UN MONDO PARALLELO

Le ultime partite del Padova sono state un incubo. E non esagero quando dico un “incubo”. Perché non è che me le sono sognate di notte, ma comunque ci sono andata molto vicino. Che la retrocessione sia il nostro amaro destino per questo campionato è evidente da tempo. I più realisti si sono resi conto che sarebbe finita così addirittura prima del rivoluzionario mercato di gennaio (quanto ci avevano visto giusto!), gli incrollabili ottimisti hanno capito cosa ci attendeva il giorno in cui abbiamo perso in quel modo a Carpi: nonostante la pessima stagione fino a quel momento, vincendo avremmo potuto clamorosamente riaprire i giochi. Aver gettato alle ortiche una sfida che era ampiamente nelle nostre mani ha fatto invece crollare anche la fiducia del più appassionato tifoso che fino a quel momento in qualche modo aveva retto.

Detto questo, rimango di sale quando sento le analisi delle partite che si sono giocate proprio dopo Carpi. E’ evidente ai sassi che i giocatori non ci sono più con la testa: sbagliamo gol incredibili, al 60′ regolarmente smettiamo di tentare di vincere, cominciamo a passarci il pallone in orizzontale e non saliamo più a tentare la fortuna con le palle inattive, tiriamo l’unico rigore che ci è stato concesso negli ultimi mesi (e quanto abbiamo tirato la bocca perché gli arbitri hanno sorvolato su episodi più che dubbi!) in bocca al portiere avversario calciandolo piano e con le gambe tremolanti. Come fa Centurioni (che, continuo a ribadirlo, è quello che ha meno responsabilità di tutti perché la patata gli è arrivata in mano quando oramai era squagliata da quanto bollente!) a parlare di “partita eroica”? Come fa Roberto Bonetto a parlare di dignità fino a fine campionato di fronte a certe prestazioni senza capo nè coda?

L’impressione è che la batosta sia così dolorosa da aver fatto perdere alla società biancoscudata il senso della realtà. A sentir parlare dirigenti e allenatore l’impressione è che stiano vivendo in un mondo parallelo. In attesa che la matematica faccia drammaticamente calare il sipario su un campionato che ha saputo solo fare danni. Chissà se saremo in grado di rialzarci, chissà…

COSA FA UN BUON PRESIDENTE?

1) Ci ha sempre messo la faccia; 2) ha veramente fatto di tutto per salvare una stagione iniziata male e destinata a finire pure peggio; 3) si è preso a cuore la questione stadio, mettendo sul piatto un progetto sul quale sta lavorando con concretezza. Queste le tre verità assolute che riguardano la persona di Roberto Bonetto, presidente del Padova. Purtroppo però oggi, di fronte all’ennesima prestazione caratterizzata da poco coraggio e da occasioni da gol clamorosamente fallite, è arrivato il momento di smettere di tenere acceso il filo della speranza di agganciare i playout che magari vinciamo le ultime quattro e via discorrendo. E’ giunta l’ora piuttosto di cominciare a stendere una fredda e impietosa analisi di tutto quello che non ha funzionato. Roberto Bonetto dovrà guardarsi allo specchio e capire come questa prima stagione in serie B della sua fin qui breve carriera da dirigente di calcio è riuscita a fregarlo così bene, nonostante gli sforzi economici e morali sovrumani.

Deve farlo adesso, presidente. Non tra una settimana o un mese. Adesso. Perché ci vorrà del tempo per sviscerare tutto. Lei dovrà prendere carta e penna e buttare giù nero su bianco tutto quello che è successo dall’estate del 2018 ad oggi. Dovrà capire dove ha sbagliato. Di chi non si doveva fidare. Doveva capire quali erano le persone da ringraziare e salutare al momento della promozione dello scorso campionato e quelle invece dalle quali non separarsi per continuare il cammino insieme.

