PRENDETE LA DECISIONE GIUSTA

Con Cioffi o senza Cioffi? Come andrà avanti il Verona? La decisione giusta, adesso spetta a loro. A Maurizio Setti e Francesco Marroccu. Loro hanno creato questa situazione, loro devono sbrogliare la matassa. Hanno preso un allenatore giovane che andava protetto e che andava messo nelle migliori condizioni di lavorare. L’hanno fatto? Ognuno avrà le sue idee in proposito. Ma qui c’è poco da scherzare e da barare. Se chi comanda ritiene che la squadra sia all’altezza e che la colpa sia di Cioffi, allora non c’è tempo da perdere. L’allenatore va esonerato subito, così come fece Tony D’Amico con Di Francesco. Se invece vanno riconosciute delle attenuanti a Cioffi, tipo avergli smantellato la squadra, fatto il mercato in ritardo, dato giocatori fuori condizione, allora al tecnico va concesso del tempo.

Non abbiamo da parte nostra gli strumenti per capire fino in fondo quali sono le responsabilità dell’allenatore e fin dove i suoi limiti. Ci limitiamo a quello che vediamo durante le partite (che non è bello).

Il Verona è ancora un’indistinta compagine che lamenta problemi d’identità evidenti. Davanti alla superiorità dell’Udinese, almeno nel primo tempo, dava l’idea di poter fare del male ad ogni ripartenza. Calati uomini fondamentali come Veloso e Doig, con alcune incongruenze come Piccoli, nel secondo tempo è praticamente sparito dal campo. Ha preso gol al 92′ e questo fa malissimo. Ma per onestà va detto che poteva prenderne almeno tre/quattro in precedenza. Qualche progresso davanti al nulla di Firenze c’è stato ma è troppo poco.

Bisogna poi capire se la squadra è ancora con l’allenatore. O se c’è mai stata. Quel dietro-front sul sistema di gioco accettato da Cioffi probabilmente è il peccato originale che sta segnando questa stagione. Il gruppo storico ricerca sempre il gioco “alla Juric” e rigetta qualsiasi altra proposta. Cioffi per salvare la panchina ha accettato il compromesso ma nel momento stesso in cui lo ha accettato ha indebolito la sua figura. E la società ha assistito a tutto questo senza imporre, o da una parte o dall’altra, la sua visione.

Problemi che chiunque arrivasse, nel caso Cioffi dovesse saltare, si ritroverà in mano come una bomba inesplosa. A questo proposito vedere Paulo Sousa in tribuna al Bentegodi, uomo vicino al potente Busardò, principale consigliere di Setti, non è stato francamente un bello spettacolo. Una delegittimazione di Cioffi che è già da tempo sulla graticola, con voci incontrollate, molte delle quali provenienti dalla pancia della società. Il Verona pare debolissimo in questo senso, in balia di pettegolezzi strumentali addirittura innescati dagli avversari (come l’Udinese…), procuratori, intermediari, venti malefici e adesso pure in crisi di punti e risultati, un’aggravante che inquina ogni giudizio.

E quindi torniamo al punto: Setti e Marroccu devono prendere la decisione giusta. Quella che tolga ogni alibi sulla squadra e sull’allenatore che loro, non certo noi o i tifosi, avevano scelto per salvare il Verona. Quello che ora, o forse fin dall’inizio, ha più di tutti il cerino in mano.

LIBERARSI DEL FANTASMA DI JURIC PER IL BENE DEL VERONA

Considero Juric uno dei migliori allenatori che ho conosciuto. Non il migliore ma tra i migliori. Il Verona ha avuto la fortuna di ingaggiarlo e grazie a lui la storia recente del club è cambiata. Juric ha prodotto un calcio bellissimo e tantissime plusvalenze che hanno permesso a Setti di vivere in serie A pur senza investimenti e anzi traendo dal Verona lauti guadagni. Dio solo sa dove sarebbe oggi l’Hellas senza quelle plusvalenze e, bisogna pur dirlo, senza la miracolosa risalita dalla serie B di Aglietti.

