OVO, GALINA E CUL CALDO

Sarebbe bello avere uno sponsor da un milione di euro. E sarebbe ancora più bello se lo sponsor pagasse anche il pullman per le trasferte. E magari anche la pizza per il dopo-partita. Già che ci siamo, paghiamola anche a mogli e morose, sarebbe da screanzati non offrire.
Sarebbe il massimo se nel consiglio direttivo della società entrasse non solo il vicesindaco, ma anche il sindaco, l’assessore allo sport e, perché no, pure il dirigente del settore sport. Semplice consigliere, per carità, altrimenti si monta la testa.
Ma come si permettono a Palazzo Barbieri? Una squadra di Modena vuole venire a giocare a Verona e non le danno nemmeno uno straccio di ufficio? Poverini, mica possono andare in piazza Bra con l’ufficio.

Una domanda, un suggerimento e un’indicazione per il presidente Astarita.
Domanda: gentile presidente, lei da Modena chiede ospitalità a Verona e avanza pure pretese? Da noi a Verona si dice volere “ovo, galina e cul caldo”; se verrà qui imparerà cosa vuol dire.
Suggerimento: chieda alla Federvolley di bloccare anche le retrocessioni in A1 femminile, e non solo nella maschile. E’ la stessa Federazione che a livello veneto e veronese ha detto saggiamente e correttamente no al trasferimento da Modena a Verona.
Indicazione: quando verrà a Verona, poi imbocchi l’autostrada del Brennero, esca a Modena Nord e prosegua fino in via Canaletto Sud, viale Guido Mazzoni, corso Vittorio Emanuele, corso Cavour, via 3 Febbraio 1831, piazza San Domenico, via Cesare Battisti. Arrivato infine in piazza della Torre bussi alla Ghirlandina, magari là un ufficio glielo daranno

FINE DI UN’ERA

Come anticipato da settimane, Andrea Fadini lascia la Scaligera. Si chiude un’era, durata 25 anni, con l’intermezzo dell’ultima parte della gestione Fiorillo che portò al fallimento e alla ripartenza della C1.
A Fadini sono legati i ricordi delle imprese più esaltanti della Verona dei canestri; nelle ultime due stagioni le cose sono andate male. Probabilmente ha ragione dicendo che è stato un errore lasciarsi prendere dalla fregola della Legadue, la piazza la chiedeva da anni, però due estati fa nessuno ha messo in dubbio la bontà dell’operazione, definita proprio perché stata entrando in società Pedrollo.
Con Fadini si chiude il lungo capitolo della magnifica avventura legata a Giuseppe Vicenzi: tante vittorie, un club consolidatosi ai vertici del panorama cestistico nazionale ed anche europeo. E voglio Mario Vicenzi, tifoso numero 1.

Adesso la palla è tutta nelle mani di Gianluigi Pedrollo e del figlio Giorgio, con Sandro Bordato. Un presidente che detesta perdere, decisionista, che non ama molto avere attorno troppi consiglieri. Un “modus operandi” curiosamente simile a quello di Fadini.
Gian Pedrollo dove è stato ha sicuramente vinto, ma poi si è anche stancato, passando la mano. Speriamo che non si stufi della Verona dei canestri.

BOMBA O NON BOMBA

Ferentino e Trento in Legadue. Dieci anni fa l’Aquila Trento giocava in C2 contro la mia Ferroli, come ricorderà il coach Paolo Zilio, che spero in questi giorni possa dare qualche consiglio a Giorgio Pedrollo.
Pedrollo jr. continua a lavorare a stretto contatto con Andrea Fadini, ma se dovessimo stare a sentire quello che dicono (e non dicono) i soci della Scaligera, l’era veronese del general manager sembrerebbe arrivata al capolinea. Fadini era animato dal sacro fuoco di riscattare la retrocessione di un anno fa, ma le cose non sono andate come avrebbe voluto.
Situazione identica ad un anno fa, poi abbiamo visto cosa successe. E abbiamo anche visto il risultato che ha ottenuto la coppia Alberani-Vucininc, il “ticket” che Vicenzi voleva portare a tutti i costi da Forlì a Verona.

