OLTRE OGNI AVVERSITA’

 

A caldo sarebbe stato fin troppo semplice trovare una giustificazione a questa sconfitta. Anzi, la giustificazione per eccellenza. Il gol assolutamente irregolare di Gomez infatti, segnato con la mano neanche fosse un moderno Maradona, basta e avanza per comprendere la rabbia della squadra di Mandorlini di fronte ad una clamorosa ingiustizia, ma non ad assolverla del tutto da questa battuta d’arresto molto pericolosa a questo punto della volata finale. E’ vero: ha dato forfait Ronaldo all’ultimo e sappiamo quanto è importante per il gioco biancoscudato, è vero Pillon ha preparato la partita di modo da chiudere tutti gli spazi soprattutto ai giocatori in grado di fare la differenza e creare la superiorità con i loro guizzi e colpi di classe, ma la verità nuda e cruda è che e il Padova non ha fatto abbastanza per vincere questa partita. E’ bastato un 4-4-2 fatto bene per bloccare completamente il gioco sugli esterni, è bastata un po’ di aggressività sui portatori di palla del Padova per renderlo leggerissimo, quasi impalpabile negli ultimi sedici metri. Con queste osservazioni non si vuol certo sminuire la gravità della svista del direttore di gara sul gol che ha deciso la partita ma si vuol solo ribadire che il Padova arbitro del suo destino potrà esserlo solo se ogni volta scenderà in campo gettando il cuore oltre l’ostacolo. Dando il famoso ma mai scontato centoventi per cento. Ronaldo e compagni sono ancora primi, lì, davanti a tutte le altre. Forse ora che quel tesoretto di punti di vantaggio si è assottigliato e non si può più sbagliare rivedremo quel Padova guerriero che tanto ci è piaciuto nelle ultime vittorie. Un Padova, perché no, soprattutto desideroso di reagire con rabbia positiva a una sconfitta immeritata, desideroso di dimostrare che è davvero la prima della classe perché é più forte di tutte le altre ed è capace di abbattere qualunque ostacolo, di andare oltre ogni avversità. Anche contro la “sfortuna”, chiamiamola così, di un arbitro che non vede un gol segnato con la mano e ti condanna alla più indigeribile e ingiusta delle sconfitte

A PICCOLI PASSI…

A piccoli passi… ma non voglio completare la frase, perché nonostante manchino “solo” cinque partite davvero non è solo scaramanzia dire che non c’è nulla di deciso. Anzi, purtroppo è la pura e oggettiva verità.

Il Padova, nel girone B di serie C, ha messo insieme 70 punti in 33 partite. Ha il miglior attacco con 65 reti all’attivo e insieme al Sudtirol detiene la miglior difesa con soli 22 gol subiti. Ha vinto 21 volte, è uscito dal campo sconfitto in sole 5 occasioni e ha pareggiato 7 volte, eppure questi numeri da squadrone non sono ancora sufficienti a dire che taglierà il traguardo sicuramente per primo davanti a tutte le altre. Anzi: le dirette inseguitrici Sudtirol e Perugia sono ancora lì (gli altoatesini a -5 ma con lo scontro diretto a favore del biancoscudo, gli umbri a meno 7 ma con una partita da recuperare e lo scontro diretto a vantaggio loro) e non hanno intenzione di mollare un punto. Non passa conferenza stampa della vigilia senza che gli allenatori Vecchi e Caserta non sottolineino il fatto che gli uomini di Mandorlini sono sì primi ma dovranno comunque sudarsi la conquista della promozione fino all’ultimo secondo dell’ultima giornata perché loro, nossignori, non mollano.

E allora non resta che continuare a vincere. Contro chiunque. Che sia il fanalino di coda Ravenna o che sia il Modena che invece fino a qualche settimana fa era in corsa per la serie B e all’Euganeo all’andata ha pure vinto. Non è scontato nulla.  Il Padova deve guardare solo in casa sua, ben sapendo che le sue certezze sono tutte lì e portano il nome di Chiricò e Ronaldo, di Nicastro e Jelenic, di Cissè e Bifulco, di Rossettini e Gasbarro, di Dini e Firenze. Hanno il nome anche di Saber, Della Latta e Germano. La certezza numero uno del Padova è un gruppo meraviglioso, composto da una vecchia guardia che non ha mai mollato e dagli innesti di gennaio che si sono inseriti nella rosa con una naturalezza che ha fin qui disarmato una alla volta tutte le avversarie più pericolose.

