La lunga rincorsa si è fermata a Roma. Doveva succedere prima o poi. E’ successo proprio quando ti aspettavi un salto di qualità, non è un dramma. Dopo aver giocato sette finali il Verona è arrivato un po’ prosciugato all’Olimpico. Più nella testa che nelle gambe. Lo sforzo fatto per rimettere in piedi il campionato è stato enorme, le gare con Cremonese, Lecce e Salernitana hanno lasciato il segno.
Ma il Verona è comunque uscito a testa alta. Certo ci sono limiti evidenti. L’attacco è un problema e quando non funziona il perno centrale sono guai. Gaich ha deluso, ma ha degli alibi. Lo hanno massacrato impunemente finchè è rimasto in campo, depotenziato con le buone o con le cattive, spesso con le cattive da uno Smalling a cui il mediocre Sozza ha concesso tutto.
La Roma, si sapeva, è abituata a mettere in gazzarra queste partite e con l’Olimpico sold out è semplice creare questo ambientino. Se l’arbitro non ti tutela nemmeno un po’, è quasi impossibile uscire indenni. Se la Roma è terza e il Verona terz’ultimo, un motivo ci sarà, vedi diversi valori tecnici. Aggiungiamoci qualche lettura sbilenca della nostra panchina (sostituzione di Lazovic, unico da avere i piedi fatati là davanti) e la sconfitta è servita.
Ora bisogna ad essere bravi a gestire questo stop. Non facendo drammi perché non serve e perché comunque è già tanto essere ancora qui a giocarcela, visto il disastro combinato fino a novembre. La nostra piccola grande vittoria è essere ancora in corsa e questa impresa non va dimenticata. Il capolavoro, ovviamente, sarebbe la salvezza. Ma per ottenerla serve uno sforzo dell’ambiente per non creare un clima disfattista. Perdere a Roma ci può stare, soprattutto nella domenica in cui anche le altre piangono.
Non abbiamo sbracato e senza la sbavatura sul gol (merito anche della Roma, sicuramente), il pareggio non era un furto. Piuttosto meglio preoccuparsi di come segnare, problema congenito di questa squadra, un po’ nascosto dall’exploit di Ngonge nelle ultime partite. Djuric è congeniale al gioco, ma non segna e in più ora è in infermeria. Gaich è grosso, volenteroso, ma dobbiamo concedergli un tempo di maturazione al campionato italiano che purtroppo non c’è. Lasagna non vede la porta. I gol devono arrivare dai trequartisti e dai centrocampisti. Lì Bocchetti e Zaffaroni devono fare meglio e di più, anche se, dobbiamo ammetterlo, rispetto alla palla lunga di Montipò per la spizzata di Djuric di inizio gennaio, qualcosa di buono s’è già visto. Ma non basta. Ora si deve tornare a correre veloci, con la Fiorentina è tempo di un’altra finale da non sbagliare.