Il Verona sta onorando il suo campionato. Va sottolineato, perché la classifica di certo non aiuta a tenere accesa la fiammella di un obiettivo. Il nono posto è di tutto rispetto, il Verona con Tudor non è mai stato invischiato nella lotta per non retrocedere. Risultati che seguono la scia di quelli di Juric e che confermano come il club di Setti stia completando il percorso di consolidamento in serie A.
Per l’Europa si deve guardare alla Fiorentina, settima, che ha cinque punti in più, ma (teoricamente) la partita da recuperare con il Cagliari. Neppure l’incertezza che regna nel calendarizzare i recuperi contribuisce a chiarire le possibilità del Verona di migliorare la sua classifica.
Il pari di Roma non deve lasciare rammarico. La differenza, rispetto alla Roma, l’ha fatta la condizione fisica impari del secondo tempo. Hanno inciso anche i cambi e qui c’è una questione che il calcio dovrebbe prima o poi affrontare: finché rimane in vigore la regola dei cinque (istituita nel 2020 dopo il primo lockdown) saranno favoriti le squadre più potenti, che dalla panchina possono pescare da un mazzo migliore. Altro che livella: il Covid, nel calcio come nella vita, ha acuito le differenze sociali. Coerentemente, l’intenzione dei padroni del vapore – gli stessi che negli anni hanno trasformato uno sport in una sorta di comitato d’affari – è è quella di confermare definitivamente la regola anche dopo il 31 dicembre 2022.
Nota a margine dedicata a Ivan Ilic. Il suo primo tempo con la Roma è la miglior risposta ai critici, ma anche un segnale che Tudor deve cogliere. Il talentino serbo ha bisogno come il pane di accoppiarsi a un mediano di sostanza come Tamezè, mentre accanto al vecchio Veloso si danna inutilmente l’anima. Tudor ha raggiunto il punto di equilibrio solamente per l’infortunio del portoghese. Ilic inoltre si esprime meglio sulla trequarti anziché in regia, Olimpico docet. Non possiamo permetterci di perdere un giocatore così giovane e così raffinato calcisticamente, per non averlo valorizzato adeguatamente.