L’intenzione della società pare quella di dare un segnale, dopo due stagioni deludenti sotto il profilo dei risultati. La piazza non si lamenta più di tanto, i tifosi gialloblù amano la loro squadra ma non mettono certo la pressione, talvolta esagerata, che si deve sopportare in altre città.
Tuttavia un pizzico di sale sulla coda di qualche giocatore non guasterebbe e magari avrebbe aiutato anche quest’anno.
Insomma sembra arrivato il momento della svolta, mentre presidente e sponsor tirano dritto, per fortuna, confermando il loro sostegno alla Verona dei canestri. Così, bomba o non bomba (quelle che si sono mancate quest’anno…), arriveremo a Roma. Ovvero, più in alto di adesso.

GIUSTO COSI’

Non voglio citare Pistorius e chi, come lui, afferma che chi vive sperando muore ….sappiamo come.
Però Ostuni va ai playoff, mentre Verona resta a guardare. E con Marcelletti, retrocesso un anno fa con la Tezenis, giocheranno i playoff tutte le neopromosse o ripescate che dir si voglia: Brescia e Piacenza, esclusa Sant’Antimo che però salvandosi è come se avesse vinto lo scudetto.
La Tezenis è rimasta fuori. La Verona dei canestri non è mai stata saldamente con due piedi nella zona playoff e per lungo tempo ha dovuto badare a guardarsi le spalle, più che a puntare alto. Il presidente Pedrollo voleva i playoff, magari sarà stata anche una sparata estiva per caricare l’ambiente, ma il bilancio è negativo: la stagione si è chiusa con l’obiettivo minimo. La salvezza.

Pedrollo è uno che non si accontenta. Vuole sempre vincere e adesso si apre la stagione dei bilanci e delle scelte da compiere. Anche Sandro Veronesi, il “signor Calzedonia”, probabilmente non starà esultando per il risultato minimale di questo campionato.

La Scaligera ha regalato imprese esaltanti contro le grandi al Paloolimpia, ma ha perso partite imbarazzanti a Sant’Antimo e Forlì; ne ha buttate via con Veroli e Jesi. In trasferta ha vinto solo due volte con Ostuni e Barcellona. La partenza è stata disastrosa: tre sconfitte e coach Garelli esonerato. E’ arrivato Martelossi che ha fatto 12-13, però ha mancato i playoff. Sul fronte della squadra anche quest’anno gli americani non hanno convinto: Shane Edwards è uscito di scena per infortunio dopo 9 partite con un bilancio 3-6, è tornato Waleskowski (9-10).

E i tifosi si chiedono legittimamente perché tutte le squadre hanno almeno ujn paio di realizzatori di rilievo, mentre il primo americano della Tezenis è il trentesimo realizzatore e sta dietro a gente come Prato e Brkic. Re delle schiacciate e delle palle recuperate, ma a cosa serve lo show-time se mancano concretezza e vittorie?
Vukcevic è stata la croce di questa stagione tormentata. Verona non ha mai avuto un tiratore di striscia (lasciamo perdere l’evanescente McGrath), così alla fine Porta è rimato l’unico leader della squadra, con tutto il peso addosso. Capitan Boscagin ha fatto quello che ha potuto, Renzi non è mai decollato e per tutto l’anno gli è rimasta incollata la scimmia dell’impegno con la Nazionale agli Europei. Dalla panchina zero. Non è un caso che alcune partite importanti siano state vinte quando Mariani è andato in doppia cifra. Troppo poco. Non poteva bastare. Giusto così.
Ora è il tempo di altri processi. Come un anno fa.

SPERANZE DISPERATE

Il presidente Pedrollo è uno che non si accontenta. E ne ha ben donde. La Tezenis quest’anno rischia di raggiungere l’obiettivo minimo, quella salvezza mancata nella scorsa stagione, che in questo travagliato torneo non è mai stata minimamente messa in dubbio, nonostante gli alti e bassi di una squadra che non è mai riuscita ad avere un rendimento costante, soprattutto in trasferta, dove ha vinto solo due partite.