Mi guardo indietro e mi sembra impossibile che 40 giocatori (tanti se ne sono alternati in questo campionato sul campo con la maglia biancoscudata finora) non siano riusciti, ognuno per la sua piccola parte, a impedire alla nave di affondare. E mi sembra altrettanto impossibile che né Bisoli né Foscarini né di nuovo Bisoli né adesso Centurioni (che però francamente è il meno responsabile di tutti) siano in qualche modo riusciti a incidere se non in qualche sporadica occasione. Nel domandarmi questo mi accorgo che la prima risposta al “perché abbiamo fatto un così brutto campionato?” sta proprio in questi numeri. 40 giocatori e 3 allenatori simboleggiano proprio il modo di agire di una società che ha pensato troppo poco e agito troppo spesso d’istinto. Magari col cuore, ma senza la testa che ci voleva per rimanere a galla.

A cascata il presidente troverà senz’altro tutte le altre risposte. Tanti giocatori della C non dovevano restare. Bisoli per primo non doveva restare. L’investimento importante doveva essere fatto la scorsa estate e non a gennaio quando la qualità della rosa è stata sì ritoccata verso l’alto ma con giocatori fermi da molto tempo, con tutte le problematiche fisiche, e di conseguenza di rendimento, che questo aspetto porta con sè.

Si torna mestamente in serie C (salvo ripescaggio successivo, ma questo è un capitolo che apriremo eventualmente più avanti). E io mi auguro veramente che teniamo bene a mente la diagnosi di questa disfatta perché dovrà essere la molla per farci tornare in B alla svelta, ripartendo con forza da queste macerie. E stavolta dovrà essere per rimanerci.

NON L’ABBIAMO PERSA A CARPI LA B

Mbakogu che si divora il 2-0 poco dopo aver segnato l’1-0 dell’iniziale vantaggio biancoscudato. Pulzetti che si vede fare un autentico miracolo da Piscitelli su un tiro dal limite. Baraye che per due volte finisce giù in area ed era rigore, oh se era rigore. E poi oplà, come dentro il peggiore degli incubi, il Carpi indovina un tiro sotto la traversa di Concas e poi va a segnare il 2-1 su un’azione viziata da una gamba tesa netta di un giocatore di casa.

Fa rabbia perdere così. Perché se martedì sera contro l’Ascoli si sapeva che non era fatto il proprio dovere fino alla fine, oggi onestamente credo che il Padova abbia interpretato la partita al meglio, sia nell’atteggiamento che nella disposizione in campo.

Purtroppo però la serie B, che oggi ci vede scivolare di nuovo all’ultimo posto e tra qualche settimana non sarà più la nostra realtà, non l’abbiamo persa oggi a Carpi. L’abbiamo persa a Venezia, non riuscendo a strappare il pari. L’abbiamo persa a Crotone e a Cosenza perdendo negli ultimi minuti. L’abbiamo persa in casa col Crotone e col Perugia. L’abbiamo persa in una miriade di altre occasioni. Oggi no. Oggi ci sentiamo depredati e frustrati. Ed è giusto così perché se fossimo usciti dal Cabassi con un 3-0 per noi sarebbe stato perfino un risultato stretto.

Si esce con una sconfitta allucinante ed è solo l’ennesimo simbolo di un campionato iniziato male e che sta per finire peggio.

Amen.

OK, BASTA COSI’

Speranze, probabilità, la matematica che ancora non ci condanna, la classifica ancora corta, il “ma se vinciamo la prossima e facciamo un filotto tutto si riapre”.

Ci siamo attaccati a tutto in questo campionato pur di non attaccarci all’unica cosa cui dovevamo attaccarci veramente, ovvero il tram. Ci abbiamo creduto anche dopo la peggiore e la più inaspettata delle sconfitte. Ci abbiamo creduto a maggior ragione quando il Padova è riuscito in qualche modo a portare a casa la vittoria, magari anche con una bella prestazione, vedi Verona e vedi, più di recente, La Spezia.

Tutto inutile. Settimana dopo settimana non abbiamo fatto altro che cadere sempre più in basso, perdendo di brutto le partite che dovevamo vincere, pareggiando sempre nello stesso masochistico modo le partite che stavamo vincendo, agguantando qualche volta un pari insperato che non ha fatto altro che prolungare l’agonia.