Probabilmente oggi staremmo vivendo tutta un’altra storia, molto più simile a quella che abbiamo conosciuto bene qualche anno fa, piuttosto che questa in serie A. Dato a Juric quel che è di Juric, oggi è necessario voltare pagina. In fretta e per il bene del Verona. Non è possibile che il Verona intero sia “prigioniero” del fantasma di Juric quasi che il calcio stesso a Verona si sia fermato con il croato. Il suo “modello” di calcio è difficilmente replicabile, lo devono capire in fretta Setti e poi Marroccu, ma lo devono capire in fretta anche molti giocatori che cercano in “automatico” di adottare quel tipo di calcio che ha fatto la loro fortuna assieme a quella del Verona.

L’errore grossolano compiuto da D’Amico nella scorsa stagione fu proprio quello di chiedere a Eusebio Di Francesco, ottimo allenatore tra l’altro, di abiurare il suo calcio per “imitare” quello di Juric. Ne venne fuori un abominio che venne terminato alla terza partita, quando D’Amico capì che si sarebbe solo peggiorata una situazione che la squadra non sentiva sua. A maggior ragione oggi si sta ricommettendo quell’errore.

Cioffi non è Juric e non è Tudor, che ha proseguito quel lavoro proprio grazie agli input di D’Amico e a quelli dell’amico Ivan, inutile che stiamo qui tanto a girarci intorno.

Gabriele, lo dico per l’ennesima volta, è un ragazzo intelligente e per certi versi concreto che sta cercando di portare fuori il Verona da quel fantasma. Ma lo ha fatto tornando indietro, abbracciando un’altra filosofia di gioco, diversa dalla sua, quando si è accorto che la squadra stava “rigettando” la sua proposta.

Ma il Verona di Firenze, purtroppo, ha dimostrato di non essere ancora nè carne nè pesce. Nel frattempo ci sono giocatori che sembrano spaesati, sia tra i nuovi sia tra i vecchi. Coppola non può marcare a uomo uno veloce come Ikonè, Hien è fortissimo ma probabilmente a zona, a centrocampo c’è un problema enorme con Veloso che ha al massimo sessanta minuti, Tameze che non è più lui. Hongla che resta un Ufo e Ilic che va a corrente alternata, senza un vero progetto tattico disegnato su di lui. E poi manca sempre il braccetto di sinistra, vecchio problema non risolto dal mercato, perchè Doig, ottimo per spinta e propositività quel ruolo adesso non può farlo e Cabral deve essere atteso con pazienza.

Il problema non è Cioffi, dunque, ma “filosofico” di impostazione e parte da lontano. Qualsiasi allenatore arrivasse a Verona in questo momento si troverebbe davanti a questo problema: quello di una transizione che deve essere affrontata però con forza e personalità. Senza cedimenti, nè ricatti, nè compromessi. Che già probabilmente sono stati eccessivi e forse, speriamo di no per il bene dell’Hellas, costeranno cari al povero Cioffi. Abbiamo il dovere tutti noi di liberarci del fantasma di Juric prima che sia troppo tardi.

TEMPO SCADUTO. ADESSO NON SI SCHERZA PIU’

La prima cosa che voglio dire è che considero Cioffi il minore responsabile di questa situazione. Le attenuanti nei suoi confronti sono talmente tante e pesanti che non si può tirargli ora la croce addosso.

Gabriele è un ragazzo d’oro e un bravo tecnico che sta affrontando una specie di scalata dell’Everest senza ossigeno. Ha dovuto affrontare troppi ostacoli fino ad oggi per poter essere giudicato senza condizionamenti.

