Alla morte di Giorgio Napolitano non sono mancati gli inchini alla memoria del Presidente emerito della Repubblica. Tanti, compreso il Papa, gli hanno riconosciuto il ruolo importante svolto al servizio del nostro paese.
Fondamentale l’intervento nel 2011 quando diede l’incarico a Monti di formare il nuovo governo. Chi sostiene che così salvo il paese da una incombente crisi economica. Chi invece parla di un piccolo golpe ai danni di Berlusconi…
Comunque sia non si può dimenticare che, prima di essere al servizio del nostro paese, Napolitano fu per anni al servizio dell’Unione sovietica: silenzio sui crimini di Stalin, sui carri armati in Ungheria, sull’intervento alla primavera di Praga.
Se non conta il passato ma solo il presente, il dopo, questo deve valere per tutti: che uno sia stato fascista, comunista o nazista, va giudicato per quanto ha fatto successivamente. Quindi inutile evocare il passato fascista o neofascista degli attuali governanti: giudichiamoli per ciò che stanno facendo ora.
Poi Napolitano fu il primo comunista ad essere accolto negli Stati Uniti. E qui arriva l’altra grossa questione: puoi essere stato fascista, comunista o democristiano, l’importante è non sottrarsi all’obbligo di diventare atlantista, cioè servitor cortese degli Stati Uniti. Ubbidendo, tanto per dire l’ultima, a fornire armi e soldi all’Ucraina.
Altrimenti fai la fine di Bettino Craxi dopo Sigonella: esiliato e lasciato morire senza nemmeno le cure sanitarie in patria. Cure, tanto per concludere, che sono state garantire anche e perfino a Mattia Messina Denaro…