Dopo l’harakiri nello “spareggio” con Veroli, e considerato il cammino lontano dal Palaolimpia, si capisce che la situazione per la Verona dei canestri è sul bordo della disperazione. Soprattutto perché vincere a Piacenza nell’ultima giornata non sarebbe sufficiente. Per strappare i playoff in extremis, infatti, bisognerà anche che Veroli perda in casa con Jesi. Due scontri diretti all’ultima giornata, con Ostuni di coach Marcelletti (condannata dagli scontri diretti) nella parte del convitato di pietra, che ospiterà Brescia.

Retrocesso un anno fa, Marcelletti con la matricola pugliese ha fatto gli stessi punti di Verona. Questo basta e avanza per fare incazzare il presidente Pedrollo. Difficile dargli torto. Speriamo che gli passi e che ascolti i buoni consigli del figlio Giorgio.
La speranza, si sa, è l’ultima a morire. Ma ci sono speranze disperate.

MARTELOSSI THINK

Alberto Martelossi ha ragione nel voler coinvolgere tutti i suoi giocatori, lasciando ad ognuno la responsabilità di prendere un tiro importante. E’ successo con Banti, ma soprattutto è stato Jack Mariani a marchiare con le sue triple un paio di successi di peso al Palaolimpia.
Poi, altrettanto logicamente, il coach gialloblù lascia a Porta l’ultimo tiro per la vittoria, come contro Ostuni.

Il problema di questa stagione di “up & down” della Tezenis resta la mancanza di personalità, che viene puntualmente a galla in trasferta. Di Giuliomaria è l’unico vero, grande lottatore; ma non ha il talento di Porta (o di Renzi), altrimenti sarebbe in pianta stabile in A1.
Dagli altri arrivano solo sprazzi. West regala schiacciate ad ogni partita, magari difende alla grande sul terminale più pericoloso, però non becca neanche un rimbalzo (come a Forlì). McGrath finora non ha mai mostrato le qualità di tiratore di striscia di cui Verona avrebbe assolutamente bisogno. Si tira la coperta da una parte e ci si scopre da un’altra. Lo ha detto proprio coach Martelossi con una sintetica e lucida analisi dopo la sconfitta di Forlì: la squadra sistema un problema e ne spunta fuori subito un altro.

Così la Tezenis traccheggia, tra colpi d’ala e di cuore al Palaolimpia, e pause sconcertanti. Lo scontro diretto con Veroli è una partita-chiave, ma comunque andrà a finire, bisogna sperando che il futuro non sia legato agli umori del patròn Pedrollo. Spesso tra alti e bassi come la sua Scaligera.

CUORE E BATTICUORE

A caval donato…verrebbe da dire di primo acchito dopo la vittoria che la Tezenis ha conquistato contro Ostuni. Ma la fortuna bisogna andarsela a cercare e i giganti gialloblù ancora una volta hanno avuto il merito di non mollare mai, acciuffando il supplementare in modo un po’ rocambolesco, ma rischiando poi di essere ripagati con la stessa moneta dai pugliesi nelle ultime battute dell’overtime.
Partita brutta, ma il risultato è sovrano.
Così la Verona dei canestri tiene tutti i due piedi nel pianerottolo dei playoff, in attesa dell’anticipo di venerdì sul campo di Forlì a caccia disperata di punti per la salvezza. Poi arriverà al Palaolimpia Veroli, per uno scontro diretto forse decisivo. E sarà un’altra serata tutta cuore e batticuore.

IL DESTINO DELLA TEZENIS

Quattro partite da giocare, tre squadre in corsa per due posti nei playoff. Ma saranno le ultime due giornate, con alta probabilità, a decidere il destino della Tezenis in questa stagione strana e pazza.
Grande con le più grandi (magari non venerdì a Brindisi), debole con le più deboli, la Verona dei canestri alla penultima giornata ospiterà al Palaolimpia Veroli e poi chiuderà a Piacenza. Due scontri diretti consecutivi contro le altre due squadre che attualmente dividono con i giganti gialloblù la posizione a quota 22 in classifica, a cavallo tra playoff e vacanza anticipata.