Stasera l’Ascoli ci ha tirato il colpo di grazia. Ha staccato la spina del gioco ed è apparsa la scritta “GAME OVER”. Anzi, peggio ancora, OFF. Centurioni c’entra gran poco. Gli errori partono dalla scorsa estate, da quando la società si è illusa, con un investimento contenuto, di potersi salvare tranquillamente. Di lì a pioggia tutto il resto: non è bastata la rivoluzione di gennaio, non è servito cambiare tre allenatori.

E la tristezza che il tifoso più incallito prova nel cuore non è altro che il primo sintomo di una disaffezione che si farà sempre più grande, vista la fine che stiamo per fare.

Mala tempora currunt. Ci sarà veramente da soffrire.

P.S.: sì lo so, molti di voi scriveranno che era scritto da mesi che finiva così. Che non dovevamo illuderci, visto che in tutto il campionato finora il Padova è stato capace di vincere solo 4 partite e con quella di stasera ne ha perse 14. Ma che ci volete fare, io speravo davvero che un piccolo spiraglio potesse aprire la strada verso il miracolo… Al solito il Padova è capace di smentire anche il più inguaribile degli ottimisti e il più agguerrito e caloroso dei tifosi…

 

E AVANTI COI PAREGGI…

Guardi il primo tempo di Cittadella-Padova e non puoi non provare rammarico per il risultato finale che vede i biancoscudati uscire con in tasca solo un pareggio, l’ennesimo di questo campionato che si spera ancora di poter raddrizzare con un deciso rush finale. Capello, prima di segnare il suo quinto gol in stagione, poteva farne altre due di reti. Bonazzoli ha avuto ad un certo punto una prateria davanti come a La Spezia ma mentre in Liguria l’ha messa sotto il sette oggi al Tombolato ha tirato alto sopra la traversa.

Guardi gran parte del secondo tempo (e ti tieni in mente che al 12′ del primo comunque Minelli aveva parato un rigore a Iori), e ti rendi conto che il pari, per come si era messa la partita, è il miglior risultato cui potevi aspirare, visto che al 23′ Cappelletti ti ha dovuto salutare perché espulso per somma di ammonizioni (e visto che diversi giocatori non ne avevano davvero più, visto il grande dispendio energetico della prima parte di gara). Nonostante tutto però, nel finale, la palla gol per vincerla l’ha avuta il Padova con Bonazzoli che però ha tardato a metterla in mezzo non favorendo un Baraye che era praticamente da solo davanti alla porta vuota.

Che dire tirando le fila della giornata? Che per Centurioni è stato tutto sommato un buon esordio in panchina e son contenta per lui visto che ha detto più volte di non averci dormito la notte in queste due settimane per cercare di mettere in campo la migliore formazione possibile. Però siamo stati ancora una volta noi a fare e disfare. A portarci in vantaggio e a farci raggiungere. A mettere sotto il Cittadella e a rimanere in 10 in modo ingenuo. A complicarci la vita da soli.

Insomma, per certi aspetti, siamo alle solite. Ma se Centurioni riesce a far giocare il Padova così anche nelle prossime partite e a lavorare in modo deciso sulle “imperfezioni” che ogni volta ci costano il risultato, la speranza di salvarci non è ancora morta e sepolta, anzi. Sotto con l’Ascoli martedì. Avanti poi con Carpi e Cosenza. Qui bisognerà fare tanti punti. Senza più possibilità di appello. Siamo alla resa dei conti.

 

PAZIENZA E CAMPIONATO FINITI

Vivendo il Padova da addetta ai lavori da vent’anni so che sarebbe capace, solo per il perverso e inconscio gusto di dare torto ai tantissimi tifosi che oggi lo danno ormai per retrocesso, di vincere tutte le partite che mancano dal derby di Cittadella in poi e conseguentemente di salvarsi perfino senza i playout.

Ma la realtà, dopo la macabra sconfitta interna contro il Perugia (la prestazione più orrenda di tutto il campionato, seconda forse solo a quella contro il Carpi della breve era Foscarini), va guardata in faccia con onestà. In questo momento non solo il Padova è seriamente candidato a scendere in serie C ma se lo merita pure. Perché dopo la vittoria di La Spezia, conquistata con tutti gli elementi caratteriali necessari ad una squadra che si vuole salvare, tutto doveva fare la squadra di Bisoli fuorché sfoderare una indegna prestazione come quella di oggi.

