promozione in B con 2 giornate d’anticipo (e il contemporaneo successo dell’AlbinoLeffe sulla stessa Reggiana).

Però aver conquistato i 3 punti in casa della Vis ha assunto oggi un significato speciale: i biancoscudati hanno riscattato alla grande la batosta rimediata solo sette giorni prima in un’altra trasferta marchigiana e hanno dimostrato una maturità mentale che credo a questo punto sia elemento acquisito della squadra.

Sì questo successo è stato più importante degli altri e permette al Padova di provocare il primo deciso strappo del campionato in questa volata finale. Non è un caso che abbiano segnato due giocatori subentrati dalla panchina peraltro: è l’ennesima dimostrazione che questo gruppo è forte dal primo all’ultimo elemento della rosa e che è pur vero che a gennaio sono arrivati tanti bei rinforzi, ma è altrettanto innegabile che la vecchia guardia sta continuando a tirare la carretta come sempre ha fatto dall’inizio. Che poi era stato proprio Nicastro l’assoluto protagonista dell’avvio di stagione (e si era lavorato tanto al mercato estivo per riportare Kresic dall’Atalanta a Padova in prestito): è un altro bel segnale che siano stati i loro sigilli a perforare la difesa pesarese e a riempire la saccoccia col massimo del bottino.

Ora testa bassa e pensiamo al Ravenna. Che, appunto, non si è fatto ancora nulla.

QUEL CHE CI VOLEVA

Strappare la pagina del quaderno del campionato e fare finta che non fosse mai esistita. Ignorarla. Fare in modo che nessuno avesse più la sensazione che purtroppo era stata scritta.

Ecco quel che in questo inizio settimana era stato chiesto al Padova a proposito della bruttissima figura contro il Matelica. Bisognava cancellarla dalla faccia della stagione e l’unico modo per riuscirci era battere la Feralpi Salò.

Detto, fatto. Non solo contro i Leoni del Garda c’è stata oggi una vittoria, pronto riscatto della precedente sconfitta, ma il successo è arrivato rotondo, esuberante, al termine di una prestazione in cui quelli che avevano deluso in terra marchigiana, sono prepotentemente tornati sui loro consueti livelli, abbattendo il muro dello scetticismo che si era ricreato intorno a questa squadra.

Non si possono che tributare applausi a questi ragazzi, davvero. Una reazione da grande squadra. Quella che il Padova è sempre stato. Con la ciliegina sulla torta della sconfitta del Perugia e del Modena contro il Sudtirol che rimane, per ora, l’unico in scia dei biancoscudati. Ma domenica prossima c’è proprio lo scontro diretto tra il Sudtirol e gli umbri.

Scherzi di un campionato che si deciderà solo all’ultimo. Ma che vede ancora il Padova primo. Avanti Scudati!