Non si concede un attacco da 40 gol e svariati assist in maniera indolore. Ma ancora di più: la squadra è stata costruita tardi, senza un chiaro progetto, prima per il 3-4-2-1, poi per il 3-5-2, infine di nuovo per il 3-4-2-1, in una girandola di operazioni che ci hanno fatto venire il mal di testa per tutta l’estate.

Cioffi ha cercato con pazienza la via migliore, cercando nei giovani nuove energie ma al contempo cercando di non perdere per strada gli uomini che hanno fatto le fortune del Verona negli ultimi tre anni. E così Lazovic, Günter, Tameze solo per fare tre nomi che hanno rischiato di non giocare per il Verona il primo settembre, devono essere recuperati alla causa, lavorando sulla testa ancora prima che sulle gambe. Ma parallelamente bisogna fare punti (obiettivo primario) migliorando il gioco, mettendo tutti nelle condizioni di poterlo fare. Non è facile con giocatori che hanno saltato la preparazione e non hanno partecipato al pre-campionato. Verdi e Hrustic, gli ultimi arrivato sono l’emblema di un Verona che è stato un cantiere fino a questa domenica. La sconfitta di Firenze è un passo indietro evidente.

Il Verona ha deluso proprio quando ci si aspettava un nuovo salto di qualità. Lo ha fatto sia dal punto di vista della proposta di gioco, sia a livello morale dove la squadra appare smarrita in certi frangenti come se rigettasse il lavoro settimanale o peggio ancora non fosse convinta. Ora però le attenuanti stanno per finire. Davanti ci sono 15 giorni di lavoro, l’occasione di recuperare giocatori importanti e in cui Cioffi deve trovare a tutti i costi un’identità tattica a questa squadra.

Non si scherza più insomma. Anche perchè guardando alla classifica non c’è più tempo per scherzare. L’allegra inconscienza del “tanto tre peggio di noi le troviamo” che alberga anche in società, purtroppo, sbatte contro la realtà del campionato.

Il Verona dovrà sudare, soffrire e lottare come mai ha fatto negli ultimi tre anni per riuscire a salvarsi anche in questo campionato. Ci sono avversari più attrezzati (Monza) e altri che lottano col coltello (Cremonese, Lecce) e perdere altri punti significherebbe arrivare in quella partita che “valgono doppio” con l’acqua alla gola e un solo risultato possibile. La possibile condizione per ogni squadra, un terno al lotto da cui può uscire qualsiasi scenario. Anche il peggiore. Meglio continuare a ricordarlo a chi crede che sia solo una fastidiosa formalità da espletare.

LA STRADA È GIUSTA. MA ORA A CIOFFI SERVE TEMPO

Più che giocatori ora a Cioffi bisogna dare tempo. Quello che in realtà manca al Verona costruito in ritardo e per questo con tanti uomini fuori condizione e ancora acerbi.
Il Verona contro la Lazio se l’è giocata al massimo delle sue possibilità attuali con quegli uomini che in questo momento l’allenatore reputa più in forma. Difficile chiedere di più. Certo è evidente a tutti che abbiamo problemi in attacco, che la manovra offensiva non scorre fluida, che le fasce sono poco praticate, che a volte siamo lunghi, a volte lunghissimi e che tutto è migliorabile. Cioffi è il primo a saperlo e non ci racconta favolette fuori dalla realtà. Ma il Verona anche all’Olimpico se l’è giocata a testa altissima, punito da errori clamorosi, oltretutto penalizzato pesantemente da un arbitro che non aveva nessuna intenzione di mettersi contro il il circo mediatico sollevato dalla Lazio in settimana e che non ha nemmeno avuto un dubbio sul fallo da rigore su Kallon.

Il tempo dunque è il principale ingrediente che serve al Verona che aspetta Verdi e Hrustic, ma anche Faraoni e la miglior forma di tutti. La sosta del 25 settembre cade a fagiuolo, Poi dal 3 ottobre contro l’Udinese credo si potrà avere un’idea chiara di cosa potrà essere il Verona in questo campionato. Per questo serve pazienza e capacità di analizzare la sconfitta laziale che la squadra gialloblù non meritava, men che mai di questa proporzione.