Cosa può essere cambiato in soli sette giorni? Cosa può essere successo in quella che doveva essere la settimana più distesa di tutto il campionato, visto il 2-0 rifilato a domicilio agli spezzini? Solo Dio lo sa (anche perché tra silenzio stampa e allenamenti a porte chiuse, la società si è perfino “dimenticata” di avvisare che Mbakogu si era infortunato…). Perché invece che bissare l’atteggiamento visto in Liguria i biancoscudati hanno tirato il freno a mano anzi, peggio ancora, hanno ingranato la retromarcia? Cosa si è perso per strada Bisoli che ancora una volta ha dato l’impressione di non averci capito un granché?

Se la proprietà riuscirà a darsi delle risposte in tempi brevi, forse non tutto sarà perduto. In caso contrario, ben ritrovata serie C. Quanto tempo che non ci si rivedeva…

UNO SPIRAGLIO DI LUCE

… che deve diventare una supernova la prossima settimana, provando a vincere anche col Perugia (due vittorie di fila… che miraggio fino a questo momento!).

Aggiungo poche altre considerazioni. 1) il rientro di Ravanelli al centro della difesa mi ha fatto ricordare quanto questo ragazzo abbia dato nelle prime partite di campionato prima di infortunarsi al quinto metatarso del piede destro; 2) quello di Madonna mi ha fatto tornare in mente quanto sa essere devastante il figlio di Armando sulla fascia quando è in forma. Spero che l’aver recuperato proprio adesso questi due pezzi pregiati della rosa sia il segnale che qualcosa sta cambiando. E che i playout siano davvero raggiungibili; 3) parliamo poi di un certo Federico Bonazzoli che oggi ha segnato non uno ma due gol, uno più bello dell’altro.

Avanti così, chissà che la luce che vediamo oggi in fondo al tunnel non sia più il tir che ci sta venendo addosso contromano…

E’ STATO BELLO CREDERCI FINO A QUI

E ora che non si è vinto contro il Crotone cosa possiamo dire? Che ci sono ancora 30 punti a disposizione? 10 partite da giocare come dieci finali? Che comunque oggi abbiamo avuto diverse occasioni e che quindi siamo vivi e riusciamo pure ad essere propositivi?

Certo, tecnicamente e matematicamente, tutto è ancora possibile. La classifica laggiù rimane talmente corta che i playout sono ancora raggiungibili. Ma onestamente chiedere al tifoso oggi di continuare a credere nella salvezza è molto difficile. Perché tutte le premesse di cui sopra sono inoppugnabili, ma è anche vero che in casa contro il Crotone, in uno scontro diretto che poteva permettere di agganciare in classifica proprio i calabresi, dovevi vincere. In qualunque modo, ma dovevi vincere. Punto. A maggior ragione per il fatto che, dall’11’ del secondo tempo, ti sei ritrovato con un uomo in più grazie all’espulsione di Sampirisi.

La società è giustamente preoccupata. E lo sarei anche io. Perché se è vero che la scorsa estate sono stati fatti tanti errori, nella speranza che la rosa che aveva stravinto il campionato di serie C con qualche ritocco potesse bastare per raggiungere una comoda salvezza e nulla più, è altrettanto vero che a gennaio sono stati fatti 11 nuovi innesti (l’ultimo, Cocco, tre giorni fa). La proprietà si è svenata per garantire all’allenatore una rosa che fosse più competitiva e che sulla carta è effettivamente più competitiva. Solo che la scelta di rivoluzionare la squadra ha portato qui giocatori fermi da molto tempo che non riescono ancora a rendere per il loro reale valore. Roberto Bonetto ha fatto e sta continuando a fare di tutto per mantenere la categoria perché retrocedere sarebbe un bagno di sangue, ma purtroppo la situazione è sempre più compromessa. Che ne sarà del futuro del Padova? Oggi, per la prima volta, vedo grandi nuvole addensarsi all’orizzonte.