Io spero davvero che con la Triestina si possa giocare sabato sera. Se c’è un ostacolo che davvero adesso può mettere in difficoltà il Padova è il rinvio di una partita che scombini la parte finale del cammino. Se però succederà sono sicura che la squadra saprà essere più forte anche di questa ennesima trave che si mette di traverso al suo cammino.

 

LA VITTORIA CHE STRAPPA

Lo premetto a scanso di equivoci: la vittoria di Pesaro non ha ancora deciso un bel niente. Mancano 6 partite alla fine del campionato e Perugia e Sudtirol non sono certo a distanza di sicurezza. Così come non lo erano di questi tempi la Sambenedettese e la Reggiana nel 2018 quando il Padova di Pierpaolo Bisoli conquistò la promozione in B con 2 giornate d’anticipo (e il contemporaneo successo dell’AlbinoLeffe sulla stessa Reggiana).

Però aver conquistato i 3 punti in casa della Vis ha assunto oggi un significato speciale: i biancoscudati hanno riscattato alla grande la batosta rimediata solo sette giorni prima in un’altra trasferta marchigiana e hanno dimostrato una maturità mentale che credo a questo punto sia elemento acquisito della squadra.

Sì questo successo è stato più importante degli altri e permette al Padova di provocare il primo deciso strappo del campionato in questa volata finale. Non è un caso che abbiano segnato due giocatori subentrati dalla panchina peraltro: è l’ennesima dimostrazione che questo gruppo è forte dal primo all’ultimo elemento della rosa e che è pur vero che a gennaio sono arrivati tanti bei rinforzi, ma è altrettanto innegabile che la vecchia guardia sta continuando a tirare la carretta come sempre ha fatto dall’inizio. Che poi era stato proprio Nicastro l’assoluto protagonista dell’avvio di stagione (e si era lavorato tanto al mercato estivo per riportare Kresic dall’Atalanta a Padova in prestito): è un altro bel segnale che siano stati i loro sigilli a perforare la difesa pesarese e a riempire la saccoccia col massimo del bottino.

Ora testa bassa e pensiamo al Ravenna. Che, appunto, non si è fatto ancora nulla.

QUEL CHE CI VOLEVA

Strappare la pagina del quaderno del campionato e fare finta che non fosse mai esistita. Ignorarla. Fare in modo che nessuno avesse più la sensazione che purtroppo era stata scritta.

Ecco quel che in questo inizio settimana era stato chiesto al Padova a proposito della bruttissima figura contro il Matelica. Bisognava cancellarla dalla faccia della stagione e l’unico modo per riuscirci era battere la Feralpi Salò.

Detto, fatto. Non solo contro i Leoni del Garda c’è stata oggi una vittoria, pronto riscatto della precedente sconfitta, ma il successo è arrivato rotondo, esuberante, al termine di una prestazione in cui quelli che avevano deluso in terra marchigiana, sono prepotentemente tornati sui loro consueti livelli, abbattendo il muro dello scetticismo che si era ricreato intorno a questa squadra.

Non si possono che tributare applausi a questi ragazzi, davvero. Una reazione da grande squadra. Quella che il Padova è sempre stato. Con la ciliegina sulla torta della sconfitta del Perugia e del Modena contro il Sudtirol che rimane, per ora, l’unico in scia dei biancoscudati. Ma domenica prossima c’è proprio lo scontro diretto tra il Sudtirol e gli umbri.

Scherzi di un campionato che si deciderà solo all’ultimo. Ma che vede ancora il Padova primo. Avanti Scudati!