LA VITTORIA È COME LA PECUNIA: NON OLET

Il figlio dell’Imperatore Vespasiano, Tito, era scandalizzato dal fatto che il padre avesse imposto una tassa sugli orinatoi pubblici da dove si raccoglieva la preziosa ammoniaca che serviva sia a conciare le pelli sia a lavare i panni. Un giorno tiró in senso di disprezzo delle monete in uno di questi orinatoi, monete che il padre raccolse e annusandole disse la frase poi diventata famosissima: “Pecunia non olet” e cioè il denaro non ha odore. Il significato da quel giorno si allargò. In pratica è inutile star lì a questionare tanto da dove arrivano i soldi e far tante distinzioni. I soldi son soldi e non hanno odore anche se provengono da un orinatoio.

Lungo preambolo per dire che la vittoria del Verona contro la Sampdoria è proprio come i soldi lanciati da Tito e raccolti dal padre Vespasiano. Il valore di questi tre punti va molto al di là di come è avvenuta.

Star qui a far filosofia sul gioco del Verona, su quello che evidentemente ancora non funziona in questa squadra è un esercizio inutile e non tiene in conto di quanto è successo al recente calciomercato.

Vincere è troppo importante per una squadra come quella di Cioffi che deve ricreare praticamente da zero un’identità e un progetto tattico. Regala certezze, regala serenità, regala la prospettiva di poter lottare per la salvezza.

Ovviamente non è sufficiente. Lo sappiamo benissimo e lo sa per primo Cioffi che ha l’enorme, storico, merito di essere uscito solo con le sue mani da un’imbarazzante situazione in cui la società lo ha ficcato con un mercato al limite della follia.

Ecco perché era troppo importante battere la Sampdoria: ora il futuro non può che essere più roseo. Ci sono tanti segnali che indicano che il barometro volge al bello. Potremmo parlare di Doig, di Henry, di Terracciano, di Hien. Ma anche di Veloso che ha recitato un ruolo importante in queste ultime due partite, al fatto che nella vittoria di oggi non ci fossero Faraoni e parzialmente Tameze, due tra i migliori della scorsa stagione e che Verdi e Hrustic i fiori all’occhiello della campagna acquisti non si siano ancora palesati.

Ma è chiaro che i problemi da risolvere per Cioffi non mancano. C’è una manovra che è tutta da costruire, oggi allo stato primitivo del “palla lunga e pedalare”, transizioni inesistenti che concedono pericolose ripartenze da cinquanta e più metri agli avversari, situazioni da palla da fermo ancora inefficaci nonostante centimetri e fisicità in abbondanza. Tutto lavoro da fare, tantissimo e che allontana di molto l’effimera gioia di questi tre punti.

Ma vuoi mettere lavorare col sorriso e con la serenità che arriva da una classifica che racconta che stiamo persino facendo meglio della scorsa stagione? Sembra incredibile ma è proprio così.

LA CORSA AD OSTACOLI DI MISTER CIOFFI

Povero Cioffi… Da quando è arrivato a Verona pare che facciano di tutto per rendergli la vita difficile. Voci di mercato, partenze non preventivate, situazioni imbarazzanti da affrontare. La sua corsa veronese che doveva essere su una pista semplice e ben battuta è diventata una specie di Parigi-Dakar a piedi.

Questi due mesi veronesi sono stati un corso accelerato di vita e di esperienza per il tecnico toscano. Come se avesse passato due anni da un’altra parte. Cioffi ha affrontato ogni problema con la testa alta e la schiena diritta. Questa è la sua forza. Accanto non ha un ds che lo protegge, certe voci di esonero strumentali e speriamo non alimentate dalla società, potevano metterlo in ginocchio.

