Molti dicono e scrivono che, passata la terribile emergenza sanitaria, ne usciremo migliori: più attenti, sensibili e socievoli; con nuovo senso civico: cioè convinti che bisogna pensare allo Stato, a investire in sanità ed istruzione, non solo a metterci i soldi in tasca. Più maturi.
Si fa l’esempio della generazione dei nostri padri, che dopo la tragica esperienza della guerra, furono i protagonisti (assieme al piano Marshall) del boom economico italiano del dopo guerra.
Speriamo. Ma consideriamo una differenza tutt’altro che secondaria tra noi e loro.
I nostri padri cioè erano uomini veri già prima della guerra. Non passavano ore a fare jogging, in palestra, a portare in giro il cane, a vestirsi da ciclisti anche nei giorni feriali (giorni lavorativi) per sciamare in massa sui colli. Loro lavoravano da mattina a sera, tutti giorni anche il sabato, domenica compresa se serviva.
I nostri padri non sapevano cosa fossero reddito di cittadinanza, baby pensioni, false pensioni di invalidità, congedo parentale per fingere di assistere i parenti, assistenzialismo a raffica. Non esistevano le 33 ore a settimana per i pubblici dipendenti. Le donne già in parte lavoravano, ed erano tutte impegnate a far quadrare i magri bilanci famigliari; non andavo certo dall’estetista due volta la settimana né a farsi fare i ritocchini dal chirurgo plastico. Educavano i figli e spiegavano, a chi aveva il privilegio di poter studiare, che doveva darci dentro per non farsi bocciare. Altrochè promozione garantita a prescindere come ora (99,7% promossi all’esame di maturità).
I nostri padri erano educati al lavoro e ai doveri. Noi – mediamente – enfant gaté.
Prima della guerra girava uno slogan: “Si lavora e si produce per la Patria e per il Duce!”. Lasciamo perdere il Duce, tanti credevano di avere il dovere di lavorare, oltre che per la famiglia, anche per la Patria, per rendere grande l’Italia.
Immaginiamo uno slogan analogo ora: “Si lavora e si produce per la Patria e per Mattarella! ( O per Conte, per Salvini, per Zingaretti, fate voi). Ce ne sarebbe uno pronto ad obbedire, a lavorare per migliorare il proprio Paese e non per mettersi i soldi in tasca e prenotare il biglietto di Costa Crociere?
Noi, ometti viziati, usciti dall’emergenza faremo come i nostri padri uomini veri? Si sa che la speranza e l’ultima a morire, ma poi muore anche lei.