ERA DAVVERO LA PARTITA PIU’ DIFFICILE

Dopo la vittoria contro il Perugia è stato perfino troppo facile cavalcare l’entusiasmo che si è riacceso su tutti i fronti in casa Padova.

Eravamo tutti felici: noi addetti ai lavori che abbiamo potuto scrivere di una squadra finalmente matura e consapevole nei propri mezzi, i tifosi che finalmente hanno assistito ad un successo in uno scontro diretto importantissimo (dopo aver visto Ronaldo e compagni battere la Virtus Verona al 95′ battagliando!), i giocatori stessi che, per bocca di Simone Della Latta, hanno assicurato di aver creato un gran gruppo, di aver acquisito ancora più qualità non solo tecnica ma anche caratteriale con gli innesti di gennaio e di essere sostanzialmente pronti a portare a casa il risultato finale sperato.

E invece oggi è arrivato il Matelica a ricordarci ancora una volta che in questa categoria e in questo girone nessuno ti regala niente. Non puoi mai abbassare la guardia nemmeno per un secondo, perché il passaggio dall’essere squadra con una delle migliori difese d’Europa a squadra che ne prende 4 a Macerata contro una neopromossa è stato fin troppo breve (e doloroso).

Non mi sogno nemmeno per un attimo di mettere in discussione quanto di eccezionale è stato fatto fino a domenica scorsa. L’evoluzione in positivo, la consapevolezza, la maturazione, l’aumento della qualità soprattutto mentale con il mercato di gennaio sono tutti elementi che fanno prepotentemente parte di questo straordinario gruppo (composto anche da giocatori che c’erano ben prima di gennaio e hanno sempre garantito il loro massimo apporto, vedi proprio Della Latta ma anche Saber, Ronaldo e tutti gli altri). Anche il Perugia è incappato in qualche sconfitta che si poteva risparmiare, così come il Modena.

Facciamo che è stata una giornata storta che servirà ad affrontare i leoni del Garda mercoledì all’Euganeo con rinnovato spirito combattivo. Non vedo altre strade al momento percorribili se non un perentorio ritorno alla vittoria in casa con la FeralpiSalò. Solo così facendo si potrà archiviare in fretta questo tristissimo pomeriggio.

UN ALTRO CHIARO SEGNALE

Continuo a cogliere in quello che sta succedendo al Padova segnali di un futuro che si delinea con contorni sempre più nitidi. E lo sta facendo esattamente sui binari nei quali tutti speravamo si incanalasse.

Se la vittoria contro la Virtus Verona al 95′ su calcio di rigore ha segnato un punto di svolta, il successo di oggi con il Perugia nello scontro diretto (sì, avete visto bene: il Padova ha vinto e meritatamente uno scontro diretto!) ha consegnato ai tifosi la consapevolezza che davvero ce la si può fare a vincere questo girone infernale. Nonostante il Perugia, il Sudtirol, il Modena (che ha perso 3-0 contro il Carpi), la Triestina, la Feralpi e tutte le altre.

Nelle ultime due partite il Perugia ha perso 5 punti e i biancoscudati l’hanno rispedito a -8. Biancoscudati che, grazie ai 3 punti di oggi contro il Grifo, si sono portati a quota 61, con 55 gol fatti (miglior attacco) e 18 gol subiti (finalmente quella del Padova è anche la miglior difesa). I numeri parlano chiaro.

Oggi, peraltro, anche i cambi sono stati fatti al momento giusto e con i giocatori giusti: chi è subentrato (in primis Jelenic, devastante, ma anche Paponi che sta recuperando la forma dei tempi migliori) ha dato un apporto fondamentale in termini di approccio mentale ma anche di soluzioni tattiche differenti (sul fronte offensivo, ad esempio, l’ingresso di Jelenic ha permesso di giocare di più sulla fascia destra, anche grazie al costante supporto di Germano e proprio da un cross dalla destra è nato il gol di Firenze su sponda di Della Latta).

Tutto insomma, o quasi, pare stia andando per il verso giusto. Non resta che tenere le dita incrociate e sperare che il vento tiri in questa direzione fino alla fine del campionato. Il Padova è lì, con le sue vele spiegate, pronto ad entrare in porto quando sarà il momento.