Cioffi ha resistito e pian piano si sta tirando fuori dalla melma in cui era precipitato assieme al Verona. E’ un ragazzo intelligente. Anche a Empoli ha toccato il fondo ed è risalito. Forse anche lui si era illuso che il peggio fosse passato. Come noi ha assistito attonito alla prova al limite dell’osceno della sua squadra. Poi l’ha rivoltata come un calzino. E’ quando sei disperato e non sai che piatto mettere in tavola che ti escono delle pietanze da Masterchef.

Doig, Hien, Veloso e Kallon, un impasto tra la freschezza dei giovani e l’attaccamento del vecchio leader hanno ribaltato la partita fino a ottenere un punto prezioso. Ma soprattutto hanno dato a Cioffi valide alternative che ora alzeranno il livello di tutta la squadra.Ribadiamo: il Verona non è un’armata Brancaleone, ha le carte per salvarsi, essere disfattisti non serve a niente, pungolare Marroccu e Setti è però un dovere.

C’è bisogno che Cioffi vada supportato. E’ assurdo che si sia caricato sulle spalle tutto il peso di questa pesante transizione messa in atto dalla società. C’è bisogno di idee chiare, di giocatori pronti, di un progetto preciso. Siamo partiti con il Verona degli incedibili, che poi sono diventati cedibili, abbiamo tolto un elemento cardine come Caprari (lo dice Cioffi) , siamo passati a riempirci di prime punte, siamo tornati a cercare trequartisti e nel frattempo ci siamo infarciti di difensori. Siamo arrivati in pesantissimo ritardo, all’ultimo giorno di mercato per risolvere complicate situazioni, mentre alcuni giocatori stanno ancora tra coloro che stan sospesi. Verdi e Ilicic non sono la stessa cosa, sono due scommesse ma soprattutto è il ritorno ai trequartisti. Non si poteva pensarci prima? Non si poteva provvedere quando sono partiti Caprari e Barak? Perché tutto questo casino? Cioffi meritava un altro trattamento, altra protezione, altro aiuto. Dice che è colpa del mercato. Sarà anche così: ma è anche questione di bravura, competenza, capacità di allestire le squadre, di avere idee. Se non ci sono soldi e ci sono quelle capacità stai a galla. Altrimenti affondi. Speriamo di non assistere a altre penose farse in questo ultimo giorno di mercato. E che finalmente si aiuti Cioffi, invece di bucargli di nascosto le ruote dell’auto.

SERVE QUALITA’ MA SMETTIAMOLA COL DISFATTISMO

Concetto numero uno: il Verona si è indebolito perché oggettivamente ha perso tre giocatori da 40 gol e che hanno fatto la differenza.

Concetto numero due: il Verona ha bisogno di qualità, subito, pronta non di scommesse rischiose (Ilicic) nè di scommesse future.

Concetto numero tre e non è in conflitto con gli altri due. Smettiamola con il disfattismo. Il Verona si è indebolito ma non è stato smantellato. Se vogliamo vedere senza pregiudizi la gara con l’Atalanta c’è da stare sereni. Il Verona sicuramente lotterà per la salvezza e avrà, giocando così, molte possibilità di salvarsi.

Questo non è il paradiso. Sono anni che lo diciamo e siamo stati per anni gli unici a denunciare la gestione di Setti quando pianificava retrocessioni a tavolino incassando i paracaduti e poi quando sbagliava completamente le altre scelte. Eravamo persino stati tacciati di essere la banda Malox e sono volate querele reciproche. Questo solo per ricordare che noi a Setti non ne abbiamo mai risparmiata una. Ma siccome siamo persone oneste e senza nessuno obiettivo che non sia quello del bene del Verona, altrettanto lo abbiamo elogiato quando ha fatto le cose fatte bene. Che cosa si può imputare a Setti negli ultimi quattro anni? Ha ottenuto grandi risultati, i bilanci del Verona sono sani, abbiamo visto all’opera grandi giocatori e ottimi allenatori. Non è il paradiso ma realisticamente, questo è il migliore dei mondi possibili.

