Un noto personaggio veneziano Valeri Manera, promotore del premio Campiello, aveva un fisico imponente ma una struttura culturale non altrettanto: spesso diceva banalità. E per questo fu soprannominato il “Banal Grande”.
Espressione ripresa dal Fatto che ha titolato in prima pagina: “Il G20 dei Banal Grandi”.
Arduo non essere d’accordo. Un vertice mondiale che non dice nemmeno la data ipotetica per por fine alle emissioni. Doveva essere imperniato sul contrasto ai cambiamenti climatici e alla fine indica il 2030 per limitare la temperatura a 1 grado e mezzo.
Per il resto sceneggiate: la monetina alla fontana di Trevi, la foto con medici e infermieri e via dicendo. Mario Draghi, ovviamente, ne è uscito bene: tutti a fargli i complimenti, anche perché prima di lui premier l’Italia contava zero a livello internazionale. Ma, per il resto risultati ben pochi.
Gli accordi internazionali sono complicati. Ci sono contrasti evidenti come quello che contrappone la Cina all’Occidente. Tant’è che l’accordo sui dazi è stato raggiunto tra Usa e Ue, ma non con la Cina. In ogni caso qualche accordo lo fai con trattative sottobanco, non con le mega sceneggiate pubbliche.
Che poi ci son problemi che non ti risolve il vertice internazionale ma che ciascun Paese deve affrontare. Esempio: i cittadini sono più preoccupati per l’aumento delle temperature o per il mancato aumento delle pensioni? In un Veneto, tanto per dire, dove un pensionato su due prende meno di mille euro al mese e deve affrontare la crescita impetuosa delle spese, dalle bollette ai carburanti.
Comunque è finito il G20 dei Banal Grandi. Non a caso svoltosi pochi giorni prima della Festa dei Morti…
Interessante anche il titolo del Tempo: “Ci prendono per gretini”.