I SEGNALI

Un caro amico, che considero una delle persone più competenti in materia calcistica che io conosca, in occasione della partita del Padova contro il Fano di fine gennaio (sfida pareggiata dai biancoscudati con gol di Santini poi espulso) mi scrisse un messaggio che recitava così. “Tanti segnali negativi, se la vinciamo, si va su”. Alla fine non è arrivata la vittoria in quell’occasione (ma nella sfida successiva il Padova ne ha fatti 6 al Mantova) ma condivido assolutamente con lui la teoria dei “segnali”. Cioè concordo con chi pensa che le situazioni che si verificano in una determinata partita non siano semplici coincidenze ma, appunto, segnali che possono (probabilmente, non certo sicuramente) dirci come evolverà il campionato nell’immediato futuro.

Ecco, ritengo che la vittoria su calcio di rigore in casa della Virtus Verona al 95′, sia un segnale. Bello e buono. E’ stata una delle partite più difficili dell’ultimo periodo per i biancoscudati: il campo stretto, la difficoltà a trovare spazi. Io mi ero già abbondantemente rassegnata al pareggio e anzi, sotto sotto, avevo una paura boia che ci scappasse un contropiede della Virtus e un golletto che poteva pure farci uscire dal “Gavagnin Nocini” sconfitti. Invece il vecchio cuore scudato ci ha riservato un finale da brividi: nell’ultimo assalto dell’ultima azione dell’ultimo minuto della partita Ronaldo (e non è un caso nemmeno il fatto che sia stato lui il protagonista della svolta della gara: Ronnie infatti non solo è il capitano di questo Padova ma anche l’esempio più fulgido dell’impegno e della totale dedizione alla causa) ha cercato, voluto e ottenuto il calcio di rigore che ha risolto la serata, facendo mantenere alla squadra il primato in classifica in solitaria.

Un segnale, anzi il segnale. Alla vigilia di uno degli scontri diretti più duri del campionato vincere così a Verona è stata la cosa più bella, soprattutto a livello emotivo, che ci potesse capitare. Questo Padova non molla, ragazzi. E contro il Perugia, ne sono certa, getterà ancora una volta il cuore oltre l’ostacolo.

 

NO, QUESTO NON E’ UN BUON PARI

Se quello che il Padova ha portato a casa col Sudtirol domenica scorsa non ho avuto dubbi a considerarlo un pareggio prezioso, importante perché arrivato in rimonta dunque con tutti i crismi della squadra matura, di personalità, del gruppo che non molla mai, oggi sono altrettanto sicura che lo 0-0 contro il Cesena non lo sia affatto.

Uscendo dallo stadio ho incrociato una persona che mi ha detto: “Abbiamo compromesso tutto, vero?”. No, non abbiamo compromesso nulla, per fortuna. Non è il caso di essere più pessimisti del dovuto. Però di sicuro abbiamo buttato due punti che a questo punto della stagione ci avrebbero permesso di arrivare allo scontro diretto col Perugia della prossima domenica con un po’ più di sicurezza e un po’ meno brividi lungo la schiena.

Certo il Cesena ad un certo punto poteva pure vincerla, solo Zecca e Favale non si fossero divorati l’impossibile (come Curcio e Chiricò nei primissimi minuti del primo tempo) ed in effetti questo è l’unico aspetto che alla fine fa apprezzare il pari messo in saccoccia, ma una squadra come il Padova queste partite le deve vincere. Punto e stop. Le occasioni nitide vanno segnate quando si riesce a procurarsele. Non è possibile doversene creare cinque per realizzarne una. O due per non segnarne neanche una. La classifica dice che siamo ancora primi, ma il distacco dalle inseguitrici si sta assottigliando. Non è il momento di allentare la presa e non è il momento di fare regali. A nessuno. Le dirette concorrenti non perdonano. Sono lì ad aspettare ogni mezzo passo falso per guadagnare terreno. I biancoscudati devono essere più forti e cinici. Se no ci sarà chi, con più forza e cinismo, alla fine, tenterà di farci la festa.