Poi, certo, si può sempre migliorare. Si può finire nelle mani di un ricco americano spendaccione, o in quelle di Berlusconi. Il massimo sarebbe avere una proprietà veronese da scegliere tra tutte le grandissime realtà economiche della nostra città (i nomi fateli voi…). Che però, lo sappiamo, da sempre non ci sono e, per motivi loro, al Verona hanno sempre girato le spalle. E quindi cosa facciamo? Continuiamo a macerarci in questo assurdo gioco da Tafazzi, giocando al disfattismo oppure capiamo una volta per tutte che questo è Setti, che più di così lui non può fare e che alla fine, in un modo o nell’altro anche quest’anno una squadra dignitosa sarà costruita? Se poi mi dite che dobbiamo alzare l’asticella, che dobbiamo esigere dalla società tutto il meglio, che dobbiamo sempre vigilare affinché le cose siano sempre fatte per il bene dell’Hellas… sfondate una porta aperta.

Torniamo al Verona. Contro l’Atalanta ho visto una squadra limitata, certo, ma che ha combattuto. Potevamo pareggiare e non era uno scandalo, sebbene l’Atalanta abbia meritato di vincere. Dopo il Bari e dopo il Napoli ero seriamente preoccupato. Dopo questa gara non lo sono. Il Verona c’è e lotta insieme a noi. E’ già abbastanza, oppure ci siamo così tanto imborghesiti che ci siamo dimenticati il nostro passato? Sarebbe un errore madornale. La sofferenza ci appartiene e non ci spaventa. O forse sì?

HANNO AMMAZZATO CIOFFI, CIOFFI E’ VIVO

Servirebbe Francesco De Gregori per raccontare una serata così. Ci proviamo umilmente noi, senza scomodare il Principe. Prima di Bologna Gabriele Cioffi era un “dead man walking”. Un condannato a morte su cui aleggiavano nell’ordine Mazzarri, Ballardini persino Bocchetti come estrema soluzione interna. Cioffi conosce il giochino, sapeva che non poteva reggere a lungo senza risultati, senza un segnale. Si era disperatamente aggrappato ai cinquanta minuti con il Napoli, ai venti minuti col Bari ma era il primo a sapere che con quegli argomenti non vai da nessuna parte. Deve avere impiantato le tende questa settimana a Peschiera. Passato nottate insonni, si deve essere chiesto come uscire da una situazione così ingarbugliata. E ha tessuto la sua tela. Primo: ha chiarito la questione tattica con lo spogliatoio. Ha capito che questa squadra deve poter giocare nell’unico modo che conosce alla perfezione. Aggressione alta, duelli a tutto campo, non dare tregua all’avversario. Secondo: fuori Barak con la testa a Firenze e dentro giovani, non figurine. Così ecco Coppola, Terraciano, Retsos. Terzo: chiavi in mano alla vecchia guardia: Faraoni, Lazovic, Veloso. Si noti che il capitano (Faraoni) resta per 52 minuti in campo zoppo, encomiabile attaccamento.

Risultato: il Verona si è ritrovato. Ha ritrovato l’anima, i suoi principi di gioco. E alla fine, non solo esce da Bologna con un prezioso punto (che vale per importanza quello di Juric alla prima di campionato proprio col Bologna), ma addirittura recrimina perché solo la sfortuna (e l’imprecisione di Lasagna e Tameze) ha impedito di vincere questa partita.

Bravo Cioffi. Ne è uscito da solo, con l’intelligenza e con lo spirito del guerriero. Nessuno l’ha aiutato. Ma lui è uscito rafforzato e con la stima dello spogliatoio può ora tracciare la sua strada. Quale? Una strada di sofferenza, perché non cambia nulla e perché questo Verona ha perso tanta troppa qualità per strada. Sarà un campionato di sofferenza, ma almeno adesso abbiamo capito che ce la possiamo giocare. Non è poco.

