Ogni volta che ho sentito Sean Sogliano in questi anni la cosa che più mi colpiva era la sua nostalgia per Verona. Come se si fosse spezzato un amore così grande e il dolore conseguente lo avesse profondamente penalizzato come uomo e come professionista.
Sean è tipo sentimentale e romantico. Un orso vecchio stampo che non si è mai fatto una ragione del perché avesse dovuto lasciare l’Hellas.
Di Verona ama tutto ma in primis i suoi tifosi. Quella passione che la gente dell’Hellas sa trasmettere alla squadra per Sogliano è un’irrinunciabile “benzina” che gli è mancata dove ha lavorato successivamente.
Ma non è la sola cosa: potrà sembrare strano ma gli è mancato anche Setti. Le frizioni, gli scontri durissimi sono stati limati e ammorbiditi dal passare del tempo e dei bei ricordi. Sean a Verona lavoró bene, in autonomia ma all’interno di un team che funzionó fino a quando qualcuno decise di sabotarlo.
Ora si può dire: Sogliano era in procinto di tornare dopo la debacle del Verona di Grosso, poco prima dell’arrivo di Aglietti e della gara spartiacque col Foggia. Anche allora un Setti alla disperazione si era rivolto al suo ex ds per riprendere il filo del discorso che si era tranciato di netto il 28 maggio 2015. Poi il Verona vinse quella gara e Setti non si fece più sentire.
Anche dopo l’addio di D’Amico ci fu un contatto. Ma anche in questo caso non se ne fece nulla. Non mi ha stupito rivederlo tornare e non credo alla minestra riscaldata. Perché il ciclo di Sean a Verona non era finito ma si era solo interrotto. È una storia aperta e ora c’è la possibilità di chiudere il cerchio costruendo un’impresa che ad ora pare impossibile: raggiungere la salvezza nell’anno in cui errori clamorosi e sfortuna si sono coniugati fino a ridurre una squadra quasi perfetta a una massa informe e senza più un futuro.
Sean dovrà rivoluzionare profondamente un gruppo che va ringraziato in eterno per ciò che ha dato ma che purtroppo ha dimostrato di non avere più nulla da dare. Ma dovrà al contempo cercare un allenatore che sia in grado di accompagnare il gruppo in questa trasformazione. E qui siamo giunti al problema principale, quello che purtroppo ha sempre penalizzato Sogliano negli ultimi anni.
Sean non ha mai indovinato la scelta del tecnico da quando è andato via da qui. È passato da vecchi amici come Sannino a Carpi, poi a Stellone, Colantuono, Grosso a Bari; prese Sullo a Padova e poi cercò di ricostruire l’accoppiata con Mandorlini senza la spinta di Verona in una piazza dura da scaldare. Errori che gli hanno impedito di vincere nonostante un lavoro sontuoso al mercato.
Non c’è dubbio che l’idea di un ritorno al Verona di un gladiatore come Massimo Ficcadenti sia geniale e che Sean in questo caso farebbe una scelta perfetta. Siamo al cospetto di un allenatore che ha lasciato a Verona il cuore, un altro con una storia “aperta”, costretto a lasciare l’Hellas dopo aver attivamente bloccato la “porcata” della fusione. Ficcadenti è diventato nel frattempo uno dei tecnici più stimati del Giappone dove ha vissuto nove anni, fino ad assorbire la cultura di un paese straordinario e dove il calcio ha raggiunto livelli altissimi, sconosciuti a noi europei. In questo momento Ficcadenti è in lizza per diventare ct della nazionale dopo i mondiali. Un posto prestigioso che potrebbe scaraventarlo in una dimensione diversa. Ma la “sirena” Verona è capace di cambiare anche questa incredibile prospettiva professionale che gli si sta presentando davanti.
Essendo sia Sogliano sia Ficcadenti due uomini di calcio, entrambi con l’onestà intellettuale a guidare la loro vita e i loro comportamenti, due caratteri forti e certo intransigenti, ma entrambi legatissimi all’Hellas pur in modi e tempi differenti, non ho nessuna difficoltà a credere che questa strana “accoppiata” possa essere quella giusta per salvare il nostro amato club gialloblù. E a quel punto potremmo persino dire che Setti non ha solo una sfacciatissima fortuna ma anche la capacità imprenditoriale di affidarsi ai collaboratori giusti. Quando vuole.