BUON PARI MA OCCHIO AL PERUGIA

Giudico il pari di oggi del Padova allo stadio “Druso” di Bolzano molto positivo. Sia per come si era messa, con il bel gol dell’ex Voltan che poteva far andare di traverso la gara ai biancoscudati, sia perché la squadra di Mandorlini non poteva permettersi psicologicamente di uscire sconfitto da uno scontro diretto dopo averne persi diversi nel girone d’andata. C’era bisogno di lanciare un segnale, anche di continuità con la grande crescita avuta nelle ultime settimane, e pareggiando grazie ad un ottimo secondo tempo il Padova ci è riuscito, tenendo il Sudtirol a cinque punti di distanza.

Detto questo però il girone B continua a dimostrarsi equilibrato e per nulla deciso. Anzi. A dodici partite dalla fine della stagione regolare, è ancora tutto più che mai aperto. E il Padova deve continuare a guardarsi da altre dirette concorrenti: su tutte il Perugia che anche oggi ha vinto (1-0 a Pesaro) e deve recuperare due partite, contro Cesena e Fermana:  gli umbri potrebbero potenzialmente essere addirittura sopra i padovani di un punto se le avessero vinte entrambe. C’è poi il Modena che oggi ha battuto a man bassa la Sambenedettese portandosi a quota 50. Sia Perugia che Modena hanno battuto i biancoscudati nel girone d’andata: fondamentale sarà restituire il maltolto nelle due gare di ritorno.

Prima di concentrarsi sugli scontri diretti il Padova però dovrà continuare a macinare gioco, a crescere e a incamerare punti, vincendo tante “battaglie” per poi arrivare a vincere la guerra (espressione molto cara a mister Mandorlini). La prima di queste battaglie si chiama Cesena domenica prossima. Senza capitan Ronaldo, squalificato.

DAJE!

“Daje”. E’ sempre stata un’espressione a me cara, al punto che qualche anno fa, visto che ne avevo fatto un hashtag del tutto personale unendoci la parola Padova, un tifoso mi aveva contattato per dirmi che voleva fondare un club proprio dandogli come nome “Daje Padova”. Il perché è presto spiegato: “Daje” è infatti contemporaneamente un incitamento ma anche l’espressione della consapevolezza di essere di fronte a un bel risultato. Quando voglio incoraggiare qualcuno a mettercela tutta per raggiungere un traguardo gli dico “daje”; di fronte al Padova che contro l’Arezzo ha vinto 2-0, pur con qualche difficoltà, conquistandosi un bel +5 dal Sudtirol alla vigilia dello scontro diretto, mi è venuto da dire ugualmente “daje”, perché questo successo mi ha regalato altre certezze granitiche su un Biancoscudo che non smette di crescere e fare bene.

L’Arezzo fanalino di coda si è presentato all’Euganeo motivato più di quanto abbia fatto la scorsa settimana il Carpi che dopo il primo gol si è sciolto come neve al sole. A testimonianza del fatto che la classifica deficitaria ancora non ha demolito le speranze di salvezza dei toscani. Non era semplice avere la meglio, così come non è stato facile domenica sbloccare solo al 30′ del secondo tempo la sfida di Legnago. In entrambe le occasioni il Padova non ha “strafatto” come contro Mantova e Carpi appunto ma ha mostrato di aver raggiunto maturità e capacità di gestione delle partite. Ci vogliono anche queste componenti per arrivare in fondo davanti a tutti. Non solo i punti e i gol. E sotto questo aspetto l’evoluzione della squadra di Mandorlini è stata perfino più importante della crescita sul piano del gioco. Mentalmente il Padova sta diventando una squadra forte: sarà questo elemento a fare la differenza insieme all’estro di Chiricò, ai gol di Firenze, al ritorno di Nicastro, alle punizioni di Ronaldo e all’esperienza in difesa di Rossettini. A cominciare proprio dallo scontro diretto di domenica in casa del Sudtirol.