Scavallata questa partita c’è da tenere duro fino al primo settembre quando questo assurdo mercato finirà. Quando finirà la svendita, ma anche, permettetemi di dirlo, quando resteranno qui coloro che vogliono rimanere. Per questo c’è da ammirare questo gruppo di ragazzi che dopo quattro anni ha ancora una volta dimostrato professionalità e dedizione.

Hanno ammazzato Cioffi, direbbe De Gregori. Ma Cioffi è vivo. Viva il Verona, lo diciamo noi.

A.A.A. CERCASI URGENTEMENTE SQUADRA DI SERIE A SMARRITA E IRRICONOSCIBILE

Dov’è finito il Verona? Cos’è successo in questi due mesi? Perchè l’Hellas rivelazione si è dissolto come neve al sole? Dopo le quattro scoppole rimediate col Bari, la cinquina con il Napoli. Ma il problema non sono le sconfitte. Sono le facce dei giocatori, sono le posture in campo, il linguaggio del corpo. Il Verona sembra non crederci più. E il malessere pare essere più profondo, molto più profondo del banale discutere su Cioffi (che pure ha le sue responsabilità).

Il mercato che corrode come la ruggine. Il Verona di Setti ha sempre venduto. Sia il primo anno di Mandorlini, sia il primo anno di Juric, sia il secondo, sia l’anno scorso. Ma mai si è avuta questa terribile sensazione di smobilitazione. Come mai? Semplice: dove c’è fumo, c’è arrosto e i giocatori del Verona vengono proposti a tutti. Basta parlare con qualsiasi operatore di mercato e la verità viene a galla. Il Verona è un gigantesco supermercato, il mandato di Setti, chiarissimo. Vendere vendere vendere. Tutto il possibile. Questo ha creato un virus terribile nello spogliatoio. La vicenda Lazovic ci ha messo il carico. Aver toccato un giocatore dello zoccolo duro, proprio nei giorni in cui si era appena conclusa la dolorosa cessione di Caprari, ha aperto il vaso di Pandora. il Verona non è più un felice approdo, ma un porto di mare verso altre destinazioni. Figurarsi cosa può accadere nella testa di un ragazzo di 20 anni che ogni giorno viene accostato alla Lazio, al Napoli, al Torino, all’Atalanta. Il granitico spogliatoio gialloblù si sta disintegrando sotto i colpi di questa svendita.

I tifosi sfiduciati e pessimisti. A cascata il clima di pessimismo e smobilitazione arriva ai tifosi. Che leggono allibiti di questa svendita e vedono partire i grandi protagonisti della scorsa stagione. Via Caprari, via Simeone, via, forse Barak, Ilic e Tameze. Non aiuta vedere le assurde condizioni con cui viene ceduto Simeone, mentre Scamacca e l’ex Udogie sono ceduti a cifre folli a mercati esteri. Perchè si chiede la gente? Perchè Setti fa questo? Perchè noi riusciamo a vendere solo alla Lazio o al Napoli, mentre Sassuolo e Udinese hanno accesso al mercato inglese? Che cosa ci riserva il futuro? Quali oscuri motivi ci sono dietro a questa smobilitazione? L’Hellas sarà ceduto? Perchè D’Amico e Tudor se ne sono andati?

I risultati negativi e la spirale negativa. Ed ecco che lo spietato mondo del calcio non perdona. Nel momento in cui una società espone così platealmente la sua debolezza finanzaria e gestionale, il campo diventa giudice supremo del fallimento. Le quattro reti di Coppa Italia, il gioco sempre più involuto, giocatori irriconoscibili, le parole che non seguono i fatti e un allenatore che pare più vittima che carnefice costruiscono un clima di pesante sfiducia e pessimismo.

