Si parla poco del rapporto tra soldi in tasca e morti in strada. Questione che non riguarda solo il figlio del regista Paolo Genovese, ma tanti altri ragazzi figli di persone qualunque.
Dei tanti incidenti con morti sulle strade, il più tragico come noto è accaduto in Alto Adige. Un sudtirolese di 27 anni, alla guida della sua Audi TT, ha travolto e ucciso sette giovani turisti tedeschi in vacanza a Lutago, in provincia di Bolzano.
Tra le varie considerazioni fatte ne ho letto una di particolarmente interessante. Sottolineava che questo sudtirolese, Stefan Lechner, non aveva nemmeno concluso le scuole professionali. Di conseguenza faceva l’operaio, viveva con i suoi genitori: la madre insegnante, il padre appena andato in pensione.
Una famiglia normale, di certo non particolarmente facoltosa, come normale era il suo stipendio da operaio. Da qui la domanda: ma come poteva uno, che sfiora la soglia di sussistenza, possedere un bolide costoso da 200 cavalli e passare le notti a far baldoria nei locali?
Allarghiamo il discorso: secondo le statistiche abbiamo uno dei tassi più alti di disoccupazione giovanile, la soglia della povertà che continua ad alzarsi, cioè ad includere – stando all’Istat – fasce sempre più ampie di popolazione, in particolare giovanile.
Dopo di che, al di là della tragedia dei morti sulle strade, dai uno sguardo la sera ai locali nelle nostre città e ci vedi migliaia e migliaia di ragazzi che bevono a raffica, fan baldoria fino all’alba; ovviamente non a credito, ma pagando i loro costosi consumi.
Con che soldi? Se sono disoccupati, se sono studenti che ancora non lavorano? Glieli mettono in tasca le famiglie? Ma ci sono così tante famiglie benestanti da permettere ad una marea di giovani di scialare a raffica? Riusciamo a determinare il reddito reale delle persone e delle famiglie, o è nascosto – non dico in Calabria – ma perfino in Alto Adige?…
Tornando ai morti sulle strade, se la prima causa di incidenti – oltre ai cellulari – è l’assunzione di droghe ed alcol, la contro misura necessaria è (sarebbe) mettere meno soldi in tasca ai ragazzi a disposizione per lo sballo. Sballo che è comunque nefando anche quando non finisce in tragedia.