La Tezenis (che all’andata ha perso di 3 a Frosinone, ma anche pure il -20 casalingo con Piacenza) alla ripresa dopo la sosta pasquale riceverà la visita di Franco Marcelletti con Ostuni, poi andrà a Forlì, contro la Marcopoloshop.it a caccia disperata di punti per la salvezza.
Piacenza invece avrà tre partite su quattro in casa: Bologna e Brescia, oltre alla sfida con Verona, preceduta dalla trasferta a Sant’Antimo.
Veroli invece la prossima giornata giocherà a Pistoia, poi ospiterà Barcellona e, dopo la trasferta a Verona, chiuderà in casa con Jesi. Un cammino arduo.

Ma il destino è nelle mani della squadra di Martelossi. Come sempre. Senza dover sperare nei regali degli altri, che non arrivano mai.
Intanto il primo obiettivo della stagione è stato raggiunto: salvezza matematica. L’ambizioso patron Pedrollo si attende di più, e allora la Verona dei canestri aspetta e spera.

AMMAZZAGRANDI

C’era una volta la fase ad orologio. Nemmeno tanti anni fa, metà dell’ultimo decennio del secolo. Per giocare qualche partita in più, alla fine della prima fase la regular season si completava con un ciclo di altre sei gare, affrontando le tre che precedevano e le tre che seguivano in classifica.
Una formula un po’ cervellotica e assurda (rispolverata quest’anno in B femminile) che tuttavia sarebbe perfetta per questa Tezenis: incontrare in casa le squadre ai primi posti della classifica.
I giganti gialloblù sembrano aver preso gusto nel ruolo di ammazzagrandi, al Palaolimpia dopo Brindisi e Reggio Emilia è stata schiantata anche Scafati. E alla prossima uscita toccherà a Pistoia, un’altra capolista. La cabala non va sovvertita.

CIAO GERMAN

Eravamo in quattro verso la fine degli anni ’80 alla redazione sportiva di Telenuovo. Germano Mosconi, Lorenzo Roata, Gianluca Vighini ed io. Nume tutelare il direttore, Luigi Vinco. Poi Roata se ne andò ed in futuro avrebbe preso la prestigiosa strada della Rai. Arrivò Luca Fioravanti. Un altro giovane di belle speranze lanciato da Germano, che aveva un fiuto speciale per scoprire talenti. Gli devo tanto.
Professionista esemplare e instancabile, uomo buono. Non l’ho mai sentito parlare con cattiveria di qualcuno e non credo che abbia mai provato invidia. Ricordo quando prese le difese di un’atleta che conosceva a malapena. Noi ragazzi in redazione stavamo mettendo seriamente in dubbio le sue “virtù” e Germano ci fulminò dicendo “Ghe sito sta ti?”.
Ricordo anche una telecronaca fatta in studio per la vittoria della Glaxo a Salonicco. In Grecia ci era andato lui e a me rodeva, Germano volle fare solo la “spalla”, lasciando a me il commento della partita.
Lo trovavi in redazione a tutte le ore del giorno e della notte, sigaretta in bocca e piedi stesi sulla scrivania, calzati dai mitici stivaletti.
E il suo intercalare, diventato celeberrimo a Telenuovo, al punto da far parte ancora adesso del nostro slang quotidiano: “Anca ti te ghe meti? L’è passà, l’è andà!”.
Ha sofferto (e con lui la sua famiglia) per la celebrità causata, suo malgrado, dalle dirompenti incazzature quando sbagliava o quando qualcuno faceva rumore mentre leggeva il Tg;  scatti d’ira diventati un tormentone con i fuori onda diffusi sul web. Una popolarità che Germano non voleva e non avrebbe mai cercato.
E’ così entrata nell’immaginario collettivo la figura di un giornalista che ha passato la vita ad imprecare, invece il mio ricordo è di un maestro bonario e prodigo di consigli. Poi ci ha certamente fatto ridere a crepapelle. Ma questa è un’altra storia. E l’ondata di messaggi di affetto in queste ore sono la testimonianza più bella per la moglie Elsa e la figlia Margherita, cui va il mio pensiero.
Mi hai fatto un brutto tiro, German. Te ne sei andato nel giorno del mio compleanno. Ti sia lieve la terra. Sei stato un grande. E dovunque tu sia, non ci sarà nessuno a darti fastidio sbattendo la porta e urlando.