Tornando al futuro immediato, ovvero alla prossima partita, concludo così: aveva chiamato Bisoli qualche settimana fa 5 pareggi consecutivi. Non sono stati consecutivi ma sono arrivati, intervallati dalla sconfitta di Pescara. Che dire. Magari la striscia è finita qui e a La Spezia si vincerà. Mah. Attacchiamoci anche a questo se non vogliamo proprio rinunciare del tutto ad avere a cuore le sorti del Biancoscudo…

VINCERE COL CROTONE (INTANTO)

Non mi dilungo in analisi tecnico-tattiche sulla partita di questa sera contro il Brescia. In effetti anche io, come molti altri, avrei firmato prima per un pareggio, quindi il risultato di 1-1 mi lascia andare a letto con gli stessi patemi d’animo che avevo prima che si giocasse la partita. Ovvero con la consapevolezza che salvarsi, a fine campionato, sarà difficilissimo, indipendentemente dall’esito della sfida contro la capolista che pur ci ha fatto aggiungere un punticino in cascina.

C’è solo una cosa da dire, per quanto banale: che vincere contro il Crotone sabato diventa fondamentale. Ma non provare a vincere. Vincere proprio. Se sabato non si vince credo che potremo dirci “arrivederci e grazie” tutti quanti. Sì certo mancherebbero tecnicamente ancora tanti punti e tutto sarebbe ancora fattibile (finché la matematica non ci condanna…) ma credo sarebbe difficilissimo, anzi impossibile, continuare psicologicamente a crederci.

Quindi le chiacchiere stanno a zero. 3 punti contro il Crotone, nello scontro diretto, e poi possiamo ricominciare a parlare.

SEMPRE PIU’ IN BASSO. URGE SVOLTA

Ha ragione Angelo Montrone che ha commentato oggi in studio insieme a me e ai tifosi la partita persa dal Padova allo stadio “Adriatico”. Una sconfitta in quel di Pescara potevamo pure metterla in preventivo. Si tratta della terza forza del campionato e covava dal girone d’andata il desiderio di vendicare la vittoria sfumata all’andata grazie ai gol di Cisco e Cappelletti segnati tra il 90′ e il 95′. Stavolta è finita 2-0, senza rimonta, anche se a onor del vero va detto che il rigore fischiato contro Calvano a 3′ dal fischio iniziale era quantomeno dubbio, che non ne è stato assegnato uno al Padova netto sempre nel primo tempo e che Fiorillo ha fatto almeno due miracoli, su Capello nei primi 45′ e su Cappelletti nella ripresa (per non parlare del palo preso da Capello con la palla che ballonzola 5 secondi sulla linea di porta e non entra).

Insomma, non fosse ultimo da solo in classifica con soli 18 punti all’attivo e 3 misere vittorie dall’inizio della stagione, il Padova potrebbe pure accettare questa sconfitta, voltare pagina e guardare oltre. Purtroppo però la situazione si fa sempre più grave. E proprio per questo adesso la squadra è chiamata ad uno sforzo disumano e sovrumano se vuole fare in modo che la nave non affondi prima del tempo. Se non vuole abbandonare troppo presto le speranze di playout e dunque di salvezza. In cuor mio, devo dire la verità, sono già abbastanza rassegnata. Se faccio parlare il cuore della tifosa non vedo per nulla sereno all’orizzonte. Ovviamente però, finché la matematica non condanna il Padova, abbiamo tutti il dovere (morale e professionale) di analizzare la situazione dal punto di vista oggettivo e provare a trovare un appiglio per continuare a stare a galla.

Si deve vivere alla giornata. In questo caso guardando alle prossime due. Entrambe in casa. Martedì alle 21 contro il Brescia. Sabato prossimo alle 15 contro il Crotone. Pensare di riuscire a portare a casa 6 punti è pura utopia. Ma magari 4 possono essere una soglia raggiungibile. 3, frutto di una sconfitta contro la capolista e di una vittoria nello scontro diretto col il Crotone, un risultato tutto sommato accettabile. Altro non possiamo fare. L’alternativa è spegnere la fiammella oggi e smettere di soffrire. Ma il tifoso del Padova, abituato a soffrire e spesso e volentieri a trovare gioia alla fine del percorso di sofferenza, non lo farà mai.