Allenatore confuso. Cioffi è forse il meno responsabile. Ha alibi enormi, pare già evidente che qualcuno non è stato chiaro con lui. Ora però si trova a gestire una situazione spinosa e ha il cerino in mano. La squadra, francamente così non funziona. Le scelte sono cervellotiche, quasi machiavelliche: perchè Amione col Napoli? Per dire che ha giocato solo 16 gare in B? E allora mettiamo dietro Tameze, inseriamo Barak, sempre meglio del disastro che s’è visto per larghi tratti. Pare anche esserci un cortocircuito tra l’allenatore e la squadra. E’ già tempo di vedere e verificare se questi ragazzi sono ancora con lui e se questo gioco è recepito. Il Verona può fare densità, lasciare agli avversari l’iniziativa ma 80-20 nel possesso palla è quasi offensivo. C’è modo e modo di difendersi. Senza tornare a Juric e Tudor, ma si può sicuramente fare meglio di così. In più non si vede nessuna proposta offensiva, nessun piano per rubare palla all’avversario, ma nemmeno un’idea su cosa farci col pallone quando è in possesso.

Così si retrocede. Ovviamente se questa resta la situazione e questa la squadra il Verona è la principale candidata alla retrocessione. C’è bisogno di una grossa, gigantesca, inversione di tendenza, rinforzi veri, giocatori all’altezza, non scommesse. Decidere subito se Cioffi è l’allenatore giusto, e se lo è evitare di indebolirlo con voci di esonero e soprattutto contattando altri allenatori. Oppure cambiarlo. Assumendosi tutte le responsabilità di una mossa del genere come fece D’Amico lo scorso anno con Di Francesco.

QUANDO IL SAGGIO INDICA LA LUNA, LO STOLTO GUARDA IL DITO

Sono chiaro, come sempre. A me pare che Gabriele Cioffi sia il meno responsabile della situazione che si è creata in casa del Verona. Una vittima del sistema, se così vogliamo definirlo. L’unico a cui rischia di restare il cerino in mano, perchè tanto sappiamo come vanno le cose. Mi pare tanto di rivedere l’annata di Pecchia. Quando ricaddero sull’allenatore le responsabilità di una società che, oggettivamente, aveva costruito una squadraccia. Pecchia fu eccessivamente aziendalista, s’accodò a Fusco, anche per quello era inviso alla piazza. Ma la sua responsabilità era minima davanti ad una società che aveva pianificato a tavolino la retrocessione.

Cioffi non mi pare aziendalista. Ma ci tiene al Verona. Ci tiene a far bene qui, sta giustamente sbattendo i pugni sul tavolo per avere una squadra competitiva. Forse per quello inizia già ora a dare fastidio. Si è trovato in mano uno spogliatoio esplosivo, devastato dalle voci di mercato e dal comportamento della società che ha potenzialmente messo tutti in vendita. Questa è l’atroce verità che emerge dopo aver ceduto Caprari, Cancellieri, Casale e probabilmente Simeone, quest’ultimo a condizioni che, se fossero vere, inducono a pensare ad una società “disperata” più che a una società con un futuro davanti. Uno stato di precarietà che sta facendo danni come la ruggine nel ferro. Corrode dall’interno e chi sa guardare oltre al proprio naso, questo deve aver visto dal comportamento della squadra contro il Bari. O volete dirmi che questi sono veramente Günter, Ilic, Tameze, Barak che abbiamo conosciuto?

Cosa può fare ora Cioffi a cui difetta l’esperienza ma non sicuramente la personalità? Compattare quello spogliatoio, non c’è dubbio e poi fare la guerra a tutti. Nessuno escluso. “Soli contro tutti”, come in passato fecero Prandelli o Ficcadenti. Non c’è altra strada, se c’è da morire meglio farlo a testa alta, piuttosto che accettare supinamente decisioni di altri. “Quando il saggio indica la luna, lo stolto guarda il dito” dice un proverbio. E noi non siamo stolti.