Due pali e un rigore (non dato!) clamoroso su Borini. Siamo arrivati vicini a vincere, eppure rischiavamo anche di perderla, con il forcing finale del Milan e il nostro commovente ed esaltante muro difensivo. Sarebbe stato beffardo. Il calcio è strano e una partita può avere mille sfaccettature. Ieri si sono visti tanti match dentro lo stesso: Verona dominante, poi sofferente, ancora comandante, infine in dieci e di nuovo in affanno.
Sono domeniche dal sapore antico che valgono la pena di essere vissute e che ci riportano alla parte più bella del calcio: il duello, il filo della tensione, l’adrenalina, l’illusione, la voglia di realizzare l’impossibile, la sofferenza. E ancora: la domenica pomeriggio (il vero e unico orario da campionato), l’inverno, il cielo grigio tendente al plumbeo, il mitico San Siro con un colpo d’occhio degno della tradizione dei due club avversari. E, permettetemi una nota apparentemente marginale in realtà sostanziale, i colori delle maglie, quelli veri. Il Milan strisciato di rossonero e i pantaloncini bianchi e il Verona con il suo completo blu (il blu nostro) con i bordi gialli. E’ stato un vero Milan-Verona.
Alla vigilia, ve lo confesso, sentivo odore di vittoria. E sarebbe stata sacrosanta e anche probabile se il mediocre e “casalingo” arbitro Chiffi si fosse accorto di quel pestone a Borini al 90° in area di rigore che ancora grida vendetta – e che tuttavia è passato sotto silenzio (meglio, si vede, il simpatico cabaret di Comisso della Fiorentina a reti quasi unificate). E’ stato solo pareggio ma un fatto resta: il Verona di San Siro conferma di essere squadra da parte sinistra della classifica che un pensierino (senza affanno) all’Europa può farlo, se non altro per dare un senso fino in fondo a questo bel campionato.
Con Lazio e Juve abbiamo poche chances, almeno sulla carta. Quest’anno – se un piccolo appunto dobbiamo fare – quello che sinora manca a referto è l’impresa, il risultato da mettere in cornice. Questo sarebbe il momento di provarci. Con la Lazio poi non abbiamo nulla da perdere in tutti i sensi: è un recupero e, andasse male, la classifica rimarrebbe quella di oggi: meno due dall’Europa League. Dalla settimana prossima però inizia un lungo ciclo alla portata: Udinese, Cagliari, Sampdoria, Sassuolo, Parma e Brescia. In mezzo il non irresistibile Napoli in casa nostra. In due mesi capiremo se è lecito sognare.